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Gay & Bisex

09. Luca – A caccia di cazzo


di vogliagay
05.11.2015    |    13.614    |    13 9.7
"Continuavo ad avvertire quella strana sensazione, ma con la sicurezza di non stare sporcando il mio partner, era diventata addirittura piacevole..."
"Senti un po' Crì, ma chi è quel cioccolatino bono al tavolo in fondo?", chiesi con fare indagatore a Cristian, il mio collega del pub.
"Ma chi?", chiese.
"Quello al tavolo in fondo, seduto di fianco alla biondina svestita".
"Ah sì… Bah, non so, non lo conosco, è un tipo che viene qui abbastanza spesso. Ma perché scusa, non l'hai mai visto?", mi chiese Cristian sulla difensiva.
"A Crì, certo che l'ho visto! E come non lo sai? Ma cosa ti credi, che sono cretino? Che non ho visto le occhiate che vi lanciate? Lo conosci eccome, altroché!", spiattellai tranquillamente.
Il mio collega cambiò espressione e diventò rossissimo in viso. "Oddio, ma perché si vede tanto? Ma pensi che se ne sia accorta anche la moglie?", chiese in preda al panico e indicando con la testa proprio la biondina.
"Ma no figurati, non credo proprio. È talmente occupata a fare la sgualdrinella che non bada di certo al marito!", risposi rassicurandolo.
"Ok, meno male. Comunque ecco… Sì, lo conosco. E anche… approfonditamente", dichiarò in imbarazzo.
"Non dirmi che…", insinuai incredulo.
"Ehm… sì!", confermò Cristian con un sorriso sul volto. "Ormai da quasi un anno. È successo che continuavo a guardarlo. Non potevo farne a meno, come ben vedi è troppo bono! Lui se ne accorse, cominciò a ricambiare i miei sguardi e una sera mi si avvicinò, mi palpò il culo e con non chalance infilò una mano nella tasca posteriore dei miei pantaloni. Lasciò un bigliettino col suo numero di telefono. Due sere dopo ero a casa sua a farmi scopare. E da allora non ho più smesso, è come una droga, non posso farne a meno. Praticamente ogni lunedì sera sono da lui, la moglie è fuori con le amiche per fare non-so-bene-cosa e rientra molto tardi".
"Hai capito! E bravo Cristian!", mi complimentai maliziosamente col mio collega. "E dimmi, com'è?", chiesi curioso.
"Non hai idea!", esclamò Cristian, illuminato in volto. "Te l'ho detto, non riesco a farne più a meno! Rispecchia completamente lo stereotipo del brasiliano: bono, scuro e con un cazzone E-NOR-ME! Il cazzo più grosso che abbia mai visto!", dichiarò senza alcuna esitazione.
Sbarrai gli occhi. "Vuoi dire più grosso anche di quello di Omar?", sussurrai con circospezione, attento che non fosse nelle vicinanze.
"Sì!", disse soltanto, e tornò in sala.
Ero senza parole. E in preda ad una curiosità morbosa. Tornai nelle vicinanze del tavolo parecchie volte e guardai il tipo, cercando di riuscire a intuire qualcosa del pacco, ma da seduto era praticamente impossibile.
Poi feci qualcosa di incredibile. Due sere dopo, intorno alle 20.30 mi ritrovai davanti al palazzo dove abitava Cristian. Lo vidi uscire e andare verso la stazione della metro. Lo seguii, dovevo scoprire dove abitava il brasiliano. 4 fermate di metro e altri 100 metri a piedi. Da casa mia quasi una mezz'oretta. Entrò in un palazzo e salì fino al terzo piano. Individuai l'appartamento del brasileiro e tornai a casa. Mi feci sfondare come se non ci fosse un domani da entrambi i miei coinquilini. Scopavo con loro ma immaginavo di farlo col brasiliano. Ormai avevo un solo obiettivo.
