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trans

Gabriele


di cris35
11.08.2012    |    10.500    |    1 9.2
"Tra un boccone e l’altro Gabry inizia a raccontarmi di quello che ha fatto finito il liceo, dopo che ci siamo salutati l’ultima volta, con le lacrime agli..."
Eppure quegl’occhi li ho già visti da qualche parte…
Penso tra me e me, è tutto il giorno che quello sguardo mi tiene compagnia, ormai è sera e non riesco a staccarmi dall’istantanea che impressa nella mente. Sono convinto di conoscere quella ragazza, una gran bella ragazza, ma scavare nei meandri della memoria tutto il giorno non mi ha aiutato, le compagne di classe, colleghe di lavoro che si sono succedute negli anni, niente di niente, vuoto assoluto…
Io, Mario, 40 anni, una carriera in piena espansione, un passato da latin lover, sono sempre un bellissimo uomo, ben curato, atletico, prestante, grande amatore, annovero una schiera di conquiste da far invidia, ma questa sera sono preoccupato, non ricordarmi di chi siano quegli occhi…
Guardo l’ora sulla sveglia, non ci posso credere, un dubbio mi assale, non può essere!!!
E’ l’una passata, inutile dire che qui non si dorme, questo pensiero che mi tormenta, domani mattina devo per forza scoprire se quello che ho visto è vero, perché oggi, quando i nostri sguardi si sono incrociati, lei ha calato subito la testa ed è sparita dalla mia vista in un istante, ma tanto è bastato…
La notte passa lenta, insonne, ma si sa, prima o poi il tempo passa e la mattina fa capolino all’esterno del mio appartamento. Una doccia ristoratrice e mi sento come nuovo, un buon caffè e poi via al lavoro, i suoi occhi che mi accompagnano, spero che la fortuna sia dalla mia parte oggi, ne ho bisogno.
Per la pausa pranzo mi reco dove ho mangiato ieri, un posto dove non vado mai, un ristorante in pieno corso, stesso tavolo di ieri, stessa gente di ieri, che tra avvocati, commercialisti e dottori di vario genere, la noia la fa da padrona, mai un sorriso, mai un discorso diverso dai propri impegni di lavoro, mai una novità, fino a quando la fortuna bacia gli audaci, eccola che entra, statuaria nella sua bellezza, con i tacchi sarà almeno un metro e ottanta, accompagnata da un noto penalista, io cerco di non farmi notare, continuo a mangiare, il destino fa in modo che i nuovi ospiti si siedano proprio al tavolo di fianco al mio, lei sorridente mi guarda, un istante, la guardo e le sorrido, la sua bocca si chiude sorpresa di trovarmi li, si fa seria, gli occhi si spengono, capisco il suo imbarazzo, ritorno al mio piatto, loro si siedono e ricominciano da dove erano stati interrotti. Per tutto il pranzo ho cercato di non voltarmi, ho solo ascoltato, parlavano di una nuova causa che di li a qualche giorno li avrebbe impegnati per molto tempo.
Ho finito di pranzare, mi alzo per andare un momento alla toilette prima di tornare al lavoro, sono nell’antibagno che mi lavo le mani, lei entra, mi passa dietro
“Ciao Mario”
La guardo attraverso lo specchio
“Ciao, pensavo ti fossi trasferito all’estero finita la scuola, almeno così mi avevano detto”
“Come vedi le cose sono un po’ cambiate dall’ultima volta…”
“Beh, direi proprio di si, anche se i tuoi occhi sono sempre gli stessi di un tempo. Come ti devo chiamare adesso?”
“Gabriella, per gli amici Gabry, tieni il mio numero, se ti va uno di questi giorni facciamo due chiacchiere, ma chiamami di sera per favore”
“Mi ha fatto piacere rivederti, stasera ti chiamo di sicuro”
“Ciao Mario….”
