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"La storia continua"


di quartofederico
14.09.2020    |    14.308    |    9 9.6
"A Nicoletta cedetti la poltrona ed io mi accomodai sul suo grosso bracciolo..."

Anch'io, sedendomi in macchina, provai un po' di fastidio per quell'oggetto che mi penetrava il culo e la smorfia del mio viso non sfuggì a Nicoletta che, sorridendo sotto i baffi, mi disse:
"Trova la posizione giusta e passerà, anzi, poi comincerà a piacerti".
Avrei avuto voglia di mandarla a fare in culo, ma le avrei dato il là per farmi umiliare ancor più.
Misi in moto e mi stavo allontanando dal posto, i nostri sconosciuti amici si erano già allontanati.
Lei accese la luce dell'abitacolo e, calato il parasole, si stava specchiando e, con un fazzolettino umidificato, stava nettandosi il viso dai residui di crema che l'occasionale partner le aveva spruzzato.
"Non sappiamo nemmeno i loro nomi" disse
"Di quei due maschi?" le chiesi per stuzzicarla
"Scemo! Mi riferivo alla coppia che abbiamo incontrato" precisò.
"Va bene: Erminia e Nando - e porgendole un foglietto - questi sono i loro cellulari; Nando mi ha chiesto di chiamarli nel caso avessimo organizzato qualcosa."
Arrivammo a casa ed in ascensore si accorse che aveva anche il suo bel vestitino imbrattato, sia sul davanti che sul di dietro.
"Mannaggia e ora come faccio a mandarlo in lavanderia - si chiese da sola - si vede ad occhio nudo di cosa si tratta; devo cercare di smacchiarlo prima, almeno un pochino"
Entrammo in casa e insieme ci rifugiammo in bagno, io per liberarmi del cazzetto che avevo dentro e lei per rinfrescarsi la vagina, che doveva essere piuttosto surriscaldata.
I lavori, nella casa dei nostri vicini, procedevano alacremente e Nicoletta, ogni tanto, andava a sbirciare, nella speranza di capire quanto potesse ancora mancare alla loro ultimazione.
Poi partimmo per assistere all'esame finale del master di mio figlio e fummo lontani una decina di giorni.
Ritornammo un sabato, sul tardi e, con gran stupore, ci accorgemmo che l'appartamento era abitato.
Cercammo di fare meno rumore possibile, data l'ora tarda, ed entrammo in casa quasi in punta di piedi.
Non so come fu, mi scapparono di mano le chiavi di casa e nel silenzio della notte ci sembrò un fracasso notevole.
"Che fai? Non stai mai attento!" disse mia moglie, quasi a rimproverarmi.
Comunque, il rumore evidentemente destò la curiosità o l'allarme, per eventuali intrusi, per cui sentimmo scattare la serratura della porta accanto.
Dall'occhio magico Nicoletta vide l'uomo in pigiama sul pianerottolo.
"Che facciamo?" chiese
"Niente andiamo a dormire" risposi allontanandomi dalla porta.
"Penso che dobbiamo farci sentire, anche per tranquillizzarli" continuò.
Non finì la frase, che suonò il cicalino nell'ingresso.
"Chi è?" chiesi
"Sono Roberto, scusami abbiamo sentito...." - non gli feci finire la frase ed aprii la porta.
"Come state? Abbiamo sentito dei rumori e, siccome la portiera ci aveva avvertito della vostra assenza, volevamo sincerarci che non ci fossero mali intenzionati" disse tutto questo mentre fece capolino sul loro uscio sia Rosa che la loro amica, già pronte per andare a letto.
Nicoletta aveva gli occhi che brillavano, non so se di gioia per averli visti o di libidine, in conseguenza delle tante fantasie costruite su di loro.
Comunque, Roberto, nell'accomiatarsi, fu categorico:
"Domattina vi aspettiamo per la colazione. Ok?"
Guardai mia moglie e, vedendola felice per la proposta, risposi di sì.
"Hai visto come mi guardava: sono convinta che gli piaccio molto; speriamo che quelle due non mi ostacolino, rendendo il tutto più difficile."
Disse tutto questo, più a sé stessa che a me, che ascoltavo.
Non risposi, andai in bagno e, dopo aver fatto le mie cose, la salutai con un casto bacio e me ne andai a letto.
Venne a stendersi vicino a me quasi subito, ma continuò a girarsi e rigirarsi nel letto per buona parte della notte.
Fa sempre così quando è inquieta per qualcosa che la preoccupa ed in ansia per quello che avrebbe voluto succedesse l'indomani.
Mi svegliai poco dopo le otto, ma Nicoletta non era più a letto.
Era domenica; mi andava di poltrire ancora un po', ma, dal trambusto in bagno, capii che stava preparandosi.
Mi alzai e, dalla porta socchiusa del bagno, la vidi seduta sul water.
Stavo per allontanarmi, quando lei:
"Federico, vieni: debbo farti vedere una cosa"
Tornai sui miei passi e varcai l'uscio.
