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Scambio di Coppia

Mary e l'armadietto del piacere


di Membro VIP di Annunci69.it stimolantecp
13.05.2025    |    5.573    |    16 9.9
"“E adesso, che facciamo?” gli chiesi..."
Mary è affamata di sesso, magari qualcuno dei nostri amici leggerà questo racconto e scoprirà di averla conosciuta nella vita reale.
A me lo ha confidato oggi, quando per caso siamo rimaste sole nella sua casa sulle colline della Valpolicella.
La frequento da un anno, da quando Piero l’ha presentata al solito gruppetto di amici veronesi con cui usciamo durante l’inverno: è una donna piacevole, si è inserita tra noi mantenendo un riserbo educato sulla sua vita ma aprendosi ogni tanto e rivelandosi pian piano come una bella persona.
Sappiamo che ha passato da un po’ i cinquanta ed è molto attenta alla propria immagine di donna elegante e alla moda, mi ricorda vagamente la Carrie di “Sex and the city” per il suo fisico snello e tonico, frutto della sua passione per la corsa, alla quale non rinuncia nemmeno in pieno inverno.
Noi mogli del gruppo, quasi tutte sessantenni, la invidiamo un po’ ma con la quieta consapevolezza che le nostre forme morbide sono dovute alla pigrizia, alla golosità e sicuramente al fatto che, per fortuna, i nostri mariti ci accettano come siamo e nemmeno loro sono più i baldi giovanotti che ci avevano sedotto.
Anche Piero, il suo “moroso”, ha passato i sessant’anni ed è sempre un bellissimo uomo maturo, fisicamente gradevole, dal buon carattere, pacato ma molto ironico.
Mi piace, perché non spende parole per nulla e soprattutto è affezionato ad Ivo dai tempi della scuola, anche se, come accade spesso, si sono riavvicinati in età matura e pur essendo diversi si compensano bene.
E’ quindi naturale che io cerchi di conoscere meglio Mary, anzi sono curiosa di sapere qualcos’altro di lei.
Siamo nella cucina di casa sua e mi sta pazientemente spiegando, da brava Piemontese, come si prepara il vitello tonnato, sorseggiando ogni tanto un sorso di vino bianco, stupendomi, perché di solito è molto attenta a ciò che mangia e beve.
Non so perché ma mi sembra quasi in imbarazzo e questo mi dispiace perché voglio bene a Piero e di conseguenza ne voglio anche a lei, che lo rende felice, basta guardarli insieme; non capisco se io la intimorisca o le susciti brutte sensazioni..
Le sto dedicando tutta la mia attenzione, cerco di seguire i suoi consigli riguardo al piatto che sta preparando, ben sapendo che non mi azzarderò mai a cucinare qualcosa di diverso dalle pietanze che già preparo da anni.
La scusa però è ottima per passare del tempo insieme, mentre gli uomini sono ad assistere ad una partita di basket.

- E adesso ci vuole il tonno; se apri l’armadietto dietro di te troverai le scatolette, prendine due tra le più grandi.

Mi giro, con calma, dato che ancora la spalla mi fa male (sono caduta come un salame qualche tempo fa), apro lo sportello ma non vedo scatolette di tonno.
Mi sorprende invece trovare un insieme piuttosto eterogeneo di vasetti, barattoli e bottigliette, ma niente tonno, appunto. Vedo anche un bastoncino da gelato tinto di rosso fragola, sono piuttosto confusa e lei se ne accorge:

- Oh,no, scusami, guarda in quello a sinistra; hai aperto il mio armadietto particolare….

Ridacchia, mi guarda fissa negli occhi, diventando un po’ rossa allo stesso tempo ed alza di nuovo il calice come in un brindisi muto.
Non dico nulla ma credo che la mia faccia parli da sola, manifestando il mio stupore.

- Beh, se hai voglia ti racconto, finché cucino, spero di non scandalizzarti.

E’ un invito a nozze, mi prendo uno sgabello e mi metto in attesa; la ricetta del vitello tonnato, me la segnerò la prossima volta, lei inizia a parlare, tenendo un po’ la testa bassa.

