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Prime Esperienze

"Prove tecniche di trasgressione" 5


di quartofederico
12.04.2021    |    7.906    |    8 8.7
"Senza rispondere, abbassai la lampo dei pantaloni e guardandomi intorno, me li abbassai e mi girai sul fianco..."
Rimanemmo assopiti non so per quanto tempo: io dietro, a gambe aperte e con le tette al vento, Tullio con gli occhi sbarrati a godersi gli ultimi spasmi dell'orgasmo, Gennaro incredulo a guardarci.
Fu proprio mio marito il primo a riaversi e, riportatosi al posto di guida, mise in moto e stava per spostarsi.
Il rumore del motore, lo scossone dell'auto che si muoveva, ci risvegliò e ricomponendoci ci allontanammo da quel posto.
"E' stato meraviglioso - disse il mio ormai amante, mentre si aggiustava la camicia nei pantaloni e si rimetteva la giacca - se fosse per me ricomincerei daccapo".
Ero spossata e ora avevo voglia di stare un po' sola con mio marito, per cui mi tirai di nuovo su il vestito e, aiutata da lui, chiusi la lampo e rimisi le scarpe che erano volate via.
Genny aveva raggiunto il parcheggio principale e si fece guidare per raggiungere la macchina del "nostro" amico.
Tullio scese dalla nostra auto e venne dal mio lato, aprì la portiera e mi aiutò a scendere.
"Ci sentiamo più tardi?" chiese.
Guardai mio marito e, non riuscendo a cogliere nessuna delle sue intenzioni, lo congedai con un:
"Forse; al massimo ti chiamo domani. Vai a riposare; domani...non si sa mai!" suggerii.
Mi lasciai baciare sulle labbra e mi sedetti accanto a Gennaro.
Il tempo di agganciare la cintura e partì.
"Ho fame- mi disse - ti va una pizza?"
E senza aspettare risposta, uscì dal parcheggio e si immise nella viabilità ordinaria.
Stavo zitta e riflettevo su quello che era successo, su quello che avevo fatto.
Senza accorgermene fui io a rompere il silenzio.
"A che pensi? - domandai - Cosa hai provato?"
Non rispose e dovetti incalzarlo per ottenere una risposta.
"Allora non ti va di parlarmene, eppure dobbiamo chiarirci io e te; non puoi lasciarmi con il dubbio che questa cosa...." continuai.
"Hai ragione, l'ho voluto io e ora è giusto che ti dica quello che ho provato - prese fiato e - credo di essermi calato nella parte del cuckold in modo assoluto. Ho vergogna a dirtelo, ma mi sono eccitato in un modo diverso, ma molto appagante. Vedere te toccata, carezzata, masturbata da un altro uomo, invece di provocarmi gelosia, mi ha fatto sentire un piacere subdolo che mi partiva dagli occhi e arrivava al mio cervello. Mi sono sentito come soggiogato da quell'uomo che ti stava possedendo, al suo cazzo grosso molto più del mio, al suo modo di trattarti, di farti godere. Non ce l'ho fatta, quando voleva gustare i tuoi umori; è stato più forte di me, e, se vogliamo continuare, devo metabolizzare.
Mi devo rendere conto che quando sei con lui, io devo solo essere spettatore e sperare in una vostra magnanima apertura verso di me. Penso di essere stato abbastanza esauriente, ora sta a te..."
Non lo lasciai finire; mi avvicinai ancor più a lui e cercai la sua bocca.
"Portami a casa, ho voglia di te" gli sussurrai mentre lo baciavo.
"Certo, ti porto a casa, ma davvero non vuoi dirmi cosa ti ha realmente intrigato" chiese quasi a supplicarmi.
Non potevo essere sincera fino in fondo, non me la sentivo di umiliarlo: principalmente non potevo dirgli che avevo davanti agli occhi il cazzo maestoso e superbamente eretto, per me, di Tullio.
E risposi "Il mio e tuo desiderio di farmi provare un altro maschio; mi sono sentita offerta come il dono più prezioso che tu possedevi. Poi i tuoi occhi che esprimevano la tua felicità, la tua eccitazione.
In essi, come in uno specchio, vedevo la mia. Credimi, non pensavo che potesse essere così travolgente"
"Allora, intendi proseguire su questa strada?" domandò
"Certo, perché tu no? - aggiunsi prontamente - ma dobbiamo stare più comodi. Ho bisogno di un letto, di un bagno, di un'atmosfera più adeguata. Scusami, ma in macchina proprio non va bene!"