La vedo allontanarsi, i dubbi che questa notte mi hanno accompagnato sono stati risolti, avevo ragione, è proprio lui, anzi lei ormai, si, perché Gabriella altri non è se non Gabriele, mio compagno di banco del liceo, mio carissimo amico, compagno di mille avventure, innamorato perso di me ma sempre discreto, non ci ha mai provato, neanche da ubriaco, gli ho sempre voluto bene, e gli ho sempre invidiato gli occhi, gli ripetevo sempre che con uno sguardo come il suo avrebbe fatto capitolare un milione di ragazze, e lui rideva ogni volta, adesso però è le cose sono cambiate, quando ci siamo persi ho sempre pensato che fosse realmente andato all’estero a lavorare, invece il tempo gli è servito per trasformarsi da bel ragazzo a stupenda fanciulla. Sono passati vent’anni e sento la necessità di recuperare il tempo perduto, dopo averlo chiamato ci accordiamo per uscire a cena domani, mi ha solo chiesto la cortesia di portarlo in un ristorante fuori mano, così da poter star tranquilli che aveva un po’ di cose da raccontarmi e non voleva il rischio di trovare qualcuno che lo conoscesse. Faccio fatica a considerarla una donna, me ne rendo conto, per me è ancora Gabriele, il “Lele” del liceo, maschio fuori e anche dentro, uno con le palle che sapeva il fatto suo e nessuno conosceva quello che celava dietro quegli occhi verdi, solo io, il suo amico e confidente…
Dopo una giornata ad aspettare, arriva finalmente l’ora del nostro appuntamento, sono sotto casa sua, sono arrivato a piedi, indosso una tuta sportiva e scarpe da ginnastica come peraltro mi era stato richiesto, lo vedo scendere e devo dire che vestito da donna fa la sua bella figura, i capelli lunghi raccolti in una coda bassa, un filo di trucco, tuta sportiva e scarpe da ginnastica, ci avviamo alla macchina, mi scappa un sorriso, perché si tratta della sua vecchia macchina, una Fiat Uno prima serie…
“Non mi dire che è Quella???” faccio io
“Te la ricordi ancora? È l’unico cimelio del mio passato che ho tenuto, non riuscivo a staccarmi da lei, ci ha tenuto compagnia in tutte le serate dell’ultimo anno di scuola, ho molti bei ricordi legati a quest’auto…”
Un sorriso le illumina il volto, la dolcezza di quelle labbra mi fanno per la prima volta vedere Gabriele come una Lei.
“E chi se la dimentica, eravamo sempre dentro a questo ferrovecchio!!! Che begli anni Gabry!!!”
“Grazie Mario” e mi da un bacio sulla guancia che mi lascia di stucco
“Grazie di cosa scusa?” faccio io ancora sorpreso
“Che mi hai chiamata Gabry e non Lele come hai sempre fatto” e mi strizza l’occhiolino
“Ma figurati, comunque adesso mi devi raccontare un po’ di te, non credi?”
“ogni cosa a suo tempo, intanto andiamo a mangiare che ho una fame da lupi, poi parliamo!!”
Detto questo ci avviamo, prendiamo l’autostrada e dopo un centinaio di chilometri ci fermiamo in un autogrill, divertito da questa novità, ci dirigiamo all’interno dove prendiamo un paio di panini e due bibite e ci appoggiamo al primo tavolino libero, nessuno ci guarda, nessuno che ci conosce, solo un traffico di passaggio di gente che ha fretta e che farà solo una breve sosta per mangiare una cosa al volo.
Tra un boccone e l’altro Gabry inizia a raccontarmi di quello che ha fatto finito il liceo, dopo che ci siamo salutati l’ultima volta, con le lacrime agli occhi, le mie erano quelle di chi si staccava da un amico, le sue erano quelle di chi sapeva che la vita dopo quel momento sarebbe cambiata per sempre, non senza dolori e sacrifici, una nuova vita piena di rinunce e molti nuovi inizi, una vita dove ricominciare significava sul serio partire dal niente, con la speranza di non dover raccontare spesso la propria storia…
Un’ora di appassionante racconto, una voce divenuta suadente con gli anni, mani sottili che ondeggiavano nel mentre ascoltavo, mi sono ritrovato incantato ad ascoltarla, a guardarla, confesso che la trovo molto più bella di molte ragazze con le quali ho avuto degli incontri, ragazze che magari erano strafighe ma che alla fine si sono rivelate dei sacchi vuoti, ma Gabry no, è sempre stata una persona di cultura e il tempo non le ha fatto perdere questa qualità, anzi, la trovo migliorata.
Non ho perso nemmeno una parola del suo discorso, di quello che ha passato, di come ha ricominciato, della sua famiglia, delle speranze per il suo futuro, del ritorno alla città natale, delle difficoltà, i continui trasferimenti in città diverse, fino all’altro giorno, mai si sarebbe aspettata di trovarmi li, mai si sarebbe aspettata di incrociare il mio sguardo, mai si sarebbe aspettata di essere riconosciuta.
Da parte mia ho il cuore gonfio di felicità, ho ritrovato un vecchio amico, una gioia che pochi possono permettersi di raccontare, raccontarle della mia vita passa un po’ in secondo piano adesso, comunque le accenno a grandi linee quello che ho combinato negli anni, tra gli studi, il lavoro, le mie conquiste amorose, lei segue con vivo interesse quello che le dico, e quando scopre che attualmente sono single, un sorriso sornione le si stampa sulle labbra, gli occhi le si illuminano, vengo abbagliato da tanta luce e sorrido col cuore pure io.