- A me piace il sesso, lo ammetto.
Non mi sono mai sposata, né ho avuto relazioni stabili, o almeno, relazioni alla luce del sole.
Sono stata l’amante del titolare della ditta dove ho lavorato per vent’anni fin da quando ero poco più di una ragazzina e questo mi bastava, lui era un gran scopatore, fantasioso, allegro ed in pratica mi ha sempre mantenuta, riempiendomi di regali.
Mi andava bene così, finché non mi ha sostituita con una donna più giovane, sorprendendomi ma non più di tanto, il nostro rapporto era ormai una routine, quasi fossimo sposati.
Ho trovato stimolante lasciare lui ed il mio vecchio lavoro e trasferirmi nella vostra città che ho sempre amato, aprendo una nuova pagina della mia vita, quindi mi sono trovata improvvisamente libera ma senza conoscere il mondo degli uomini e del sesso.
Capirai che avevo un problema da risolvere ossia l’abitudine ad essere soddisfatta quasi tutti i giorni, essendo stata l’amante di un uomo che aveva sempre voglia: improvvisamente mi mancava la …materia prima e non immaginavo come reperirla in un ambiente di vita, anche lavorativa, completamente nuovo.
Finché una sera andai a fare la spesa al supermercato vicino all’ufficio ad un orario insolito perché avevo fatto tardi per vari intoppi successi quel giorno e mi trovai tra le corsie quasi a ridosso della chiusura.
Tu mi vedi, non sono poi altissima se scendo dal mio tacco dieci e quella sera avevo già ai piedi le scarpe sportive che uso per andare sul bus: di conseguenza, mi trovai a guardare dal basso del mio metro e sessanta scarso, i vasetti di marmellata “light” appollaiati sul ripiano più alto dello scaffale.
Per fortuna passava proprio in quella corsia un cliente e mi azzardai a disturbarlo indicandogli l’ultimo ripiano:
“Scusi, mi prenderebbe un vasetto del gusto albicocca, non c’è della mia marca preferita, spero sia buona ugualmente…”
Lui mi sorrise e mi porse il vasetto, schioccandomi un sorriso caloroso.
“Eccolo, per lei; ma è nuova del posto, non l’ho mai vista, mi ricorderei di una bella biondina com’è”
Gli sorrisi e finché gli autoparlanti non annunciarono l’imminente chiusura del negozio, rimanemmo a parlare.
Lui fu il primo, e non certo il migliore: usciti dal supermercato, entrammo nel pub a fianco, mangiammo e soprattutto bevemmo e gli feci un pompino nel bagno, sperando di solleticarlo ad iniziare così una bella, intima, amicizia .
E lui sì, mi scopò poi in macchina sotto i lampioni implacabili del parcheggio, col rischio di farci scoprire ma fu una cosa un po’ sporca, un po’ scomoda, un po’ insoddisfacente per me visto che lui venne due volte ed io nemmeno mezza.
E se guardi nell’armadietto, il vasetto di marmellata è ancora quasi pieno, nemmeno quella era buona…

Lei si interrompe, io sono senza parole, pensavo ad una confidenza tra donne, ma quanto mi ha detto va aldilà delle mie aspettative, sono imbarazzata , per fortuna lei mi gira la schiena, intenta a cuocere la carne per i minuti esattamente necessari, ma nel frattempo continua il racconto e continua pure a bere.

- Scoprii con il tempo che l’orario prossimo alla chiusura era scelto con certe intenzioni trasgressive da un sacco di singles (ma non solo) che lavoravano nei centri direzionali dei paraggi: bancari, creativi, architetti, avvocati, tutte persone comunque da “un botta e via”.
Ed io divenni “la donna degli scaffali in alto”.
Non lo so se la voce si sparse, se Mister Marmellata si vantò con qualcuno ma qualche sera dopo, senza che io facessi alcun gesto particolare, mi si propose “L’uomo dei capperi”.
Stavo pensando di preparare, come stasera, il vitello tonnato e lui mi fece notare, comparendomi improvvisamente alle spalle, che i capperi nei vasetti più in alto erano tra i più pregiati.
Nel prenderli, si allungò strusciandomi l’inguine sul culo, facendomi sentire un’interessante erezione, aveva anche un bel sorriso e, contrariamente all’altro, profumava di buono.
Con lui feci un sesso fluviale, visto che lasciammo le macchine al parcheggio del supermercato e ci dirigemmo a piedi verso il centro, attraversando il ponte di Castelvecchio, guardando la città illuminata.
Trovammo una nicchia, e grazie anche alla nebbia che ci protesse dagli sguardi dei rarissimi passanti, ci scambiammo baci umidi e profondi e carezze intime ed altrettanto umide.
E l’orgasmo che mi regalò, inginocchiandosi davanti a me , seduta sul parapetto della finestrella affacciata sull’Adige mentre stavo a gambe spalancate, non fu malaccio, come, a dire il vero, erano gustosi i capperi che mi aveva consigliato.
Mi è piaciuto fare sesso con lui, quella sera come molte altre ed ogni tanto prendo dall’armadietto il vasetto ormai vuoto, lo guardo e non ho il cuore di gettarlo.

Lei lo dice sorridendo, mentre spalma la salsa sulla carne, tranquilla, serena, come se stessimo davvero parlando solo della ricetta.
Mi azzardo a chiederle di Piero, che ora ricordo, lavora proprio in uno dei palazzi di quella zona, spero che non si offenda, ma ormai la domanda mi è uscita, sfacciata.

