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Proposta ad arte (seconda parte)


di Candido1967
19.09.2016    |    13.389    |    1 9.4
"Proprio come ho fatto con te ed Anna..."
Lo studio/abitazione di Solidea era nel centro di Bologna, nei pressi di Porta Mascarella. Ad Anna non fu difficile arrivarci in bicicletta dal momento che noi abitavamo a poco più di un chilometro. Si erano accordate il giorno dopo la cena per vedersi nel pomeriggio di venerdì, ad una settimana esatta dalla serata a casa nostra. Quel loro primo incontro me lo raccontò Anna quella stessa sera. Solidea le aveva fatto vedere dove lavorava, i colori e le tele che utilizzava, le ambientazioni utilizzate per i suoi quadri, il guardaroba con i vestiti e gli accessori utilizzati dalle modelle e, soprattutto, gli album con tutte le fotografie scattate nel tempo alle donne ritratte nei suoi quadri. Avevano molto chiacchierato insieme di letture e di musica, bevuto del the. Poi, prima che Anna se ne andasse, Solidea le aveva chiesto se avesse voluto farle da modella per uno dei suoi quadri. Ed ora Anna stava chiedendo a me che ne pensavo di questa proposta. Sapevo benissimo come sarebbe finita la vicenda (o meglio, credevo di saperlo ma neppure io immaginavo i risvolti che avrebbe preso) ma non mi opposi affatto. Dal canto suo Anna sembrava entusiasta di poter posare e fare da modella per un quadro di Solidea.
Si rividero a metà della settimana successiva. Degli incontri che seguirono ebbi conoscenza sia da parte di Anna che da parte di Solidea. Quest’ultima ci tenne a farmi vedere le fotografie che aveva scattato al corpo nudo di mia moglie ed a farmi partecipe dei suoi progressivi successi nell’opera di corteggiamento nei confronti di Anna. Mia moglie mi raccontava principalmente delle emozioni che ritraeva dall’essere modella per un’opera di Solidea e dei progressi della tela. Solidea la incontravo abitualmente presso la mia galleria d’arte dove la sua mostra personale proseguiva. Mi raccontò come la prima volta che chiese ad Anna di spogliarsi questa lo fece pudicamente nascondendosi dietro ad un separé e ne uscì imbarazzata indossando mutandine e reggiseno. Che da quell’iniziale imbarazzo, incontro dopo incontro, Anna si era sempre più sciolta. Come ormai, negli ultimo incontri, si lasciasse spogliare da Solidea e da lei toccare per deporre un velo sul seno o per farle cambiare posa. E come avvertisse ad ogni tocco, ogni volta che sfiorava la sua pelle, un fremito di Anna ed una sua disponibilità a proseguire con quelle carezze se solo Solidea lo avesse voluto. Anna a cena mi raccontava di qui pomeriggi passati a posare, del fatto che l’imbarazzo iniziale si era ormai sciolto ed ora si sentiva perfettamente a suo agio nuda davanti a Solidea. E mi parlava del quadro. Del fatto che Solidea avesse deciso di concentrarsi su una sola parte del corpo: quella che andava dall’ombelico fino a poco sopra il mento, lasciando intravedere parte delle labbra e ponendo al centro dell’attenzione il seno di mia moglie coperto in parte da un velo rosso trasparente.
Un pomeriggio Solidea arrivò in galleria da me ed appena entrata mi disse “Marco, tua moglie è pronta per me”. A quelle parole per la prima volta capii che non era solo un gioco e per la prima volta fui sconcertato dal fatto che mia moglie sarebbe potuta andare a letto con un’altra donna. Provai un misto di gelosia e di incredulità che quel gioco fosse arrivato fino a quel punto ma, senza dar a vedere alcuna emozione a Solidea le risposi “E cosa ti fa dire con tanta sicurezza questa cosa?”. Mi sentii rispondere “Non importa cosa me lo faccia credere. Tu sarai presente quando io ed Anna faremo sesso insieme” Queste ulteriori parole mi fecero avere delle vertigini, com’era possibile che io potessi guardarle mentre facevano l’amore fra loro? Anna avrebbe permesso questo? Ma Solidea mi precisò “Anna non saprà nulla della tua presenza. Vieni domani pomeriggio non più tardi delle quattordici a casa mia e ti spiegherò tutto”. Non mi diede il tempo di riprendermi che se ne era già andata lasciandomi impietrito e senza parole.