Guardiamo l’ora e scoppiamo a ridere, è l’una passata, non c’è più nessuno in autogrill, solo l’addetto al banco che continua a guardare Gabriella come se non avesse mai visto una bella ragazza, decidiamo di levare le ancore e tornare verso casa, in fin dei conti abbiamo più di un’ora di macchina col vecchio macinino da fare!!!
Sono le due e mezza, siamo sotto casa sua, visibilmente stanchi, lei mi invita a salire un momento che ha una cosa da mostrarmi, perché no mi dico, e così ci avviamo al suo appartamento.
Mi viene passata una fotografia, siamo e “Lele” alla cena di classe dell’ultimo anno, qualche giorno prima della maturità, sorridenti, ventenni, pieni di vita…
“E’ l’unica foto che ho tenuto di quel periodo” mi fa lei avvicinandosi
“Eravamo una bella coppia di amici io e te, mi sei mancato tanto in questi anni…”
Il suo indice si appoggia alle mie labbra, mi zittisce per un istante, allargo le braccia in segno di resa e lei mi abbraccia, la sua testa appoggiata alla mia spalla, sento la forza che ci sta mettendo, segno di un amore fraterno, in un lampo mi passa davanti la nostra vita, tutti gli anni passati assieme sui banchi di scuola e fuori, l’abbraccio anch’io, senza timore di farle male, forte come si conviene in questi momenti, inizio ad accarezzarle la schiena, salgo su a prenderle la testa tra le mie mani, le accarezzo i capelli, me la coccolo come non ho mai fatto in vita mia, le sue mani salgono anch’esse sulla mia nuca, è un momento che ti toglie il fiato questo, le nostre labbra che si uniscono, dolci come il miele, un bacio lungo che ci fa dimenticare gli ultimi vent’anni, anzi, che ci fa saltare in quel luogo dove inconsciamente ognuno di noi voleva essere, nelle braccia dell’altro….
“Non ti ho mai dimenticato Mario, sei sempre stato nel mio cuore, ti ho sempre amato…”
Stavolta sono io che la zittisco
“Non parlare, almeno adesso, lascia che quello che doveva essere finalmente esca fuori”
Detto questo inizio ad spogliarla, il fatto di essere in tuta ci aiuta parecchio, lei indossa un intimo da urlo, un perizoma che avevo notato all’ingresso dell’autogrill e che mi aveva turbato non poco, un reggiseno abbinato che contiene una terza di seno, i miei occhi rimangono incantati dalla perfezione del suo corpo, figlio di anni di palestra
“Ma lo sai che sei proprio bella Gabry?”
“Grazie Mario, anche tu se messo bene vedo, se migliorato dall’ultimo ricordo che ho”
Il contatto dei nostri corpi ci fa esplodere, la dolcezza del primo bacia lascia il posto al desiderio di possedere l’altro, mani che esplorano e mani che senza indugi si dirigono li, dove i nostri membri sono in piena erezione, il mio è di un buon venti centimetri e duro come il marmo, ma anche Gabry è messo benino, più moderato ma comunque un bel affare. Vengo spinto sul divano, Gabry sempre col mio cazzo in mano si inginocchia davanti a me, la sua bocca si appoggia sulla cappella infiammata che mi ritrovo, il calore della sua bocca mi avvolge per tutta la lunghezza dell’asta, la passione con cui mi sta spampinando mi fa trasalire, sono eccitato da morire, dopo tante avventure senza senso finalmente stasera ho voglia di fare l’amore, ho voglia di godere, Gabry me lo legge negli occhi, si alza e mi favorisce il suo lato B, che lecco avidamente, non mi lascio sfuggire nemmeno il suo di pene, glielo prendo in mano mentre la lecco dietro, lei chinata davanti a me mugola di piacere, dimena il sedere vogliosa di essere presa, voglia che non mi sento di lasciare inascoltata, la prendo e la giro sul divano, a pecorina, la mia saliva l’ha preparata per quello che adesso si aspetta, un affondo deciso, come un coltello che penetra nel burro, glielo spingo dentro fino alla fine, la sua schiena si inarca al massimo, la sua testa si gira e mi guarda, io invasato comincio a prenderla, comincio a scoparla a più non posso, provo un piacere immenso, lei accompagna i miei movimenti come se facessimo l’amore insieme da una vita, siamo un corpo solo, e quando le vengo dentro è un tutt’uno di brividi e mugolii, di piacere che abbiamo provato, di voglia finalmente liberata dopo anni di reclusione nei nostri pensieri….

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