Lui & Lei
Che accade in quel Motel?
di Grey-Heron
11.07.2016 |
12.252 |
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"Ci avviamo verso il fondo del corridoio..."
I nomi sono di fantasia. Tornavo in macchina dopo un viaggio di lavoro, erano circa le 23,30. Dovevo uscire dall’autostrada ma forse distratto da chissà che cosa, ne oltrepassai l’uscita. Piccola imprecazione da parte mia ma nulla di grave, sarei uscito alla prossima nei pressi di una cittadina di provincia piuttosto conosciuta. Avrei allungato la strada di circa 20 km prima di arrivare a casa.
Dopo aver pagato al casello, mi faccio un paio di rotonde obbligatorie verso le zone artigianali e dove stanno alcuni centri commerciali e una multisala. Costeggiando una delle rotonde vedo che il parcheggio del Motel nelle vicinanze è strapieno di macchine. Mi colpisce il numero inverosimile di vetture parcheggiate. Non è normale. Ok, il Motel e piuttosto grande, una costruzione lunga e alta due piani, ma tutte quelle macchine sono troppe per il numero di stanze. Inizio a pensare male e la mia curiosità vola alto. Credo che appena posso verrò a fare un giro di ricognizione per capire che sta succedendo in questo posto.
Entro nella hall che è piuttosto commerciale e senza fronzoli e mi dirigo al bar che sta in fondo ad un corridoio arredato a divani dal look moderno. Mi siedo su uno sgabello al banco bar e ordino un gin-tonic con molto ghiaccio e limone. Sono passate tre settimane da quando quella sera passai qui davanti dopo aver mancato l’uscita dell’autostrada. Ora sono qui per capire perchè anche questa sera il parcheggio è pieno zeppo di macchine. Il bar è piuttosto ampio e di forma circolare. Ci sono tanti tavolini, poltrone e divanetti. Le luci sono molto basse e una musica soft, molto rilassante fa ambiente. C’è parecchia gente seduta, che chiacchiera e che beve, altre che vanno e vengono dal lungo corridoio. C’è uno strano movimento. Mi gusto il mio gin-tonic e osservo questa fauna. Tutte persone dai trenta ai sessanta, donne ben vestite e ben curate e pure gli uomini. Tante sembrano coppie. Altri sembrano amici delle stesse. Dietro al bar due ragazze piuttosto attraenti indossano delle camicette rosa pallido molto sbottonate, sono entrambe bionde e belle. Quella che mi ha servito aveva un accento ovviamente slavo. Al banco sono sedute altre tre persone, due uomini e una donna. Conversano e bevono da dei calici di bollicine. Uno dei due è più giovane della coppia, capelli ricci lunghi, abbronzato da lampada (siamo a febbraio). Lei è una bella signora rossa, tipo distinto, che sa il fatto suo. Indossa una vistosa collana di ambra. Quello che presumo sia il marito, non riesco e vederlo bene, sta di spalle. Stanno conversando amabilmente, lei fissa amichevolmente il giovanotto e gli parla.
Mentre osservo il trio sento una voce alle mie spalle che dice “ Ok Stefano, noi siamo qui, tu fai con comodo, ci vediamo come al solito quando hai finito. Ciao” Mi giro e vedo un signore sulla cinquantina, mio coetaneo, capelli cortissimi quasi rasato, indossa una polo verde scuro. E’ seduto sullo sgabello accanto al mio. Chiude il cellulare, lo osserva per due secondi, poi mi guarda, sorride e dice “ Eh si, se non fosse per questi aggeggi, come potremmo comunicare oggi? “ e mi molla un sorriso accattivante. Gli rispondo che sono aggeggi molto utili ma spesso ne diventiamo schiavi. “Vero pure questo” è la sua risposta. Poi si gira verso i divanetti nelle vicinanze e chiede alle due signore sedute che avrebbero voluto da bere. Osservo le due signore e vedo che sono due donne ben tenute e ben vestite, pure loro sulla cinquantina, una mora e una bionda. Ordinano prosecco per tre. La barmaid slava li serve. Le due donne sedute al tavolino e lui accanto a me sullo sgabello del bar. Non posso fare a meno di notare che le due dame mentre parlano tra di loro mi osservano. Occhiate fugaci. Ho l’impressione di essere al centro del loro interesse. Lui a questo punto alza il calice verso le due donne “ Salute ragazze”…poi mi guarda e dice “ bhè, salute pure e lei” alzando il suo calice verso il mio bicchiere. “ Salute” rispondo.
