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Lui & Lei

Il Sussurro nel Chiostro: Epilogo


di Bluedeep
07.05.2025    |    6    |    0 6.0
"Il libro aperto sulla pagina del rituale del Corpus Desiderii..."
Il giorno in cui la pioggia smise di cadere, Anna sapeva che sarebbe stata l’ultima volta.

Il chiostro, illuminato da una luce lattiginosa e irreale, sembrava sospeso nel tempo, come se lo spazio sacro si fosse infine accorto della profanazione consumata al suo interno. Le statue sembravano guardarla con occhi vuoti, come giudici silenziosi. Ma lei camminava a testa alta, il busto ancora stretto sotto la camicia, i lividi sulle cosce come sigilli di un ordine mai pronunciato.

Lorenzo non era più comparso quella mattina. Una lettera lasciata sul tavolo del refettorio, sigillata con cera nera e una piccola piuma rossa infilata tra le pieghe. Le parole, poche, le bruciarono tra le dita:

"Anna,
il chiostro deve essere chiuso. Il vescovo ha ordinato l’interruzione dei lavori per via di una scoperta nei sotterranei.
Non tornerò. Non posso.
Ma in quella biblioteca, in quella cripta, nelle pagine dei nostri corpi... io esisto ancora.
L."

Anna strinse il foglio al petto, ma non pianse. Non ancora.

Quella sera, volle tornare un’ultima volta in fondo al corridoio nascosto. La biblioteca era rimasta immobile, eppure pareva viva. Il mantello di lui era ancora appeso al gancio dietro la libreria. Il busto nero che aveva indossato era piegato sul tavolo. Il libro aperto sulla pagina del rituale del Corpus Desiderii.

Ma non era sola.

Un suono la fece voltare: un canto basso, maschile, salmodiante, proveniente da dietro la parete dell’altare segreto. Il passaggio, una volta celato da un meccanismo, era ora aperto. Il corridoio conduceva a un'ulteriore stanza, sconosciuta. E lì, la rivelazione.

Un tempio nero.

Le pareti erano foderate da drappi viola e croci rovesciate, ma nessuna simbologia blasfema: tutto parlava di un culto sensuale, antico, decadente. Al centro, un cerchio tracciato con sabbia nera e piume. Candele, oli, catene. E su ogni parete... specchi. Non riflettevano il volto. Solo la carne. Solo il desiderio.

Anna entrò scalza, come attratta da una forza che non poteva contrastare. Si spogliò, lasciando che ogni strato le cadesse come pelle morta. Si distese al centro del cerchio, gambe aperte, braccia abbandonate, come una santa e una martire.

Chiuse gli occhi.

Fu allora che l’illusione si fece corpo.

Sentì la sua presenza, come un respiro sull’interno coscia. Le dita di Lorenzo, o di ciò che era rimasto di lui, la toccavano. Ma erano solo le sue mani. O così pensava. La pelle formicolava sotto ogni contatto, come se la stanza, viva e senziente, si stesse masturbando con lei, usando il suo corpo come strumento rituale.

Un colpo secco sul pube: la frusta di cinghie la colpì senza apparente origine.

Poi una voce, sussurrata da più direzioni.

“Discepola… sei tornata. Sei ancora nostra.
Vuoi essere scritta ancora?”

«Sì...» mormorò Anna, e le gambe le tremarono mentre il piacere la raggiungeva, senza nessuna penetrazione, solo con parole, vento, pelle che ricordava.

L’orgasmo la investì come una visione mistica. Gridò, graffiò il pavimento, si inarcò. Ma nessuno era con lei.

O forse tutti lo erano.

Quando riaprì gli occhi, la stanza era vuota. Le candele spente. Il cerchio cancellato.

Sono passati mesi.

Anna ha lasciato il restauro. Lavora ora come bibliotecaria, in una piccola università del nord. Vive sola. Nessuno conosce il suo passato. Ma nella sua stanza c’è una libreria nascosta. Tra i tomi antichi che ha iniziato a collezionare, ce n’è uno rilegato in pelle nera, senza titolo. Se lo apre, legge annotazioni in latino, vergate con inchiostro rosso.

Alcune le ricorda. Alcune le ha vissute.

A volte, quando il vento soffia forte tra le persiane, Anna si distende nuda sul letto. Indossa ancora il busto. Si benda gli occhi. Accende tre candele. E si immagina di essere lì, legata nella biblioteca, o sulla pietra dell’altare. A volte finge di parlare con lui. Altre volte lo sogna davvero.

E quando si tocca, lo fa come se stesse leggendo una scrittura sacra. Il suo corpo è ormai il testo più proibito che conosca.

Una sera, mentre chiudeva la biblioteca dell’università, trovò una busta tra due volumi di teologia.

Nessun mittente. Solo una piuma rossa.

"Tu sei ancora mia discepola.
E io, il tuo Maestro.
Nel prossimo luogo sacro, troveremo un altro nome.
E un’altra storia da scrivere con la lingua."

Non c’era firma. Solo una mappa disegnata a mano. Un monastero in disuso. Altrove.

Anna chiuse gli occhi, sorridendo. Forse era solo un’allucinazione. Un trucco della mente.

Ma il corpo… il corpo aveva già iniziato a rispondere.

E così, il desiderio non morì.

Diventò Ordine. Una liturgia segreta. Un culto privato.

Un racconto... che non aveva mai smesso di scriversi.
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