Lui & Lei
Era bella come una bambolina
di Grey-Heron
29.06.2016 |
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"Sudamericana di ottima famiglia europea parlava quattro lingue..."
L’ho rivista dopo trent’anni ma quando la vidi per la prima volta, era bella come una bambolina; bionda, viso rotondo, occhi chiari, sorrisetto malizioso di una giovane hostess delle Olimpiadi di Los Angeles. Sudamericana di ottima famiglia europea parlava quattro lingue. Eravamo entrambi ventenni. Arrivò a bordo di sorpresa dopo un veloce preavviso, ed eccola qui, il nuovo membro dell’equipaggio formato da circa 350 elementi metà maschi e metà femmine al termine del giro del mondo, età media 35 anni,cioè un equipaggio giovane, pieno di vigore e salute nonché di ormoni a mille. La parte femminile dell’equipaggio era prevalentemente formato da scandinave. Vi ho detto tutto!
Come da tradizione appena arrivava un nuovo membro dell’equipaggio si scatenava la corsa all’arembaggio. Noi maschi subito a fare i galli con le nuove arrivate e tutti a competere; me la cucco io, te la cucchi tu, me la da, non me la da. Spesso succedeva invece che erano le nuove arrivate che partivano per la caccia immediata al maschio. Mettere le mani su un maschio significava avere il boyfriend assicurato per tutto il contratto di sei mesi cioè uccello a volontà. A volte succedeva con disappunto delle belle svedesine che il maschio haimè aveva addocchiato un altro maschio e la fica non gli interessava. Ma c’è n’era per tutti. Eravamo una comunità internazionale e di larghe vedute.
La biondina sudamericana la chiamerò Alva (nome fittizio poiché questa è storia vera).
Alva appena arrivata, passò dalla reception insieme al direttore che la presentava a tutti. Stavo facendo un annuncio ed ero concentrato sul microfono, lei si guardava attorno con curiosità e stava ascoltando la mia voce che usciva dall’alto e rimbombava su tutta la nave. Francamente non ricordo che stessi annunciando ma era sicuramente una cosa formale. Ci scambiammo un sorriso, un’occhiata birichina e lei se ne andò altrove con il capo.
Pensai: che bella fighetta nuova, sicuramente lui (il direttore) avrà già pianificato di scoparsela prima o poi.Lui,40 anni australiano, un bel figo moro di origine austroungariche, quattro strisce d’oro sulle spalline.Ci stava già provando il bastardo. Però sarebbe ganzo soffiargliela e arrivare prima di tutti e portarsela a letto. La scelta alla fine dei conti però è di lei. Checchè ne dicano è sempre la femmina che mette il maschio in trappola.
Apro Facebook per leggere le solite inutili cazzate che scrivono conoscenti e amici, vedo la faccia di qualche collega di quell’epoca con il quale sono in contatto e di istinto mi torna alla mente Alva del tempo che fù e la sua fichetta morbida e liscia, chissà forse pure lei ora ha un profilo Facebook. Il mio profilo è farlocco, falso, senza nome vero, senza nemmeno una mia foto, solo poche persone sanno di me. Posso permettermi di vedere altre persone senza far sapere chi sono.
Digito il suo nome e cognome Alva Vattelapesca, pochi secondi ed eccola li. Trentanni dopo. Americana più che mai, capelli biondi cotonati, decisamente una bella milfona, ma talmente americanizzata. Una donna manager realizzata, appoggiata alla sua nuova enorme vettura tedesca, bianca, mentre mostra le chiavi della stessa ancora dentro le vetrine del concessionario, con un sorriso di plastica americano, falso solo come gli americani sanno sorridere. Osservo bene la foto e tiro un sospiro di sollievo.Questa avrebbe potuto essere mia moglie ora. Cazzo, come sono contento di essere singolo e senza rogne. Inizio a scrollare il suo profilo e vedo tutta la storia della sua vita da quando ci siamo lasciati con tristezza sul molo di Southampton trent’anni prima. Lei verso nuove avventure e maschi da conoscere e io scemo ventenne con il cuore a pezzi e un peso sullo stomaco come non lo avevo mai avuto. La prima e la mia ultima volta che ho veramente versato copiose lacrime per una donna. Piangevo come un bimbo.
Continuo a scrollare il suo profilo e in ordine retroattivo vedo lei al mare con il suo nuovo ganzo, un ricco industriale, lei vive in Florida lui a Montreal a guardare gli affari suoi…Come cazzo si fa a portare avanti un rapporto con migliaia di miglia in mezzo ancora lo devo capire.
Poi vedo foto di lei e dei suoi rapporti di lavoro e sociali. Meetings, beneficenze, parties, barbeques, boutiques public relations etc etc. Insomma sembra essere molto ben inserita. Atteggiamenti e pose hollywoodiane, molto plastificati. Meno male che c’è un oceano tra di noi ora.