Il ghiaccio è rotto (non quello nel mio bicchiere). “ Qui di passaggio per una bevuta oppure dorme in albergo?” mi chiede lui. “Dormo qui stanotte, ho preso una stanza, domani riparto” rispondo. Non è vero, è una balla, non voglio raccontare che sono qui per capire che cazzo succede qui dentro. “Vedo che c’è molta gente qui” esclamo, “ vedo molto movimento”. L’uomo mi osserva, abbozza un sorrisetto, mi allunga la mano e dice “ Piacere, Ivano”. Ricambio la stretta di mano, “ Piacere, Sandro”.
“Vedi, Sandro” mi dice passando al tu, “ qui passa molta gente, il posto stà accanto all’autostrada, le stanze sono comode, il bar è ben fornito, ottimo posto per incontrare amici e conoscere nuovi amici” mi dice ammiccando e mettendo enfasi verbale sulle parole nuovi amici.
“Ragazze, lui è Sandro” dice rivolgendosi alle due donne sedute a godersi il prosecchino e a fare chiacchiere. “ Lei è Michela e lei è Varna. Varna è mia moglie” . Noi dal banco bar e loro dai divanetti ci scambiamo le presentazioni di rito. Poi le due donne continuano a parlare tra di loro e noi due al banco a parlare di tutto e di più. A conti fatti una bella conversazione. Ci furono altri due giri di prosecco e gin-tonic che aiutarono e scioglierci ulteriormente e ricevevo altre occhiate e qualche sorriso dalle due donne che ricambiavo senza esagerare troppo. Ma il mio pensiero fisso era su che altro succedeva in quel Motel. Nel frattempo gli altri tre, la coppia e il ragazzo giovane si erano alzati e si erano avviati verso il fondo del corridoio, insieme.
Le due donne ad un certo momento si alzano e vengono verso di noi uomini. Varna a voce bassa a suo marito “ Amore, noi andiamo” . Poi mi guarda, sorride e dice “ A dopo, ciao” e se ne vanno pure loro verso il fondo del corridoio. Sono più o meno alte lo stesso; indossano gonne al ginocchio e camicette. Varna ha una gonna color ruggine, una camicetta di seta beige a disegni geometrici e indossa una cintura color oro molto alta con un vistoso fibbione. Vedo che ha i polpacci delle gambe molto sviluppati da donna che fa o faceva sport. Le scarpe con tacco alto che si adattavano alla cintura. Lei è la bionda, capelli molto corti, quasi da maschio. Michela invece è la mora, capelli abbastanza lunghi legati a coda dietro che le dava un’aria di donna più giovane. Anche lei indossava una gonna sopra al ginocchio color aragosta e una camicetta molto leggera a fantasia che riportava i colori della gonna. Di lei mi rimasero impresse le mani, belle e affusolate e le unghie laccate una tonalità più scura della gonna, una serie di bracciali al polso.
Io e Ivano continuiamo a parlare e ad un certo punto mi dice “ Bella donna pure Michela vero?” “Si bella davvero, ma se permetti pure tua moglie è molto attraente” “Grazie, è vero” mi risponde e continua “Stefano , il marito di Michela è di sopra con alcuni amici, stavo parlando con lui al telefono” Cazzo, penso, il marito di una sta di sopra con amici e loro qui al bar e anzi le due donne se ne sono pure andate. Nella testa iniziano a frullarmi pensieri di tutti i tipi.
“Sandro, sei sposato tu?” “No, divorziato da un secolo, errore di gioventù, ne siamo usciti bene entrambi, niente figli e divorzio consensuale”, “ora sono libero come un uccel di bosco e mi piace volare da un ramo all’altro” Ci ridiamo sopra e mi dice” Bene, bravo, libero di volare”. Ordiniamo un altro prosecco e un altro gin-tonic.
Cin-cin. “Sandro, ti piace leccare la fica? La domanda mi coglie di sorpresa, ma ammetto che mi aspettavo un ulteriore sviluppo della conversazione. “ Certo, eccome mi piace leccare la fica” rispondo “ specialmente se è ben depilata, mi piace titillare con la lingua, leccarla bene e giocarci con le dita”. “Ottimo” mi risponde Ivano, “ andiamo di sopra dalle ragazze, ci aspettano, hanno deciso che c’è ne anche per te, ti va?”. Mi sorride, mi strizza un occhio, firma il conto, anche il mio. Pacca sulla spalla, “ Andiamo che ci si diverte, andiamo a fare il nostro dovere” mi dice Ivano.
