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LA CENA DELLE COUGAR - terza parte: La figa dalmata


di Membro VIP di Annunci69.it Shoganai65
28.11.2021    |    5.790    |    1 9.7
"La infilai così come stava, senza preamboli..."
Dopo la famosa cena, per alcuni giorni ci scambiammo solo un po' di messaggi e di foto nella chat di gruppo che avevamo creato con la promessa di rimanere in contatto e, casomai, di organizzare un'altra serata tutti insieme prima della fine dell'estate.
Erano per lo più le donne a mandarsi saluti, foto di ricette o di tramonti sul mare. Nulla di particolare. Regnava una calma strana. Era come la bonaccia prima della tempesta.

Il primo di settembre, un martedì, Karin mi chiamò mentre ero nel mio ufficio a Trieste per avvisarmi che nel pomeriggio sarebbe partita per rientrare a Milano per un paio di visite mediche che aveva prenotato già da tempo, per cui il fine settimana successivo sarebbe rimasta in città per rientrare a Rovigno solamente il martedì successivo.

"Grazie per avermi avvertito. A questo punto non so neanch'io cosa fare nel weekend. Se non ci fosse ancora mia suocera potrei restare a Trieste con mia moglie e mia figlia, ma deciderò all'ultimo momento in base al tasso di sopportazione raggiunto" le dissi sorridendo. "Comunque fammi sapere come andranno le visite, e non dimenticarti di me nel frattempo" aggiunsi salutandola.

A quel punto, dopo una sequenza ininterrotta di weekend a base di sesso sfrenato con Karin, il fine settimana si preannunciava tranquillo, al limite del noioso.
Invece, un paio di ore più tardi, sul mio profilo personale arrivò il seguente messaggio:
"Ciao, come stai? Io venerdì prossimo non lavoro. Ti andrebbe di bere un aperitivo assieme? Monika 😘"
Wow! Che strana coincidenza pensai. Un tempismo sospetto.
Volevo tastare il terreno e cercare di capire le intenzioni di Monika, senza peraltro mancare di rispetto a Karin, almeno in questa fase.
"Purtroppo Karin mi ha avvisato che questo fine settimana non sarà a Rovigno, e io ero indeciso se venire o no" le scrissi.
"Lo so, Karin mi ha detto che andava a Milano per delle visite mediche. Per questo ti ho scritto. Ho pensato saresti rimasto da solo e magari volevi uscire. Ma se non vuoi ti capisco" fu il suo messaggio di risposta.
Diavola tentatrice! Aveva atteso il momento giusto e adesso voleva attirarmi tra le sue fiamme ed indurmi in tentazione.
Come dirle di no? D'altra parte Oscar Wilde diceva che "L'unico modo per resistere alle tentazioni, è cedervi", e chi ero io per non dar retta al grande scrittore?

"Sarà un vero piacere incontrarti di nuovo. Potremmo farci un aperitivo al Valentino al tramonto" proposi a quel punto.
"Perfetto. Lo sapevo che avresti accettato. Ci aggiorniamo nei prossimi giorni e restiamo d'accordo per venerdì pomeriggio. Baci"

Finalmente giunse il venerdì. L'appuntamento era sulle rive sotto la Torre dell'Orologio. Arrivai a piedi dieci minuti prima: pantaloni bianchi e camicia blu notte. Nell'attesa mi misi a passeggiare tra le bancarelle che vendono souvenirs ai turisti.
A un certo punto la vidi sopraggiungere da lontano. Una figa spaziale! Mentre avanzava tutti gli uomini si voltavano ad ammirarla. Era ancora più bella di come me la ricordavo. Alta, austera, ai piedi portava un paio di sandali neri, tacco 7, molto sexy; indossava una gonna fucsia a portafoglio, un top leggero in tinta con la gonna e una giacca nera corta in vita. Man mano che si avvicinava notai i dettagli del viso: le labbra carnose, gli occhi brillanti color del mare, gli zigomi alti tipici delle ragazze Dalmate, il caschetto di capelli neri che la faceva assomigliare alla Valentina di Crepax.

"Ciao, sei uno schianto! Ho fatto bene a venire, altrimenti tutti questi uomini ti avrebbero rapita" le dissi baciandola sulle guance.
"Quindi sei venuto solo per salvarmi. E io speravo fossi tu a rapirmi" rispose facendomi l'occhiolino.
"Prima di rapirti ti posso offrire qualcosa da bere qui vicino, ti va?"

