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Lui & Lei

Weekend dopo Ferragosto


di Membro VIP di Annunci69.it Grey-Heron
22.09.2020    |    7.034    |    5 6.2
"Tendono a frequentarsi tra di loro quasi isolandosi dal resto della gaya comunità..."
Osservare i comportamenti della fauna umana è come guardare un film.
Ricordi di una estate al mare


Oggi, prima domenica dopo il ferragosto. E’ una giornata calda ma piuttosto ventosa. Piero decide di andare al mare solo verso le 17,00 dopo una meritata pennica postprandiale Vuole evitare la moltitudine di vacanzieri domenicali e pure il traffico del fine week-end. Parcheggia dove trova posto, cioè in culo al mondo. Entra in pineta a piedi, anche tra i pini il vento si fa sentire come si fanno sentire milioni di cicale che se la cantano facendo un casino della madonna (è un modo di dire, non si offenda la Vergine).

Sul sentiero incrocia vacanzieri che se ne tornano a casa. Gli passano accanto ben tre coppie distanziate. Ogni uomo si trascina con fatica un carrello carico di tutto, ombrelloni, sedie pieghevoli, tavolini pieghevoli, box frigo e solo Dio sa quant’altro. I poveri uomini simili a muli tirano con fatica il carico, sudano e uno di loro impreca pure. Naturalmente le mogli camminano dietro al carretto quasi facessero fatica loro a procedere portandosi soltanto una borsa a tracolla o peggio ancora, soltanto un cappello in mano. Pensa che le avrebbe prese volentieri a calci in culo, poi, con un guizzo di buonsenso ringrazia il cielo di non essersi mai sposato quando poteva farlo (tre possibili matrimoni mancati e nessun figlio). Ora capisce che ci stavano a fare altre due donne all’ingresso della pineta sulla strada. Erano ferme in piedi accanto ad una montagna di masserizie. Piero comprende che i loro poveri mariti dopo essersi trascinati tutta quella roba le hanno lasciate di guardia per proseguire a piedi fino al parcheggio in culo al mondo, prendere la macchina e ritornare dalle amate mogli a fare il carico. Il premio? Forse, la scopata settimanale, una volta arrivati a casa.

Piero prende i sentieri dentro la pineta come scorciatoia per arrivare alla spiaggia. Il profumo di pino gli sale su per le narici, i secchi aghi di pino a terra scricchiolano sotto i suoi piedi nudi. Il tutto unito alle rumorose cicale e a qualche calcio dato alle pigne secche gli ricordano giorni passati tanti anni fa quando da ragazzotto andava esplorando questo meraviglioso bosco in cerca di avventure. Fu qui che scopri questa sua meravigliosa realtà bisex. Erano tempi in cui gli ormoni viaggiavano a mille e la pineta era molto più affollata. Anche se in fatto di ormoni, di sti tempi, Piero non ha nulla di che lamentarsi.

Ecco la spiaggia. Oltre le dune si intravvede il rosso ombrellone e la testa della bagnina. Oggi lei è di turno. Ed ecco il mare. E’ mosso, rumoroso, tante bianche onde si infrangono sulla riva. Molta gente è a mollo, saltella tra un’onda e l’altra, sono quasi tutti adulti nudi che giocano come i bambini. E’ singolare come si ritorni all’infanzia in mezzo alle onde.

Piero inizia la sua passeggiata sul bagnasciuga in direzione Sud. Anche oggi preferisce andare a posizionarsi alla fine dell’arenile autorizzato. E’ la parte più frequentata da maschi.

C’è veramente tanta gente nuda in questo fine settimana, una miriade di esseri umani, tutti a comportarsi in modo diverso, tipi strani, tipi normali (ma che cosa è la normalità?), tipi belli, tipi brutti (ma che cosa è la bruttezza?), tipi grassi, tipi magri, cazzi, tette, culi. In sostanza esseri umani fatti come Dio li ha fatti, o meglio, per chi non crede, come Madre Natura li ha fatti.

Piero passa davanti al trespolo del bel bagnino, ma il bel bagnino non c’è. Forse è di riposo. Al suo posto un altro ragazzone con barbona scura impegnato a guardare lontano con il binocolo. E dai con ste barbe, barbe folte ovunque.