Ci avviamo verso il fondo del corridoio. Non prendiamo l’ascensore per salire al primo piano, facciamo le scale. Imbocchiamo un altro corridoio dalle luci basse. C’è una lunga fila di porte chiuse. Numeri pari sulla destra, i dispari sulla sinistra. Nel percorso incrociamo un lui e una lei che escono da una stanza. Successivamente un altro lui giovane e aitante esce da una stanza e si incammina verso l’uscita. Io e Ivano ci fermiamo davanti alla 119 e li accanto c’è la 121. Ivano inserisce la scheda magnetica, click, la porta si apre, entriamo.
Tutto l’ambiente è in penombra, siamo in un piccolo ingresso con il bagno a sinistra e una porta scorrevole sulla destra. Ivano mi dice di fare silenzio con il dito sulla bocca. Spinge la porta scorrevole, la apre tutta per darmi la possibilità di vedere l’interno della stanza adiacente, la 121. Anche qui le luci sono basse, tranne che per una lampada in fondo alla stanza che illumina un tavolo rotondo. Seduti attorno, sono sei uomini impegnati a giocare a carte. Vedo delle fiches e tanti biglietti verdi, gialli e marroncino. Cazzo, questi stanno giocando forte. Ecco quello che succede qui e non solo. Ivan si avvicina al tavolo, saluta, sussurra poche parole a Stefano e ritorna indietro. Si richiude la porta scorrevole alla spalle e siamo di nuovo nella penombra della 119. “ Sandro, hai capito ora? Prendiamo sempre due comunicanti, Angelo gioca di là con gli amici, noi facciamo altri giochi di qua. Tutto il Motel lavora così.” “Molte coppie incontrano qui e molti altri giocano soldi a carte”
Entriamo nella stanza in penombra. Tipica stanza da Motel, ma anche questa con un insolito tavolo da sei persone in un angolo e il lettone al centro. Ora lo so, il posto è stato concepito per questo genere di servizi. E io che abito a venti minuti di macchina lo vengo a sapere solo ora. Il sangue inizia a circolarmi veloce, sempre più veloce nelle vene, sento quasi un groppo alla gola, ciò che vedo è sublime. Mi giro verso Ivano che mi sta di fianco, lui sorride, mi fa segno di stare in silenzio e mi sussurra “ mettiamoci nudi pure noi”
La vista è altamente erotica. Il sangue che mi gira veloce nelle vene mi ha fatto divenire pure il cazzo duro, sento pulsarmi sotto la gola, mi viene da deglutire. Michela e Varna sono sul letto. Michela è stesa sulla schiena a gambe larghe. Vedo i suoi seni molto abbondanti, con grossa areola, la pelle molto chiara. Non ci guarda, è impegnata e gustarsi il momento, il volto rivolto in alto verso il soffitto, gli occhi chiusi, si sta mordendo il labbro inferiore. Tiene le mani sulla testa bionda di Varna che è tra le sue cosce. Le sta tenendo ferma la testa, mentre Varna stesa a pancia in giù la sta leccando. Michela quasi nuda, indossa soltanto un paio di calze chiare e le scarpe con i tacchi alti che ricordano il colore della gonna che indossava. Le mani di Varna sono aperte sulle cosce di Michela e si vede che le sta tenendo le gambe divaricate con forza. Varna è totalmente nuda. Come avevo immaginato al bar, è una donna in carne pure lei, ma bella soda, con un bel culo tondo. Siccome sta di schiena posso soltanto immaginare come sia di tette e soprattutto di fica. Fica che sicuramente tra poco andremo a goderci io e Ivano, almeno lo spero.