Il weekend successivo, con mia grande delusione, il bono non si fece vedere. Il sabato notte, poco prima di uscire dal lavoro, chiesi allegramente a Cristian: "Allora? Il tuo stallone non s'è visto questo fine settimana….". Con un'espressione da cane bastonato, Cristian mi rispose: "Eh no… Tra l'altro lunedì ho a casa mia mia madre, quindi non posso andare da João. Porca di quella vacca! Ho talmente tanta voglia!". Poi sul suo viso si aprì un sorriso a 32 denti. "Senti un po', abbiamo praticamente finito. Inventati una scusa e lasciami solo con Omar!".
"Che puttanella che sei!", lo insultai ridendo. "Va bene! Divertiti!". E lo salutai.
Così come salutai Omar. Gli dissi che non stavo bene e che avrebbe finito di sistemare Cristian, sarebbe stata questione di una decina di minuti. Mi pagò e mi disse che era stanchissimo e che non vedeva l'ora di buttarsi a letto. "Non credo accadrà prestissimo", ribattei, facendogli l'occhiolino e indicando con la testa Cristian, che era sul fondo della sala. Lo guardò anche lui, sorrise e si toccò il pacco. Sfacciatamente mi avvicinai e presi a palparglielo anch'io, con fare voluttuoso. "Settimana prossima tocca a me…" sussurrai.
Uscii e mentre mi giravo vidi che Omar si stava già incamminando verso Cristian.
Arrivò il lunedì sera, alle 21 mi trovavo davanti a una porta. Suonai il campanello che riportava il nome "João…". Aspettai una ventina di secondi e la porta si aprì. Davanti ai miei occhi il bonazzo color cioccolatino, in canottiera e pantaloncini corti. Aveva un'espressione incerta. "Ciao… Noi due ci conosciamo, ti ho già visto. Ma non mi ricordo dove…". Io ero molto in imbarazzo. "Beh ecco… sono uno dei camerieri del pub "XXX". È lì che ci siamo visti…"
"Ah certo! Vero, ora ti ricordo…", disse, guardandomi però con un'espressione sorpresa, chiedendomi con lo sguardo cosa volessi da lui, cosa ci facessi a casa sua.
Mi feci coraggio. "Ecco, Cristian mi ha detto tutto di voi due. Mi ha detto che lo scopi ogni lunedì sera e hai un cazzo enorme…"
Vidi la sua manona avvicinarsi al mio viso, temetti che stesse per darmi uno schiaffo. Invece mi chiuse la bocca. "Ma che cazzo stai urlando? Ma sei fuori di testa? E se ti sentissero i vicini? Vieni dentro!", esclamò, e mi tirò dentro al suo appartamento strattonandomi un braccio.
Non appena chiuse la porta mi afferrò per il collo e mi chiese: "Ma che cazzo stai dicendo?".
"Me l'ha detto Cristian", risposi.
"Quello stronzo! La prossima volta gli faccio vedere io!", esclamò.
Col timore di aver combinato un danno e mettere nei casini il mio collega, mi affrettai a dire: "Ma no, Cristian non c'entra nulla. Sono io che l'ultima volta che sei venuto al pub ho notato i vostri sguardi e, pensando ci fosse sotto qualcosa, l'ho obbligato a raccontarmi tutto".
"E cosa ti avrebbe raccontato Cristian?", chiese João con un sorriso sardonico.
"Beh ecco…", iniziai un po' in imbarazzo. "Mi ha detto che hai un cazzo enorme! Il più grosso che lui abbia mai visto. E che non riesce più a farne a meno", replicai.
"Eheheheh, la puttanella…", rise João, orgoglioso. "Effettivamente mi fa capire di apprezzare quando lo scopo… E quindi, tu perché sei qui?", chiese.
"Beh ecco…".
"Beh ecco… Ma sai cominciare una frase con altre parole che non siano "beh ecco"?", mi prese in giro.
"Beh ecco", e sorrisi. "Sono qui perché voglio provarlo", affermai sfacciatamente. E altrettanto sfacciatamente allungai una mano verso il suo pacco.
Immediatamente si rese conto delle mie intenzioni e indietreggiò. "Oh oh oh!!! Cosa ti sei messo in testa?", partì sulla difensiva.
"E dai! Vuoi dirmi che non ti piaccio? Ti giuro che ti faccio morire… Sono una gran troia e adoro i cazzi grossi! Sono così curioso!", e mi avvicinai, costringendo João ad appoggiarsi al muro dietro di lui.
