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Lui & Lei

IL DIAVOLO E L'ACQUA SANTA


di Candido1967
29.09.2020    |    7.416    |    2 9.5
"Paola si spoglio dei vestiti di dosso come se fossero in fiamme e rimase completamente nuda in pochi istanti..."
Quando Juanita dovette improvvisamente partire per il Sud America, a causa di un lutto familiare, io e mia moglie ci ritrovammo da un giorno all’altro senza una domestica, così essenziale per la nostra vita quotidiana. Allorché ci chiamò informandoci che si sarebbe dovuta trattenere a lungo in Colombia per problemi familiari, capimmo che non avremmo dovuto perdere tempo e cercammo immediatamente una sostituta di Juanita. La sua partenza repentina e il fatto che non sarebbe più tornata in famiglia con noi, ci rattristò. In specie Paola, mia moglie, rimase molto addolorata poiché la giovane domestica sudamericana era ormi da qualche mese anche una delle sue amanti preferite.
Io, come ormai accadeva da un paio di anni, mi limitavo a guardare od al limite a fotografare ed a riprendere i loro amplessi o quelli che avevano con i loro innumerevoli amanti di ogni età e sesso. Infatti, dopo i sessant’anni, non ebbi più la possibilità di prendere parte in prima persona alle orge che mia moglie, di dieci anni più giovane di me, organizzava in villa e trovai di mio piacere poterla guardare mente si concedeva ad altri uomini o donne e, maggiormente, piacere me lo procurava assistere ai suoi incontri lesbici con la nostra domestica e poterli immortalare in immagini o video.
Fummo costretti a metterci, in fretta e furia, alla ricerca di una sostituta di Juanita in quanto, vuoi per la nostra disabitudine ai lavori domestici vuoi per la vastità della villa che possiede numerose stanze, da soli sicuramente non saremmo riusciti a far fronte alla situazione di emergenza che si era venuta a creare. Un conoscente ci disse che un’amica della sua domestica, di recente giunta in Italia dalla Polonia, era in cerca di un lavoro. Era raccomandata come donna seria e volenterosa. Decidemmo di incontrarla.
Fin dalla prima volta che facemmo la conoscenza di Izabela mia moglie mostrò insofferenza nei confronti di quella donna. Mi rivelò che a pelle avvertiva nei suoi confronti un senso di fastidio ed antipatia. Ma dava l’impressione di persona seria e fidata e, per il genere di mansioni che dovevamo affidarle, era proprio quello che stavamo cercando. Izabela era una donna sulla cinquantina, abbondante e slombata, tutta petto e fianchi, coi capelli crespi e spettinati e l’occhio pesto. Quando la incontrammo la prima volta vestiva con panni umili e semplici, in maniera priva di gusto. Insomma una donna rustica, una contadina polacca. E della campagna dell’Est Europa, oltra all’aspetto fisico, aveva anche conservato le maniere brusche ma sincere e dirette che a me, in fin dei conti, non dispiacevano mentre a mia moglie disgustavano tanto quanto l’aspetto di Izabela. Anche in seguito, riguardandola più volte sempre con i suoi poveri cenci indosso, mi sono chiesto se in gioventù potesse essere stata in qualche modo attraente o desiderabile e faticavo ad immaginarmela, anche nei suoi vent’anni, come un’acchiappa maschi. Un marito lo aveva però avuto e quella loro unione, ora finita da diversi anni, le aveva lasciato Dariusz, un figlio diciottenne che Izabela aveva portato con sé in Italia.