Poi vedo i figli, due. Una laureata da una anno e un altro che sta per entrare in università. Oh,cazzo, potrebbero essere i miei figli. Almeno uno di loro sicuramente se considero che una volta mentre scopavamo si ruppe il preservativo e senza accorgermene la riempii di sperma. Rimasi allora in panico per un totale di tempo. Terrorizzato che lei fosse rimasta incinta. Poi finalmente mi disse che aveva avuto le sue cose e tirai un sospiro liberatorio. In altra occasione invece fu lei a togliermi il preservativo e osservando il serbatoio pieno di sperma esclamò: Oh my God. So many babies wasted, Mio Dio quanti bambini buttati via
Vedo una foto di compleanno di uno dei figli in giardino a fare festa, e c’è pure lui, il padre, cioè il marito dal quale ha divorziato un pacco di anni fa. Lui è invecchiato mica bene. Lo vedo sciupato, probabilmente lavorerà come un fesso per pagare il mantenimento di lei, ma sta facendo il padre modello. Visita i figli e la ex moglie e ovviamente sa del suo nuovo ganzo, visto che su Facebook sta tutto spiattellato li.
Sul molo di Southampton quando ci siamo lasciati trent’anni prima, (lo sapevo), era perché lei veniva trasferita sulla nave gemella dove pure lui, un ufficiale di macchina era stato trasferito. Tutte le ragazze lo conoscevano bene, molto bene…o meglio facevano la fila di giorno e di notte per andarlo a trovare in cabina, o meglio per provare i sui 22 cm che teneva tra le gambe. Tutte parlavano di quanto fosse dotato e di come sapesse leccare la fica da vero maestro. Pure lei, venni a sapere che aveva passato una notte al ponte ufficiali per goderdi il maxibon come le atre.. Stavamo insieme da due mesi io e lei e scopavamo di nascosto. Poi, si sa, il cazzone piace e ogni femmina deve fare le sue esperienze prima di intrappolare il pasquone di turno e tenerselo tutta la vita o come marito o come Bancomat e per usarlo come mezzo di riproduzione della specie. E la bella Alva aveva deciso; dopo il coetaneo che l’aveva iniziata bene era ora di passare ad un elemento altamente preparato, grande linguista, di invidiabili dimensioni, quindici anni più maturo di lei e data la qualifica, fornito di un considerevole 730 o come veniva denominato tale documento nel paese di lui. Si sposarono tre anni più tardi. Misero su casa in Florida e non seppi più nulla di loro.
Continuo a scrollare il suo profilo e vedo foto di vecchie conoscenze con le quali lei è rimasta in contatto, tutta gente che ora viaggia sui settanta e oltre. Io e lei invece eravamo i più giovani a bordo, lei 20 e io 21. Osservo queste persone, mi tornano in mente tanti ricordi, quasi tutti belli e un periodo della mia vita in mare che non cambierei con nient’altro. Però il tempo passa, cazzarola !
Alva è ancora una bella donna comunque, ma talmente americanizzata, con atteggiamenti plateali, sembra di plastica. Non è rimasto nulla della bella bambolina dolce e profumata che dormiva accanto a me quando avevamo vent’anni. Io una moglie cosi nemmeno per sogno la vorrei.
Ci davamo appuntamento quando lei finiva le sue mansioni di hostess, mai prima di mezzanotte dopo lo spettacolo nel salone. Io risalivo di nascosto da prua dove stava la mia cabina, attraversavo tutta la pancia del bastimento, un dedalo di corridoi tutti uguali, risalivo le scale di servizio di poppa, entravo nel corridoio cabine passeggeri dove aveva la sua cabina singola, entravo da lei che mi aspettava. Erano abbracci, dolcezzze, carezze. Si parlava si scherzava e si finiva a letto a fare all’amore. Era bello stringerla a me, mentre nella penombra della stanza si udiva lo sciabordio delle onde dell’oceano sulla fiancata della nave e spesso a coprire l’oblò e in lontananza il rumore prodotto dai motori.
Nessuno doveva sapere che io quasi tutte le notti dormivo da lei. Non potevo entrare negli spazi riservati ai passeggeri fuori servizio e non volevamo che si sapesse di noi. Era il nostro segreto. Se lo fosse venuto a sapere il direttore australiano mi avrebbe fatto un culo così. Si…perché, udite, udite la dolce Alva quando arrivò a bordo fu presa d’assalto un pò da tutti quanti, tutti ci provavano, tutti la volevano. Io invece le feci soltanto il saluto mentre parlavo al microfono e poi non ci provai di proposito ad intortarmela. Questa fu la mia carta vincente, fu lei a farsi viva e a flirtare con me e io le diedi spago…iniziammo un gioco tra di noi che ci portò a finire a letto insieme. In tutta segretezza.
