Racconti Erotici > Prime Esperienze > "Prove tecniche di "trasgressione" 4
Prime Esperienze

"Prove tecniche di "trasgressione" 4


di quartofederico
06.04.2021    |    8.717    |    3 9.6
""Sicuramente stasera, per domani si vedrà" ebbe a suggerirmi..."

Uscii dal bagno e trovai che mio marito si era spostato in salotto.
"Ne vuoi?" chiese, mostrando il bicchierino di amaro che stava sorseggiando.
Ne bevvi un sorso dal suo e mi sedetti al suo fianco sul divano.
"Dai stenditi, era Maria, vero? Che avevi da raccontarle in segreto, chiusa in bagno?" chiese.
"In bagno, ci sono andata per ovvi motivi e tutto per merito tuo. Mi ha aggiornato sulla sua conquista, quasi andata in porto ed io le ho raccontato dell'incontro di oggi. Anche lei, mi ha spronato ad incontrarlo. Se la cosa riesce, ci aspetta a casa sua venerdì sera: è il suo compleanno".
Il volto di Gennaro si illuminò, ma non disse nulla e, mentre mi stendevo sul divano con il capo sulle sue gambe; mi regalò una carezza sul viso e un massaggino rilassante sugli occhi.
Dormimmo abbracciati tutta la notte e la mattina, al mio risveglio, lo trovai che armeggiava nel mio armadio.
"Che fai?" chiesi curiosa.
"Guardavo i tuoi vestiti, mi piacerebbe sceglierti l'abito per oggi, me lo concedi?"
E mentre stavo riflettendo su cosa rispondere, scappò in cucina a spegnere il gas sotto la moka.
Mi alzai e lo raggiunsi; stava zuccherando il caffè ed io, da dietro, mi strofinai addosso al mio uomo, facendo le fusa come una gatta in amore.
Mi strinse forte e, confermando il suo amore, mi baciò con trasporto.
Questa sorta di complicità stava, davvero, rafforzando il nostro legame. Era la prima volta che chiedeva di scegliermi il vestito da indossare, ma non volendo approfondire lo lasciai ed andai in bagno.
Aprii la porta dopo poco, perché lui doveva fare pipì e, mentre la faceva, continuai a truccarmi.
Nuda rientrai in camera e, sul letto, trovai i vestiti scelti da Gennaro, mentre lui sopraggiunse da dietro.
"Che ne dici? Lo scamiciato è abbastanza ampio e offre un largo margine di movimento, sia te che..."
Aveva ragione e così, mentre lui mi guardava, indossai il reggiseno bianco e lo slippino di pizzo color crema, le autoreggenti a rete e la camicia bianca con lo scamiciato nero.
"Per scarpe, metti questi - mostrando i sandali bassi di vernice - sono comodi, in specie se devi muoverti a piedi".
Gli mandai un bacio con la mano, per non rovinarmi il rossetto e prima di entrare in auto, mi voltai e lo vidi che stava dietro al balcone a guardarmi.
Certo che era fortemente coinvolto: avrei voluto essere nel suo cervello per capire quali emozioni gli stavano attraversando la mente.
Misi in moto e mi riversai nel traffico caotico del primo mattino.
Arrivai in ufficio puntualissima e trovai Giorgia che mi stava aspettando.
"L'hai chiamato?" chiese.
"Non ancora".
"E cosa aspetti, fallo subito, magari se inizia a lavorare non può più rispondere" suggerì giustamente.
"Dici che faccio bene, a te piace?"
"Deve piacere a te e questo basta! Poi hai pure l'approvazione di tuo marito, cosa vuoi di più? Dammi sto cazzo di telefono ed il numero, che te lo chiamo io".
E spinta dalla mia collega composi il numero.
Squillò tre volte e poi...:
"Pronto - e non udendo una mia sollecita risposta - è lei vero?"
Poi mi feci coraggio e dopo un breve sospiro:
"Tullio? Mi chiamo Camilla" riuscii a farfugliare solo questo.
"Buongiorno, sono felice di incontrarla; posso aspettarla alle tredici, fuori dal locale dove ieri ci siamo conosciuti?" chiese con una voce molto persuadente.
"Cercherò di esserci, ora però la lascio".
"Allora a più tardi, ci conto" concluse l'uomo.
Un click chiuse la telefonata.
"Potevi essere un tantino più espansiva - criticò Giorgia - ma, comunque, è fatta" e mi abbracciò affettuosamente.
Mi lasciai assorbire dal lavoro, volevo finire la pratica affidatami prima dell'ora di pranzo e consegnarla, magari avrei potuto chiedere in amministrazione il pomeriggio libero.
Non mi fermai nemmeno per la pausa caffè e fu Giorgia a raggiungermi con un caffè, preso al bar per me.
"Vuoi una mano? Il mio posso finirlo con calma nel pomeriggio" si offrì.
"Grazie, allora faresti queste fotocopie? Dai, a buon rendere".
Prese i due fascicoli che gli porsi ed uscì.
Nemmeno due minuti e squillò il cellulare, era Gennaro che, come quasi tutti i giorni, mi chiamava per sentirmi.
"Amore, come va?" chiese.
