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Oh Cielo! Mio marito è una Trav (Cap. 2)


di Virnissima
06.12.2021    |    5.617    |    9 9.9
"“Dove era andato? Probabilmente era nel box che teneva le sue cose..."
Una volta a casa, posizionò la piccola microcamera sulla libreria del salone da cui era possibile vedere la porta d’ingresso, l’ampio salone e parte della cucina che si apriva sulla sala. La mattina prima di uscire l’avviò e con il cuore in gola e al rientro la recuperò. Dovette aspettare il giorno dopo quando Alessio uscì per il suo solito giro in bici per vedere quanto aveva registrato. Collegò la microcamera al computer e ne scaricò il contenuto. Le immagini era nitide e nella prima parte si vedeva lei che usciva e qualche minuto dopo Alessio che la seguiva per andare a lavoro anche lui. La parte successiva inquadrava la sala vuota tanto che Raffaella fece scorrere le immagini velocemente fino ad arrivare all’ora in cui Alessio solitamente rincasava. Lo vide entrare in casa con un borsone in mano e dirigersi in camera da letto. Di nuovo fece scorrere le immagini velocemente fino a quando lo vide rispuntare cliccando il tasto pausa.
Le si gelò il sangue. L’immagine di Alessio era ferma al centro della sala. Cliccò sulla parte bassa dello schermo per zoomare fino a quando non ebbe la sua figura a tutto schermo. Aveva indosso un babydoll bianco, delle autoreggenti dello stesso colore, un paio di scarpe con tacchi vertiginosi e a completare il tutto un grembiulino da cameriera. Cliccò ancora e tra le maglie del babydoll intravide un reggiseno, e scrollando verso l’alto con il mouse inquadrò il volto truccato con tanto di rossetto. Non poteva credere ai suoi occhi. Cercò di riprendersi in qualche modo, fece ampi respiri e cliccò di nuovo su play. “Forse era degli uomini che riceveva. Certamente Marco, durante il pedinamento, non si sarebbe insospettito se un uomo entrava nel palazzo.” Vide Alessio passare molte volte fino a quando non iniziò a occuparsi della pulizia del salone. Lo vide togliere la polvere e lavare a terra. Si muoveva su quei tacchi con grande disinvoltura e questo le fece pensare che non era da poco che la cosa andava avanti. Ad un tratto si piegò in avanti, rivolgendo le spalle alla telecamera, per strizzare lo straccio nel secchio e fu in quel momento che Raffaella poté notare le mutandine rosa che aveva visto nel cassetto. Fece scorrere velocemente le immagini solo per rassicurarsi che nessuno entrasse in casa. Arrivata quasi alla fine lo notò ripassare di nuovo ma questa volta in abiti maschili e con il borsone che aveva quando era entrato. Lo vide uscire di casa e poco dopo rientrare senza nulla in mano. “Dove era andato? Probabilmente era nel box che teneva le sue cose. Era sicuramente un luogo sicuro visto che lei non ci andava mai” si disse. Le immagini terminarono con il suo ingresso in casa che la immortalavano mentre recuperava la microcamera.
Guardò l’orologio e si rese conto che Alessio stava per rientrare. Cancellò il video dal computer assicurandosi di averlo eliminato anche dal cestino. Ripose la microcamera nella borsa e si andò a sedere sul divano. Tremava, non riusciva in nessun modo a calmarsi. Quando lo vide entrare e dirigersi verso di lei e baciarla sulla guancia il tremore non era ancora passato.
“Che hai?” le chiese lui.
“Non mi sento bene. Penso che andrò a letto senza cenare. Domani resto a casa, mi prendo un giorno di malattia.”
Naturalmente Alessio si prodigò in mille modi per assistere la moglie. Le preparò una camomilla, si rassicurò che avesse tutto ciò che le serviva e insistette per misurarle la febbre. Raffaella dovette fingere di addormentarsi per sottrarsi alle sue attenzioni. Ma lui fece velocemente una doccia e si stese al suo fianco carezzandole dolcemente la testa.