Che vi fosse una totale incompatibilità fra Izabela e Paola si palesò fin dai primi giorni in cui la domestica prese servizio a casa nostra. Benché svolgesse in modo scrupoloso ed impeccabile tutti i compiti che le avevamo assegnato e la casa fosse decisamente più in ordine e pulita rispetto a quando vi fosse Juanita, Paola la rimproverava spesso senza motivo alcuno o l’apostrofava con “serva bigotta” facendo allusioni alla sua condizione di domestica ed al suo fervore religioso. Ma ancor di più l’odio di mia moglie si manifestò verso il figlio di Izabela. Questi, intuita la vita libertina che io e mia moglie conducevamo, aveva iniziato a spiare i nostri movimenti e a ficcanasare nelle nostre stanze in cerca di qualcosa di pruriginoso e di proibito per soddisfare la sua curiosità ed i suoi desideri repressi dai precetti e dai comandamenti che la religiosissima madre gli aveva inculcato. Tanto che ben presto, ed a malincuore, fummo costretti ad assegnare alla domestica ed al figlio la dependance della nostra villa, che avevamo pensato ed arredato per ben altri e più lussuriosi scopi, in quanto averli nella camera loro assegnata all’interno della villa sarebbe stato sconveniente e rischioso, in specie in quelle sere ed in quelle notti in cui organizzavamo orge che non lasciavano ombria di dubbio sullo scopo per cui i nostri ospiti ci facevano visita.
La decisione di trasferire la famiglia della domestica nella dependance, che mia moglie Paola fu costretta ad accettare con grande rabbia e rammarico in quanto era quella una delle sue garçonnière preferite da lei stessa arredata , fu presa un pomeriggio di giugno, dopo circa due mesi che Izabela e Dariuz vivevano con noi, in occasione di una gang che avevamo organizzato per la notte e che avrebbe visto Paola impegnata con tre uomini contemporaneamente, di cui uno di colore (tutti quelli che giocavano con noi li “reclutavamo” insieme io e mia moglie su vari siti di annunci specializzati). Quel movimento nella villa, le grida di godimento di mia moglie ad ogni suo orgasmo ed il via vai nella nostra camera da letto sarebbero sicuramente stati notati ed uditi dai polacchi se solo fossero rimasti per la notte a dormire due stanze più in là!
La notte fu fenomenale: mia moglie riempita come una botte da tre veri stalloni, presa più volte e simultaneamente in ogni suo buco, riempita di sborra e letteralmente sbattuta con un rumore di carni che si scontrano fra loro e di gemiti di godimento. Io fotografai e ripresi ogni istante di quell’orgia e volli assaggiare per me, nel finale, la verga di uno dei tre uomini.
Nonostante le precauzioni prese, tuttavia, quel che accade quella notte non dev’essere sfuggito al figlio della domestica polacca. Intuito il perché del loro allontanamento dalla villa e visti arrivare ed intrattenersi per la notte tre energumeni prestanti e pronti alla monta, il giorno seguente si aggirava per le stanze, con la scusa di aiutare la madre nelle faccende di casa, alla ricerca di qualche traccia di quella notte di eccessi orgiastici. E ne trovò più di una, di tracce, quando ebbe accesso al laboratorio che io usavo per sviluppare le foto scattate. In quel periodo il club prive’ che frequentavamo abitualmente io e Paola, mi aveva proposto di esporre alcune delle foto da me realizzate durante i festini che vedevano mia moglie come protagonista ed io, con qualche velleità artistica, avevo sviluppato diverse immagini, ritagliato particolari anatomici, ingranditi, colorati ad acquarello i bianco e nero delle fotografie ed ottenuto delle opere che avrei proposto alla direzione del club per l’esposizione. Insomma, in quel laboratorio, che solitamente tenevo attentamente chiuso a chiave ma che quel mattino non ricordo perché era aperto a chiunque, di materiale che potesse soddisfare la morbosa curiosità di Dariuz ve ne era in abbondanza.
Ma quel girovagare del giovane per le stanze della villa non era certo sfuggito a Paola che lo aveva tenuto d’occhio con malizia e seguito quando lo aveva visto entrare nel mio laboratorio fotografico.
Poco dopo la vidi arrivare infuriata verso me: “Il ragazzo, il figlio della polacca, è un gran impiccione che ficca il naso dappertutto” mi disse con tono di voce alterato dalla rabbia. “E non solo un impiccione – continuò – ma anche un porco depravato che si fa le seghe sulle mie foto che ruba di nascosto dal tuo laboratorio”. Sentire mia moglie dare del “porco depravato” a Dariuz solo perché si faceva delle innocenti seghe sulle foto che la ritraevano nuda o coinvolta in amplessi, quelli sì da porci e depravati quali eravamo, mi fece sorridere. Ma tenni per me quel motto di ilarità e finsi di prendere estremamente sul serio le parole di mia moglie rispondendole “Va colto in fragrante, il pervertito e fatto vergognare per quel che fa”, immaginando che umiliare i religiosissimi polacchi con una questione attinente alla sfera del peccato sessuale avrebbe molto solleticato la mente perversa di Paola facendola godere per quella situazione cerebralmente ad alto contenuto erotico.