"Stasera lo chiami?" chiese
"Se vuoi, ma prima voglio sentire Maria per avere conferma per domani sera"
"E se non fosse possibile, lo invitiamo a casa nostra" propose con un sorrisetto mio marito.
Mi prese la mano e con un impeto che non ricordavo da tempo, se la portò sulla patta e
"Non è grosso come quello del nostro amico, ma ti prego non ti dimenticare mai di lui" disse con un tono di sofferente umiliazione.
Gli sorrisi e, carezzando il suo cazzo duro:
"Come potrei! Resterà sempre il mio unico grande amore".
E tra me e me pensai: "Almeno quando non c'è l'altro".
Arrivati sotto casa, mentre parcheggiava l'auto scappai di corsa sopra.
Come spesso mi accade, quando sono troppo eccitata ed agitata, mi scappava la pipì.
Mi alzai il vestito ed ebbi appena il tempo di sedermi e di abbassarmi quella strana mutanda, che uno scroscio potente venne fuori dalla mia vescica.
Sentii entrare mio marito che aveva intuito, per cui si presentò sull'uscio del bagno e incoraggiato dal mio sguardo si avvicinò.
Alzai il capo e incrociai i suoi occhi bramosi.
Non avevo ancora finito di farla, che lo vidi abbassarsi e sfilatomi completamente il tanga e sempre seduta sulla tazza, mi aiutò a sfilarmi il vestito. In un baleno anche il reggiseno scomparve e nuda, con le sole calze a rete, mi fece alzare e senza nemmeno farmela asciugare, mi prese in braccio.
In salotto mi adagiò sul divano e mi fece spalancare le gambe.
Mi resi conto, solo allora, che la sua faccia era completamente affondata tra i peli serici della mia vagina.
Gli reggevo la testa con le mani unite dietro il collo, premendola sulla mia vagina.
Spingevo la sua testa contro la figa bagnata di piscia e di umori e, quando con la lingua mi penetrò, ebbi un balzo in avanti, facendogli perdere l'equilibrio.
Si rialzò e questa volta, saldamente inginocchiato, riprese a leccare e succhiare dalla mia fonte, ricca di appiccicoso nettare.
Sentii i suoi denti afferrare il clitoride duro e, dopo una serie interminabili di leccate e morsi, scaricai sulle sue labbra il mio dolce miele.
Mi distesi completamente disfatta sul divano e, con gli occhi semichiusi, lo vidi spogliarsi completamente e, nudo, offrì il suo cazzo alla mia bocca.
Anche se ero completamente andata, non potevo esimermi dal soddisfarlo.
Glielo presi in bocca e, lentamente, cominciai a succhiare, ma lo volevo nella figa e facendomelo scivolare fuori, mi alzai e girandomi a pecora sul divano, da sola me lo feci entrare nella vagina dilatata.
Mi scopò con una forza inusitata, pensai, quasi rabbiosa e, quando sborrò, furono dei fiotti eccezionalmente abbondanti, che mi riempirono il ventre.
Rimase dentro di me per un tempo piuttosto lungo, quasi per non farmene perdere una goccia; forse era il suo ultimo tentativo di marcare il territorio. Poi, come natura vuole, il suo pene perse consistenza e sgusciò fuori dalla mia figa, colma di sperma che cominciò a colare, bagnando la copertura del divano.
Mi misi una mano tra le cosce e feci per alzarmi, quando lui si distese per terra, e volle che mi accovacciassi su di lui e lo irrorassi della sua stessa crema.
Pensai che volesse allenarsi, abituarsi, provare lo status conclusivo, proprio del ruolo del cuckold.
Agevolai la fuoriuscita premendo i muscoli interni della vagina e aprendone le labbra facendo in modo che l'ultima stilla si posò sul suo viso.
Se la strofinò sulla faccia, leccandosi poi le dita.
Non avevo mai visto Gennaro così disponibile e soddisfatto e, tirandomi a sé, baciò il fiore aperto, che avevo tra le gambe.
"Hai ancora fame? - chiesi sorridendogli - Forse fai ancora in tempo a chiamare due pizze"
Si alzò e pulendosi solo le mani con un fazzolettino di carta, prese il telefonino e chiamò la pizzeria.
Non volle che mi lavassi e non lo fece nemmeno lui, indossai una vestaglietta sulla nuda pelle, mentre lui prese un pantaloncino corto dal suo cassetto.