Il giorno dopo lei dovette insistere affinché lui uscisse per andare a lavoro. Diceva di non volerla lasciare ed era preoccupato per il suo stato di salute. Raffaella gli disse di sentirsi meglio e riuscì a restare sola in casa. Appena uscì lei si sedette al computer di Alessio e iniziò a guardare in tutte le cartelle. Dopo una lunga ricerca trovò una serie di foto in una cartella nascosta. Ritraevano il marito in abiti femminili. Alcune interamente vestita e lei riconobbe molti dei suoi abiti. Avevano entrambi la stessa fisicità, alti e magri. Altre foto invece lo ritraevano in abbigliamento sexy e in alcune in pose provocanti. Alcuni di quegli indumenti non li riconobbe, tra cui le scarpe, ma naturalmente non portavano lo stesso numero ed era stato costretto a procurarsene di proprie. Dalle foto passò a internet. Aprì il browser e iniziò a consultare la cronologia. Tra i vari siti che il marito usava per lavoro, fu colpita da un link in particolare in cui l’indirizzo recava anche la dicitura utenti/alessia. Quando vi cliccò sopra e la pagina si aprì le fu evidente che era una pagina profilo che il marito aveva creato su quel sito. Per qualche ragione la password doveva essersi salvata e la pagina si era aperta. Oltre alle foto, che aveva già potuto vedere poco prima, vi era una descrizione.
Dolce trav in privato iscritta per semplice esibizione.
Amo indossare indumenti femminili per il mio piacere personale.
Graditi i commenti alle foto.
NON FACCIO INCONTRI
Raffaella cliccò sulle immagini e lesse i commenti che gli utenti man mano lasciavano sotto le foto. La maggior parte erano volgari e spesso scritti in un italiano sgrammaticato. Di tanto in tanto era possibile trovarne qualcuno che commentava con parole più aggraziate e gentili. Tutti, però, ne elogiavano, a loro modo, la bellezza e la sensualità. L’immagine di una bustina che rimandava ai messaggi attirò la sua attenzione. L’aprì e ne lesse i contenuti. Notò che Alessio non rispondeva mai ai messaggi volgari che gli utenti gli inviavano o al massimo poche righe che declinavano eventuali inviti d’incontri. Fra tutti lesse con molta attenzione la chat che Alessio intratteneva con un’altra trav. La sua interlocutrice le raccontava spesso gli incontri che faceva con uomini conosciuti sul sito e in qualche occasione l’aveva invitata anche a partecipare. Inviti che puntualmente venivano gentilmente rifiutati.
In un passaggio lesse “Amo mia moglie più di ogni altra persona a questo mondo e mai potrei tradirla. Devo già fare i conti con questo segreto che mi strugge il cuore e che non riesco a rivelarle. Potrebbe non capire e lasciarmi per sempre, e io senza di lei morirei.”
Scorrendo più in basso lesse ancora “Probabilmente non è giusto ciò che faccio ma è più forte di me, è come una droga, non riesco a rinunciare ad Alessia, ma per amor suo prima o poi dovrò trovare il coraggio di smettere.”
Più avanti ancora “Il desiderio di provare il sesso da donna è molto forte ma devo reprimerlo. Non farò mai qualcosa che possa farla soffrire.”
La risposta della sua interlocutrice fu “Farai soffrire Alessia in questo modo.”
“Non importa, per il segreto che si porta dentro, è giusto che soffra.”
Gli occhi di Raffaella si riempirono di lacrime. Leggendo quei messaggi ebbe l’impressione che Alessia fosse un’altra persona, anche se ne riconosceva la dolcezza e i modi gentili di fare. Eppure era suo marito e quelli erano messaggi d’amore. Suo marito stava reprimendo una parte di se per amore suo. Forse non era giusto.
“Quanto si è disposti a fare per amore? Fino a che punto si è disposti a spingersi per il bene della propria compagna/compagno?”
Tirò su con il naso, si asciugò le lacrime e prese una decisione. Per tanti anni lui si era preoccupato dei suoi bisogni, adesso toccava a lei farlo! Fece una doccia e indossò le cose più sexy che aveva nell’armadio. Mise un corsetto di pelle nera, che Alessio le aveva regalato durante un viaggio ad Amsterdam e acquistato in sexy shop in un momento di follia, che le stringeva il piccolo e sodo seno facendolo sembrare di qualche taglia più grande. Delle autoreggenti velate nere con una riga dietro che le disegnava le forme di cosce e polpacci. Si truccò in modo perfetto e provocante e annodò i suoi lunghi capelli neri in una coda da cavallo che le accarezzava la schiena. Per ultimo indossò una lunga vestaglia trasparente che le arrivava alle caviglie.
Quando Alessio tornò da lavoro e la vide seduta sul divano così bella e seducente poco ci mancò che si strozzasse con la saliva. Raffaella senza dire nulla lo prese per mano e lo portò in camera da letto. Gli tolse la giacca e iniziò con estrema lentezza a sbottonargli la camicia. Alessio accennò a voler dire qualcosa, ma lei gli appoggiò le dita sulle labbra in segno di silenzio. Dopo aver denudato il suo petto, gli slacciò la cintura, abbassò la cerniera e i pantaloni. Anche i boxer scivolarono via e caddero a terra. Lo aveva nudo di fronte a sé, lo baciò sul petto, sul collo e gli leccò il lobo dell’orecchio sussurrandogli “Indossa qualcosa Alessia.”