Il giorno dopo pranzai presto con Anna in un trattoria vicino alla mia galleria e le chiesi se quel pomeriggio avrebbe visto Solidea. Mi rispose “Si, oggi alle 15.00 devo andare da lei per posare. Sai il quadro è quasi finito”. Finimmo di pranzare in fretta e lasciai subito dopo Anna dicendole che avevo un appuntamento che mi avrebbe tenuto impegnato per l’intero pomeriggio. Mi precipitai a casa di Solidea.
“Ben arrivato, mio caro. Vieni non ho molto tempo per spiegarti cose, Anna sarà qui fra non molto. Capirai tutto da solo” Il loft in cui Solidea viveva e dipingeva aveva spazi molto ampi in modo da dare l’impressione di un unico ambiente con una sola eccezione: uno stanzino chiuso ricavato in un angolo con una parete in cartongesso dal pavimento al soffitto. Solidea mi ci accompagnò. Quando entrai vidi alcune tele ed altri oggetti ammassati ed al centro uno sgabello. Aveva tutta l’aria di essere un ripostiglio. Ma ben presto Solidea mi fece notare la particolarità di quello spazio chiuso. Tre piccoli fori a diverse altezze con vetri spia, di quelli che da un lato riflettono come uno specchio mentre dall’altro trasmettono la luce lasciando vedere quello che c’è dall’altra parte. Così dal loft sulla parete esterna dello stanzino vi erano tre piccoli specchi inseriti armoniosamente con altri complementi d’arredo tanto da non essere notati, mentre dallo stanzino vi erano tre piccoli fori con un vetro dai quali era possibile avere sott’occhio l’intero soggiorno e lo spazio dove Solidea dipingeva.
Solidea mi disse “ti siederai qui senza fare rumore e potrai vedere tutto quello che accadrà al di là del muro senza essere visto. Dovrai solo startene fermo ed in silenzio per tutto il tempo fin quando Anna se ne sarà andata. Comunque la parete è abbastanza insonorizzata da non lasciare passare rumori”. Poi richiuse la porta lasciandomi nella penombra; l’unica luce che filtrava era quella proveniente dal loft attraverso i tre vetri spia. Me ne restai solo pensando che sicuramente Solidea non aveva predisposto solo per me un osservatorio del genere e che non ero il primo ad entrarvi per spiare quello che succedeva dall’altra parte della parete. Con questi pensieri in testa sentii il campanello suonare. Solidea aprì la porta e poco dopo vidi entrare Anna.
Riposta la giacca di Anna ad un appendiabiti vicino alla porta di ingresso, Solidea offri qualcosa da bere a mia moglie e se ne versò per se in un bicchiere. Quindi si sedettero una vicino all’altra sul divano al centro del loft e continuarono a parlare fra loro. Quindi Solidea si alzò dal divano e fece alzare Anna dandole la mano. Una volta in piedi l’una di fronte l’altra Solidea cominciò a spogliare lentamente Anna che rimase immobile, accettando con naturalezza quei gesti di Solidea che ormai facevano parte del loro rapporto pittrice modella. Ma presto quel rapporto si sarebbe spinto molto più in là e dal modo in cui Anna si lasciava spogliare sembrava essa stessa esserne consapevole.