Prima che le pizze arrivassero, chiamai Maria che volle essere aggiornata e che ci confermò l'appuntamento per la sera successiva.
Segnai l'indirizzo e chiusi la telefonata, quando suonò il rider con le pizze.
Mangiammo chiacchierando allegramente, come fosse tutto normale ciò che era successo, finanche la trascorsa serata trasgressiva.
"Lo chiami domani? mi chiese Gennaro, riferendosi a Tullio.
"Ti dispiace se glielo comunico ora?" chiesi, con gli occhi da gattina che fa le fusa.
Non volevo confessargli che ne avevo veramente desiderio; volevo risentirlo.
Ma lui comprese.
Si allontanò e si chiuse nel suo studio, mentre io mi sedetti, quasi appollaiata, sul divano.
Il cellulare, che rigiravo tra le mani, corse il rischio di cadere un paio di volte, prima che mi decidessi di selezionare il suo numero.
Suonò un bel po’ di volte e stavo per chiudere, quando una voce un tantino assonnata rispose.
“Pronto – dissi – ma stavi dormendo?” non mi ero accorta che erano passate le undici, da un bel po’.
“Non ti preoccupare; mi ero appena steso sul letto” mentì spudoratamente.
“Niente... volevo sentirti e, anche se me ne vergogno, chiederti cosa hai provato”.
“E’ stato meraviglioso; meriti tanto, ma tanto ancora! E’ davvero eccitante ed appagante un rapporto a tre, come quello iniziato oggi. Avevi ragione, tuo marito è una persona veramente eccezionale. Sapere di esser osservato con occhio critico, mi ha messo addosso una sensazione di potenza, che credo di non aver mai provato; mi sono realmente sentito il tuo ‘bull’ e lui, al di là di cuckold, l'ho avvertito come mio complice”.
“Domani sera siamo stati invitati a casa di Maria e Cesare, una coppia che vorrebbe trasgredire come abbiamo fatto noi; è il compleanno di questa nostra amica; ti andrebbe di esser dei nostri?” comunicai aspettando con ansia la sua risposta.
“Scusa... ho capito bene? Dovrei farlo con te e lei, mentre …”
“No, scusa mi sono spiegata male; tu solo con me, ci mancherebbe altro, lei porterà il suo amico del cuore” precisai.
Mi sentii veramente in imbarazzo: stavo chiedendo ad un uomo, appena conosciuto, una tale trasgressione. Sicuramente stava pensando di me e di Maria come due puttane navigate, che si volevano far chiavare sotto gli occhi bramosi dei loro mariti. E pensare che, fino al ritrovamento di quelle foto, non mi sarebbe mai passato per la testa tutto quello che stava succedendo e quello che, ancora, doveva succedere.
Mentre pensavo, Tullio rispose con un ok che sentii deciso e sicuro; quella risposta mi riportò alla realtà in un battibaleno.
“Camilla, ci sei?” aggiunse, non sentendomi rispondere.
“Si, scusa, ti chiamo domani mattina per definire l’appuntamento”.
“Pranzi con me?“ chiese.
“Te lo faccio sapere domattina; ancora non so come vuole organizzare Gennaro, ma credo si possa fare”.
“Un’altra cosa – chiese, fermandosi un attimo – usi la pillola”?
“Sì” risposi, arrossendo per la vergogna.
Anche se era ovvio, chiesi:
"Perché me lo chiedi"?
"Voglio godere dentro di te, innanzitutto per te stessa e poi perché è il modo migliore per gratificare tuo marito. Immagina quanto si sentirà pienamente appagato e coinvolto, nel veder far capolino dalla tua vagina un rivolo di sperma, quale chiaro simbolo del piacere tuo e mio" rispose con un tono di voce decisamente sensuale ed intrigante.
Ci salutammo e nonostante avessi goduto così tanto, senza accorgermene mi ritrovai a carezzarmi la passerina di nuovo bagnata.
Fatto strano che non si fosse per niente informato su quello che io avevo provato, forse per non crearmi maggior disagio?!
Gennaro sopraggiunse in quel momento e vedendomi assorta nei miei pensieri:
"Gli hai telefonato, vero? Ha accettato per domani sera?" si informò.
"Sì, domani mattina gli telefono. Vuole che pranzi con lui, che faccio?"