Ci avviammo a braccetto verso il Valentino, splendido bar vista mare, ideale per coppie romantiche. Ordinammo due Spritz Aperol e ci accomodammo sui comodi cuscini adagiati sugli scogli.
Mi raccontò che stava lavorando alla reception di un hotel quattro stelle vicino a Pola, ma aveva chiesto due giorni di permesso per cui era libera fino domenica. A Ivan, il grosso e grasso marito che avevo conosciuto alla cena, aveva raccontato che sarebbe andata da sua madre con cui lui non andava molto d'accordo. Con l'avanzare dell'età era diventato molto geloso, possessivo, non la lasciava mai libera di uscire, di divertirsi. Era stanca. Dopo tutto aveva solo quarant'anni e tanta voglia di vivere, di conoscere, di fare.
"Pertanto se ti fa piacere e hai voglia e modo di ospitarmi potrei fermarmi due giorni a casa tua, mia madre sarebbe felice di coprirmi le spalle" concluse dandomi un bacio sulla guancia.
Io che per tutto il tempo avevo guardato il suo viso, gli occhi, la bocca, pendevo oramai dalle sue labbra. Mi chiedevo cosa avessi fatto di così eclatante nella mia vita per meritarmi un'altra donna affascinante e sexy come lei, dopo Karin e mia moglie Sabrina.
"Certo che puoi fermarti a casa mia" le dissi "ho la camera degli ospiti completamente arredata e pronta, è ancora vergine... Nel senso che non ci ha dormito ancora nessuno " mi corressi sorridendo.
"Vedremo..." annuì sorniona. Evidentemente erano altri i suoi piani.

Andammo verso casa tenendoci per mano. Il contatto fisico trasmetteva energia positiva e aumentava il desiderio di entrambi. Non era più il tempo per giocare, per le schermaglie, per i sottintesi e i giochi di parole. Tutti e due avevamo capito cosa volevamo e cosa desiderava l'altro.

Giunti a casa non riuscii nemmeno a chiudere la porta e ad accendere le luci che mi fu addosso. Mi spinse contro la parete del corridoio e cominciò a baciarmi. Era alta come me, un seno prorompente, un gran fisico, per cui non opposi resistenza. Limonammo in piedi strappandoci i vestiti di dosso. Era famelica. Mi baciava, mi mordeva, mi leccava le orecchie, il collo, il petto. Non so da quanto tempo non facesse l'amore ma aveva trovato pane per i suoi denti.
Le lasciai l'iniziativa e la lasciai sfogare ancora un po' sul mio corpo ben contento di ricevere tutte quelle attenzioni e quella foga. Si era messa in ginocchio per spompinarmi a due mani. Con una mi massaggiava le palle e lo scroto, con l'altra mi segava il cazzo infilandoselo in bocca. Sbocchinava con passione. Mentre lo leccava mi guardava negli occhi. Provava piacere nel darmi piacere. Era una vera porca, repressa dalla vita matrimoniale.
Meritava un bel premio: un cazzo in figa e tanta sborra calda.

Ci sdraiammo lì dove eravamo, sul tappeto dell'ingresso. Lei sotto e io sopra. Ci vedevamo riflessi nello specchio del corridoio. Era maledettamente eccitante. Con la sinistra cominciai a stuzzicarle i capezzoli, a strizzare le tette generose, mentre con l'indice ed il medio della mano destra ero entrato a stimolarle oltremodo la vagina già bagnata.
Aveva una gran voglia di godere, probabilmente non si ricordava nemmeno l'ultima volta che aveva provato un orgasmo col marito.
Le misi due dita in bocca e mi chinai a baciarle e leccarle la figa. Era profumata, sapeva di buono. Era tutta eccitata. Le succhiavo il clitoride, lo stimolavo con leggeri colpi di lingua, alternavo leccate più lunghe e profonde, mentre le dita si facevano strada dentro di lei.
Sentivo che stava per esplodere, era tutto un fremito, una tensione, un ansimare. Quando venne lanciò un urlo di liberazione
"Siiiii, siiii, ancora!!!" gridava mentre si contorceva per gli spasmi e le scosse di piacere.

Adesso toccava a me, pensai.
La infilai così come stava, senza preamboli. Le ficcai il cazzo duro fino in fondo alla vagina, con le palle che sbattevano contro le sue natiche. Spingevo avanti e indietro ma era talmente bagnata che in quella posizione sentivo poco attrito. Senza nemmeno sfilarlo la girai prima su un fianco, continuando a stantuffarla per bene, e approfittando della posizione per sculacciarla ben bene, e poi la misi a pecora. Ero riuscito a ruotarla di 180 gradi senza uscire neanche un secondo col cazzo ben piantato nella figa. Le strinsi le chiappe, rosse a forza di sculacciate. Sentivo le pareti della vagina più strette attorno al mio uccello le cui terminazioni nervose mandavano impulsi elettrici al cervello. Davanti a noi ora lo specchio rifletteva l'immagine di me piantato sulle caviglie impegnato a sfondarla dall'alto in basso con il massimo della foga e delle spinte. L'uccello entrava ed usciva in tutta la sua lunghezza.
"Si dai, così, così! Ti sento! Ti sento! Mi piace! Vieni! Sfondami!!!..."
In quel momento uscii dalla sua figa calda spingendola in avanti e tenendomi stretto il cazzo cominciai a spruzzare schizzi di sborra sulla schiena, sui capelli, sul culo finché le palle non furono completamente vuote e Monika totalmente inondata di sperma.

"Era dalla cena di Ferragosto che aspettavo questo momento" mi disse "lo avevo immaginato mille volte, proprio così" e mi schiocco' un bacio sulla cappella viola.
"Per fortuna abbiamo ancora due giorni a nostra disposizione. Se tutte le cose che Karin ha raccontato su voi due sono vere, così come sembra, avrai tutto il tempo in questo due giorni per soddisfarmi e farmi divertire. Ma dovrai fare del tuo meglio perché noi donne Dalmate siamo molto esigenti ..".

(continua)
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