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Prime Esperienze

"Soddisfatta" (parte 1)


di Boygang1
17.01.2018    |    10.949    |    0 9.5
"In realtà non sapevo cosa dirle, era poco più che maggiorenne, la differenza generazionale c’era, non avrei saputo parlarle di “Fedez”, ma mi affidai allo..."
Mentre guidavo la mia auto lungo l’autostrada ripercorrevo con i pensieri tutto quello che era successo, in ogni dettaglio, ogni messaggio, ogni parola, ogni sua nudità elemosinata attraverso le foto. Francesca era iscritta ad un sito di sex-dating sul quale da anni mi proponevo per organizzare incontri, ma quando caddi sul profilo, nella mia testa accadde qualcosa…giovanissima, misteriosa, decisa…e quella malizia con cui il suo sanguigno capezzolo spuntava dalla pelle bianca…tutto perfetto, era l’incarnazione di ciò che ammorbava le mie fantasie quando solo a casa, sotto le coperte del mio letto, non potendo mentire a me stesso, cercavo perversamente lei scappellando il mio cazzo.
La mia convinzione di averla trovata, la mia convinzione che fosse proprio lei, mi rendeva sicuro. In una logica malata creata dalla mia fantasia, ogni mia parola, ogni mio comportamento sarebbe dovuto piacerle, per cui non indugiai nel contattarla e quel contatto fu l’inizio di un viaggio per me. Un viaggio fatto di scambio di messaggi, di scoperte, di erotismo, di immagini, di masturbazione …e poi di confidenze, di attese, di immaginazione, ancora di masturbazione, di mistero, di seduzione, di discorsi al telefono…la sua voce mi attraversava la carne.
In un crescendo di complicità decidemmo di incontrarci, non conoscevamo ancora i nostri volti, il nostro odore…Stava diventando un’ossessione per me, la desideravo…forte.
Quel viaggio virtuale iniziato con un messaggio, si era trasformato in un viaggio reale che mi stava conducendo dalla mia piccola. Oramai ero a pochi minuti da lei, fondamentalmente eravamo due sconosciuti, ma avevo la forte sensazione di conoscerla da tempo, di capirla, per cui azzardai la proposta di farla salire in macchina e poi saremmo andati vagando cercando un posto tranquillo per fare due chiacchiere. In realtà io non volevo affatto vagare, sapevo benissimo dove sarei voluto stare con Francesca, avevo sempre fantasticato di essere con lei in una camera, ed è nella riservatezza di una camera che avrei voluto conoscerla…non perché mi sarei potuto buttarle addosso, non per avere un letto su cui consumare, ma perché in una camera con lei io mi riconoscevo nel mio habitat naturale…lontano da tutti, nessuna maschera, nessuna frase di circostanza, io e lei, occhi negli occhi, in quella stanza che nelle nostre fantasie avevamo creato per noi. Ovviamente non ebbi il coraggio di chiederglielo, era pur sempre una “bambina” , non ci conoscevamo e la camera di un hotel avrebbe richiesto uno smisurato atto di fiducia nei miei confronti…in fondo era proprio quello che volevo, fiducia incondizionata nei miei confronti…era ciò che era necessario, lo sapevamo entrambi…non le avrei mai fatto nulla di ciò che non volesse, ma mi sarei preso tutto ciò avrei voluto, perché ciò che io volevo, era lo specchio di ciò che Francesca voleva concedermi.