Ci pensò su per un attimo, poi
"Vai a pranzo con la tua collega e fallo venire là. Tienilo ancora un po' sul filo, così domani sera..." suggerì.
Decidemmo dove fissare l'appuntamento, ci avrebbe seguito con la sua auto, poi ci ripensò ed aggiunse:
"Forse è meglio che sia io a seguir voi!"
Mi prese per mano e mi condusse a letto.
Si addormentò subito, come un bambino soddisfatto.
Lo guardavo: rilassato, con un accenno di sorriso sulle labbra ed un respiro regolare. Era davvero un bell'uomo, il mio amore.
Anche io non tardai ad addormentarmi; ero stanca, ma appagata, davvero soddisfatta. Poi, con davanti agli occhi quell'enorme cazzo, scivolai in un sonno ristoratore.
Stranamente ci svegliammo assieme e, quando aprii gli occhi, lui si stava stiracchiando pigramente.
"Come hai dormito? - chiesi - Ieri sera sei crollato".
"Sì, ero stanco e poi, tutte quelle emozioni... - commentò - preparo il caffè?"
"Più tardi mi aiuteresti a togliere questi peletti laterali - indicando l'inguine - Crescono sempre più irti ed abbondanti" gli dissi, sapendo che era una cosa che a lui piaceva fare.
Mi sorrise e si allontanò dalla stanza.
Mi alzai pure io e scappai in bagno per fare la pipì.
Uscii e lo raggiunsi in cucina: prendemmo il caffè assieme e poi lo aspettai in camera da letto per farmi depilare.
Impiegò poco con un risultato davvero soddisfacente, agli stessi livelli di quello della mia estetista di fiducia.
"Sei bella... sicuramente più bella di Maria; sono veramente fiero di te! - mi disse guardandomi nuda sul letto - Girati a pancia in giù ed apri le gambe".
Ubbidii e lui controllò anche il perineo ed il solco tra le natiche, da dove, con una mano leggerissima, tolse quei pochi altri peli presenti nella zona.
Mi preparai accuratamente e uscii di casa sotto lo sguardo amorevole di Gennaro che mi salutò con una stretta ed un casto bacio sulla bocca.
Giorgia, la mia collega, mi stava aspettando nell'atrio e mettendosi sotto il mio braccio volle sapere tutti gli avvenimenti del giorno prima.
Sembrò veramente coinvolta e quando le dissi che sarei andata a pranzo con lei:
"Me lo presenti? - chiese facendomi l'occhiolino - magari in seguito..." disse in tono scherzoso.
"Brutta stronza! - l'apostrofai ironicamente - Vuoi distruggere il mio sogno d'amore?" per poi scoppiare in una sonora risata.
Comunque, quelle cinque ore volarono e, alle tredici in punto, io e Giorgia ci allontanammo dal nostro ufficio.
"Gli hai telefonato? - era la seconda persona a chiedermelo oltre mio marito e, ad un mio cenno affermativo - Dai, allunghiamo il passo, se no facciamo tardi".
Ovviamente felicissimo, si sedette pure lui al tavolo delle fedifraghe.
Alle cinque mi misi in macchina e tornai a casa.
Gennaro era già tornato e mi stava aspettando in salotto.
"Allora?" domandò attirandomi a sé.
"Alle sette e mezzo in Piazza Municipio; debbo sbrigarmi... cosa mi consigli di indossare?"
Si alzò dalla sua poltrona e prendendomi per mano mi portò in camera da letto e mi aiutò a scegliere il vestito da indossare.
Optammo per un pantalone nero con gamba ampia e camicia bianca con colletto classico, messa fuori dai pantaloni. Sandalo nero con tacco alto, completava l'opera a vista.
Sotto, invece, perizoma nero e reggiseno a balconcino color carne; poi calze a rete con reggicalze e giarrettiere: il nuovo regalo di mio marito.
"Sei uno schianto: lo farai impazzire" si complimentò.
Uscimmo di casa e trovammo Tullio ad aspettarci nella piazza vicina a dove lavoravo.
Effettivamente rimase con gli occhi sbarrati, mentre stendeva la mano a mio marito per salutarlo; poi prese le mie mani e facendomi fare un giro su me stessa, sussurrò: "Sei bellissima!"
"Dai vi seguo" disse, ma Gennaro lo fermò.
"Non ricordi cosa ci siamo detti ieri? Sarò io a seguire voi" ed io, sotto al suo braccio, mi avviai verso la sua auto.
