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Prime Esperienze

La prima volta di Andrea


di Bluedeep
03.03.2025    |    229    |    1 9.0
"" Andrea sentì il calore salirgli dal collo alle orecchie..."
Andrea si adagiò sul materasso rigido, le dita che tamburellavano nervose sul comodino di metallo. L'odore di muffa del cuscino si mescolava all'acre sentore dei prodotti per pulire i pavimenti. Non riusciva ancora a credere all'affare: una stanza di 12 mq nel quadrilatero universitario a 250 euro mensili, quando i prezzi medi sfioravano i 500. Aveva scoperto solo tre giorni prima, tramite un biglietto frettoloso infilato nella sua cassetta postale, che la legittima inquilina - una certa Giulia Fontana - era partita per l'Erasmus a Copenaghen senza essere informata del subaffitto. I due coinquilini, Marco e Stefano, gli avevano stretto la mano con un'aria colpevole prima di sparire verso le aule studio.

Mentre asciugava i capelli ricci ancora grondanti con un telo ruvido, il suo sguardo corse alla scrivania ingombra di scatoloni. La carta da parati scrostata vicino alla finestra lasciava intravedere macchie di umidità a forma di continenti sconosciuti. A diciotto anni appena compiuti, l'idea di condividere il bagno con donne venticinquenni lo faceva sudare più delle sessioni di calcio al campetto parrocchiale. Si tastò il petto smagrito, chiedendosi se avrebbe mai superato quel senso di inadeguatezza che lo accompagnava dall'adolescenza.

Un tonfo metallico lo fece sobbalzare. La porta d'ingresso sbatté contro il muro, seguita da un clangore di chiavi gettate sul mobile d'ingresso.
"Ma che cazzo di circo è questo?" Gridò una voce femminile carica di rabbia. Il tacco di uno stivale martellò il pavimento in laminato. "Chi ha riempito il mio armadio di cianfrusaglie da adolescente?"

Andrea rimase pietrificato, l'asciugamano stretto come un'ancora di salvezza sul pube. Le impronte umide dei suoi piedi sul linoleum tracciavano una via di fuga immaginaria verso la finestra. Un profumo di gelsomino e tabacco leggero precedette l'irruzione nella stanza.

La donna che apparve sulla soglia sembrava uscita da un film noir. Alta almeno un metro e settantacinque, con i capelli castano ramato appesantiti dalla pioggia che stillavano sul pavimento. I jeans neri attillati disegnavano curve pericolose, mentre la canottiera bianca - ormai trasparente - aderiva a un reggiseno sportivo che sollevava un seno generoso. Un tatuaggio di un cobra dorato le serpeggiava dall'ombelico fino al reggiseno.

"Tu." L'indice smaltato di nero lo trafisse come una spada. "Chi ti ha dato il permesso di saccheggiare la mia stanza?"

Andrea deglutì un nodo di panico. "I...i ragazzi...hanno detto che..." La frase morì in gola quando la donna avanzò, lasciando impronte bagnate sul pavimento. Notò il piercing a forma di stella sull'arcata sopraccigliare sinistra, e come le gocce d'acqua scivolassero lungo il solco tra i seni.

"Subaffitto?" Sibilò piegandosi fino a sfiorargli il viso. L'odore del suo rossetto alla ciliegia si mescolava al tabacco. "Sai che questo contratto è abusivo? Potrei chiamare i carabinieri ora stesso."

Il ragazzo arretrò fino a sbattere contro il termosifone arrugginito. L'asciugamano gli scivolò di qualche centimetro, rivelando l'ombra di un'erezione imbarazzante. La donna seguì il suo sguardo con un ghigno, poi scoppiò in una risata roca che scosse i suoi seni sotto il tessuto traslucido.

"Dio santo, sei trasparente come la mia maglietta" borbottò afferrandogli il mento con unghie laccate di rosso sangue. "Fammi indovinare: liceo scientifico, squadra di calcetto, masturbazione compulsiva davanti ai film porno sul cellulare."

Andrea sentì il calore salirgli dal collo alle orecchie. "Non è...non è così..." Mentre parlava, non poté fare a meno di notare come i capezzoli induriti della donna disegnassero perfetti cerchi sotto il cotone bagnato.

Lei seguì la direzione del suo sguardo e sorrise lentamente, come un gatto davanti a un topo inerme. Con gesto teatrale, si passò una mano sul seno, facendo aderire ulteriormente il tessuto. "Ti piacciono, piccolo? Sono 85D, per la cronaca. Puoi chiamarmi Giulia."

Prima che potesse rispondere, lo spinse contro il muro con una forza inaspettata. L'asciugamano cadde in un lembo umido ai loro piedi. La mano della donna gli serrò i polsi sopra la testa mentre l'altra scorreva lungo il suo addome contratto, l'unghia dell'indice che solleticò la base del suo pube.

"Vergine, vero?" Mormorò contro il suo orecchio, mordicchiandone il lobo mentre la lingua gli percorreva l'arteria del collo. Andrea annuì, un brivido elettrico che gli percorse la spina dorsale quando le dita esperte iniziarono a massaggiargli l'erezione, il pollice che premeva ritmicamente sul frenulo.

Giulia lo spinse sul letto con un colpo secco dei fianchi. I suoi jeans caddero a terra rivelando un tanga nero in pizzo che incorniciava un ciuffo di peli biondo ambra. Le cosce poderose, solcate da vene bluastre, si serrarono attorno ai suoi fianchi mentre gli strappava via l'asciugamano con un morso al polso.

"Guarda come mi bagno per te" sussurrò guidando la sua mano tra le sue gambe. Andrea sentì il calore umido del suo sesso attraverso la seta inzuppata, le dita che affondarono in un groviglio di riccioli bagnati. Un gemito gutturale le sfuggì quando le sfiorò il clitoride gonfio.

Quando gli salì a cavalcioni, il suo peso lo schiacciò contro le lenzuola ruvide. L'ingresso del suo membro fu lento e deliberato, ogni centimetro avvolto da spasmi umidi che lo fecero gemere. "P-piano..." Balbettò, le unghie che gli scavavano solchi rossi sulle natiche.

"Zitto e spingi" ringhiò Giulia inclinando il bacino per accoglierlo tutto. Il cobra tatuato ondeggiava ipnotico sopra i suoi seni sussultanti, i capezzoli duri che sfioravano il suo petto a ogni oscillazione. Con un movimento fluido, iniziò a ruotare i fianchi disegnando otto nell'aria, le labbra carnose che si contorcevano in un'espressione di puro dominio.

"Così...bravo ragazzino..." Ansimò piegandosi all'indietro per fargli ammirare lo spettacolo del suo corpo che lo ingoiava. "Senti come mi stringo attorno a te? È la tua prima lezione di anatomia."

L'orgasmo lo colse come un treno merci, il seme che schizzò in profondità mentre le dita di Giulia gli strizzavano i testicoli con ferocia. Lei lo trattenne dentro di sé fino all'ultima contrazione, poi si sollevò con un sibilo soddisfatto, il suo succo misto al suo sperma che colava lungo le cosce.

"La prossima volta" sussurrò tirando uno stivale al polpaccio muscoloso mentre con l'altra mano si massaggiava il clitoride ancora pulsante, "imparerai a farmi urlare." La porta sbatté lasciando nell'aria l'eco del suo profumo e il ronzio di un motorino che si allontanava.

Andrea rimase a fissare il soffitto crepato, le dita ancora intrise del suo aroma dolce-amaro. Nella penombra, le impronte umide sul materasso disegnavano il fantasma di due corpi intrecciati.
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