Riallungai la mano, ma lui me la bloccò con le sue. "Dai, ti prego", gli sussurrai languidamente, mentre continuavo a smanacciare in direzione del suo pacco. Sembrava un incontro di scherma, un susseguirsi di attacchi e difese. Ma alla fine cedette e riuscii a guadagnare il punto. Mi trovai tra le mani un serpente morbido ma già bello voluminoso. Presi a lavorarlo con le mie mani, e in men che non si dica si trasformò in una spada dura e lunghissima, che puntava verso il mio addome. Non dicevo nulla, ma mi stavo rendendo conto che le parole di Cristian rispondevano al vero. Mi inginocchiai e abbassai d'un botto pantaloncini e slip. L'asta durissima di carne mi schiaffeggiò letteralmente sotto il mento, per poi andare a sbattere contro l'addome dell'uomo. "Oddio", riuscii solo a sussurrare. Non avevo mai visto nulla del genere. Un bastone scurissimo, lunghissimo, grossissimo, pieno di vene pulsanti. "Ma quanto cazzo è grosso?", gli chiesi incredulo. Si mise a ridere. "Ahahahahah! Ogni volta è così, fate tutti la stessa faccia!", esclamò orgoglioso. "27 cm in lunghezza per 5 di diametro. Lo so, è enorme! È il mio orgoglio, anche se purtroppo proprio per le dimensioni sono riuscito a farmi ben pochi culi…", continuò deluso. "Mai vista una roba del genere", confermai. Mi venne subito alla mente l'immagine del gran cazzone di Rafael Alencar, il pornoattore gay brasiliano. Era praticamente identico.
"Oh, non ti preoccupare, a me il culo lo farai, questo cazzo deve essere mio!!!", esclamai in preda a una forte eccitazione. Mi fiondai su quel cazzo, ma le sue mani bloccarono il mio petto. "Oh oh oh! Un momento!". Si allontanò e si diresse verso il tavolino del soggiorno. Guardandomi si sfilò la fede e mi disse "Con la fede al dito scopo solo mia moglie!", e appoggiò l'anello sul tavolino. Sul suo viso apparve un sorriso quasi diabolico. Si riappoggiò al muro, afferrò il membro gigantesco e lo fece volteggiare in aria. Mi prese per la testa e in un attimo mi infilò il cazzone in gola, provocandomi conati di vomito. "Sei venuto fino a casa mia per provare il mio cazzone? Sei proprio una troia! Ora ti faccio vedere io! Vedrai come ti mando a casa!!!", minacciò.
Io non ero assolutamente in grado di rispondere, di controbattere. Avevo quel tubo di carne piantato nel mio cavo orale e facevo fatica a respirare. Un terzo era rimasto fuori, era praticamente impossibile che potessi prenderlo tutto senza strozzarmi. Cominciò a muovere il bacino scopandomi la bocca e io avevo appoggiato le mani sulle sue cosce in modo da cominciare a porre resistenza quando andava troppo a fondo. Mugolavo e buttavo fuori saliva e di tanto in tanto lo spingevo via per poter riprendere fiato. Aveva decisamente un ruolo dominante, cominciavo a temere che mi avrebbe letteralmente distrutto. Dopo qualche minuto mi staccò e mi fece mettere sdraiato sul divano, con la testa penzoloni fuori dal bordo, il busto appoggiato allo schienale e il culo e le gambe all'aria. Capii che ci avrebbe dato dentro di tutto, per cui mi preparai psicologicamente a essere soffocato. Aprii la bocca e immediatamente venni trafitto dal suo cazzone. A sorpresa però non si comportò come avevo immaginato. Non mi scopò la bocca. Con molta calma, rimaneva fermo e avanzava molto lentamente, quasi impercettibilmente. Nel frattempo si dedicava al mio culo. Sputò sulla mia rosellina e la leccò con dedizione. Poi cominciò a infilare le dita. Si rese conto che il mio buco era bello allenato, quindi ne infilò subito due. Intanto continuava a farsi strada nella mia bocca. Io ero molto rilassato e riuscivo a respirare col naso. Arrivò però il momento in cui non riuscivo più a prenderne. Ma lui non demorse. Spingeva e spingeva, finché a fatica il mostro conquistò lentamente la mia gola. Incredibile ma vero, credo che ne rimasero fuori solo 4-5 cm. Io mi lamentavo e buttavo fuori saliva. Chiusi gli occhi, perché in quella posizione rischiavo che mi entrasse. La saliva percorreva tutto il viso, mi imbrattava i capelli e cadeva sul pavimento. Qualche volta avevo visto dei video su internet, è la pratica del "gagging". Aveva ormai violentato entrambi i miei buchi, visto che anche nel mio culo aveva infilato quattro dita e le rigirava tranquillamente.
