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Le ripetizioni di matematica (prima parte)


di Cante27
19.12.2020    |    263    |    0 8.0
"Ho pochi secondi per decidere cosa fare, non posso di certo rimettere il perizoma in quelle condizioni dentro la scatola della biancheria intima, non posso..."
Questo racconto lo definirei real-fantastico, nel senso che la storia è reale, alcune parti sono romanzate per renderlo più interessante e alcune parti sono inventate in base alle mie fantasie di come mi sarebbe piaciuto fosse finita la vicenda. Buona lettura.

Era fine estate e nel giro di un paio di settimane avrei iniziato il mio secondo anno di superiori, il primo si era concluso senza troppi problemi, nessun debito ma incespicavo parecchio in matematica ed ero riuscito a rosicchiare un 6 tiratissimo.
Ricordo che per tutto l'anno scolastico era stata una battaglia per riuscire a galleggiare in quella materia e alla fine ero riuscito a scamparla, ma per i miei genitori non c'erano state mezze misure: "prima che ricominci la scuola andrai a ripetizioni".
Passai un'estate tranquilla, tra piscina, lago, mare e dolce far niente.
Arrivati quasi alla fine di agosto mia mamma una sera dopo cena esordì con: "per le prossime 3 settimane andrai una volta a settimana da una professoressa che dà ripetizioni di matematica, abita qua vicino quindi potrai raggiungerla in bicicletta senza problemi, mi raccomando sii puntuale e impegnati che questi soldi li investiamo per il tuo futuro. Inizi domani, ti aspetta alle 10:00, la signora insegna in un liceo del centro e si chiama Marta".
Annuì senza fiatare e dopo un pò di tv sul divano andai a letto.
Il giorno dopo mi presentai all'indirizzo che mi era stato detto, una graziosa casa a schiera su due piani con relativo giardinetto ben curato, guardai il campanello e subito notai che c'era solo un cognome scritto, suonai e la voce al citofono mi disse di entrare.
Varcai la soglia e chiusi la porta dietro di me, "permessooo", non so perché ma mi ero immaginato la signora come una over 65 prossima alla pensione, con baffi e tette cadenti e invece quello che mi si presentò davanti fu tutt'altro.
"Ciao piacere Marta".
Rimasi abbastanza di sasso, ad aspettarmi c'era questa 50enne (più avanti avrei scoperto l'età corretta, 47 anni) che adesso chiameremmo comunemente "milf", anche se in realtà più correttamente "cougar" non avendo lei figli; lunghi capelli color rosso ramato , occhi azzurri, sul metro e settanta di altezza, pelle abbronzata, fisico asciutto, una camicia con gli ultimi due bottoni lasciati aperti a far intravedere una leggera scollatura il cui contenuto avrei ipotizzato si potesse quantificare tra una terza e quarta misura, una gonna morbida fino al ginocchio e delle ciabattine estive.
Avevo un mezzo infarto in atto, a completare il tutto mancavano solo un paio di occhialetti da vista modello "segretaria porca" e sarei venuto all'istante nei pantaloncini.
Lei si accorse del mio imbarazzo, o meglio, del mio sguardo perso nel vuoto e per sbloccare questa situazione spostò la sedia da sotto il tavolo della sala per farmi accomodare, mi accomodai e tirai fuori il quaderno dallo zaino, lei si sedette al mio fianco appoggiando sul tavolo due bicchieri di the fresco.
Dopo un'oretta tra i numeri in cui devo ammettere che feci molta difficoltà a stare concentrato, lei si spostò i capelli per farsi un attimo di aria e il suo profumo mi avvolse, rimasi completamente rimbambito da questa cosa e iniziai a fantasticare, mi vide perso tra le nuvole e allora propose una pausa di 5 minuti per riposare la mente.
Si alzò per andare verso il frigo e le feci letteralmente una radiografia completa, mi alzai anche io per sgranchirmi un attimo e iniziammo a chiacchierare del più e del meno, dell'estate che stava finendo, dell'inizio della scuola, delle vacanze.
Diciamo che in quei 5 minuti parlò più lei che io, ecco io la ammiravo più che altro, mi sembrava una dea appena scesa dall'Olimpo e io un fedele che stava al cospetto di una divinità.
Facevo un pò fatica a coprire il bozzo che mi era cresciuto nei pantaloni e cercavo qualsiasi angolo cieco della casa per nascondere l'erezione, mi venne l'idea di chiederle se potevo andare in bagno "penso di aver bevuto troppo the" usai come scusa e lei mi fece strada fino all'ingresso, mi chiusi dentro e dopo aver a fatica fatto pipì (i maschi sapranno quanto è difficile farla quando si ha il pisello duro) preso dall'eccitazione del momento sbirciai tra la sua biancheria intima.
In mezzo a magliette e pantaloncini spuntò un perizoma rosso, altro mezzo infarto e cazzo di marmo, un'erezione così non è facile da far passare a meno di farla sfogare, in un attimo lo tiro fuori, lo avvolgo con il perizoma e inizio a farmi una sega sul lavandino.
Avevo un attimo smarrito la concezione del tempo e mentre stavo per venire sento la porta bussare: "tutto bene lì dentro?Ti sei sentito male?", succede tutto in un nano secondo, vengo e provo a rispondere che sto per uscire ma non mi accorgo di avere ancora il perizoma attorno al cazzo e lo impastriccio di sperma, inizio a sudare freddo e torno alla realtà "cazzo, cazzo, cazzo, cazzo" penso tra me e me.
Ho pochi secondi per decidere cosa fare, non posso di certo rimettere il perizoma in quelle condizioni dentro la scatola della biancheria intima, non posso lavarlo e rimetterlo a posto, non posso buttarlo giù dal water, decisi di metterlo in tasca, lavarmi le mani e uscire dal bagno, buttai un occhio allo specchio ed ero paonazzo in faccia.
Fortunatamente riuscii a sedermi mentre lei era girata verso la cucina e non si accorse ne della mia erezione, ne della mia faccia color pomodoro; mi raggiunse al tavolo e vedendomi accaldato mi chiese se volevo l'aria condizionata "me-meglio", balbettai.
Dopo circa 20 minuti mi accorsi che all'altezza della tasca mi si era formata una chiazza di bagnato e in un attimo per salvare il salvabile cercai di avvicinare il più possibile la sedia al tavolo, mi allungai il più possibile anche io in una posizione decisamente innaturale e il restante tempo lo passai con crampi e dolori dati dalla strana posizione.
Buttai un occhio all'orologio e visto che era passato mezzogiorno da qualche minuto simulai il suono di una campanella "DRIIIN", riposi tutto nello zaino con estrema calma aspettando che lei si alzasse e ci fosse il momento giusto per nascondere la macchia che avevo sui pantaloni.
Appena si girò mi alzai di scatto e invece di mettermi lo zaino in spalla, decisi di tenerlo come una borsa in modo da nascondere la parte anteriore del corpo e mi avviai verso la porta così da avere una ragionevole distanza di sicurezza tra me e lei anche a costo di sembrare maleducato.
Feci per aprire la porta ma mi accorsi che era chiusa a chiave, "porca troia, adesso deve per forza venire qua" pensai, "si scusami ma essendo sola chiudo sempre la porta a chiave per abitudine".
Mentre si avvicinava a me, ricominciai a sudare freddo, mi feci da parte sempre tenendo lo zaino a copertura e quando lei aprì la porta sgattaiolai fuori.
"Ciao ci vediamo settimana prossimaaa" urlai mentre salivo sulla bicicletta.
Lei sorrise, non mi rispose ma mi fece solo un cenno di saluto alzando la mano.

Continua...

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