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Prime Esperienze

"Soddisfatta" (parte 2)


di Boygang1
26.01.2018    |    13.809    |    7 9.3
"Francesca aveva dovuto immaginare così tante volte quella scena che nonostante fosse inesperta si muoveva con maestria..."
Mi diressi verso un albergo che non era lontano da li. Rimanemmo in silenzio fin quando non entrammo in camera, ero percorso da sensazioni sconosciute, il cuore mi batteva ma Francesca era li davanti a me, il suo corpo che più volte, attraverso le foto, mi aveva indotto ad orgasmi, adesso era li per me…era la mia perversione e la perversione iniziava a impadronirsi di me.
“Tu conosci aspetti di me che sono intimi…sai come sono io…e adesso sei mia”.
Sono queste le parole che proferii prima di afferrarla e spingerla verso di me per baciarla ancora. Dapprima delicatamente e man mano più avido. In piedi in quella stanza, mentre mi inebriavo del suo sapore, le mie mani la percorrevano, tra i capelli, lungo le braccia, lungo i fianchi. In quel bacio intenso le mani scivolarono lungo la sua schiena e afferrai i suoi glutei spingendola verso me.
“Toglimi la camicia”,
il mio tono era gentile anche se imponevo la mia volontà, stava emergendo la mia indole dominante. Francesca gradualmente iniziò a sbottonarmi. Eravamo ormai svestiti della parte superiore, la stringevo, la palpavo, avevo bisogno di sentirmela addosso, di sentire il contatto della sua pelle; i suoi capezzoli che tanto avevo bramato, li sentivo premere sul mio petto, duri ed eretti, li stuzzicai tra le dita e in un sussulto improvviso la sentii contrarsi.
Conoscevo il segreto di Francesca, la sua passione verso l’erotismo era sfrenata, aveva plasmato la sua mente con i porno, chat erotiche, e ditalini…nella sua testa aveva vissuto esperienze dissolute, ma nella realtà era una “bimba inesperta”.
Questa consapevolezza mi infuocava, volevo profanare la purezza del suo corpo e così la poggiai con le spalle al muro, la mia lingua scese lentamente lungo il suo collo e poi ancora più giù, raggiunsi il suo seno, la leccai inumidendo i suoi capezzoli rossi e saporiti come ciliegie, la stavo gustando. La mia mano era ancora sul suo volto, le mie dita nella sua bocca. Francesca era in mio possesso, la saliva untuosa che bagnava i suoi capezzoli aveva oltraggiato il suo seno acerbo. Stretta tra le mie braccia la girai facendole poggiare le mani al muro. Ero dietro di lei , baciandole il collo stringevo i suoi seni e spingevo il mio cazzo turgido tra le sue gambe. Le mie mani scesero senza fretta lungo il suo ventre…non dimenticherò mai l’intenso calore del suo ventre…accarezzandola infilavo la punta delle dita dentro il lembo dei suoi leggings, sentivo salire l’eccitazione di Francesca, abbassai i leggins, i miei pantaloni e miei slip. La mia mano si sentiva autorizzata ad andare oltre e quando sparì nelle mutandine di Francesca, forzando l’ultimo barlume di pudore, lei divaricò leggermente le gambe e la fece entrare.
“Voglio masturbarti”
le sussurrai all’ orecchio e il mio indice era già sul suo clitoride che l’accarezzava. Sentivo il suo respiro affannarsi, iniziò a mugolare, la tenevo stretta e immobile tra le mie braccia forti, come le dissi già una volta “la proteggevo abusando di lei”. Francesca era bagnata, io continuavo a masturbarla, spingevo con il cazzo tra le sue gambe sfidando le leggi dell’impenetrabilità. Provava piacere, io ascoltavo il suo corpo, il suo respiro…inarcava la schiena e la testa all’ indietro e io le mordevo delicatamente la spalla come un vampiro che la stava ingannando con il piacere per portarla alla dannazione. Mentre titillavo il suo clitoride desideravo la sua piccola manina sul mio cazzo, mi spostai leggermente e lei sembrò leggermi il pensiero. Impugno il mio cazzo caldo e iniziò a segarmi. Ci stavamo masturbando vicendevolmente, il palmo della mia mano pressava sul suo pube, il polpastrelli delle mie dita frizionavano il suo clitoride gonfio, talvolta scendevo più in fondo come ad intingere le dita nel nettare del suo piacere per poi portarle in bocca…il godimento saliva, rantoli arrapati emergevano dalla sua gola, lei iniziò a segarmi più velocemente, vidi la sua bocca bagnata aprirsi…quella visione innescò in me un impulso selvaggio. Volevo scoparmi la sua bocca. Feci pressione per spingerla in basso, si inginocchiò ai miei piedi, il mio cazzo si ergeva dritto a pochi centimetri dal suo volto, mi fissava negli occhi mentre la sua manina continuava a segarmi lentamente, sembrava mi stesse dicendo “sono pronta”.