Ora mia moglie era in piede di fronte a Solidea con indosso solo degli slip azzurri con un bordo di pizzo finemente lavorato. Solidea iniziò a sfiorare il seno di Anna, come a volerne studiare la forma, le proporzioni e le misure da riportare sulla tela. Anna continuava a rimanere immobile con gli occhi socchiusi. Ma quando la carezza di Solidea si fece più intima, più audace, non più solo quella di una “professionista” che valuta delle proporzioni o delle misure ma quella di un amante desiderosa di trovare godimento in un quel tocco, in quelle carezze, Anna rivolse lo sguardo a Solidea quasi ad interrogarla di quei gesti e trovò una pronta risposta. Solidea abbracciò Anna senza darle il tempo di ribellarsi (se solo l’avesse voluto fare) ed incollò le sue labbra a quelle di mia moglie. La sua audacia trovò successo: Anna non si ribellò affatto ne provò a sfuggire a quell’abbraccio ed a quel bacio; anzi rispose con scioltezza, con un corpo che finalmente non era più quello rigido e statico di una modella che deve farsi plasmare ma quello caldo ed appassionato di una amante. Le loro lingue si intrecciarono, le mani di Anna si persero fra i capelli di Solidea mentre quelle di quest’ultima iniziarono a percorrere ogni centimetro del corpo di mia moglie.
Solidea sfilò lo slip di Anna che ora era completamente nuda. La fece sedere sul divano a gambe aperte proprio di fronte a me in modo che potessi vederla pronta per l’amore prima che lei si tuffasse fra le sue cosce. Poi si inginocchiò di fronte a mia moglie, impedendomi la vista del suo sesso, e cominciò a passarle la lingua sul centro del piacere di Anna che ben presto la vidi gemere mentre con le mani frugava tra i capelli di Solidea spingendo e premendo la sua testa sempre più contro il suo ventre e spalancando sempre più le sue gambe affinché l’abile ed esperta lingua di Solidea potesse procurarle quel piacere che da tempo cercava e sognava. La vidi sciogliersi in un orgasmo che presto arrivò e lasciarsi ricadere all’indietro dopo il godimento. Solidea continuò a coprirla di piccoli baci sul corpo, ad accarezzarla con tocco lieve e poi incollò nuovamente le sue labbra a quelle di Anna che rispose con trasporto e passione come mai avrei creduto.
Sentivo il cazzo pulsarmi nelle mutande; lo liberai e lo strinsi con una mano muovendola lentamente a cercare un sollievo a quella esplosione di emozioni. Rimisi gli occhi nei fori alla parete e vidi Solidea che si stava spogliando mentre Anna ancora giaceva sul divano stordita dalle sensazioni provate.
Ora le due donne erano sul divano completamente nude. Si abbracciavano, si toccavano, si baciavano, strusciando i loro corpi uniti. Tette contro tette, fica su fica, labbra su labbra, in un incessante danza orgiastica. I seni piccoli e pallidi di Anna sfioravano quelli tondi ed abbronzati di Solidea e quei due corpi fusi insieme vibravano di piacere.
Ora Solidea si sedette a gambe divaricate di fronte al mio punto d’osservazione mostrandomi con gusto da vera esibizionista il suo sesso rasato e la pallida conchiglia rosa che come una ferita si apriva fra le sue cosce, pronta a riceve la lingua di Anna su quella conchiglia del piacere ed a godere di quei colpi e di quelle leccate lunghe e lente. Non tardò molto a mostrare sul suo viso l’effetto che la lingua di mia moglie provocava al suo ventre iniziando a godere ed a stringere fra le sue cosce la testa di Anna in un abbraccio che voleva allacciare alla sua fica la bocca di Anna. L’intero corpo di Solidea fu attraverso da scariche di piacere nel momento in cui venne in bocca ad Anna colando il suo liquido direttamente sulle labbra di mia moglie.