Così il giorno dopo finsi di dimenticare aperta la porta del mio laboratorio fotografico ed aspettammo che il topo andasse al formaggio. Dariuz non tardò all’appuntamento e quando fu dentro, dopo un paio di minuti, a nostra volta facemmo ingresso in laboratorio per coglierlo con le mani nel sacco. Ma le mani non le aveva propriamente nel sacco: una reggeva un paio di foto che avevo scattato qualche sera prima e che ritraevano Paola mentre si faceva sfondare da due dei nostri amici bull; l’altra mano, abbassati i pantaloni e le mutande, stringeva il cazzo deliziandolo con una sega. Impegnato in quell’attività il ragazzo non si accorse di noi. Paola mi fece cenno di uscire in silenzio. Appena fuori mi disse sottovoce “Vai a cercare la polacca e portala subito qui”. Non mi fu difficile trovarla. Era al piano sotto a fare pulizie. Le chiesi di seguirmi al primo piano. Arrivati davanti alla porta del laboratorio e trovando anche Paola ad aspettarla mi chiese di cosa avessimo bisogno. “Lo vedrà subito, mia cara serva, perché l’abbiamo chiamata” disse Paola con tono sprezzante e la spinse dentro al laboratorio seguendola immediatamente. Anch’io entrai dopo loro. Questa volta Dariuz si accorse del nostro ingresso per il trambusto e per l’espressione di stupore che la madre si lasciò sfuggire “Oh Vergine Maria, cosa sta accadendo!” disse la domestica. Il ragazzo era stato appena beccato con il suo membro in erezione fuori dalle mutande mentre si stava masturbando su una foto a dir poco oscena. Izabela si coprì gli occhi e fece per andarsene ma Paola la trattene con queste parola “Ora guarderai cosa le piace fare a quel porco depravato di tuo figlio”. E, rivolto al ragazzo, “Forza continua, porco!” Ma, dopo essere stato scoperto, il ragazzo si era paralizzato e non riusciva più a muovere un muscolo od a dire una qualsiasi parola. Mia moglie non perse tempo “Non vuoi continuare tu, porco, a fare quello che stavi facendo? Vorrà dire che continuerò io per te” e detto questo gli afferrò il cazzo giovane e duro e cominciò a masturbarlo. Con mano esperta Paola strinse la giovane mazza e con continui cambi di ritmo, ora lentamente ed ora con grande velocità, la portò in pochi minuti sul punto di esplodere. Il ragazzo era totalmente in balia della mano di mia moglie ed iniziò a godere ed a contorcersi per il piacere davanti alla madre. Questa singhiozzava per la vergogna e teneva le mani sul viso coprendosi gli occhi e recitando una preghiera di perdono. Mia moglie invece aveva una espressione di perversa soddisfazione sul viso. Vederle accanto una all’altra mi fecero venire in mente il diavolo e l’acqua santa. Mia moglie strinse con la mano libera le guance del ragazzo ed avvicinò il suo viso a quello del giovane rivolgendosi a lui con queste parole “Sborra porco”. Dariuz non ce la fece più ed urlò “Siiii vengo”. In quell’istante mia moglie sputò in faccia al ragazzo mentre lui le riempiva la mano che lo aveva portato a quello stato di eccitazione di calda ed appiccicosa sborra. Allora Paola si avvicinò ad Izabela che continuava nella sua preghiera; la costrinse a togliere le mani dal viso e le porse la sua di mano riempita di sperma dal figlio della donna: “Lecca, serva. Ripulisci per bene tutto questo sudiciume che mia ha lasciato tuo figlio sulla mano”. E strofinò questa su una guancia di Izabela per ripulirla da parte dello sperma.