"Diciamo, un po' in ansia; ho chiamato e mi ha dato appuntamento per le tredici.
Sai sono ancora incerta, chi lo conosce, e se avesse intenzioni..." non ebbi modo di finire la frase, che lui:
"Facciamo una cosa: vengo pure io e vi seguo a distanza".
"E dai, se se ne accorge, che figura ci faccio"?
"Perché, se dobbiamo portarcelo dietro venerdì, bisogna esser chiari con lui fin da ora. E poi, in questo modo, potrei entrare nel ruolo che mi sono scelto, in un modo abbastanza soft, a meno che non hai cambiato idea e vuoi star da sola con lui" concluse.
"Non dire sciocchezze" Ero tentata di mandando a quel paese, ma il suo discorso non faceva una grinza, per cui, accettai la sua proposta.
"Ok, ti aspetto sotto l'ufficio. Scenderò un po' prima delle tredici".
Giorgia mi riportò le fotocopie e vedendomi sorridente me ne chiese il perché.
Le accennai della telefonata di mio marito raccontando quello che ci eravamo detti.
"Allora il vostro triangolo comincia sul serio - disse con un bel sorriso di soddisfazione - ora tocca a te farli entrare tutti e due in gioco".
"E questo è il problema, come faccio a spiegare a Tullio il nostro desiderio?"
"Comincia ad incontrarlo, poi vedrai che da cosa... nasce cosa" ammiccando in modo allusivo. Girò sui tacchi e lasciò il mio ufficio.
Il lavoro l'avevo completato, rilessi brevemente il tutto, presi la cartella e velocemente la consegnai in segreteria.
Erano appena passate le dodici, avevo un'altra oretta di tempo.
Provai a chiamare Maria, ma il numero risultò occupato.
Decisi allora di ritoccare un po' il trucco e mi chiusi in bagno.
Ero agitata ed ebbi un velocissimo flash, un tuffo nel passato, il primo appuntamento con Corrado, il suo abbraccio, il nostro primo bacio. Quell'immagine scomparve e mi trovai a ripensare al primo appuntamento con Gennaro.
Possibile che stessi vivendo le stesse intense emozioni di allora, in attesa dell'incontro con questo Tullio?
Scossi il capo per rimandare indietro quelle immagini e mi sedetti sulla tazza per fare la pipì.
Prima che uscisse, mi toccai la patatina ed ebbi un brivido di piacere. Ero eccitata e parecchio bagnata.
Credo di essermi sditalinata come una adolescente, cosa che non era mai capitato di fare in ufficio.
Mi asciugai con un fazzolettino umidificato e mi rassettai tanga e scamiciato.
Ormai, era quasi l'ora e, chiusa a chiave la porta, mi avviai verso il marcatempo.
Uscii in strada e notai Genny sull'altro marciapiede, che mi salutò con uno sguardo.
Mi incamminai rifacendo il percorso del giorno prima ed arrivai quasi vicino al luogo dell'appuntamento, quando mi sentii chiamare.
"Camilla - era lui e mi raggiunse - Buongiorno. Che piacere rivederla!”
"Buongiorno - risposi trafelata - mi aspettava da parecchio?”
In effetti era giunto qualche attimo prima non volendo assolutamente farmi aspettare.
Di sottecchi, guardai l'altro marciapiedi; mio marito si era fermato a guardare una vetrina senza perdermi un attimo di vista.
"Possiamo darci del tu? - chiese e, ad un mio cenno affermativo, proseguì - avevo pensato di pranzare in un ristorantino con una cucina casareccia, poco distante da qui. Se sei d'accordo ci arriviamo in cinque minuti".
Un ok appena sussurrato e vi ci dirigemmo uno a fianco dell'altro.
"Sei sposato" chiesi, per cominciare a sapere qualcosa di lui.
Era diviso da un paio d'anni e, da allora, nessun legame fisso.
"Ho quasi cinquant'anni e per ora, se non trovo la donna giusta..."
Non continuò la frase, forse pensava che potessi averlo frainteso, non sapendo, invece, che mi stava offrendo, su un piatto d'argento, l'occasione buona per cominciare a svelare quelle che erano le mie intenzioni.
Arrivammo e, apertami la porta, si fece precedere verso la sala.
Il cameriere che ci venne incontro, ci fece accomodare ad un tavolo laterale e mi offrì la sedia. Tullio mi si sedette di fronte.
Il locale era semivuoto, e prima che il cameriere ritornasse con il menù, accolse anche Gennaro, che velocemente ci passò accanto e si sedette ad un paio di tavoli dal nostro, da dove ci poteva osservare dal grande specchio posto sulla parete di fronte.
"Ti sei mai accompagnato a donne sposate?" chiesi, abbassando gli occhi.
Mi carezzo una mano, e:
"Sì, per lo più, donne sposate" si interruppe per l'arrivo del cameriere.
"Per me niente primo - e rivolta al cameriere ordinai - salsiccia, broccoletti ed acqua minerale liscia".
"Va bene anche per me - ordinò Tullio - oltre un quartino di vino rosso, di quello della casa".