Nel momento in cui si ritenne soddisfatto del lavoro preparatorio, mi fece mettere a pecorina e si allontanò. Ritornò dopo pochi secondi con in mano la bustina di un preservativo e, fortunatamente, una confezione di lubrificante. Si infilò il primo e si spalmò il secondo. Poi appoggiò la cappellona al mio buco. "Stai calmo e rilassato. E vedrai che anche tu tornerai, ne sono certo…" e rise.
Avevo decisamente paura, ma stavo finalmente per vivere il momento che desideravo da due settimane. Fece pressione e il mio sfintere, a fatica, si aprì, permettendo al glande di entrare. "Ahhhhhhhh", sospirai, più per la sorpresa che per l'effettivo dolore. Mi lasciò qualche secondo per fare abituare il mio sfintere al suo calibrò, dopodiché prese a sprofondare deciso nelle mie viscere. Mi sentii aprire e urlai. "Stai calmo! Te ne devo mettere dentro ancora, che ti credi?", mi sussurrò nell'orecchio, una volta abbassatosi sulla mia schiena.
"Ma non ce la farai mai a mettermelo dentro tutto!", esclamai con voce strozzata e in preda all'ansia di dover correre in ospedale a seguito di qualche danno. In quel momento rimpiangevo di essermi cacciato in quella situazione. Tutto per colpa della mia troiaggine…
"Certo che non ce la farò a infilartelo tutto, ma qualche centimetro ancora ci sta, fidati!", esclamò convinto. Prese quindi a scoparmi con spinte decise. Cominciai a godere. Ad ogni spinta emettevo un gemito. Resosi conto del fatto che ormai mi piaceva parecchio, ad un tratto mi arpionò le spalle e spinse forte. Mi sentii spaccare e lanciai un urlo. Avvertii il suo bastone nello stomaco, in punti in cui mai mi era arrivato un cazzo. Mi sentii mancare e rimasi senza fiato.
"Basta, più di così non entra", dichiarò. "Ma guarda che ce l'hai dentro praticamente tutto! Restano fuori solo un paio di centimetri!", esclamò entusiasta. Immediatamente portai una mano in corrispondenza del mio culo. Ero incredulo, era effettivamente così. Dunque avevo dentro di me 25 centimetri di cazzo! Cercai di prenderlo in mano ma non riuscii a chiudere il pollice e l'indice, tanto grande era la circonferenza.
Ero sconvolto. "Oh porca troia! Sono pienissim…oooooooooo!". Senza avvisarmi, cominciò a stantuffare violentemente. Usciva per un bel pezzo e riaffondava completamente. Ma, incredibilmente, non sentivo dolore. Avvertivo, però, insieme al piacere, una sensazione strana, sgradevole, come se dovessi andare in bagno. "Oddio oddio, esci! Mi sa che ti sto sporcando!", urlai spaventato e in imbarazzo.
Uscì di botto, strappandomi un gemito e lasciando un gran vuoto. "Ma no, non sono sporco, sono pulitissimo!" Mi girai e vidi che sul preservativo c'era solo la classica "pappetta" bianca dei miei umori.
"Non so, sentivo la stessa sensazione di quando devo andare in bagno", gli dissi.