Sul viso di Izabela apparve un’espressione di disgusto nell’assaggiare il sapore acre e pungente della sborra del figlio. Non di meno, essendo abituata ad obbedire agl’ordini dei signori senza mai metterli in discussione, ripulì con cura e precisione le dita di mia moglie succhiandole scrupolosamente e leccandole zelantemente anche negli spazi fra un dito e l’altro per raccogliere fino all’ultimo goccio di quel liquido denso ed appiccicoso da cui erano ricoperte. Tanto che Paola, visto l’ottimo lavoro svolto, raccolse con un dito altra sborra dalla guancia di Izabela e le disse: “Ingoia anche questa, serva”.
Alla fine, soddisfatta, mia moglie si rivolse verso me: “Firma un assegno da tremila euro. Possono bastare come liquidazione per questi pezzenti? Voglio che entro questa sera abbiano raccolto tutte le loro cose e spariscano per sempre dalla mia vita”. Detto questo se ne andò senza nemmeno rivolgere un ultimo sguardo ad Izabela ed a suo figlio Dariuz.
La sera stessa i polacchi lasciarono la villa. Mia moglie preparò lei stessa qualcosa per cena (evento davvero raro) e dopo aver mangiato propose un brindisi per la dipartita della domestica e del figlio: “Aver umiliato quella serva bigotta e quel depravato di suo figlio mi ha infiammato il cervello e la fica. Sento ancora i fremiti in corpo ed ho bisogno di placare la mia eccitazione” disse Paola. Poi aggiunse “Vieni, andiamo in camera a chiavare” benché fosse conscia che ormai da qualche tempo non riuscivo più a scoparla nel modo classico. Tuttavia non ci mancava la fantasia per fare del sesso insieme, io e lei soli, in specie in una situazione di esaltazione e di animi turbati dall’erotismo, come i nostri di quella sera.
Paola si spoglio dei vestiti di dosso come se fossero in fiamme e rimase completamente nuda in pochi istanti. Io cominciai a mia volta a togliermi camicia e pantaloni mentre la osservavo frugare nella scatola dove conservava i suoi giocattoli erotici. Trovò un grosso fallo realistico nero, si sdraiò a cosce aperte sul letto e se lo infilò completamente dentro la fregna con foga come volesse al più presto placare quell’bramosia di godimento fra le gambe. Iniziò a farselo scivolare avanti ed indietro con movimenti rapidi. “Finalmente” disse “non ne potevo più!” Una volta completamente nudo anch’io, presi a masturbare il mio cazzetto moscio davanti al viso di Paola ed a dirle le parole che sapevo la facevano avvampare ancora di più “Che cagna sei, Paola! Ti faresti chiavare anche da un cavallo se solo potessi, vero?” “Si certo, che mi farei riempire da un vero stallone ma in mancanza di meglio ficcami il tuo cazzo in bocca, ho voglia di farti un pompino” Rimasi sorpreso da quelle parole di mia moglie. Ormai da molto tempo non avevamo contatti diretti ed il nostro ero un sesso ed un godimento più che altro celebrale e non fisico. Ma ugualmente avvicinai il mio cazzo moscio alle labbra di Paola e lei me lo risucchiò in un istante completando così il suo delirio erotico. Ci sapeva fare, non ricordavo ormai più quanto fosse abile ed esperta con la bocca. Quasi riuscì a farmelo venire duro come non mi succedeva più da anni. E mentre me lo succhiava con avidità con altrettanta foga ed impeto continuava a masturbarsi con quel fallo gigantesco ed a dimenarsi e a mugolare di piacere. Una vera posseduta che nessun esorcismo, ma solo un orgasmo, avrebbe potuto fermare. Le venni in bocca e lei ingoiò tutto il mio sperma. Continuava a muovere avanti ed indietro il fallo in lattice ed a dimenarsi senza sosta. Solo dopo aver estratto quel grosso arnese dalla sua fica, lasciandolo sul letto ricolmo di umori, un intenso orgasmo la colse in ritardo. Io ebbi tutto il tempo di piazzare il mio viso fra le sue cosce per essere inondato completamente dal getto che uscii dalla sua passera.
Pochi giorni dopo ci venne presentata Flordaliza una filippina di 28 anni minuta e carina che sarebbe diventata la nostra nuova domestica. A Paola piacque subito ed io capii al volo che le avrebbe fatto presto dimenticare la disavventura con Izabela e suo figlio Dariuz e la riavrebbe portata ai bei tempi di Juanita.
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