Era felice, non faceva altro che osservarmi.
"Cosa hai da guardare? - chiesi - c'è qualcosa che non va?"
Scosse la testa, ma poi:
"Il plug, sta al suo posto? - continuò, cercando di raggiungere il mio culo per sincerarsene e, da me aiutato, ci riuscì, ma non trovandolo:
"Perché non l'hai messo? Poteva essere utile" concluse.
"Ma son cose da chiedere ad una signora? - Dissi facendo la finta offesa - e poi, per quello che ti ritrovi là in mezzo, mi spaccheresti in due"
"Dai, esagerata! Dove lo hai?"
Lo tenevo in borsa e lo presi per mostrarglielo.
"Dai, mettilo!" suggerì.
"Come faccio, è troppo asciutto, ci vuole il gel, Tu ne hai?"
"Qui no" e stava per desistere, quando, davanti a noi, mio marito si stava fermando per parcheggiare. Ci raggiunse e:
" Vado a prendere del vino. Aspettatemi un attimo"
"Tesoro, mi passeresti il gel che hai in macchina?" chiesi con un sospiro.
Comprese a cosa sarebbe servito, anche perché gli mostrai il cazzetto.
Si allontanò e ritornò con quello che avevo chiesto.
"Parcheggiate più in là, dove c'è quella rientranza" disse, porgendolo a
Tullio, che spostò l'auto verso il luogo indicato.
"Faccio io?" chiese timoroso, ma eccitato.
Senza rispondere, abbassai la lampo dei pantaloni e guardandomi intorno, me li abbassai e mi girai sul fianco.
Il resto lo fece lui: mi sposto il perizoma e facendosi scorrere una buona dose di gel su medio e indice, prima esternamente e poi spingendone un po' nell'ano, lubrificò la zona. Sentii distintamente la punta del plug e la spinta. L'ano si dischiuse e il giocattolo scivolò dentro. Lui, con molta premura, prese un fazzolettino per asciugare l'eccesso di crema, in modo da non sporcare l'intimo ed il pantalone.
Me lo sistemai meglio e mi rialzai i pantaloni, giusto in tempo per ripartire.
"Fatto?" chiese Gennaro
"Sì possiamo andare" rispondemmo in coro.
Arrivammo in dieci minuti sotto casa di Maria e parcheggiammo, uno dietro l'altro, nella traversa laterale al fabbricato. Mano nella mano con Tullio, mentre Gennaro ci seguiva, ci fermammo ai citofoni e trovammo il cognome desiderato.
Ci rispose Cesare:
"La scala a destra, fino al quinto piano con l'ascensore, poi ancora un piano a piedi".
Alzammo la testa tutti e tre; praticamente abitavano nell'attico di un bel palazzo storico.
Raggiungemmo il secondo portone, che ci fu aperto, e ci infilammo in ascensore.
Maria e Cesare ci accolsero con entusiasmo e ci fecero accomodare in salotto, dove già stava aspettando un uomo.
"Fatti guardare: sei stupenda - mi disse Maria, sinceramente ammirata - e tu, devi essere Tullio?!"
Passammo così alle presentazioni e conobbi Leonardo, il suo bel biologo.
Davvero un bel ragazzo; era il più giovane di tutti noi e, molto cavallerescamente, prese la mano che gli porgevo e la sfiorò con le sue labbra.
I nostri mariti si allontanarono in cucina, per dar un margine di libertà a noi donne e contemporaneamente togliere dall'imbarazzo i nostri amanti, che cominciavano a familiarizzare.
La cena, molto buona, che ci servimmo da soli, iniziò con ostriche e prosecco. Come primo piatto, una ricca pasta al forno, accompagnata dal Taurasi, che avevamo portato noi; a seguire, spigola e gamberoni all'acqua pazza, che furono abbinati a della "Catalanesca" del Vesuvio, fredda al punto giusto. Frutta e gelato completarono il tutto.
Sembrava davvero una cena tra amici, fino a quando Maria, mi chiamò a sé e:
"Noi ci andiamo a preparare!" disse prendendomi sotto braccio.
Il viso esultante dei nostri amanti si aggiunse a quello carico di libidine dei nostri mariti.
Cesare si alzò dal divano e invitò il mio Gennaro a dargli una mano; si avviarono in camera da letto, mentre io e la mia amica ci chiudevamo in bagno.
"Senti il mio cuore come batte" mi disse Maria, portandosi la mia mano sul suo petto.