- Oh, lui fu un caso, davvero.
Lo conobbi nel periodo che seguì “L’uomo Nutella” che mi portava nel suo ufficio (lo rividi spesso) e mi faceva consumare il vasetto col mio nome da “edizione speciale” spalmandomela addosso e leccandomi poi con gusto, troverai il vuoto lì dentro con appena un accenno di crema sul fondo (sospira…).
O forse avevo appena conosciuto “Il ragazzo Maionese” con cui mi appartai nello stanzino delle scope del supermercato e che si impastricciò l’uccello per…beh, gli interessava solo il cosiddetto “lato B”….
No, anzi, adesso che ci penso credo che forse lui sia stata la reazione alle avances di Michela che mi convinse a provare l’uso dei ghiaccioli alla frutta in un rapporto lesbico, con la scusa che era estate e leccare una passera fresca era molto meglio.
E me lo disse così, guardandomi con desiderio mentre ero chinata sul banco frigo: ma nemmeno gli uomini sono così spudorati…tu che ne pensi?
Ah già, tu sei una donna perbene, immagino che non ti interessi molto…
Comunque aveva ragione: la sensazione di sentire le sue labbra già rinfrescate dal ghiacciolo allargarmi pian piano l’ingresso della passera per poi infilarmi…aaah…

Sospira e non mi guarda, ha terminato di disporre la carne e la salsa su di un bel vassoio, e sta guarnendoli con altri capperi.

- Tornando a Piero, senza rendersene conto, fu il mio “Maturo Scatolette-per-gatti”
Non avevo nessuna intenzione di disturbarlo con secondi fini, qualche commesso sadico aveva veramente messo in alto, troppo, la pappa preferita dal mio micione.
Mi stavo allungando come una disperata verso la cima dello scaffale quando lui passò e senza che io dicessi nulla prelevò una scatoletta al tacchino, esattamente quella che volevo, e me la porse, sorridendo con benevolenza.
“Micia?” mi chiese e il suono della sua voce fece sciogliere la mia.
“Micio” gli risposi, “castrato ma stranamente voglioso, come la sua schiava umana”.
Non so perché mi scappò una frase così idiota e volgare, ma lui rise e salutandomi con la mano se ne andò.
Non ti devo raccontare che da quel momento in poi lui diventò il mio unico desiderio: andavo al supermercato a tutte le ore possibili, prendendomi addirittura dei permessi non retribuiti per cercare di incontrarlo, perché ero ossessionata dal ricordo della sua voce e dal suo sorriso.
Per dare un segnale di “sono occupata”, riempivo il carrello di prodotti che stavano sui ripiani più bassi e scansavo ogni aiuto dei miei altissimi fan, diventai improvvisamente casta e riservata.
Ormai disperavo di incontrarlo, temetti fosse un imprenditore di passaggio solo per qualche fiera, finché la fortuna me lo fece incontrare di nuovo, davanti alle casse.
Senza quasi notarci, assorbiti ambedue da chissà che pensieri, allungammo nello stesso istante la mano verso l’ultima scatolina di Tic Tac alla menta, riconoscendoci poi.
Ci scambiammo così il primo tocco, che fu una scossa, per me ed ho poi saputo, anche per lui.
“E adesso, che facciamo?” gli chiesi.
“Te la lascio, se vieni a cena con me” fu la risposta.

Non cenammo, quella sera.
Io assaggiai il suo uccello, in bocca, in fica, nel culo, sdraiata, inginocchiata, sfinita poi dagli orgasmi, sul letto del piede-a-terre riservatogli dall’azienda in cui lavora e che si trova a duecento metri dal negozio.
Mi scopò con lentezza ma determinazione, senza mai cedere al proprio orgasmo, conquistandomi poi con un sesso diverso, da dominante ma estremamente attento alle mie sensazioni.
Gli piaceva lasciarmi senza notizie per giorni, con la fica bagnata nel ricordo e poi improvvisamente me lo trovavo in ufficio, immagino avesse corrotto con qualche bottiglia di vino Amarone tutte le guardie all’ingresso.
Mi faceva sdraiare sulla scrivania senza chiudere a chiave la porta col rischio di farci scoprire e di farmi perdere la faccia davanti a tutto il Reparto; godeva nel prendermi in fretta, scompigliando tutte le cartelline che io di solito conservavo sul tavolo in un ordine maniacale.
Oppure passava davanti alla fermata dell’autobus chiedendomi se volessi un passaggio: in cambio, reclamava solo un pompino, e se ne infischiava delle facce degli altri automobilisti affiancati ai semafori che vedevano la mia nuca alzarsi e abbassarsi su di lui.
“Micio”, il gattone castrato, divenne il secondo amore della mia vita, surclassato da un bipede brizzolato.
Che io adoro, anche adesso, sia chiaro.

