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Lui & Lei

Nel Nome del Piacere (capitolo 4)


di Candido1967
23.06.2017    |    3.228    |    3 8.8
"Per qualche giorno camminando e sedendomi continuai ad avvertire l’effetto dilaniante di quell’assalto al mio culo..."
Genesi 13,13
Gli abitanti di Sodoma erano perversi e grandi peccatori contro il SIGNORE.
Conoscevo Alessandro da ormai nove mesi. L’estate era alle porte e la nostra relazione proseguiva fra momenti di intensa passione e dubbi e perplessità da parte di Alessandro sempre ad un bivio indeciso se intraprendere con convinzione la strada della relazione adultera con me o quella della fedeltà coniugale e del rispetto ai precetti cristiani in cui credeva. Io invece non avevo più nessun dubbio: lo amavo e per la prima volta mi consideravo solo sua. Troncai anche la relazione con Federica. Amavo Alessandro a tal punto da poter restare casta per tutto il tempo che passava tra un nostro incontro e l’altro e cioè circa due o tre settimane ogni volta! Ritenevo però che queste mie rinunce e questa mia fedeltà meritassero una ricompensa. Ritenevo inoltre necessario mediare le mie posizioni, chiamiamole di mentalità estremamente aperta, ed i miei gusti diciamo bizzarri in fatto di sesso con le posizioni da cattolico estremista e le esigenze di Alessandro di cristiano che però non può fare a meno di riconoscere i propri bisogni fisici sessuali. Il mio amante avrebbe voluto solo rapporti come tra marito e moglie (quelli che la sua sposa gli negava) e comunque non quelli che rientrassero fra il sesso vietato all’interno del matrimonio secondo l’opera dell’illuminato teologo francese del diciannovesimo secolo, quindi il mero compimento di un atto che gli permettesse di soddisfare le sue pulsioni sessuali senza ricercare ulteriori piaceri. Io invece era alla continua ricerca di nuovi piaceri all’interno della sfera sessuale e volevo comunque continuare a sperimentare con Alessandro. Chiedergli di sodomizzarmi mi sembrava un giusto compromesso. Avevo una voglia incontenibile di essere inculata dall’enorme cazzo di Alessandro. Nel nostro incontro programmato per l’ultima settimana di giugno decisi di proporgli la cosa. Affrontai così l’argomento “Il tuo teologo francese ritiene che il contatto sessuale nelle parti di dietro del corpo sia una mostruosa malvagità da condannare con le pene più severe. Forse non lo aveva mai preso in culo e non aveva provato quanto possa essere piacevole”. Alessandro rimase esterrefatto di fronte a questa mia uscita ma ormai aveva imparato a conoscermi abbastanza bene per non scandalizzarsi più di tanto. E poi se continuava a frequentarmi nonostante tutto significava che in fondo gli piacevo così, come lui piaceva da morire a me malgrado il suo puritanesimo da chierichetto. “La sodomia è un atto contro natura” mi replico con tono pacato e sereno. “Niente affatto caro mio” ribattei “Anzi il Marchese De Sade nelle sue opere (proprio ora ho finito di rileggere La Filosofia nel Boudoir) sostiene che sia più naturale l’atto sessuale nel di dietro piuttosto che nelle parti davanti in quanto per la conformazione fisica il pene sembra più adatto ad essere infilato nel buco del culo che nella vagina”. “De Sade era un pazzo criminale” ribatté Alessandro. “Comunque ho deciso che voglio prendere il tuo cazzo in culo Alessandro mio”. Mi guardò come si guarda una bimba che fa i capricci poi accarezzandomi replicò “Penso sia impossibile che il mio arnese, date le sue dimensioni, possa entrare in quel buchino stretto senza fare danni o provocarti un dolore insopportabile”. Mi sottovalutava: “Ed invece ci entrerà e mi farà godere come non mai ho goduto!” Lo spogliai; il suo cazzo ancora non in completa erezione era già abbastanza mostruoso da spaventare qualsiasi altra donna all’idea di farselo entrare nel didietro. “Vieni mettilo qui fra le mie tette. Te lo farò diventare duro masturbandolo con queste”. Alessandro obbedì e presto riuscii ad avere contemporaneamente il suo membro fra i miei seni ed in bocca. Quando lo sentii pronto lo liberai e battei le mani saltando di gioia per il risultato che avevo ottenuto. “E’ immenso Ale, misuriamolo!” Mi guardò esterrefatto. Estrassi un metro da sarta dal cassetto del comodino ed inizia a misurare il suo cazzo. Ventitré centimetri di lunghezza e ben quindici centimetri di circonferenza! “Ora infila questo serpente nella sua tana! Inizia con il leccarmi il buchetto del mio culo. E’ sempre piacevole sentirselo leccare e comunque è una buona base per lubrificarlo”. Alessandro obbedì senza fare obbiezioni o rimostranze, diversamente da quanto pensassi. Forse anche lui voleva sperimentare la possibilità di fare entrare quel cazzo così grosso in un buco così stretto. Poi presi un flacone che avevo riempito di olio d’oliva ed un vibratore anale e li passai al mio amante. “Lubrifica bene il mio buchetto con questo. Poi infilami questo giocattolino in culo per dilatarmelo a dovere”. Le dita di Alessandro presero a spalmare olio di oliva dentro e fuori