"Vedi - proseguì, quando l'uomo si allontanò - madre natura mi ha fornito di una virtù, non molto apparente, ma, come canta De Andrè "tra tutte le virtù, la più indecente". E, non per presunzione, so impiegarla in modo abbastanza soddisfacente e la voce si è diffusa velocemente.
Questo ha distrutto il mio matrimonio, per lo meno credo. E tu, sei sposata?"
Feci un profondo respiro e replicai:
"Sì, felicemente e innamoratissimi l'uno dell'altro. Ovviamente ora ti chiederai che ci faccio qui, con te, e - bevuto un sorso d'acqua, che lui mi aveva versato nel bicchiere - abbiamo il desiderio di ravvivare un po' il nostro matrimonio".
Mi lanciò uno sguardo interrogativo e poi aggiunse:
"Un ménage a trois?"
"In un certo senso" risposi, rossa in viso.
"Ed il mio ruolo? Quello di tuo marito?"
"Voglio dirti che sarebbe la prima volta. Ci è capitato un car-sex e la più forte esperienza è stata quando un uomo si è fermato a guardarci".
"Quindi, dovrei guardarvi?" disse.
Feci no con la testa e proseguii:
"Vorrebbe esser lui a guardare te e me, mentre..."
Ebbe un movimento di sollievo sulla sedia; si tranquillizzò e, ringalluzzito, si alzò e mi si venne a sedere accanto.
Ebbi un attimo di paura, ma mi rassicurò lo sguardo di Gennaro riflesso, che stava seguendo la scena dal grande schermo dello specchio.
"Sicuramente potrete contare su di me - e presa la mia mano, la fece scomparire sotto il tavolo, poggiandosela sulla patta - La sola cosa che desidero è assecondare questa vostra esperienza".
Non è che avessi molta esperienza di uomini, ma quello che tenevo sotto la mano mi sembrò davvero un cazzo da porno divi. Strinsi le gambe, quando la sua mano vi si intrufolò, ma ormai aveva raggiunto l'orlo delle mie calze.
"No, fermati - dissi senza tanta convinzione e ritraendo la mia mano - c'è gente!"
Fu l'arrivo del cameriere a farlo desistere e, con tanta disinvoltura, si staccò da me e ritornò sulla sua sedia.
Alzai gli occhi e rividi gli occhi eccitati di mio marito, occhi che conoscevo molto bene!
Mi venne da sorridere, quando scorsi nel piatto quella bella e grossa salsiccia, che mi portò a fare un eccitante paragone.
Continuava a guardarmi, mentre mangiava.
"Ritorni in ufficio?" chiese.
"Sì, ci dovrei esser già fra non più di un quarto d'ora. E tu?" risposi.
"Avrei voglia di non rientrare al lavoro; sto vivendo un momento così bello che, per niente al mondo, vorrei perdere".
Avrei detto volentieri sì, ma dovevo per forza parlare prima con Gennaro: questi erano i patti.
"Non posso, dai; non corriamo, stasera ne parlo con mio marito".
"Posso telefonarti?"
"No, lo faccio io, magari stasera stessa" ribadii.
Finimmo il pranzo con un buon caffè, poi lui si allontanò per andare a pagare ed ebbi modo di fare a mio marito il gesto dell'ok.
Presi la borsa e insieme uscimmo dal ristorante.
Per coinvolgerlo maggiormente, mi misi sotto il suo braccio e così percorremmo tutta la strada, fino al punto dove ci eravamo incontrati.
"Che tipo è tuo marito?" chiese, strada facendo e fermandosi per guardarmi negli occhi.
"In che senso?" domandai a mia volta, di rimando.
"Sessualmente, intendevo dire".
"Mi ha sempre soddisfatto, se è questo che vuoi sapere, ma è da un po' che la complicità, che sempre ci ha accompagnato, sta avendo una evoluzione, per cui abbiamo deciso di ampliare i nostri orizzonti, ed era giusto che fossi io a cercare la persona che poteva fare al caso nostro. - e quasi a prendere le parti del mio uomo, continuai - Quando lo conoscerai potrai appurare di che pasta è fatto".
Dissi tutto d'un fiato, quasi a liberarmi di un peso che avevo sullo stomaco, e lui, dimostrandosi molto comprensivo, non continuò a chiedere altro. Oltretutto eravamo arrivati fuori alla tavola calda del giorno precedente e ci fermammo per salutarci. Mi abbracciò e baciò in viso come vecchi amici, solo che lui, prima di staccarsi da me, mi diede anche un bacio sul collo ed un piccolo morso al lobo dell'orecchio. Poi, in un sussurro, aggiunse:
"Stasera aspetto una tua telefonata. Ci conto!"
"Certo, ti chiamo...in ogni caso" lasciandolo nell'incertezza.
Mi avviai velocemente verso l'ufficio e, solo allora, mi resi conto che Gennaro ci aveva sorpassato e stava ad aspettare sul marciapiede di fronte.
Non gli feci alcun segno; lui comprese e mentre entravo nel portone, lui controllò che Tullio non mi avesse seguita.
Era questa l'intesa che era sempre esistita tra me e lui, bastava uno sguardo, un gesto per comunicare, senza scambiare una sola parola.
Salii di corsa le scale e subito chiamai mio marito al cellulare.