Era nuda, seduta a gambe incrociate sul letto. Aveva delle belle tettine che avevo leccato e baciato fino a pochi minuti prima. Avevo pure mordicchiato i capezzoli, le piaceva e piaceva tanto pure a me. Le venne un brivido di freddo, la guardai, era dolcissima. Mi alzai, pure io ero nudo, presi la mia camicia dalla sedia e gliela misi. Scoprii che non c’è nulla di piu sexy di una donna nuda che indossa la mia camicia. Era una camicia azzurra a righe bianche, rimarrà per sempre nella mia memoria. Glielo dissi che era sexy, molto sexy e che la trovavo arrappante. Mi rispose che se ne era accorta dalla mia immediata erezione. Si, perché mi era partito il cazzo in quarta, bello, duro da ventenne infoiato. Ci siamo seduti sul letto appoggiati alla parete. Lei stava di schiena a me, l’abbracciavo e le mordicchiavo i lobi degli orecchi.
Ho una cosa da dirti, esclamò. Peter il direttore sta insistendo di brutto per portarmi a letto, è da quasi due mesi che insiste. Gli ho detto che non se ne fa nulla perché non è il mio tipo. Non sapevo che altro dirgli. Si è offeso. Non so se sta andando in depressione o se è soltanto veramente incazzato. E’ sicuramente molto ferito dal mio rifiuto e se sa che io e te stiamo insieme ci farà dei problemi, dobbiamo essere cauti.Le risposi che lo saremmo stati. Ci guardammo negli occhi, le nostre labbra si cercarono, le nostre lingue pure e facemmo l’amore per la seconda volta quella sera.
Alva stava sotto di me, indossando la mia camicia aperta, le leccavo le tettine, succhiavo i capezzoli, risalivo con la lingua fin sotto la gola, le soffiavo negli orecchi. Sentivo che a momenti si irrigidiva e in altri momenti si rilassava. Le tenevo fermi i polsi sopra la testa con le mie mani, la costringevo in quella posizione, mentre con il mio corpo la coprivo tutta, le strusciavo i pettorali sui suoi seni, le strusciavo la mia pancia sulla sua, le strofinavo il cazzo ovunque anche sulla fica ma senza penetrarla. La facevo soffrire, lei ne voleva di più ma io mi fermavo e poi ricominciavo…era mia…la possedevo…ero l’unico maschio a bordo che si era permesso di avere per se questo tesoretto di fica. Gli altri non lo sapevano e io godevo del segreto, del mio possesso. Nemmeno il direttore bonazzo lo doveva sapere, Gliela avevo soffiata, Lei era il mio trofeo.
Alva gemeva sotto di me, allargava le gambe, mi voleva dentro. Mi venne un’idea, la guardai negli occhi con complicità, mi alzai, mi misi un preservativo, lei mi osservava e immagino stesse già pregustando di sentire il mio cazzo duro entrare dentro di lei. Riprendemmo la posizione precedente, io sopra di lei, Poi piano piano, molto lentamente, millimetro dopo millimetro iniziai appoggiando prima il cazzo sulle labbra della fica, poi penetrando lentamente molto lentamente, Quasi un’agonia per lei finchè fui tutto dentro, mi fermai e poi ripresi sempre lentissimamente avanti e indietro avanti e indietro. Movimenti quasi impercettibili. Non so quanto tempo passò ma fu una scopata fatta quasi da fermo, mi muovevo veramente al rallentatore. Questi piccoli impercettibili miei movimenti la fecero impazzire di voglia, io le tenevo le mani imprigionate dalle mie, con il mio corpo le davo poco spazio per muoversi, mentre il mio cazzo si muoveva lentissimamente. La sentii gemere come non aveva mai fatto prima, la sentii irrigidirsi, le si inarcava la schiena, il respiro le divenne talmente affannoso che mi preoccupai, Ma continuavo a darle tutto di me. Avevamo vent’anni e poca esperienza ma questa ci stava venendo bene. Alva arrivò al massimo del godimento, non riuscivo più a tenerla, fino a che scoppiò in un orgasmo quasi brutale. Ammetto che ebbi un attimo di paura, che stesse male. Passata l’ondata orgasmica, Alva iniziò a rilassarsi e a lasciarsi andare. Io non venni, niente orgasmo, niente schizzate di sperma. Lei se ne accorse e mi chiese perché, voleva che pure io avessi avuto la mia parte, No, le dissi;la mia più grande soddisfazione stasera è averti fatto godere come non l’avevamo mai fatto, Tu e la mia camicia blu,
Erano le 5,00 del mattino, Alva mi dormiva avvinghiata addosso, Mi alzai in silenzio, mi vestii e in modo quasi furtivo uscii dalla sua cabina senza farmi notare, per attraversare in lungo la pancia della nave portandomi a prua. Mi beccò il panettiere, un altro austriaco di merda, a metà corridoio. Lui stava su tutta la notte a fare pane, panini e brioche, probabilmente si era assentato e stava tornando al lavoro. Mi squadrò bene bene, cercò di capire da che zona io arrivassi, mi sorrise beffardo sicuramente a chiedersi da dove cazzo uscissi, da quale porta, cosi presto la mattina.
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Vi invitiamo comunque a segnalarci i racconti che pensate non debbano essere pubblicati, sarà nostra premura riesaminare questo racconto.
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