il mio orifizio; poi sentii spingere il dildo ed entrare per tutta la sua lunghezza nel mio retto. “Muovilo vanti ed indietro piano, Ale”. Eseguii il mio comando e cominciai a provare piacere. “Ahi Ahi… che bello è sentirselo in culo amore mio. Continua ti prego apri il mio culetto”. “Ora penso possa bastare” dopo qualche minuto di quel piacevole massaggio sfinterico “Prendi l’olio d’oliva e lubrifica la tua asta per intero. Sono pronta a riceverla”. Mi posizionai con il culo più in alto possibile facendo assumere alla mia schiena la forma di una funzione convessa ed appoggiando la guancia sinistra su di un cuscino. Alessandro si inginocchiò dietro di me. Afferrò saldamente con una mano la mia spalla e con l’altra i miei capelli tirandomeli ed obbligandomi a sollevare sia la testa che la schiena a suo piacimento. Infine appoggiò la sua cappella lubrificata al buco del mio culo e lentamente cominciò ad entrare. Sentivo il mio canale anale dilatarsi ma il dolore iniziale della penetrazione fu subito sostituito dal piacere che ricavavo dal leggero avanzare di quella trivella nel mio culo. Doveva essere circa a metà asta quando già mi sembrava di non poterne ricevere più e che se avesse continuato ad avanzare anche di un solo centimetro mi avrebbe sfondata. Ma era quello che volevo per cui lo incitai “Dai Alessandro continua, non ti fermare. Sfondami!”. Alessandro mi afferra per i fianchi per meglio aiutarsi nella spinta. Ormai gran parte del suo uccello è dentro quando comincia a muoversi avanti ed indietro con ritmo lento. Ogni volta estrae qualche centimetro di cazzo per poi infilarlo nuovamente in quel passaggio stretto che lo avvolge e lo risucchia completamente. Ero riempita da quel cazzo enorme lo sentivo completamente dentro me, dentro al mio corpo; la sua cappella spingeva fino a toccarmi l’intestino. I suoi movimenti mi procuravano sensazioni di leggero dolore e di profondo godimento che esprimevo con grida e mugolii di piacere scuotendo la testa come impazzita e muovendo il mio corpo all’unisono con le spinte e gli affondi del mio amante. Quando Alessandro estrasse il suo cazzo mi sentii il buco del culo completamente dilatato e non riuscii a trattenere qualche peto che fece sobbalzare Alessandro all’indietro! Volevo essere impalata da quella enorme mazza di carne. Mi sollevai in piedi non senza avvertire un acuto dolore. Feci sedere Alessandro sulla poltrona accanto al mio letto e dandole le spalle mi sedetti sopra il suo cazzo rizzato con l’aiuto del mio amante che mi sorreggeva per le natiche. Sollevai le ginocchia e le piegai in modo da farmi forza con i piedi contro le gambe di lui. Stesi le mie braccia dietro alla schiena ed Alessandro mi afferrò per le mani tenendomi stretta. Ora era completamente dentro il mio corpo e riuscivo a muovermi lentamente sentendo il suo uccello frugare e raschiare contro le pareti del mio intestino. Era una sensazione dilaniante che mi portò vicina alla perdita dei sensi. Piacere e sensazioni estreme si confondevano in me. Non riuscii a trattenere a lungo la tensione di quella posizione. Rilassai le gambe allungandole ed il mio amante lasciò la presa delle mie mani. Mi appoggiai con queste sulle sue cosce mentre lui mi sollevava e mi faceva ricadere sul suo ventre tenendo i palmi aperti delle sue mani sulle mie natiche. Lo aiutavo in quel movimento spingendo i miei piedi contro il pavimento e sollevandomi poi sulle punta delle dita. Ero completamente impalata su quel totem di carne ed emisi un grido di godimento e dolore insieme “Ooohhhhh siiiiiiiiiii spaccami”. Alessandro si alzò in piedi sollevandomi insieme a lui: ero agganciata al suo corpo ed il suo membro era il gancio saldamente infilato nel mio didietro. Mi abbracciava tenendo premuto il mio seno. Poi ricademmo entrambi sul letto di fianco senza mai staccarci l’uno dall’altro. Alessandro mi alzò una gamba e se la posizionò sopra le spalle. Ero completamente dilatata e pronta a ricevere la sua spinta finale. Iniziò ad andare avanti ed indietro sempre più velocemente e con maggiore forza. Grugniva rabbiosamente mentre mi sfondava il culo. Lo supplicai “Mi stai sfondando fai piano mi fa male” Ma era come se volesse farmela pagare per averlo trascinato in quel vortice di lussuria e di peccato. Continuò senza rallentare a sbattermi il suo enorme uccello nel mio povero culo dilatato ed arrossato per quell’assalto. E mentre lo faceva mi dava morsi sul collo e sulle spalle e mi stringeva i capezzoli fra le sue dita. Mi accarezzai il clitoride per distrarre il mio corpo da quelle sensazioni lancinanti con un po’ di piacere Lacrime cominciarono a rigare le mie guance per il dolore ma Alessandro sembrava non avere più pietà. Continuò fino a quando con un urlo animalesco scaricò tutta la sua sborra calda nel fondo del mio culo. Poi, come sopraffatto, crollò su di me e mi schiacciò con tutto il peso del suo corpo sudato senza dirmi una parola. Per qualche giorno camminando e sedendomi continuai ad avvertire l’effetto dilaniante di quell’assalto al mio culo.