Piero è un uomo tradizionale e il suo lavoro in pubblico non gli permette stravaganze e deve stare molto attento a come si propone anche dal punto di vista estetico. Non ha mai capito i tatuaggi, non gli piacciono, non comprende come le persone possano rovinarsi il corpo per sempre. Potrebbe forse accettare un piccolissimo discreto tatuaggio preferibilmente nascosto o quasi.

Ricorda un piacevole piccolissimo delfino tatuato sul pettorale di un ragazzo con il quale aveva fatto sesso in modo straordinario quando viveva a Roma. Piero non comprende nemmeno chi si deturpa con osceni piercing. Questi gli fanno proprio schifo, gli fanno ribrezzo. L’unica eccezione concessa è un piccolo brillantino al lobo come indossava lo stesso ragazzo di Roma.

Tutto questo passa per la testa di Piero quando vede una ragazza seduta sulla sabbia che parla con un’altra ragazza. E’ orrendamente coperta di tatuaggi, volto incluso, un mostro. E come se non bastasse è piena di piercing, in faccia, sul corpo ovunque incluso uno spillone infilzato nel capezzolo di destra. Non è visibile la tetta di sinistra. Piero deve trattenere conati di vomito. Ma ogn’uno è libero di fare ciò che vuole con il proprio corpo.

Altra coppia nelle vicinanze che attira l’attenzione di Piero. Hanno entrambi le forme dei personaggi nei quadri di Botero. Traspare un felice modo di essere cosi.

Come già scritto in altri racconti, va molto lo stile Guru, Fachiro, Asceta all’indiana …. Eccone un altro seduto sulla sabbia sotto un ombrellone. Magro, capelli lunghi, non si capisce se siano bianchicci oppure un tempo tinti di biondo. Annodati sopra la testa con crocchia, all’indiana. Pure lui tatuato, porta collane di perline attorno al collo, e molti bracciali simili ai polsi. L’atteggiamento è quello del bull che si sta intortando la coppia con la quale conversa. Piero lo immagina steso sopra alla signora alla missionaria con le collane che strusciano sulle tette della signora mentre il marito guarda umiliato.

Due donne e due uomini, tra i tanti, camminano verso Piero. Nudi, abbronzati. I quattro conversano sotto il sole. Normalià assoluta. Come fanno tutti, anche l’occhio di Piero cade su genitali dei quattro, nulla di fuori del normale. Inutile negarlo, quando si incrociano altre persone l’occhio birichino va sempre a guardare li…ma lo si fa facendo finta di non farlo…e non dite che non è vero. Lo fanno anzi, lo facciamo tutti.

Dietro di loro un uomo alto, un poco pingue, capelli lunghetti e radi, cazzetto che dorme tranquillo, insieme ad un altro molto più giovane con il pisello scappellato che ballonzola. Quest’ultimo indossa un berretto da baseball viola portato con la visiera a rovescio, dietro al collo come fanno i ragazzini.

L’occhio di Piero si sposta sulla moltitudine di corpi stesi sulla sabbia al sole o sotto gli ombrelloni o sotto i tendaggi di fortuna come li chiama lui. Si vedono parecchi uomini barbuti, ma non la barba di qualche giorno, bensi, folte barbe stile talebano. Che cazzo gli è preso agli uomini di tenersi sti cespugli pelosi in faccia, Piero non lo capisce. Niente di meglio per Piero di mettersi nudo davanti lo specchio la mattina e radersi dopo una bella schiumata al pennello. Volto, fresco, pulito, sano.

A proposito di barbe e pelo. La parte finale della spiaggia ospita una moltitudine di orsi. Sono denominati orsi quegli uomini cicciottelli, sovrappeso, rotondi, molto pelosi e barbe di tutti i tipi e che giacciono tra di loro. Non sono per niente i tipi che Piero va cercando. Ma c’è una grande comunità di orsi nella comunità omo di sto mondo. Scusate il gioco di parole. Tendono a frequentarsi tra di loro quasi isolandosi dal resto della gaya comunità.
Piero ha raggiunto la seconda parte della spiaggia. Anche qui, oggi c’è moltissima gente. Quasi tutti uomini, pochissime donne solitamente denominate frociarole perché frequentano prevalentemente amici che con le donne a letto non ci vanno.