"Allora? Tutto bene? - chiesi - vieni su, dai... ti aspetto"
"No, mi avvio a casa, comunque sono molto soddisfatto di te, ti amo" mi disse.
Giorgia fece capolino sulla porta e, avendole fatto cenno di entrare, si accomodò, mentre finivo di parlare con Gennaro.
"Allora, tesoro, dai racconta, sto morendo di curiosità!"
Un po' per sommi capi, un po' con qualche dettaglio in più, le raccontai quello che era successo.
"E dai! Non avevo dubbi su di te... domani lo rivedi?" chiese.
"Debbo concordare con il mio amato consorte, ma credo di sì, sicuramente bisogna battere il ferro finché è caldo".
Sentivo dentro una strana sensazione di tranquillità.
L'ansia della mattina, era completamente scomparsa e non vedevo l'ora di giungere a casa ed aggiornare mio marito sui dettagli.
Feci una corsa fino al parcheggio e, salutato il custode, mi avviai.
Chissà cosa veramente avrà visto e percepito, ma conoscendo il suo intuito sicuramente avrò molto poco da riferire.
Ma le emozioni di quei momenti dovevo dirgliele e, in più, volevo conoscere le sue sensazioni; poi avevo un bisogno esagerato di stringermi un po' a lui, di farmi coccolare.
Parcheggiai ed entrai in casa con le mie chiavi, senza bussare, come faccio di solito.
Gennaro mi venne incontro e il suo sguardo intenso mi illuminò.
"Vieni, amor mio" e, presami per mano, mi portò in cucina.
Sul tavolo apparecchiato aveva messo diversi stuzzichini e dal frigo tirò fuori la brocca, dove aveva preparato l'aperitivo. Ci sedemmo uno di fronte all'altro, poi riempì due calici:
"Brindo alla mia meravigliosa moglie, che ora mi ragguaglia per filo e per segno sugli avvenimenti di questa giornata"
Feci un respiro profondo:
"Da dove vuoi che inizi?"
"Da quando sei arrivata in ufficio, a quando sei tornata a casa, fatti ed emozioni".
E così, interrotta un paio di volte da qualche sua domanda, riferii accuratamente quello che era successo.
"Quindi gli hai toccato il cazzo - chiese eccitato più che preoccupato - era duro?"
"Sì - rafforzando il mio sì anche abbassando la testa - duro e grosso" precisai.
"Ha raggiunto la tua vagina con la mano?"
"No, ho serrato le gambe. Non potevo permetterglielo, anche se mi sarebbe piaciuto" confessai.
Gli dissi pure del bacio sul collo, del piccolo morso sul lobo e della telefonata che dovevo fargli. Poi chiesi a mia volta:
"E tu che hai provato? Dal tuo punto di osservazione, sei riuscito a vederci per bene?
Stranamente non mi rispose subito, bevve un paio di sorsate d'aperitivo, poi prendendo la mia mano, chiese ancora:
"Rispondimi ancora, e devi essere sincera: cosa pensi di me?"
Chiusi gli occhi, davvero non me l'aspettavo una domanda del genere, ma dovevo rispondere e sinceramente.
"Sei il mio uomo, mantengo la promessa di esaudire ogni tuo desiderio e devo confessarti che questo era inconsciamente anche il mio di desiderio. Sono convinta che l'avevi capito e che il tuo intuito, anche questa volta, non ti aveva ingannato. Poi essendo un gioco, voglio confermarti che per me non ci saranno mai né puttane, né..."
"Cornuti?" volevi dire.
E feci un cenno di sì con il capo.
"Che vuoi sapere, se ho provato gelosia oppure eccitazione? La prima appena un po', forse solo per un attimo quando l'hai incontrato; poi, come mi fossi calato nel personaggio, mi sono eccitato, ma non fisicamente, ero mentalmente coinvolto.
Guardavo un film dove ero spettatore, ma anche un "coprotagonista”. Quando si è alzato e ti si è seduto accanto, avrei voluto avvicinarmi, credimi, per proteggerti, ma anche per esortarti.
Poi ho capito, che se vogliamo proseguire, devo stare al mio posto e lasciarti libera di agire e godere, come è giusto che vorrai."
Lo feci completare senza interrompere e lui me ne fu veramente grato, poi aggiunse:
"Cosa hai deciso?"
"Domani vorrei che lo incontrassimo insieme, che ne pensi?" dissi.
"Mi piacerebbe davvero tanto" rispose stringendomi una mano fra le sue.
"Dopo gli telefoniamo assieme" e mi alzai per andarmi a mettere più comoda.
Volle a tutti i costi preparare lui la cena, percepii questo fatto come un piccolissimo atto di riguardo nei miei confronti, per ringraziarmi per quello che stavo facendo per lui.
Stetti al gioco e mi sedetti in poltrona per telefonare a Maria.
"Pronto - rispose subito - che mi racconti di bello"
Le raccontai abbastanza fedelmente della giornata e lei fu davvero contenta.
Anche lei aveva fatto progressi; il suo bel collega era riuscito a tirarla nel suo ufficio e lei si era fatta spupazzare ben bene.
"Bacia che è una favola - affermò - e poi...".
"Dai, non farti tirare le parole dalla bocca con le tenaglie".