Mi chinai per baciarla, le aprii la bocca e feci scivolare dentro un goccio della mia saliva. Poggiai la mano sulla sua testa e in quell’ istante Francesca, senza che la forzassi, abbandonò la presa del cazzo con la mano, aprì la bocca e la affondò delicatamente sulla mia cappella. Iniziò a muoversi e a pomparmi, la sua lingua era calda, mi stava bagnando per bene e sentivo che il cazzo scivolava sempre meglio. Francesca aveva dovuto immaginare così tante volte quella scena che nonostante fosse inesperta si muoveva con maestria. Pensai che nel pieno delle sue voglie, sola nella sua camera, si fosse esercitata in qualche modo.
Tenendola per i capelli mi stavo facendo succhiare il cazzo. Era incredibile, ero estasiato, ma non mi bastava…volevo violare la sua tenera boccuccia. Così, con la mano sul suo capo, iniziai a spingere un po’ per affondare il cazzo ancora più giù. Dovevo gestire io il ritmo e la profondità. Francesca era abbandonata al mio volere, era dedita alla mia depravazione perché in fondo era anche la sua. Le stavo scopando la bocca sempre più veloce e sempre più in profondità perché impazzivo per lei; ogni tanto le sfilavo il cazzo per farle riprendere fiato, i rivoli di saliva che si allungavano tra la mia cappella e le sue labbra erano il simbolo del nostro immorale legame. Il mio cazzo eretto, venoso e lucido era nuovamente sul suo visino delicato. Guardandomi negli occhi mi leccò l’asta con tutta la superficie della lingua, in tutta la sua lunghezza, dalle palle alla cappella.
Era il momento di portarla a letto, denudarla completamente e godere del suo corpicino.

Stesa davanti a me , la sua pelle bianca e liscia, i suoi seni perfetti, i suoi capezzoli turpemente duri, il trucco un po’ sbavato, le mutandine sgualcite…era bellissima
”come poteva essere lo sguardo di una donna così puro e così indecente allo stesso tempo”…era il pensiero che mi ossessionò e mi fece arrapare eccezionalmente in quell’ attimo.
Le poggiai una mano alla gola, senza stringere, mi distesi su di lei e lei mi accolse tra le sue gambe. Iniziai a baciarla ancora, con passione, il cazzo era durissimo e lo strofinavo sulla seta delle sue mutandine. I nostri corpi erano attaccati, si sfregavano, trasmettevano bollore, continuavo a spingere con tutta la forza che avevo la mia cappella sulla sua figa simulando la penetrazione. Lei ansimava, gemeva e io soffocavo i suoi versi baciandola perché volevo sentire i suoi gemiti nella mia bocca. Non la stavo penetrando ma lo sfregamento del cazzo sul suo clitoride, la simulazione dell’amplesso, la stavavo facendo godere, i suoi mugolii non erano più trattenuti, la sua voce permeava la stanza di lussuria.
Non potevo più resistere, Francesca doveva essere completamente mia, il suo godimento era la mia estasi.
Mi sollevai per rimuovere l’ultima barriera…le mutandine bianche erano fradice, rese quasi trasparenti dagli umori di lei, aderivano perfettamente alle glabre labbra della sua figa, tanto da poterle distinguere perfettamente mentre delineavano la sua amabile fessura. Le sfilai le mutandine…la sfacciataggine con la quale spalancò le gambe e mi offrì oscenamente i suoi buchi, con quello sguardo lascivo che non saprei mai descrivere, sovvertì ogni cosa…in quell’ istante era lei la mia padrona. Quell’ immagine si impresse indelebilmente nella mia mente e realizzai che sarebbe tornata senza preavviso a turbarmi nel corso della vita.
