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Lui & Lei

L'otto marzo


di Candido1967
09.12.2015    |    5.784    |    0 6.7
"“Vedi Marco, quest’anno abbiamo deciso che per la festa della donna non ci accontentiamo delle sole mimose” esordì..."
Quella mattina, come tutti gli anni l’otto di marzo, mi fermai da un fioraio prima di recarmi al lavoro in ufficio. Acquistai tre piccole composizioni floreali con della mimosa. Una per ciascuna delle mie impiegate.
Sonia, la veterana. Quando iniziai la mia professione (sono ormai passati ben quindici anni) fu lei la prima a condividere con me le giornate lavorative. La conoscevo fin dai tempi del liceo; mi piacque subito, fin dalla prima volta che la vidi. Morbida, con seni grandi e rotondi che calamitavano in continuazione il mio sguardo ed i miei pensieri, ed un sorriso malizioso. Ci siamo persi di vista negli anni degli studi universitari. La ritrovai dopo la mia laurea, già sposata e con un figlio di tre anni, in cerca di occupazione. Io, avvocato alle prime esperienze, le proposi un lavoro da segretaria nel mio studio appena avviato. Da allora ha sempre lavorato per me ed ha con me stabilito un’intesa ed una profondità di pensiero maggiore, io penso, di quella che ha con il marito o con l’amante. Ma non pensate male: non siamo mai stati a letto insieme, nonostante le nostre confidenze raggiungano i territori più intimi e segreti delle nostre persone.
Elena da ormai dieci anni lavora per me. Quando il lavoro da svolgere in studio crebbe, ed io e Sonia non fummo più in grado di sbrigarlo tutto da soli, mi misi alla ricerca di una seconda impiegata. Trovai una ragazza carina e sveglia di poco più di vent’anni. Elena, appunto. Alta con un corpo slanciato e magro, mi colpirono in lei la lunga chioma bionda ed il verde dei suoi occhi. Negli anni la vidi prima fidanzarsi, poi sposarsi ed infine diventare madre. Oggi è una splendida donna di trentuno anni (dieci in meno di me e Sonia), che veste sempre elegante e dai modi gentili e cortesi che ha, nel tempo, acquisito con me un rapporto quasi confidenziale pur non essendoci fra noi quella intimità di pensieri e di racconti che vi è invece con Sonia.
Infine vi è Mara, la più giovane dello studio. Da due anni lavora per me; iniziò pochi mesi dopo essersi diplomata in ragioneria, non ancora ventenne. Timida ed introversa ma efficiente nello svolgere il suo lavoro. Dietro occhiali da brava impiegata nasconde, a mio avviso, un mondo di pensieri e di fantasie sue che non rivela mai a nessuno. Per il primo anno mi ha dato sempre del “Lei”. Ora è passata, dietro mia insistenza, al “Tu” ma chiamandomi pur sempre Avvocato e mai per nome come usano fare Sonia ed Elena.
A proposito, il mio nome è Marco.
Quando arrivai in ufficio le “mie” tre donne erano già al lavoro. Entrai con le mimose ed augurai loro “Buon otto marzo ragazze”. Diedi poi a Sonia la prima composizione floreale; lei mi ringraziò e, sfacciatamente, mi posò un veloce bacio appoggiando le sue labbra sulle mie. Fu poi la volta di Elena, la quale a sua volta accompagnò il suo “Grazie Marco” con un bacio, più casto, sulle guance. Infine Mara si limitò a ringraziarmi con un “Grazie Avvocato” ed io per la terza volta ripetei “Di nulla, è un piacere”.
Poi mi chiusi nel mio ufficio pronto ad iniziare una nuova giornata di lavoro. Avevo appena acceso il computer quando sentii bussare alla porta. “Avanti”, dissi. Quando la porta si aprì vidi farsi avanti Sonia e dietro lei, quasi nascoste, Elena e Mara. Sonia si fermò davanti a me, dal lato opposto della scrivania rispetto a quello dove ero seduto sulla mia poltrona. Mi guardò con lo sguardo furbo ed ironico di chi ha in mente un piano (che presto avrei scoperto assai malizioso) e sta per rendertelo noto. “Vedi Marco, quest’anno abbiamo deciso che per la festa della donna non ci accontentiamo delle sole mimose” esordì. Dopo uno sguardo compiaciuto verso Elena e Mara che rimanevano dietro in silenzio, proseguì: “Quest’anno, per la nostra festa, vorremmo brindare”. Guardai Sonia con faccia interrogativa e perplessa e ribattei “Ma non ho né vino né spumante, se tu mi avessi avvertito avrei acquistato una bottiglia di vino bianco frizzante”. La sua risposta fu pronta: “Non serve vino, Marco e nemmeno spumante. Brinderemo con il tuo succo!”. Feci finta di non capire ma Sonia fu ancora più chiara ed esplicita: “Slacciati i pantaloni, fai scivolare i tuoi slip sulle cosce e prenditelo in mano, Marco. Masturbati per noi. Libera la tua fantasia, le tue voglie, il tuo desiderio di averci e di scoparci e quando sentirai il tuo orgasmo arrivare, lascia schizzare il tuo piacere liquido.”
Rimasi di stucco e senza parole a quella richiesta di Sonia ma lei, per niente intimorita dalla mia reazione, si fece aventi e prese l’iniziativa. Mi fece alzare dalla poltrona, slaccio il bottone e la cerniera dei pantaloni facendomeli scivolare alle caviglie. Mi abbassò di colpo gli slip e me lo prese in mano cominciando a sfregare lentamente avanti e indietro tutta l’asta del mio uccello che diventò di colpo duro e gonfio. Trionfante ed estasiata per quel risultato si scostò da me e mi invitò a proseguire: “ora continua tu a masturbarti fino a venire … pensa a noi ed a quanto ci vorresti sbattere sulla tua scrivania …” Ero in piedi dietro alla mia scrivania, pantaloni e slip abbassati e con l’uccello turgido che puntava dritto verso Elena e Mara che erano rimaste dall’altra parte del tavolo a guardare la scena. Me lo presi in mano e cominciai a farmi una sega chiudendo gli occhi ed immaginandomi le mie tre impiegate che fissavano il mio cazzo in attesa dei miei schizzi di sperma sulla scrivania.
Non resistetti a lungo, sentii ben presto arrivare un orgasmo potente e lo sperma voler uscire fuori come acqua da un tubo sotto pressione. Aprii gli occhi poco prima di venire e trovai lo sguardo delle mie tre donne fisso sul mio uccello: tre potenti schizzi colpirono il ripiano in ciliegio della scrivania e si posarono tra fogli, penne e matite.
Sonia si fece avanti e con l’indice della mano destra raccolse un po’ di quel seme denso e caldo. Invitò poi Elena e Mara a fare altrettanto. La seguirono in quel gesto raccogliendo il mio sperma sulla punta del loro indice. Poi unirono le loro dita in una parodia di brindisi: “Buon otto marzo, ragazze”, disse Sonia. “buon otto marzo”, le risposero Elena e Mara. Portarono i loro indici alla bocca succhiandosi lo sperma dalle dita e brindando con il sapore della mia sborra. Le osservai seduto sulla mia poltrona con ancora pantaloni e slip abbassati ed il cazzo fuori ormai non più duro.
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