"Gliel'ho preso in mano, ha un cazzo bello grosso, ma quello che mi ha fatto bagnare è la cappella violacea anch’essa tutta bagnata".
"L'hai fatto sborrare?" chiesi curiosa ed eccitata.
"No, il tempo era poco e voglio farlo cuocere ancora un altro poco"!
"E Cesare? Glielo hai detto"?
"Certo, si è fatto rosso in viso e si è aggiustato il suo affare nei pantaloni. Venerdì, di certo me lo chiavo davanti a lui., questo è poco, ma sicuro"!
Non risposi subito, per cui lei proseguì:
"Camilla ci sei?"
"Sì certo, sei fantastica, speriamo che anche io riesca a fare qualcosa con Tullio".
"Ci devi riuscire e venerdì sera tutti a casa mia"!
Gennaro dalla cucina mi chiamò, avvertendomi che la cena era pronta e, quindi, salutai la mia amica, raggiungendo il mio uomo.
Fece davvero tutto lui, dall'inizio alla fine, risciacquando anche i piatti e mettendoli nella lavastoviglie. Poi mi preparò il gelato, che affogò con il mio liquore preferito e con le due coppe tra le mani, io e lui ci trasferimmo in salotto.
"Cosa ti ha detto Maria?" chiese una volta comodi in poltrona.
Riferii tutto e lui mi sembrò molto coinvolto e, come per darmi una scossa, chiese arrossendo:
"Lo chiami subito - riferendosi a Tullio - oppure vuoi aspettare ancora un po'?"
Presi il cellulare, che sembrò scottarmi fra le dita.
"Sei certo di quello che abbiamo in animo di fare? - chiesi con decisione - Dopo, non si torna più indietro" lo ammonii.
Evidentemente non aveva dubbi, mi sorrise e, a mia volta, annuii con un cenno della testa.
"Ok, ma dammi un suggerimento: fino a che punto vuoi che mi spinga?" chiesi quasi con tono di supplica.
"Dagli un appuntamento dopo l'orario d'ufficio, così avremo più tempo per approfondire, che ne dici?"
Il numero era rimasto in memoria e feci partire la telefonata, attivando, contemporaneamente, il viva voce. Dopo il terzo squillo:
"Buona sera Camilla, come va?" chiese con una voce calda e sensuale.
"Ciao, bene e a te?"
"Aspettavo con ansia che mi chiamassi; non puoi immaginare la voglia, il desiderio che mi hai lasciato dentro".
Avrei voluto rispondere "altrettanto", ma mi trattenni e lo lasciai parlare.
"Dai, dimmi che domani ci rivediamo e farai di me l'uomo più felice della terra; credimi non ho fatto altro che pensare a te".
"Tullio, ascoltami! Ho raccontato a mio marito del nostro incontro e di quello che ci siamo detti e, senza tanti preamboli, ti dico che tu mi piaci, sia fisicamente, che, da quel poco che ho potuto capire, come carattere. Però anche lui ha necessità di potersi fidare di te, deve conoscerti, perché non intendiamo fare incontri al buio. Per te va bene?..."
"Certo che va bene..." replicò.
"Aspetta, fammi finire - dissi in tono pacato - dicevo, se a te va bene, domani verso le diciotto ti aspettiamo all'ingresso principale del centro commerciale, quello inaugurato la scorsa settimana; lo conosci?"
"Sì, ho capito: ci sarò. Ma ora sei sola?"
"No, mio marito è qui vicino a me, perché?" chiesi
"Niente... digli che sono veramente felice di conoscere anche lui e pronto, anzi prontissimo a mettermi a vostra..."
Evidentemente non trovò la parola giusta e, mentre Gennaro eccitato mi sorrideva, lui, prima di salutarci:
"Ma domani non pranziamo assieme?" chiese.
Mio marito fece cenno di dirgli di no e:
"Non insistere; ci vediamo domani alle sei" confermai decisa.
Un mio ciao e una sua buonanotte, chiuse la comunicazione.
"Allora?" domandai.
"Domani alle tredici, torna a casa; ho preso il pomeriggio libero, così mangiamo qualcosa assieme e ci prepariamo per l'incontro".
Era eccitato, si capiva da come si muoveva sulla poltrona e da come si aggiustava il cazzo nei pantaloni ma non volevo fargli calare il desiderio; non gli avrei concesso nulla, per cui mi alzai e mi rintanai in bagno.
Mi seguì con lo sguardo e, comprendendo la situazione, si avviò mogio mogio verso la camera da letto.
Quella notte dormii profondamente e feci un sogno parecchio inquietante: camminavo nuda per strada, ma nessuno mi degnava di uno sguardo, fino a quando mio marito, senza preoccuparsi della mia nudità, mi raggiunse di corsa e mi porse un cappello di paglia per proteggermi dal sole. Solo allora mi accorsi che anche gli altri erano nudi e tutti con i cappelli in testa. L'unico vestito di tutto punto era Gennaro, che si sedette su una panchina e si mise ad ammirare il via vai della gente.
Mi svegliai che erano le sei; cercai in tutti i modi di riprendere sonno, ma non ci fu verso; allora mi alzai ed in cucina preparai il caffè.