"Ah ok. Ma no, credo sia normale. È dovuta alla penetrazione molto profonda, stai tranquillo e goditi il mio cazzo!", mi tranquillizzò. Afferrò le mie chiappe e le aprì. Il mio buco prese a contrarsi incontrollatamente. "Guarda che bel buco sfondato che hai! E com'è affamato!", dichiarò compiaciuto. Riaffondò dentro di me, facendomi urlare. Diede qualche spinta, poi nel momento in cui stava per uscire salì anche lui sul divano e si posizionò sopra di me. Con tutto il peso me lo infilò di nuovo dentro. Urlai ancora, anche perché ora avvertii un po' di dolore. "Oddioooooo, così mi sembra ancora più profonda!!!! Mi stai facendo morire!".
Galvanizzato dalle mie parole, cominciò a scoparmi violentemente. Io urlavo, in preda al piacere e all'euforia di essere sbattuto da un simile cazzone. Continuavo ad avvertire quella strana sensazione, ma con la sicurezza di non stare sporcando il mio partner, era diventata addirittura piacevole. Ad un tratto avvertii una sensazione di bagnato sulle mie cosce. Guardai sotto e vidi che era il liquido preseminale che perdevo dal mio uccello duro. I suoi colpi erano talmente violenti che ormai le mie ginocchia non reggevano più, quindi a un certo punto mi accasciai completamente sul divano. Lui si sdraiò su di me e continuò imperterrito a scoparmi. Mi abbracciò e con la lingua mi stuzzicò l'orecchio, accentuando se possibile il mio godimento. Poi si sfilò, mi fece mettere supino in modo che avessi la testa appoggiata nella parte bassa dello schienale e le gambe in aria. Sputò sulla mia rosellina e rientrò dentro di me. Non cambiò né la forza delle spinte, né la velocità. Ormai ero distrutto, per quanto fossi completamente passivo avevo il fiatone. Cosa che invece incredibilmente non aveva lui.
Ad un tratto mi afferrò per la schiena e lasciandomi il suo cazzone ben piantato nell'intestino, si tirò in piedi. Dava spinte col bacino e mi faceva rimbalzare sul suo obelisco. Solo che la discesa, vuoi per la naturale forza di gravità, vuoi per il mio peso, era violentissima e senza controllo. Talmente senza controllo che dopo una decina di "rimbalzi" mi resi conto che le sue palle toccavano le mie chiappe. Ce ne rendemmo conto nello stesso momento: io sbarrai gli occhi, lui sorrise trionfante. "Oddiooooo! È entrato tutto!!! Ho 27 centimetri di cazzo nel culoooo!", urlai.
"Sìììììììì, Dio che culo favoloso! Non ero mai riuscito! Che bello!", esclamò. Ad un tratto uno schizzo di sborra imbrattò il mio addome. Ero in preda ad un orgasmo anale. Urlavo. Continuando a stantuffarmi senza lasciarmi un attimo di tregua, mi chiese: "Vero che tornerai a farti scopare da me? Eh troietta? Tornerai?".
"Sì sì sì sì! Certo che torno! Un cazzo del genere non me lo faccio scappare!", replicai senza alcuna esitazione.
"Oddio sto per sborrare!", sibilò. Si abbassò, facendomi stendere sul divano, poi in un lampo uscì dal mio culo e si tolse il preservativo. Prese a menarsi l'asta. "Dove vuoi che venga?", mi chiese.
"In faccia, ti prego!". Si mise a cavalcioni sul mio viso e dopo qualche secondo una colata di sperma mi lavò. Nel momento in cui si esaurì il suo orgasmo, cominciò il mio. Così mi riempii di sperma anche l'addome e il petto. "Credo proprio che abbiamo bisogno di una doccia", disse ridendo. Mi girai e vidi che era completamente bagnato di sudore e gocciolava. Nel momento in cui mi misi seduto sul divano, mi cadde l'occhio sul profilattico. Era un po' sporco di sangue.
******Il sabato sera successivo******
Andai dietro il bancone e appoggiai il vassoio carico di bicchieri sul piano di lavoro. Cristian appoggiò il suo dal davanti e corse di fianco a me. "Non ci credo!!!!! Sei una troia!!!! Ti sei fatto scopare da lui!", sibilò con un'aria fintamente incazzata.
"Eddai, non fare il geloso, direi che ha abbastanza cazzo per entrambi!!!", dissi ridendo. "Anzi, che ne dici se lunedì gli facciamo una sorpresa e ci presentiamo da lui tutti e due???".
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