Queste confidenze così dettagliate sul nostro amico Piero, mi turbano un po’, una cosa è un racconto su sconosciuti ed un’altra sapere tante cose di lui, di com’è adesso.
Mi alzo e riapro l’armadietto “particolare ”, dando un’occhiata, di nuovo, così, giusto per interromperla.
Conto una decina di prodotti diversi, con la data di scadenza ormai superata da mesi, mi giro e la guardo, lei scuote la testa alla mia domanda silenziosa.

- No, non li butto, sono un ricordo, lui mi crede solo un po’ disordinata e con magari un pizzico di sindrome da accumulatrice seriale.
Lui non sa di tutti gli altri uomini che ho desiderato e soprattutto di quello…

Si avvicina, prende in mano una vasetto piccolissimo, credo si tratti di zafferano pregiato ancora intero e sigillato, lo rigira tra le dita, socchiudendo gli occhi e si confida ancora, con un soffio di voce:

- Ecco l’unico mio fallimento, l’ho rincorso per mesi, ma invano, prima di conoscere Piero ma l’ho pensato anche dopo.
Alto, anche lui (non lo sono tutti per noi piccoline?), mi ha dato in mano la confezione che gli avevo indicato e poi se ne è andato, mormorando, dopo il mio ringraziamento un “Si figuri…”, donandomi solo un sorriso appena accennato.
L’ho intravisto in centro da solo, sempre un po’ di fretta, preso dai suoi pensieri e non ho mai avuto il coraggio di fermarlo; altre volte era con la sua donna e vedendoli la invidiai.
Eri tu, sappilo.
Tranquilla, lui non sa nulla dei miei sogni ormai irrealizzabili, perché se amo sono fedele e Piero è troppo prezioso.
Solo che a volte mi sale una smania difficile da placare: vorrei sapere che profumo ha la sua pelle, se gli piacciono le dita sui capezzoli, se i suoi baci sono lenti e profondi.
E se le sue mani che sembrano così forti sanno accarezzare con delicatezza e se mi farebbe godere solo toccandomi…

La guardo, ha sempre gli occhi chiusi.
Caspita, nessuna mi aveva mai parlato così del mio uomo, con curiosità e con desiderio.
Non ho voce per replicare, non saprei che dire, ed anche lei tace finché esce a fumare sul balcone.
Penso che al suo rientro dovrei raccontarle anch’io qualcosa, per correttezza, o meglio per ammettere che non sono proprio una santa, nemmeno io…

Ricordo perfettamente la data in cui scopai col suo uomo, e non solo con lui: era la sera della vittoria degli Azzurri in Spagna.
Dalla città ci eravamo trasferiti tutti nella villa della famiglia di Piero sul Garda per vedere la partita: una ventina di ragazzi e ragazze eccitati dal caldo, dalla birra e dal tifo.
Venne naturale festeggiare poi con un bel bagno nel lago ed in mancanza dei costumi ci buttammo nudi nell’acqua davanti ad una spiaggetta un po’ nascosta verso Punta San Vigilio.
Ivo era già il mio ragazzo, Piero il suo amico migliore, io ero nuda ed infreddolita, gli altri erano tornati in città, la birra e l’erba fecero il resto: mi trovai tra di loro, come un giocattolo condiviso tra due bambini, mi piacque, mi sentii doppiamente desiderata.
Credo avessero già fatto quel gioco con qualcuna delle loro amiche tanta fu la sintonia dei loro uccelli: mi presero a pochi secondi l’uno dall’altro, riempiendomi fica e culo, baciandomi con frenesia la bocca ed il collo, trovandomi disponibile e subito eccitata:
- Mi senti? (disse Lui)
- Sì, ti sento, muoviamoci insieme, dai (replicò Piero).
Alla fine ci sdraiammo sui sassolini appuntiti della spiaggetta, guardammo i fuochi d’artificio che brillavano sull’altra sponda, rilassandoci con l’ennesima canna passata di bocca in bocca, stupiti da noi stessi per aver tutti goduto di una situazione inaspettata.
Nessuno di noi ne parlò poi, mai, in questi anni, però pensandoci bene, potrei dirlo a lei: vorrebbe conoscere da vicino il mio uomo ed a me il suo non dispiace, anzi…
Poi la faccenda del ghiacciolo, mi ha attizzato, forse interesserebbe anche ai maschietti.
Ed a proposito di uomini, mentre lei rientra in cucina, ecco le loro voci :
- Ehilà, ragazze, ci siete?
- Ciao, bambine, cosa ci raccontate di bello?

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