Volevo scoparla, morivo dalla voglia. Il mio cazzo era cocente e lo sentivo pulsare e spingere verso di lei come se avesse una volontà propria…ma non potevo perdermi il sapore della sua figa, abbeverarmi dei suoi fluidi e darle un piacere che non aveva ancora provato. Poggiai la punta della lingua sul suo inguine e la feci scivolare inumidita fino alle sue labbra, risalendo poi sul clitoride per soffermarmi li…leccavo, ciucciavo e mordicchiavo con estrema cura il fulcro del suo piacere. Quel contatto umido la faceva impazzire, Francesca si contorceva, si bagnava sempre più e la sua voce spezzata mi suggeriva come muovermi. Mentre la leccavo mi segavo piano, fin quando non potetti più resistere, stavo scoppiando…dovevo entrare dentro di lei, dovevo possederla. Poggiai la cappella sulla sua fighetta, iniziai a farla scivolare su e giù tra le labbra e il clitoride senza penetrarla, i suoi umori mi avevano lucidato il cazzo, iniziai a imprimere più pressione e le sue labbra si schiusero, la fighetta era aperta come un bocciolo di rosa. La fissai, il suo sguardo era languido….piano ma con decisione diedi un colpetto e la penetrai con la cappella…era fradicia e il cazzo duro come non mai scivolò dentro in tutta la sua lunghezza. Sollevandogli le gambe mi distesi su di lei, iniziai a penetrarla più profondamente… ero dentro di lei, carne nella carne, la sua figa stretta avviluppava il mio cazzo, come posseduto non potevo più controllarmi, la sbattevo sempre di più, incurante la sovrastavo con il mio corpo e i miei colpi vigorosi.
“Sei mia Francesca, sei mia” .
Il suo “Si” fu interrotto dal uno strido di piacere che le avevo provocato penetrandola più forte. Infervorato, completamente preso da lei, l’avevo desiderata così tanto che tutto l’ardore accumulato lo stavo facendo esplodere dentro di lei. Le stringevo i capelli, leccandola le gemevo nell’orecchio e la sbattevo senza fermarmi…non potevo più fermarmi. Lei stringeva le sue mani sulla mia schiena, alternava mormorii e singhiozzi di goduria, sentivo la sua fighetta straripare fino a impregnarmi le palle. I nostri corpi ormai in preda alla lussuria erano un tutt’uno. Abbandonata alla mia volontà e al piacere carnale assoluto, sentii il corpo di Francesca contrarsi, la sbattei più velocemente, un brivido attraversò la sua schiena, gettò il capo all’ indietro, la strinsi forte ed esplose in un fragoroso, coinvolgente e lungo orgasmo. La sua bellezza corrotta e il suo volto appagato, furono il ritratto pornografico che mi portò alla sovraeccitazione, stavo per venire anch’io. Sfilai velocemente il cazzo da dentro di lei e lo portai all’altezza dei suoi seni, volevo ancora oltraggiare i suoi capezzoli, stavolta con il mio sperma, lei impugno il cazzo e iniziò a segarmi velocemente
“Dai vieni” mi incoraggiò.
Ansimando schizzai copiosamente a più fiotti, lei con un gesto d’istinto cercò di sottrarsi ma la trattenni forte, imbrattandole il seno e il collo…qualche goccia arrivò sul suo volto, vicino le labbra…dello sperma denso penzolava sul suo capezzolo. Il mio seme giaceva su di lei. Ero appagato, insanamente compiaciuto del frutto della mia immoralità.
Mi distesi, avevo bisogno di rilassarmi e avrei desiderato che Francesca mi leccasse un po’…ma non la disturbai; aveva regolarizzato il respiro ed era distesa per conto suo dandomi le spalle. Non sapevo cosa stesse pensando, non sapevo se stesse provando imbarazzo, se stesse cercando relax, ma mi piaceva pensare una cosa: quando mi faceva masturbare al telefono, spesso mi ripeteva compiaciuta di essere “soddisfatta”…e io volevo immaginare che anche questa volta fosse così…che Francesca fosse soddisfatta.
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