Genny notando la mia assenza mi raggiunse e si sedette a guardarmi.
"Che c'è?" chiese.
"Niente, ho pensato di farti dormire un po' di più, volevo portarti io il caffè, stamattina".
"Come hai dormito? - poi proseguì - io, a dire il vero, un tantino agitato, forse per quello che abbiamo in programma oggi".
"Ho fatto uno strano sogno" e glielo raccontai. "Chissà cosa vorrà dire, ma non pensiamoci" e gli porsi la tazzina del caffè.
"Vai prima tu in bagno, mentre mando due e-mail, che dovevano essere spedite già ieri" e, con uno strano bacio sulla fronte, si allontanò.
Pensandoci bene quel sogno non era poi tanto difficile da interpretare.
Uscii di casa e lo salutai con un ciao, mentre era in bagno.
"Chiamami più tardi, per metterci d'accordo" urlò.
Arrivai in ufficio cinque minuti prima delle otto e passai prima in amministrazione per chiedere il pomeriggio libero.
Fui accontentata subito e me ne tornai nella mia stanza per iniziare il mio lavoro.
Giorgia, stranamente, non si era vista e non l'incontrai nemmeno al bar durante la pausa caffè.
Evitai così, tante domande, cui non mi andava di rispondere.
Chiamai mio marito e concordammo che avrei preso in rosticceria due porzioni di un primo piatto, evitando così di cucinare.
Entrai in casa e mentre posavo i due contenitori di alluminio sul tavolo, sentii Gennaro rientrare.
"Camilla, dove sei?" disse dalla sala.
Gli risposi e, mentre mi lavavo le mani, venne sulla soglia del bagno.
Apparecchiammo insieme e mangiammo una buonissima insalata di riso e poi formaggio dolce e frutta.
"Come ti senti?" mi chiese.
"Non so dirtelo, forse un po' agitata, ma insomma... va tutto bene e tu"?
"Un po' di batticuore, ma passerà. Dai, per ora non ci pensiamo.
Vieni di là ti ho comperato un completino molto sexy" disse ammiccando.
Curiosa come sempre, scartai il pacchettino e tirai fuori un perizoma nero in pizzo leggero, aperto davanti ed un reggiseno dello stesso colore e della stessa fattura.
Me li rigirai tra le mani e tutta contenta mi strinsi a lui e lo baciai sulla bocca.
"Che dici l'indosso stasera o meglio domani sera, da Maria, che mi consigli?" mentre li misuravo, solo poggiandomeli addosso, e guardandomi nello specchio lungo dell'entrata.
"Sicuramente stasera, per domani si vedrà" ebbe a suggerirmi.
"Ok, magari stasera, al centro commerciale, me ne comperi un altro" dissi sorridendogli e mettendogli sotto il naso il perizoma nuovo.
"Lo farai odorare anche stasera? Me lo offrirai come premio di...fedeltà?" ironizzò.
"Certo, ma chissà, forse anche altro" e con questo intrigante programmino mi allontanai per andare a prepararmi.
A lui bastò molto poco per prepararsi: difatti, dopo aver fatto la doccia e la barba, gli bastò indossare un jeans, una camicia bianca con le maniche arrotolate e mocassini senza calzini; io, invece, tra doccia, trucco e varie prove vestiti, alle quattro e mezzo non ero ancora pronta .
"Che dici, amore, metto anche il plug?" chiesi.
"Se ti fa piacere, non sarebbe male" rispose allupato.
Comunque, sotto lo sguardo vigile di mio marito, lo indossai prima dell'intimo che mi aveva regalato. Scelsi le calze nere autoreggenti a rete e scarpe di camoscio con tacco dodici. Sopra un tubino nero lungo al ginocchio.
Mi guardai allo specchio e mi trovai davvero sexy, ed ebbi conferma di questo dall'espressione ammirata di Gennaro.
"Dai sei pronta?" reclamò appena seccato dalla mia lentezza, e alzandosi dalla poltroncina mi passò la borsa nera. Poi, prendendoci per mano uscimmo di casa.
Impiegammo poco più di mezz'ora e ci fermammo in macchina ad aspettare l'ora dell'appuntamento.
Parcheggiammo molto vicino all'ingresso principale, di modo che dall'auto si vedeva benissimo.
Avevo una inquietudine dentro indescrivibile, al contrario di mio marito che mi guardava tranquillamente. L'ansia mi faceva muovere di continuo sul sediolino, spostando le gambe a destra e a sinistra.
"Che hai, mi sembri posseduta - mi disse sfottendo - arriverà... non sono ancora le sei!"
"Genny, oltre all'ansia che mi pervade, c'è pure il plug che non riesco a tenere dentro con queste cazzo di mutandine; sarà meglio che lo tolga, non vorrei che scappasse e cadesse per terra. Sai che figura di m..." dissi incazzata.
"Aggiustalo bene e stringi il culo, magari quando arriva lo chiedi a lui di togliertelo. Potresti rompere così il ghiaccio. Che ne pensi?" prospettò sorridendomi.
Ad un tratto lo vidi arrivare sulla nostra sinistra e si fermò all'entrata.
"Eccolo è quello con la giacca blu, fermo all'ingresso" dissi.