"Guarda bene se me li sono tolti tutti" disse, riferendosi ai peli pubici.
Si era completamente depilata, ve n'era solo qualcuno che dal perineo saliva verso l'incavo delle natiche.
"Dammi il rasoio" e lei mi allungò il bilama, che era poggiato sul bordo del lavabo. Si piegò in avanti e si aprì il culo, con tutte e due le mani.
Solo allora scorsi il plug conficcato nel buchino e lei, con la naturalezza che le era congeniale, esclamò:
"L'ho messo stamattina presto, dopo essere andata in bagno. Sai, sta dando ottimi risultati, guarda!" E così, piano piano, se lo sfilò e mi apparve il suo meraviglioso buchino bello aperto tanto da scorgere la mucosa rosea dell'interno.
"Che fai sei rimasto impietrito? Sbrighiamoci, che ci aspettano"
Avevo il cazzo durissimo; volevo quel culo.
Mi abbassai gli slip e poggiai la cappella sull'ano.
Un po' per il lubrificante che aveva usato per il plug, un po' perché era parecchio aperto, scivolai in lei con una facilità che non avevo mai incontrato.
Emise un grosso sospiro. poi con il mio cazzo dentro il culo si raddrizzò quel tanto per poter girare il viso e baciarmi in bocca.
Le nostre lingue si intrecciarono in un bacio pieno di lussuria. che durò non so quanto.
In quella posizione non potevo muovermi molto, per cui fu lei stessa che si rimise a pecora permettendomi di incularla profondamente.
Ero tutto dentro di lei ed ogni suo respiro si amplificava nella profondità delle sue viscere.
Era stupendo, mi sentivo succhiato il cazzo dal suo sfintere. Non c'era nemmeno bisogno di uscire completamente: bastavano piccoli movimenti per essere insieme a lei in estasi.
Venne analmente, e aumentò lei stessa il ritmo dell'amplesso facendomi sborrare dentro di lei.
Si raddrizzò di nuovo e mi ribaciò con una passione che quasi non ricordavo.
"Mi hai fatto impazzire - le dissi - Ti amo e voglio la tua felicità"
"Anche io ti amo - rispose - mi hai fatto godere con il culo e sono veramente felice di avere un uomo come te accanto. Un altro po' di allenamento e dietro ne voglio uno extra large, ti dispiace?"
"Già l'hai trovato?" mi informai.
"Chissà!" fu l'evasiva risposta.
Si risciacquò velocemente e indossò un mini slip. Prese dall'armadio una vestaglietta e la indossò senza reggiseno.
"Sono pronta" mi fece, mentre io riponevo lo spazzolino elettrico.
Pure io misi sul pigiama a gambe corte una vestaglia e andammo a far colazione dai nostri vicini.
Credo ci stessero aspettando dietro l'uscio, difatti, tra lo squillo del campanello all'apertura della porta, trascorsero appena un paio di secondi.
Aprì la porta Rosa, con dietro di lei Eliana; ci fecero accomodare abbracciandoci calorosamente.
Evidentemente Roberto non c'era, poi sapemmo che era sceso giù in pasticceria a comperare cornetti caldi e brioche.
"Venite, mettiamoci in salotto" disse Eliana, precedendoci, mentre Rosa prendeva sotto braccio mia moglie.
"Un divano "Chesterton" marrone in pelle troneggiava lungo un'intera parete e, accanto, una larga poltrona dello stesso stile e colore completava il salotto. Su un tavolino di noce intarsiato erano già state poste le tazze per il caffè e quelle per il latte.
Non avemmo nemmeno il tempo per scambiare convenevoli che il citofono suonò e dopo una manciata di minuti entrò Roberto con un vassoio pieno di dolci.
Con un sorriso radioso ci diede il benvenuto:
"E' un vero piacere avervi qui in casa nostra e questa deve essere e sarà la prima di una serie di dolcissime colazioni" disse il nostro amico, mentre rivolgeva uno sguardo da assassino alla mia dolcissima Nicoletta.
Anche stavolta, mia moglie ci aveva azzeccato; se lei non vedeva l'ora di scoparselo, anche lui non scherzava.
Ma.... il ruolo delle altre due donne?
Dai tempo al tempo, mi dissi, sicuramente anche loro, sapranno trarre piacere da questo coinvolgimento emotivo.
Ed io?
Rosa ed Eliana invitarono la loro nuova amica a seguirle in cucina.
"Dai, Nicoletta, vieni con noi, ci aiuti a preparare il caffè da "servire" ai nostri uomini."
E mia moglie si alzò dalla poltrona e le seguì, lasciandomi solo con Roberto.
"Bellissima donna tua moglie - esordì - un corpo stupendo e ha uno sguardo che trasmette passione. Non ti offendi vero? Mica sei geloso?"
"Si, lo so, è molto bella, ma anche tua moglie è bella e affascinante, poi, se posso, chi intriga è Eliana, forse perché...."