Arrivai al luogo dell’appuntamento, la vidi e la riconobbi da lontano, anche lei quando vide avvicinare un auto immaginava fossi io. Mi affiancai, la guardai negli occhi e le sorrisi attraverso i vetri. Rispose con un sorriso e si avvicinò…mi allungai e aprii la porta del passeggero che dava verso di lei,
- “dai sali, non prendere freddo” …
e finalmente era lì davanti ai miei occhi, a pochi centimetri, era come l’avevo sempre immaginata, minuta, capelli scuri, ricci, occhi marroni, poco trucco, rossetto e matita e quella boccuccia piccola, un labbro inferiore rosso e succoso dal quale non riuscivo a distogliere lo sguardo...adoravo come quel rossetto si insinuasse nelle piccole grinze delle sue labbra. Indossava un giubbottino di pelle, una magliettina volutamente un po’ scollata e dei leggings …un visino innocente corretto dal sapore della trasgressione adolescenziale, incantevole…indossava anche la collanina che nelle foto avevo visto cadere tra i suoi seni, gli anelli, le unghia appena lunghe e smaltate, aveva curato il dettaglio. La osservai…non so come, ma capii che alla fine della sua preparazione aveva scelto di non indossare gli occhiali da vista.
Era seduta accanto a me e pronunciai
- “Francesca adesso, ha anche un volto…sai non sono sorpreso, sei esattamente come ti immaginavo “ .
Fu l’inizio della nostra conversazione. In realtà non sapevo cosa dirle, era poco più che maggiorenne, la differenza generazionale c’era, non avrei saputo parlarle di “Fedez”, ma mi affidai allo scorrere degli eventi, ero sicuro che tutto sarebbe andato bene. Per fortuna Francesca sembrò sentirsi subito a suo agio e iniziò il suo gioco…quel gioco di sottile seduzione che fa di una ragazzina, una donna.
Stava scendendo il buio, i nostri discorsi, seppur in maniera giocosa, ormai si erano spostati su ciò che ci accumunava. Il sottofondo di erotismo aveva riempito l’abitacolo dell’auto, anche se non lo davo a vedere, il suo sorriso mi disarmava e la sua sensualità nei gesti, nelle espressioni, aveva innescato una pulsione voluttuosa dal quale non c’era ritorno. Ero eccitato, ero sicuro che Francesca lo avvertisse ma io volli essere sfacciato…la mia eccitazione la si poteva scorgere attraverso il gonfiore dei pantaloni, per cui, come se fosse del tutto naturale, sbottonai la giacca e allargai le gambe proprio mentre Francesca lanciava una sua occhiata, la tempistica fu ineccepibile e i suoi occhi caddero per forza di cose tra le mie gambe. Il mio corpo non mentiva, volevo che sapesse cosa stessi provando, quanto la desiderassi. Non so cosa pensò, ma accennò una smorfia che mi fece letteralmente perdere la ragione. Eravamo accostati in una zona poco trafficata, al buio, e si creò quell’attimo di silenzio dove il tempo si ferma. La stavo fissando negli occhi e spontaneamente e in maniera decisa attraversai il suo recinto…allungai la mano per accarezzarle il volto, feci scorrere il pollice lentamente lungo i suoi zigomi fino ad arrivare al bordo delle bocca, con movimento impercettibile ma insidioso il mio pollice voleva farsi spazio tra le sue labbra e lei me lo concesse. Assaporò il mio dito un solo attimo, era il segnale del suo fermento, e così la sua bocca ora era diventata il fulcro della mia attenzione…volevo baciarla, morderla, assaporarla, leccarla…e in quell’attimo lo feci. Esplodemmo in un bacio appassionato, come se avessimo aspettato fin troppo, la mia mano continuava a trattenere il suo volto, accarezzare la profondità dei suoi capelli, le sue guance erano calde e le nostre lingue si intrecciavano e scivolavano tra la saliva. Appoggiò la sua mano sulla mia gamba, ma io oramai non avevo più regole, misi la mia mano sulla sua e l’accompagnai sulla patta dei pantaloni…volevo che sentisse la mia sete, la mia potenza, il mio sesso duro per lei…e volevo governarla.
Mi staccai dolcemente dalla sua bocca per affondare con il volto sul collo, mentre le mie labbra sfioravano il suo orecchio sentivo il suo profumo.
- “Vieni con me”,
dissi con tono basso e rassicurante guardandola negli occhi. Lei non rispose ma annuì; sapeva che era inevitabile, era il naturale svolgimento della trama...
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