Effettivamente era agitatissima, ma, comunque, io non ero da meno.
Cominciò a spogliarsi, chiedendomi di imitarla.
"Dai... non vedo l'ora di iniziare" e, rimasta solo in perizoma e reggiseno, si sedette prima sulla tazza, per fare la pipì e poi sul bidet, per lavarsela.
Quando anch'io fui solo in intimo, si accorse del mio plug e:
"Che fai, te lo tieni o lo togli? - chiese - Quindi ti farai anche inculare?"
"Aiutami" le dissi, piegandomi sul lavandino.
Venne fuori e me lo porse: era perfettamente pulito.
"Peccato non averci pensato! Chissà se sono bella pulita pure io. Ti darebbe noia controllare?" e passandomi della crema, si mise a culo in aria.
Non seppi dire di no e con un po' di crema sul medio, le forzai l'ano e cominciai una attenta esplorazione.
Era abbastanza pulita; mi lavai per bene le mani e, in intimo, tornammo nel salone, dove stavano ad aspettarci i nostri quattro cavalieri...
Il "wow!" di ammirazione giunse alle nostre orecchie come il più gradito dei complimenti.
Maria prese l'iniziativa e, preso per mano Leonardo:
"Andiamo? - rivolgendosi al ragazzo, a me e Tullio, poi, rivolta ai mariti - vi chiamiamo noi", fermando l'iniziativa dei due aspiranti cuckold, che si stavano alzando dal divano.
Rimasero un attimo titubanti, ma poi, interpretando la loro parte, il loro ruolo, si risedettero in trepida attesa.
La camera da letto, molto ampia, era arredata in stile liberty moderno, con un bel letto in ottone, cui, i due uomini, mentre eravamo in bagno, avevano aggiunto un lettino, in modo da formare un lettone immensamente comodo e, ai piedi del letto, due poltroncine, che sarebbero servite ad ospitare i mariti che dovevano godersi la nostra monta.
"Perché non li hai fatti entrare in scena con noi?" chiesi incuriosita e sottovoce.
"Prima iniziamo e poi li chiamiamo; non si sa mai...un improvviso ripensamento a cosa iniziate, non lo vedo possibile" confermandomi la sua sagacia e il suo desiderio di andare fino in fondo.
Fummo noi, sedute sul letto ad aiutare a spogliare e tirarci addosso i nostri amanti; poi ci stendemmo tutti e quattro sul mega letto.
Solo dopo le prime carezze ed i primi baci, chiamammo gli spettatori per farli assistere alle nostre performances.
Arrivarono di corsa e, senza indugio, si spogliarono pure loro e si sedettero in poltrona.
Comunque, regalai un solo sguardo a mio marito, prima di attaccarmi al cazzo di Tullio. Ero in balia di quell'uomo e, quando lui scese dal letto e mi fece sedere sulla sponda, aspettai passivamente i suoi ordini.
Mi avvicinai a lui e subito strinsi il suo cazzo tra le mie tette. Era enorme e abbassando la testa riuscii a prendere la cappella in bocca.
Lo succhiavo e lo facevo scorrere nell'incavo delle mammelle, mentre lui mi strizzava i capezzoli tra le sue dita.
Il sentirmi osservata, soprattutto da mio marito, mi forniva una marcia in più. Gennaro aveva gli occhi sbarrati ed era eccitato all'inverosimile, e, in silenzio, si stava masturbando con una lentezza incredibile.
Sentii una o due stille di dolce liquido bagnarmi le labbra, che assaporai molto volentieri, ma non volevo che il mio amante venisse così, per cui, lasciato quel magnifico cazzo, mi stesi sulla schiena facendo penzolare le gambe al di fuori del letto.
Fu velocissimo, mi spinse più al centro e alzandomele, mi trafisse con il suo dardo infuocato.
Urlai per il piacevole dolore che quella cappella mi procurò.
Ebbi l'impressione di essere stata sverginata di nuovo, ma ormai la mucosa vaginale aveva inguainato quel bel pezzo di carne duro e pulsante e, per timore che potesse sfuggire, mi avvinghiai con le gambe alla sua schiena.
Ci guardammo negli occhi e, mostrandogli la lingua, volli essere baciata.
In quel momento, ebbi un lampo e, purtroppo a scapito di mio marito e del suo cazzo, pensai pure che ogni donna, almeno una volta nella vita, avrebbe dovuto provare una profanazione simile.