Noi due uomini ci spogliamo, buttiamo i vestiti a terra in un angolo. Ho il cazzo dritto e duro, inutile descriverlo, tanto lo vedete dalle mie foto qui. Ivano è ben piazzato fisicamente, tende ad avere un pò di pancia. Anche se la testa è quasi rasata, il resto del corpo è molto peloso, specialmente sul torace, pure lui tra le gambe è messo piuttosto bene, un bel cazzo non tanto lungo ma molto grosso che si sta toccando e lo sta scappellando lentamente, non è ancora duro ma lo sta diventando. Mi fa cenno di prendere una sedia e sistemarmi da una parte del letto e sedermi, lui fa lo stesso sul lato opposto. Ci sediamo e ognuno si massaggia il proprio cazzo, mentre guardiamo Michela e Varna impegnate ad una leccata tra donne. Loro due ovviamente hanno visto che noi due maschi siamo li a cazzi in mano, ma fanno finta di nulla. Sono impegnate e godere tra di loro. Per il momento non gli interessiamo.
Io mi sto segando lentamente il cazzo e mi godo lo spettacolo delle due donne che si leccano. Poi vedo che Michela sposta la testa di Varna, tira un sospiro e le dice di stendersi sulla schiena. Varna si stende e Michela le si siede sopra la faccia. Inizia una nuova leccata. Stavolta è Michela che cavalca la faccia di Varna. Non vedo che sta facendo Varna la sotto ma lo immagino, nel frattempo Michela si dimena di bacino, avanti e indietro e poi con movimenti circolari mentre si accarezza le grosse tette e si pizzica i capezzoli, Occhi chiusi e ancora a mordersi le labbra emettendo suoni gutturali e ansimando sempre di più. Ivano se ne sta seduto sulla sedia pure lui a gambe larghe come me e si mena il cazzo che gli è diventato duro. Si sega molto lentamente scappellandolo in discesa e ricoprendo la cappella in salita. Il gioco continua fino a quando le due donne decidono di passare oltre. Michela che sembra essere quella che dirige i lavori, si alza dalla faccia di Varna, le si avvicina con il viso le sussurra qualche cosa all’orecchio, poi la bacia in bocca, probabilmente vuole sentire il sapore della sua fica dalla lingua di Varna. Si slinguano per po’, poi si dicono qualche cosa, mi guardano e mi sorridono. A dire il vero mi squadrano dalla testa in giù soffermandosi sul mio uccello dritto, duro e scappellato. Io sto andando veramente a mille, ma Ivan mi ha detto di stare seduto e non prendere iniziative. Lasciamole fare.
Ora le vedo fare una cosa che non ho mai visto fare prima. Varna e Michela si sono messe a gambe aperte divaricate, e si sfregano fica contro fica a forbice. Sono entrambe depilate completamente, due fiche lisce e pulite. E’ uno sfregamento sfrenato, si spingono le loro fighe con forza una sull’altra. E’ ovvio che sono eccitate al massimo, hanno il fiato grosso, respirano profondo, quasi a rantolare, le loro teste buttate dietro, stanno cercando la loro estasi. Poi vedo che cambiano posizione, Michela infila un dito nella fica di Varna con la sinistra e un dito nella sua passera rovente con la destra. E giù con un doppio ditalino. Ma non sapevo che questo era soltanto un esercizio di preparazione. Improvvisamente Michela si alza dal letto mostrandoci tutte le sue voluminose forme, i seni tondi e abbondanti ovviamente eccitata. Apre una borsa accanto al letto e tira fuori un doppio dildo, un affare piuttosto grosso di circonferenza, praticamente due grossi cazzi di gomma flessibile, uno attaccato all’altro. Inizia a passarlo sulla fica di Varna che sta a gambe aperte e facendole delle piccole penetrazioni dentro e fuori. Poi Varna prende il dildo nelle sue mani e ricambia con lo stesso gioco dentro e fuori la fica di Michela che è piuttosto voluminosa e con ampie labbra scure tutto attorno. Dopo aver giocato ancora per un poco le due donne si rimettono a gambe larghe una di fronte all’altra a forbice, si infilano il dildo dentro, ognuna prende una estremità del grosso cazzo di gomma e iniziano a chiavarsi a vicenda spingendoselo dentro insieme. Io sto impazzendo alla vista di queste due. Devo stare molto attento a non sborrare segandomi e faccio un lavoro di concentrazione mentale per evitare di schizzare. Ivano continua e masturbarsi lentamente, molto lentamente osservando le due donne. Il gioco dura tra di loro ancora un poco poi decidono che è tempo di passare ad altro.
