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Gay & Bisex

How nice #10


di MonkeyDLuffy
15.03.2016    |    7.938    |    4 9.2
"Dopo non molto mi sveglia " Dobbiamo andare "..."

Lui è già duro.
Con la mia mano entro nel suo costume e lo sento.
Duro è dire poco.
Gli tiro via il costume e lo stesso faccio col mio.
Mi sdraio su di lui.
Il mio sedere aderisce al suo cazzo.
Mi alzo un po', indirizzo il suo cazzo verso il mio buco e inizio scendere.
Piano piano ricopro tutto quel bastone.
Arrivo alla fine.
Sono appoggiato a lui, è dentro tutto.
Lentamente inizio a salire e poi a scendere sul suo cazzo.
Sta godendo, si vede dalla sua faccia.
Aumento il ritmo, salgo e scendo.
Mi abbasso in avanti, lui si alza un po' per aiutarmi e mi bacia.
" Ti amo " gli sussurro.
" Continua... Non fermarti. " ci resto un po' male.
Dopo circa dieci minuti lo sento svuotare le palle dentro di me.
Mi riempie del suo seme.
Ho le gambe distrutte.
Mi sollevo e scendo da sopra lui.
Mi sdraio e mi accuccio sulla coperta, sono sfinito.
Chiudo gli occhi e mi appisolo, Stefano resta fermo, sdraiato anche lui.
Dopo non molto mi sveglia " Dobbiamo andare ".
Mi alzo e mi stiro un po' i muscoli.
" Grazie per la bella giornata, davvero... " gli dico io mentre ci indirizziamo verso la fermata del bus.
" Di niente " mi dice.
Torniamo a casa col pulmino, trentacinque minuti di silenzio. Una freddezza inaudita, penso perché oggi è stata una giornata abbastanza faticosa, e quindi vuole riposare... Ci separiamo appena arrivati al nostro paese e torniamo alle rispettive case.
Saluto tutti, ceno e vado in camera mia.
Ripenso alla giornata trascorsa.
Stefano all'inizio è stato dolcissimo, poi è diventato freddo... Non so spiegarmi il perché.
Leggo i miei messaggi, rispondo e spengo il telefono.
Crollo sul mio letto e mi sveglio il giorno seguente, ero stanchissimo.
Esco di casa alle 8, sono in ritardo. Corro verso scuola, ma ci metto comunque un po' ad arrivare. Entro in classe che sono le 8.15, il professore mi chiede la giustifica, ma gli rispondo che la porto domani.
Mancano due ore alla ricreazione.
Voglio vedere Stefano.
Non ci sentiamo da quando siamo tornati a casa dal lago. Strano perché tutte le volte che arrivavo un minuto più tardi del solito mi chiedeva il perché.
Finalmente la campanella suona, il suo sembra quasi piacevole, rilassante.
Sono state due ore pesantissime.
Vado davanti alla sua classe e aspetto che esca.
Lo saluto con un bacio a stampo.
" Devo dirti una cosa " mi dice lui.
" Ok, usciamo? " gli chiedo io.
Lui : " Si, andiamo nel parcheggio. "
Una volta arrivati al parcheggio inizia il " discorso ". La sua faccia è stranamente cupa.
" Daniel, senti, tu sei un ragazzo d'oro, davvero, ma non posso - " lo interrompo subito.
" No. Non puoi farmi questo, non dopo che ieri lo abbiamo fatto su una spiaggia al lago, dopo che abbiamo festeggiato perché stavamo insieme da un mese, non dopo quello che abbiamo passato insieme. " le lacrime stanno già per scendermi dagli occhi.
" Non provo più per te quello che provavo all'inizio. Scusa la cattiveria... Ma davvero... Non te lo so spiegare... All'inizio pensavo fossi quello giusto, ma poi ho capito che non è così. Senti io ti voglio bene e voglio restare tuo amico... Se tu lo - " lo blocco di nuovo. Sta per piangere anche lui.
Io : " Ero solo una fottutissima cotta insignificante, qualcuno con cui scopare... Ok... "
" Senti Daniel, te l'ho già detto, vorrei che restassimo amici " inizio subito a parlare io, voglio chiudere la conversazione " No... Fa niente... Ho capito. " sto piangendo, non ho più il controllo di me stesso.
" Se vuoi potremmo incontrarci qualche volta, continuare a divertirci... " non ci credo. Questa è stronzaggine allo stato puro.
" Sei proprio un bastardo. Mi stai lasciando e mi chiedi di scopare, abbi un briciolo di amor proprio e fai silenzio... " gli dico io, pieno di lacrime e rabbia.
" Ok... Senti... Ciao... " detto questo mi dileguo e torno in classe.
Non ci credo. È la seconda relazione che chiudo e da entrambe sono uscito a dir poco distrutto...
Entro in classe. Sono devastato.
Tutti mi vedono, mi chiedono cosa ho, ma l'unica cosa che riesco a fare è ignorare coloro che mi stanno intorno. Cerco di fermare le lacrime.
Arriva il professore, gli chiedo se posso andare in bagno. Non vuole chiedermi cosa è successo, ma mi permette di andare. Entro, vado verso il lavandino e apro l'acqua. Mi sciacquo la faccia, ma non serve a niente. L'unica cosa che riesco a fare è piangere.

Continua.

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