Non mi fece finire la frase e fu lui che, con uno sguardo malizioso. disse:
"Forse perché.... è evidente che anche lei fa parte del mio piccolo harem.
Harem che non ci dispiacerebbe ampliare".
Praticamente mi fu chiaro che anche le sue odalische erano ben disposte ad inserire nel gruppo la mia Nicoletta. Ed io?
Mica avevano pensato che il mio ruolo potesse essere quello del guardiano, per non dire "eunuco"?

Mi raccontò che Eliana era vedova da un bel po'. Il marito le aveva lasciato una fortuna non indifferente e lui l'aveva conosciuta in banca, dopo la morte del coniuge.
Subito tra loro nacque una profonda amicizia e quando riuscirono a coinvolgere pure Rosa, divenne un vero e proprio ménage à trois.
Le due donne amavano dividerselo e ormai erano più di cinque anni che vivevano assieme.
Mi raccontò tutto questo in un solo fiato e, mentre stava per puntualizzare altre cose, ritornarono le tre signore con il bricco del latte e con la moka fumante.
Qualcosa, però, era successo in cucina; lo lessi negli occhi della mia donna.
Dopo me lo sarei fatto raccontare.
Roberto sedeva al centro del divano e le "sue" donne, una a destra l'altra a sinistra.
A Nicoletta cedetti la poltrona ed io mi accomodai sul suo grosso bracciolo.
Sprofondata com'era, metteva in totale bella mostra il suo slip trasparente e, come si piegò in avanti per servirsi, il seno destro uscì dalla profonda scollatura della vestaglia. Finse imbarazzo, ma era quello che voleva.
Roby, ormai lo chiamava così, sorridendo glielo fece notare e lei, lentamente ma con un fare ammaliante, lo riposizionò al suo posto.
Mangiai il cornetto e sorseggiando un caffè, cercavo di capire cosa stessero architettando.
Fu Rosa a rompere il ghiaccio e, con la scusa di voler mostrare un abito nuovo, chiese a Nicoletta di andare con lei.
Inutile dire che subito Eliana si aggregò a loro due e scomparvero oltre la pesante tenda che divideva quell'ambiente dal resto della casa.
Roberto mi guardava con aria interrogativa, aveva capito che a me non dava affatto fastidio il comportamento di mia moglie e così, senza preamboli, mi disse:
"Vi piacerebbe entrare a far parte della nostra combriccola?"
"Credo che ti sia chiaro che faccio tutto quello che desidera Nicoletta, quindi, bisogna chiederlo a lei".
"Seguimi" mi disse, alzandosi dal divano.
Si diresse verso le camere e, facendomi segno di non far rumore, mi fece accostare alla porta socchiusa della camera da letto.
Senza varcare la soglia, ma guardando nello specchio dell'armadio, vidi mia moglie nuda, stesa supina sul letto con due cuscini sotto il sedere.
Rosa, con il viso tra le sue gambe, leccava la sua figa oscenamente aperta, mentre Eliana le carezzava il viso e le tette e, ogni tanto la baciava sulle labbra.
Non credevo ai miei occhi, Nicoletta che lesbicava passivamente e godeva tra le loro braccia?
Roberto mi tirò per il braccio e mi sussurrò:
"Lasciamole giocare tra di loro, vieni!"
"Sono brave le mie femmine; la dritta gliel'ho data io, perché convinto del possibile coinvolgimento di tua moglie. Ora sta a te decidere".
"Decidere cosa?" chiesi.
"Il mio sogno sarebbe quello di poter fare l'amore con tua moglie, solo io e lei, mentre voi tre mi aspettate buoni buoni a casa vostra"
"Buoni buoni significa che noi non dobbiamo fare nulla?" mi informai.
"Esatto: dovreste aspettare il nostro ritorno e poi sarò io a guidarvi verso un nuovo piacere"
Rimasi in silenzio pensando a quello che mi aveva detto. Vedendomi assorto, mi chiese cosa stessi pensando.
"Niente, mi domandavo come avessi fatto a capire che a me e Nicoletta piace giocare in questo modo"
"Intuito - rispose - e poi i fatti mi hanno dato ragione. Sai ti invidio; il non essere possessivo e geloso fa di te un vero marito, uno di quelli che fa di tutto per rendere felice la propria donna. Vedi, so benissimo che in cambio del tuo consenso, ti debbo cedere le mie donne e questo mi rende parecchio geloso, ma la voglia di possedere la tua donna... Credimi, sarebbe la prima volta che loro due mi farebbero "cornuto", ed era inevitabile che prima o poi sarebbe successo e poi, come si dice: "Parigi val bene una messa".
Un'altra cosa, vorrei che fossi tu a spingermela tra le mie braccia. Devi dirglielo tu"
"Ok, ma per rendermi maggiormente... contento, vorrei che lo faceste in casa nostra, sul nostro talamo nuziale."
"Allora accetti? - chiese, quasi con le lacrime agli occhi per la gioia - la farò godere all'inverosimile".


(Continua)
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