Lui sgranò gli occhi e seguì lo sguardo della moglie che gli indicava la borsa recuperata dal box a terra vicino al letto. Lui abbassò lo sguardo, un lacrima rigò la sua guancia. Raffaella portò una mano sotto il suo mento, gli alzò il viso e lo baciò con passione. Le loro lingue iniziarono a rincorrersi e a inseguirsi con avidità. Le mani cercarono il corpo fino a trovare l’uno il sesso dell’altro. Raffaella all’improvviso lo spinse sul letto, gli allargò le gambe e si inginocchiò fra di esse. Accolse l’erezione del marito fra le labbra e iniziò un lungo e lento pompino con affondi sempre più profondi. A un tratto gli sollevò le gambe portando le braccia dietro le sue ginocchia e scese con la lingua a leccargli prima i testicoli e poi l’ano. L’umido della sua lingua lo fece ansimare e in risposta lei spinse la punta quasi a volerlo penetrare. Presto alla lingua si sostituirono le sue dita che lo massaggiavano con movimenti circolari. La pressione si fece sempre più intensa e il dito di sua moglie gli scivolò dentro. Un misto di gemiti tra dolore e piacere uscirono dalla sua bocca e per un attimo Raffaella temette di avergli fatto male e si fermò. Le spinte che però lui mosse in direzione della sua mano la tranquillizzarono e ben presto le dita diventarono due e poi tre. I movimenti sempre più veloci che simulavano la penetrazione diedero una scossa al suo membro che senza alcun tocco iniziò schizzare, come mai aveva fatto prima, sul volto di lei. Quella sera Alessio non indossò nulla di femminile ma fecero l’amore con molto trasporto e passione.
Il giorno dopo Alessia aspettò che la moglie rientrasse da lavoro seduta sul divano dopo aver indossato un abitino attillato nero che le arrivava a mezza coscia. Sorseggiarono del tè accompagnato da piccoli biscotti e chiacchierarono come due amiche. Alessia le disse che già all’età di undici anni le piaceva indossare qualche indumento intimo della sorella e che andò avanti a farlo fino ai suoi diciotto anni. Iniziata l’università aveva cominciato a frequentare delle ragazze e quella sua passione era stata messa da parte. Poi aveva conosciuto Raffaella e se ne era innamorato alla follia. Si erano sposati e aveva quasi rimosso quei sui ricordi da adolescente. Circa quattro anni prima, nel riporre la biancheria della moglie in un cassetto, era scattato in lui qualcosa che aveva riportato alla memoria quei suoi vecchi pensieri. Il contatto con quei tessuti morbidi e setosi, il profumo che emanavano gli avevano riacceso il desiderio d’indossarli. Così, con il passare del tempo, durante le ore in cui era solo a casa, era passato dall’indossare gli slip e i tanga alle sottovesti, ai collant ai vestiti che trovava nell’armadio. Di tanto in tanto comprava qualcosa di suo, come le scarpe a causa della taglia diversa da quella di lei. Riponeva tutto nel box dove era sicura che Raffaella non sarebbe mai andata. Dopo qualche tempo il guardarsi davanti allo specchio non le era bastato. Le sarebbe piaciuto poter farsi ammirare anche per capire quanto il suo aspetto potesse essere femminile e desiderabile. Anche se le quattro mura di casa le stavano strette, non avrebbe mai trovato il coraggio di uscire, per cui decise di farsi delle foto e pubblicarle in rete. I commenti che i vari utenti le lasciavano, anche se talvolta piuttosto osceni, la gratificavano ma non si era mai spinta oltre quello. Le disse che il timore di essere scoperta la terrorizzava; il suo giudizio la terrorizzava. Aveva anche iniziato ad andare in bicicletta solo per avere una scusa per potersi depilare le gambe. A questa affermazione Raffaella rise di gusto ricordando quando lo aveva seguito con la macchina.
“Beh non è più il caso che tu esca in bici. Sei una pessima ciclista.” Le carezzò dolcemente una guancia “Penso tu abbia tenuta nascosta Alessia per troppo tempo, è il momento di farla volare.”
“Che vuoi dire?”
“Ancora non lo so, ma intendo aiutarti in questo” le disse con un sorriso birichino.

Continua..
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