"Scendi con calma, non fargli notare la tua agitazione - e venendo dal mio lato aprì la portiera e mi aiutò a scendere, aggiungendo - non ti preoccupare: sei bellissima e sexy".
Feci un profondo respiro, mi misi sotto il suo braccio e ci avvicinammo a quello che sarebbe stato il mio futuro...'amante'.
Ci vide e ci venne incontro. Tese la mano a mio marito e fui io a fare le presentazioni.
"Mio marito Gennaro e lui è Tullio" dissi celando a stento un certo imbarazzo.
A dire il vero anche in loro due trapelava parecchio disagio e non so come, ma fui io a districare la matassa e, messami sotto il braccio di entrambi, ci incamminammo verso il centro commerciale.
"Posso offrirvi qualcosa" esordì Tullio e fui sempre io ad accettare; dovevo trovare presto un bagno e togliermi quel coso dal culo.
Gennaro capì e mi si strinse al braccio, facendomi intendere di resistere ancora un pochino.
Ci sedemmo e venne subito il cameriere per prendere la comanda.
Appena si allontanò fu il mio bel maritino a fare il primo approccio.
"Allora, che ne pensi della nostra proposta? - esordì guardandolo dritto negli occhi - Come Camilla ti avrà accennato, abbiamo il desiderio di ravvivare un po' il nostro matrimonio e lei ha scelto te per realizzarlo".
Se sei veramente interessato, quando siamo assieme tutti e tre, io mi faccio da parte e tu prendi il mio posto, comportandoti come fossi tu il suo uomo. Ma il mio sguardo non vi abbandonerà mai e vi seguirò passo passo. Se sei d'accordo possiamo iniziare da subito" concluse.
Ero veramente imbarazzata, ma anche eccitata; il cuore batteva a cento all'ora.
Aspettavo la risposta di Tullio, che arrivò tacitamente: si girò verso di me e, senza pronunciare una sola parola, mi attirò a sé e mi baciò sulla bocca.
Fu un bacio breve ma intenso; aprii la bocca e succhiai la lingua che mi stava offrendo e la intrecciai alla mia e, solo l'arrivo del cameriere, ci fece desistere dal proseguire.
Gennaro mi guardava rosso in viso e sicuramente aveva anche il cazzo duro.
Il dado era tratto e, sicuramente, ne avrebbe visto delle belle!
Una volta preso il caffè, mi alzai e stavo avviandomi verso il bagno, quando mio marito fece cenno a Tullio:
"Dai, ... vai ad aiutarla - gli disse - sicuramente avrà bisogno del suo uomo".
Si alzò e velocemente mi raggiunse. Entrò nel bagno subito dopo di me, guardandosi attorno.
Non chiusi la porta e, da sotto l'uscio, lo vidi sbirciare.
Mi alzai il vestito e girandomi di schiena verso di lui, mi mostrai con il tanga aperto e il plug nel culo.
Rimase a bocca aperta e, solo successivamente, realizzò che volevo essere aiutata a liberarmi dall'intruso.
Si avvicinò e, allungata la mano destra, prese la base del cazzetto e lo fece scivolare fuori.
Fece in tempo ad allontanarsi, prima che un'altra donna raggiungesse l'altro bagno disponibile.
Mi riordinai e quando, insieme, raggiungemmo il nostro tavolo, Gennaro non c'era più.
Uscimmo e lo trovammo seduto su di una panchina poco distante dal bar.
"Dove ti eri cacciato? - chiesi - Ho creduto che mi avessi abbandonata" dissi con ironia. Riprendemmo a passeggiare ed a guardare le vetrine dei negozi.
Mentre Tullio si fermò a fare una ricarica al suo cellulare, Gennaro ne approfittò per sussurrarmi:
"Vuoi andare oltre o rimandiamo tutto a domani?"
"Tu che dici? Lo sai che faccio tutto quello che vuoi" risposi sotto voce.
"Ti va di appartarci nel parcheggio che da sul retro? Prendiamo la mia macchina. Magari senza esagerare, un giochino soft o anche molto soft, così avrai modo di valutare "de visu" la sua virtù nascosta" suggerì, proprio mentre il nostro amico stava per raggiungerci.
Il mio ok fu un cenno con il capo e continuammo a passeggiare, aspettando che facesse più buio.
Ormai mio marito camminava al nostro fianco, mentre noi ci tenevamo per mano o sottobraccio, come due fidanzati.
Erano le sette e mezzo e cominciava ad imbrunire, aspettavo che lui facesse la proposta, ma non si decideva, per cui dovetti essere ancora io a lanciare il sasso:
"Amori miei - dissi - mi sono stancata di camminare tra tutta questa gente, che ne dite se ci sedessimo da qualche parte?"
"Allora vi andrebbe di fare quattro chiacchiere da qualche altra parte?" propose Gennaro, dirigendosi verso l'uscita.
Lo seguimmo e, senza nessun'altra indicazione, ci trovammo tutti e tre vicino alla nostra auto.
"Dai, salite, ci fermiamo in un posto più tranquillo".
Mi sedetti dietro, lasciando il posto davanti a Tullio, ma questi, comprendendo dove volevamo andare a parare, girò intorno alla macchina e si sedette accanto a me.