Il ritmo era stabilito dal suo martellamento: entrava ed usciva da me con sempre maggiore veemenza ed io ne ero follemente orgogliosa.
Gennaro, per meglio osservare, si alzò e si mise dietro il mio amante. Non voleva assolutamente perdersi lo spettacolo di quell'enorme cazzo che stava chiavando sua moglie.
Man mano l'uggioso mugolio si trasformò in urli di piacere: stavo godendo e volevo che tutti ne prendessero atto.
Si fermarono pure Leonardo e Maria e lei, vedendomi con gli occhi estatici, mi prese una mano e me la strinse in segno di affetto, di condivisione.
L'emozione fu tanta e tale che venni. Spruzzai un liquido biancastro, gelatinoso che investì il ventre del mio uomo.
L'orgasmo durò un tempo che non saprei definire: ero tutta un fremito, sentivo un formicolio che, partendo dalla testa, si propagava al volto e, lungo il collo, giù fino al ventre.
Ero incapace di parlare e, forse, anche di ragionare. Per un attimo questa perdita di lucidità, mi gettò nel panico. Ebbi paura e, solo quando il mio respiro si regolarizzò, trovai il coraggio di guardarmi attorno.
Erano ancora tutti lì ed io avevo ancora Tullio dentro di me.
Gli feci segno con la mano di fermarsi e lui, sfilatosi, sussurrò:
"Che bello vederti godere!"
Non ebbi la forza di rispondere, ma era palese il mio stato di estasi, di totale appagamento che il mio corpo rivelava.
Ebbi solo la forza di dirgli:
"Dammi un attimo e poi..."
Mi poggiò un dito sulle labbra e si stese accanto a me.
Ero completamente bagnata e sentivo ancora altro liquido colare sulle mie gambe.
Fui io a prendere la mano di Tullio per portarla sulla mia vagina.
Non dovetti dirgli nulla; scivolò dal letto e si posizionò con il viso tra le mie cosce. Sollevai le gambe, posizionando i piedi a lato del suo collo e, quando la sua lingua saettò lì in mezzo, ebbi di nuovo un guizzo, che mi fece sollevare il culo dal materasso.
Ebbi l'impressione che guardasse mio marito quasi a chiedergli il permesso, ma stavolta fu deciso e, imperterrito, si mise con lena a leccare tutto il mio piacere.
Comunque, anche se eravamo sullo stesso letto, quasi non mi accorgevo dell'altra coppia, che continuava a scopare sotto gli occhi attenti del marito.
Dal cigolio del letto e dal movimento del materasso, capii che pure lei era arrivata all'acme del piacere e, infatti, con un soffocato sospiro, mi si accasciò accanto.
Anche Leonardo non aveva ancora sborrato, per cui aspettò quel paio di minuti necessari a far riprendere fiato alla partner, per poi rimettersi all'opera.
Tullio staccò la bocca dal mio basso ventre e, allungatosi sopra di me:
"Voglio godere! Ti va di farmi provare l'altro buchetto?" mi chiese alitandomi nell'orecchio.
"Se però sento dolore, ti fermi, vero?" chiesi quasi implorando, ma girandomi a pancia in giù, fornii il mio assenso.
Nell'offrire il mio buchetto posteriore, sbirciai il volto preoccupato di Gennaro che aveva ben capito quella che era la nostra intenzione, quindi lo rassicurai con un lieve sorriso.
Sul comodino, oltre a dei preservativi che nessuno aveva usato, c'era pure una crema lubrificante, che avevo spesso usata con mio marito e fu lui stesso, con una certa titubanza, a consegnarla al mio amante.
Il freddo contatto della crema mi fece venire la pelle d'oca, ma fu veloce a spalmarla sulla brunita rosetta e, con un movimento rotatorio del polpastrello, umettò anche un bel tratto del mio retto.
Mentre io tenevo spalancato il mio didietro con tutte e due le mani, lui provvide anche a lubrificare ben bene il suo cazzo. Con esso percorse su e giù, due o tre volte, il solco delle natiche e poi, puntando il suo gonfio glande sull'ano, spinse.
Al primo assalto, non ci riuscì: il cazzo scivolò lungo il solco senza penetrare nell'ano; allora aspettò che mi rilassassi un po' per tentare di nuovo.
Aggiunse altra crema e questa volta inserì due dita dentro, restando prima fermo e poi girandole lentamente per qualche minuto, mentre mi carezzava i glutei, poi sfilò le dita e, prima che il buchetto si richiudesse, puntò la cappella e spinse.