Ormai completamente desiderose di donarsi reciproco piacere, prima di continuare nel loro gioco si versarono qualcosa da bere e si riposarono per un istante sedute ed abbracciate una accanto l’altra. Poi Solidea si levò in piedi e portò davanti al divano una grossa sedia dalla spalliera molto alta e rivestita in un tessuto a fiori e dai braccioli larghi in legno. Quindi fece sedere mia moglie con le natiche che in parte sporgevano dalla seduta e le gambe divaricate in aria. A sua volta si accomodò, dandomi la schiena, seduta con la fica proprio sopra a quella di Anna e le sue gambe, che incrociavano quelle di mia moglie, appoggiate sugli ampi braccioli della sedia. In quella posizione cominciò a strofinare la sua fica su quella di Anna mentre le sue tette, muovendosi, erano esattamente all’altezza della bocca di Anna affinché potesse baciarle e succhiarle a suo piacimento. Solidea conduceva quel gioco ora con movimenti rapidi e marcati, ora più lentamente e con maggiore pressione. Lo sfregamento delle loro fiche insieme procurava un piacere indicibile alle due donne che contorcevano i loro corpi e godevano senza più freno e contatto con la realtà. Anna nel contempo riempiva la sua bocca con i seni di Solidea o passava la sua lingua sui capezzoli lasciando su essi un velo di saliva. Andarono avanti per un po’ di tempo in questo gioco di strofinamento dei loro sessi fino a quando non le sentii urlare di piacere e vidi le loro bocche unirsi in un bacio lunghissimo e liberatorio. In quel momento io venni con loro non potendo più resistere e riempii la mia mano del seme che uscii copioso dal mio uccello, pulendomi con delle salviette prudenzialmente lasciate da Solidea nello stanzino.
Nel frattempo Solidea e mia moglie erano sparite dalla mia vista; probabilmente erano in bagno a farsi una doccia dopo quella intensa attività fisica così piacevole. Ed infatti tempo qualche minuto e le vidi uscire dal bagno avvolte in asciugamani. Presto li lasciarono cadere mostrandomi nuovamente i loro corpi nudi che però ripresero a vestire. Solidea posò un ultimo bacio sulle labbra di Anna e poi la accompagnò all’uscita aiutandola ad infilarsi la giacca che aveva lasciata appesa all’attaccapanni.
Non appena Anna se ne andò Solidea venne a liberarmi dal mio nascondiglio: “Allora caro Marco, piaciuto lo spettacolino?” Capii che era un’inguaribile esibizionista a cui piaceva corteggiare le moglie dei suoi conoscenti per poi esibirsi davanti agli occhi di mariti complici con donne ignare di essere parte di un’esibizione. La scusa di farle posare come modelle era perfetta per attrarre le prede nella sua tela di abile tessitrice di intrighi esibizionistici.
Andai in bagno a ripulirmi un po’. Quando tornai Solidea si stava bevendo un drink che si era preparata. Mi chiese “Ne vuoi?”. Ne versò anche a me nel bicchiere e mi sedetti accanto a lei. Mi guardò e disse “Non ti preoccupare caro maritino; come vedi il dipinto è ormai finito. Un'altra sessione di lavoro poi Anna tornerà ad essere tutta tua. Inoltre avrai una tela in più da esporre e vendere in galleria. Sii felice”. Io ero ancora sconvolto e frastornato da quanto avevo visto e non risposi. Solidea soggiunse: “Ho già messo gli occhi addosso alla moglie del mio commercialista. L’ho incontrata pochi giorni fa nel suo studio sai? Ho già chiesto ed ottenuto il permesso di poterla corteggiare. Proprio come ho fatto con te ed Anna. Ora vai dalla tua bella mogliettina ed offrile una bella cena. Ne ha veramente bisogno dopo un pomeriggio così intenso. Ed amala più che puoi. E’ una donna meravigliosa e sei fortuna ad averla”.
Mi posò un bacio sulla guancia e mi congedò.
All’inizio della settimana successiva il quadro con il corpo di Anna era appesa nella mia galleria in attesa di un compratore.
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