Quel che più non riuscivo a spiegarmi era come potesse Alessandro accettare un rapporto con sua moglie che fosse del tutto casto. Ed ancora di più mi chiedevo che donna mai potesse essere quella che avendo come sposo un uomo favoloso come Alessandro e dotato di una nerchia di quelle dimensioni, non ne approfittasse per farsi scopare nemmeno una volta. Pensavo “Va bene l’essere bigotta o puritana ma avere un uomo così al fianco, dormirci nel letto tutte le notti accanto e non avere mai la tentazione di scoparci insieme per rispettare degli assurdi precetti religiosi contro natura, non mi pare possibile”. Che spreco il “mio” Alessandro dato in sposa ad una simile beghina! Ero proprio curiosa di vederla in faccia questa donna. Mi chiedevo che coppia fossero insieme. Provavo ad immaginarmela fisicamente e di vedere Alessandro e la moglie vicini l’uno all’altro ma l’immagine di lei mi restava indefinita, sfuocata e senza alcun volto. Ma un modo per vederli insieme c’era: tutte le domeniche mattina andavano a messa nella chiesa del loro paesotto in riva al Po. Decisi che quella domenica sarei andata anch’io a messa per poter guardare Alessandro e sua moglie uno accanto l’altro.
Mi sveglio molto presto. Faccio colazione, una doccia e mi vesto in modo sobrio senza però rinunciare all’eleganza. Parto con la mia New Beetle dal centro di Modena quando da poco sono passate le nove. Prendo la A1 ed esco a Reggio Emilia; poi per strade provinciali in mezzo alla pianura ed alla campagna della bassa reggiana guido fino ad arrivare al fiume Po. Attraverso una infilata di paesi: Gualtieri, Guastalla, Luzzara. Proseguo ancora fino ad arrivare ad una frazione al confine con la Lombardia. E’ lì che Alessandro abita. Lascio la macchina in un grande parcheggio a fianco della Chiesa e mi affretto ad entrare. La navata centrale e quelle laterali sono gremite di gente di ogni età. Mi posiziono in piedi in fondo vicino all’ingresso principale. Scruto, mi giro da ogni lato per scorgere Alessandro ma nulla. Mi sembra di non vederlo. Provo a cambiare posizione e a guardare dietro le colonne se per caso vi fosse nascosto lì il mio amante. Nulla. La Messa sta per iniziare. Mi guardo un’ultima volta attorno. Volto lo sguardo in ogni direzione della chiesa ma di Alessandro e di sua moglie nessuna traccia. Mi rassegno. Questa domenica non sono venuti alla funzione delle dieci e trenta, la “messa di paese”. Sento suonare la campanella che annuncia l’ingresso del prete e vedo entrare due chierichetti in tunica bianca. Decido di aspettare ancora qualche istante, magari Alessandro e la moglie sono in ritardo. Poi mi giro ed eccolo là: bellissimo come sempre, con la sua casula bianca ricamata in oro e sopra una stola di color verde. Eccolo uscire dietro ai chierichetti e posizionarsi davanti all’altare per iniziare la celebrazione. Anche lui, guardando la folla dei fedeli, mi vede in fondo alla chiesa e per un attimo ha un sussulto. Io mi butto in ginocchio e porto le mani al viso come volendomi raccogliere in improvvisa preghiera. Singhiozzo sommessamente. E’ un singhiozzo di risa che non riesco più a trattenere. Ora i fedeli sono tutti in piedi e lo è anche Alessandro che al centro del presbiterio inizia ad officiare la funzione. Io in punta di piedi mi dirigo verso l’uscita ed appena fuori il mio singhiozzare si trasforma in risa aperte e sguaiate senza più alcun controllo. Gli ultimi ritardatari fuori la chiesa mi guardano come fossi una pazza. No, non sono una pazza… sono l’amante di Don Alessandro!”
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