La penetrazione di quella grossa cappella mi provocò un atroce dolore, che fu reso evidente dal grido che emisi. Lui spinse ancora e lo fece scivolare dentro; solo quando una buona metà fu dentro, si fermò per darmi modo di adattarmi.
Il dolore si attenuò, lasciando il posto ad un piacere squassante, che stava sopraggiungendo rapidamente.
Ero piena ed esageratamente dilatata, lo sentii avvicinarsi ancor di più alla mia schiena, fino a sentire i testicoli urtare il perineo.
Tutto quell'enorme cazzo era dentro di me; credo che arrivasse all'intestino, ma mi stava deliziando.
Sentivo un piacevolissimo solletico dentro e provavo una profonda felicità a spingere, come a voler espellere.
Il mio amante voleva godere e cominciò un lento andirivieni che mi stava sconvolgendo. Il pensiero del "tutto dentro" mi riempiva di gioia, che però scompariva quando lo tirava quasi tutto fuori.
Ero davvero fiera di esser riuscita ad inglobarlo tutto dentro il mio culo.
Volevo toccarmi la figa, il clitoride, ma ne ero impedita perché troppo pigiata sul letto.
Comprese e, sfilatosi completamente dal culo, mi mise un cuscino sotto la pancia, per poi rientrare, tutto d'un colpo, nel mio corpo.
Mi stavo carezzando la vagina e, mentre il pollice della mia mano lisciava il clitoride, il medio e l'anulare entravano ed uscivano da essa, sempre più velocemente.
Il suo movimento aumentò di intensità, fino a quando, irrigidendosi e con un soffocato lamento, venne.
Mi venne dentro, sentii distintamente il primo ed il secondo spruzzo, poi le contrazioni più intense passarono e continuò a colare sperma nel mio pancino.
Si accasciò su di me e solo allora ci ricordammo degli altri.
Leonardo stava ancora scopando Maria, ma erano agli sgoccioli anch'essi.
Difatti dopo pochi secondi pure lui scaricò una abbondante dose di crema nella figa della mia amica.
Quasi insieme, Tullio e l'altro uomo, si staccarono da noi.
Con gli occhi pieni di libidine, Gennaro si avvicinò a me e, apertomi il culo, oltre a trovare il forellino innaturalmente dilatato, resto estasiato a veder far capolino la sborra iniettatami, dentro, con tanta foga.
L'ano colava copiosamente e mio marito, raccolto con un dito ciò che già era venuto fuori, lo leccò, per poi mettersi sotto di me, con la bocca aperta e la lingua protesa all'esterno per stuzzicarmi il buchino, in attesa che altro nettare ne scaturisse.
Lo stesso stava facendo Cesare, ma lui, subito dopo aver bevuto gli umori misti della moglie e del suo bel dottore, entrò in lei con il cazzo durissimo, riempiendola del suo sperma, trattenuto all'inverosimile.
"E tu, non vuoi scaricarti?" chiesi a mio marito.
Mi fece segno di no e, subito dopo, capii che la precedente masturbazione aveva già dato i suoi frutti.
Era il compleanno di Maria e, pulitici alla meglio, ritornammo in sala, dove lei volle a tutti i costi spegnere le candeline e brindare alla nostra amicizia… allargata.
Dopo quella, ci furono altre sere, sia insieme al terzetto dei nostri amici, ma anche noi tre da soli.
Con Tullio l'idillio durò quasi un anno, poi lui fu trasferito e dopo qualche nostra trasferta, verso la sua nuova sede, la storia si concluse proprio per la lontananza. Però, durante quell'anno trascorso insieme, oltre all'intesa che si era creata con me, si era cementata pure una grossa complicità con mio marito.
Tifosi della stessa squadra di calcio, andavano spesso allo stadio assieme, frequentavano lo stesso bar e spesso capitava che fossi lasciata da sola.
Ma ormai non potevamo più rinunciare a trasgredire e, perciò, altri vennero a giocare con noi nel nostro letto: qualcuno trovato occasionalmente, altri conosciuti e frequentati più volte, ma mai più ebbe a ripetersi lo stesso feeling instauratosi con Tullio.
Confesso pure che, anche se insieme a Gennaro il nostro era un gioco, quando da sola mi è capitata qualche occasione, l'ho colta, regalandogli parecchie belle "corna".

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