"Gennaro, va bene così, vero?" gli disse, mentre mio marito mise in moto e si sposto dal parcheggio.
Mio marito guardò dallo specchietto retrovisore e sorrise, dando così il là alle avances di Tullio, che mi mise un braccio sulle spalle e mi attirò a sé.
Parcheggiò accanto al muro di cinta nel retro del centro commerciale, dove già c'erano un paio di macchine ferme.
Il mio prescelto si mise comodo e allargando le gambe si sbottonò i pantaloni e se li fece scivolare insieme agli slip a metà gamba. Ormai ero in gioco e allungai la mano e carezzai quello che davvero era un cazzo enorme.
Enorme in lunghezza ma ancor di più in larghezza. Lo presi in mano e lo scappellai. Un glande rosso scuro, duro ma allo stesso tempo setoso che mi soffermai a carezzare con due dita.
Allungai il viso verso di lui e gli offrii la mia bocca per un bacio carnale, pieno di lussuria.
Non avevo nessun altro nella mia mente se non Tullio e il suo cazzo: ora il mio desiderio era quello di farlo godere.
E fu proprio lui che mi stava spogliando: aprì in un solo colpo la cerniera del vestito e abbassandolo sul ventre mi tirò fuori le tette dal reggiseno.
Si staccò dalla mia bocca e prima l'uno poi l'altro cominciò a succhiare e poi a mordere i miei capezzoli che erano diventati di marmo.
Pure io stavo scivolando languidamente sul sediolino e lui, tirando su il tubino dal basso, mise a nudo culo e figa.
Cominciò a lavorarmi prima l'ano con un dito e poi la vagina con tutta la mano aperta.
Voleva portarmi al massimo del piacere e ci stava riuscendo. Notai solo allora mio marito che si era messo in ginocchio sul suo sediolino e aveva acceso la luce di rispetto per meglio vedere quello che stava succedendo.
Era rosso paonazzo per l'eccitazione: per un attimo ebbi paura che gli potesse venire un accidente, ma lui mi rassicurò e mi fece segno di continuare.
Ormai quel palo di carne lo tenevo ad un palmo dal viso, lo presi in mano e poggiai teneramente la bocca sulla sua già umida cappella.
La lingua saettò fuori e cominciò un lento e lungo viaggio verso i testicoli.
Duri e grinzosi, anch'essi non aspettavano altro: desideravano che la mia lingua li leccasse, la mia saliva li bagnasse, che la mia bocca li baciasse.
Lentamente ritornai verso la sommità di quel cazzo e aprii la bocca facendolo scivolare per metà in essa.
L'odore del maschio, unito al dolce sapore di quella carne, mi fece entrare in trance, non desideravo altro piacere che quello di sentirlo e vederlo esplodere.
Ero stesa di traverso sul seggiolino e lui aveva a portata di mano il mio culo, la mia figa. L'alternarsi delle sue dita da un orifizio all'altro, con sempre maggiore velocità e profondità, mi stavano spalancando la porta ad un piacere intenso e particolare che, ben presto, arrivò facendomi urlare.
La mia bocca si era staccata dal suo cazzo e, alzando la testa, vidi gli occhi stravolti di Gennaro e quelli chiusi di Tullio.
Ero in un mare di umori che colavano lungo le gambe; piacere liquido che il mio maschio del momento stava raccogliendo e se lo stava portando alla bocca. Fu in un attimo che mio marito bloccò quella mano e, in un atto di sottomissione, se la portò alla bocca e se la leccò.
Questo fece aumentare il desiderio di Tullio che mi mise la mano sul capo facendomi ritornare al pompino interrotto.
Ormai guidava lui e il suo cazzo mi stava letteralmente chiavando la bocca.
Durò per altri cinque buoni minuti, poi, prossimo all'orgasmo, si stava staccando da me. Non fece in tempo e una prima lunga e grossa sorsata di caldo nettare innaffiò il mio palato per poi cospargere il resto sul mio viso e sul mio collo.
Si buttò di lato ed io, con un moto di benevolenza mi alzai e baciai in bocca il mio marito porcello.
Le nostre lingue si unirono e, prima che ingoiassi lo sperma che tenevo in bocca, volli offrire anche a lui parte di quel nettare di cui ero stata gratificata dal mio nuovo maschio.
(continua)

Disclaimer! Tutti i diritti riservati all'autore del racconto - Fatti e persone sono puramente frutto della fantasia dell'autore. Annunci69.it non è responsabile dei contenuti in esso scritti ed è contro ogni tipo di violenza!
Vi invitiamo comunque a segnalarci i racconti che pensate non debbano essere pubblicati, sarà nostra premura riesaminare questo racconto.
Votazione dei Lettori: 9.6
Ti è piaciuto??? SI NO


Commenti per "Prove tecniche di "trasgressione" 4:

Altri Racconti Erotici in Prime Esperienze:



Sex Extra


® Annunci69.it è un marchio registrato. Tutti i diritti sono riservati e vietate le riproduzioni senza esplicito consenso.

Condizioni del Servizio. | Privacy. | Regolamento della Community | Segnalazioni