Varna e Michela ora sono stese sul letto una di fianco all’altra. Prima di stendersi sono andate in bagno insieme. Ivano mi ha fatto cenno di andare sulla porta del bagno pure noi a guardare. Le osserviamo che a turno si siedono sul bidet e una lava la fica all’altra. Una bella abluzione con sapone e tanta acqua. Lo fanno con movimenti lenti. Si girano e ci osservano. Stanno dando spettacolo a noi due uomini, in piedi a cazzi duri. Con la coda dell’occhio do una sbirciata all’uccello di Ivano, bello grosso. Penso che gli farei volentieri un pompino fino a scaricargli i maroni, ma questo non rientra nella scena di questa sera. Stasera si và a figa. Michela e Varna si sono asciugate le passere a vicenda ed escono dal bagno passandoci davanti. “Tutto ok, ragazzi?” ci dicono e si avviano al letto. “Fantastico, grazie” rispondo. Io e Ivano torniamo nella stanza con i nostri cazzi duri. Ivano mi viene di fianco sulla destra, mi appoggia la mano sinistra sulla schiena quasi a toccarmi le chiappe del culo, ha la mano calda e ammetto che il movimento mi piace parecchio. “Ora tocca a noi” mi dice, “quale vuoi? La mora o la bionda?” “Prima una e poi l’altra, le scambiamo, che ne dici?” gli rispondo. “Bene. Allora tu incominci con mia moglie e io con Michela, però solo leccate di fica, noi qui facciamo solo quello, ok?” mi dice. “Ok” gli rispondo ubbidiente.
Scendo le scale dal primo piano, sono le 4,45 del mattino. Stavo leccando la fica di Michela, ci davo sotto con la lingua, solleticando le piccole labbra, appuntendo la lingua fino a penetrarle, poi leccavo quelle grandi e scure. Roteavo la lingua e mordicchiavo dove potevo. Annusavo i suoi profumi di femmina e sentivo sulla mia lingua e sulle mie labbra i suoi umori. Avevo pure infilato un dito e poi due e continuavo il mio lavoro orale. Michela aveva già avuto un orgasmo con Ivano prima di me e ne aveva già avuto uno con me di recente. Ora era una sorta di gioco di gran finale che stavamo facendo Ad un tratto entra nella stanza suo marito Stefano, dalla porta scorrevole, ci raggiunge, la bacia sulla bocca poi mi guarda mentre ero impegnato a leccare sua moglie. “tranquillo, continua , ti dirà lei quando smettere.” “Come è andata caro?” gli chiede lei. “Non male, potevo vincere di più, quando sei pronta vieni di là” e se ne ritorna nella stanza accanto. Ivano e Varna sono stesi accanto a noi. Lui sopra di lei, stanno chiavando nella posizione del missionario, come bravi marito e moglie. Michela mi solleva il volto dalla sua fica, mi sorride e dice che deve andare a dormire di la da suo marito. “E’ stato bello, sei un gran bell’uomo, grazie per il gioco e per il comportamento corretto.” Mi passa una mano sui capelli quasi in modo materno. “ La vita è sempre piena di sorprese” mi dice. “ noi non ripetiamo mai, ci piace così. Se ci rincontriamo qui sotto al bar ci salutiamo comunque, Ciao” Si alza e se ne va da suo marito nell’altra stanza.
Mi rivesto, guardando Ivano e Varna che continuano a chiavare insieme incuranti di me. Lui ha un bel culo tondo e peloso e la sta stantuffando bene mentre lei le ha chiuso le gambe sopra la schiena e sta godendo del suo cazzo in figa. Mi vesto ed esco dalla 119 tirandomi dietro la porta.
Salgo in macchina, ci sono molte meno vetture nel parcheggio del Motel. Chi ha chiavato e chi ha perso o vinto quattrini a carte se ne è già andato a casa. Sto guidando verso casa lungo la provinciale, è ancora buio, fa giorno tardi in febbraio. Penso che mi sono divertito ma non ho sborrato. Fermo la macchina in uno slargo, sono davanti una vecchia chiesa di campagna. Mi sbottono i pantaloni, tiro fuori il cazzo che mi si era indurito ancora di brutto, mi sparo una sega fino a riempirmi la mano di sborra calda e appiccicosa, pensando alle fiche di Varna, di Michela e già che ci siamo al bel cazzo grosso di Ivano, che probabilmente no incontrerò mai più.
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Vi invitiamo comunque a segnalarci i racconti che pensate non debbano essere pubblicati, sarà nostra premura riesaminare questo racconto.
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