Cosa inaspettata; Piero si trova davanti un tipo che ben conosce, sta camminando verso di lui, solo soletto. Un bel quarantenne, fisico longilineo, alto, testa rasata, in costume azzurro (lui non sta mai nudo in spiaggia). Si guardano, entrambi superano un attimo di sorpresa e si salutano. E’ dal Natale precedente che non si frequentano, si è rotto l’incantesimo. Peccato. Negli ultimi due anni stati a letto insieme parecchie volte e hanno fatto sesso con molto piacere. Hanno goduto di bellissimi 69 grazie al fatto che dispongono di due bei cazzi. Quello del tipo è una bella verga che in erezione diventa dura, nodosa e ricurva verso destra. Piero ha un debole per il cazzo ricurvo non importa se a destra o sinistra. Piero si divertiva a scappellargliela lentamente da seduto sul letto mentre l’amico stava in piedi davanti a lui. Si infilava il bel cazzo in bocca dopo averglielo leccato a dovere, poi iniziava a succhiarglielo con voluttà. Aveva un buon sapore e mentre succhiava, poteva annusare l’odore di pulito dall’inguine dell’amico. Ormai era diventato un rito, non appena entrava in casa sua, si spogliavano, andavano in bagno e si facevano una doccia insieme. Piero ricorda di quella volta che essendo già docciati si erano concessi un bidet a vicenda (uno lo faceva all’altro). Era una sensazione bellissima quella di lavare il cazzo, da moscio farlo diventare duro e le palle con acqua calda e molto sapone, arrivare fino all’ano, pulire bene pure quello. Le pompe erano fatte in modo reciproco, lunghe ed estenuanti. Giochi di mano con entrambi gli uccelli insieme nel palmo. Cazzo contro cazzo in piedi davanti al grande specchio della camera da letto. Poi nel tempo e nel conoscersi meglio erano passati ad altro. Piero aveva una voglia matta di provare cosa si sentisse nel farsi penetrare da quel bel cazzo duro e ricurvo. Ma la stessa cosa passava per la testa dell’amico. Gli piaceva parecchio la bella cappella sul tronco venoso del cazzo di Piero. Hanno iniziato a stimolarsi il buco del culo a vicenda, usando guanti di tipo chirurgico e tanto gel. Prima un dito poi due con attenti movimenti. Chi dei due stava sotto era steso sulla schiena con un cuscino posizionato ad altezza renale e gambe larghe. Era come donarsi all’altro mentre iniziava l’esplorazione più intima che un uomo possa subire. Di li ad arrivare ad una penetrazione vera fatta dal pene il passo è stato breve per entrambi. In poche parole Piero ricorda benissimo (detto fra noi) libidinose e carnali inculate tra maschi. Lo specchio era una libidine di entrambi, farlo davanti al grande specchio era una sensazione sensuale, carnale quasi oscena, anzi oscena sul serio, come in video porno. Mai, Piero dimenticherà quella volta quando davanti allo specchio si sedeva sul cazzo duro dell’amico debitamente coperto da preservativo. L’amico era steso sulla schiena con cuscini sotto la testa e le gambe che dalle ginocchia in giù cadevano fin sul pavimento. Piero, eccitato più che mai a verga dura aveva lubrificato il cazzo incappucciato dell’amico e di era cosparso una buona dose di gel sul suo ano che pulsava di voglia al solo pensiero di cosa sarebbe successo. Poi a cavalcioni dell’amico aveva iniziato a impalarsi lentamente su di lui. Era uno smorzacandela godurioso. Piero dava la schiena all’amico e si specchiava di fronte davanti allo specchio, poi dopo che il bel cazzo ricurvo era scivolato tutto dentro oltre lo sfintere, Piero si spostava leggermente indientro, piegava le ginocchia verso l’alto metteva i piedi sul letto e poteva osservare la base della bestia che era scomparsa dentro di lui e allo stesso tempo si masturbava la sua verga dura, venosa e scappellata. Movimenti mirati e lenti dell’amico portavano i due ad una estasi totale da paragonarsi a quella di Santa Teresa (non me ne voglia la Santa).

Per chi non lo sapesse: ( Estasi di Santa Teresa. Scultura di G.L.Bernini, chiesa di Santa Maria della Vittoria, Roma.)

La giornata continuerà nel prossimo episodio.
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