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Il tecnico della caldaia


di mylady06
06.06.2011    |    33.980    |    3 9.0
"Cercai di giustificarmi: “Infatti, io sono uno normale, volevo… credevo che… uno scherzo, no, una tentazione insomma…” Mi rendevo conto di dire cose..."
Salve, sono Vegas; ovviamente è uno pseudonimo. Ho quarantanove anni, sono sposato e conduco una vita regolare. Tuttavia qualche strana fantasia, chiamiamola così, qualche volta ha attraversato la mia mente; credo che sia abbastanza normale come è vero che l’occasione fa l’uomo ladro fino al punto di trasformare la fantasia in realtà.
A gennaio si è rotta la caldaia per il riscaldamento di casa, e come ovvio in questi casi, è accaduto proprio nei giorni di maggiore freddo. Ho subito chiamato l’assistenza per la riparazione ma, non essendo evidentemente l’unico in città ad avere problemi con l’impianto autonomo, mi è stato detto che prima di cinque giorni non sarebbero potuti intervenire. Figurati! Mia moglie, freddolosa anche in piena estate, non ha voluto sapere ragioni. Ha subito preferito trasferirsi da sua madre lasciandomi da solo a casa a scaldarmi con una piccola stufa, fino a problema risolto.
E’ martedì ed alle nove e trenta dovrebbe essere qua il tecnico per la riparazione. Speriamo sia puntuale e che non ci voglia troppo tempo per risolvere il problema visto che per allontanarmi dal lavoro ho potuto prendermi solo un permesso di poche ore. Sono le dieci ed ancora non si è fatto vivo nessuno. Intanto immagino quelle signore, mogli che siano, che magari si sono trovate nella mia stessa situazione: sole a casa ad aspettare il tecnico per una riparazione! Magari tanta attesa è stata poi ricompensata perché si è presentato loro un tecnico niente male… un caffè, un complimento, una allusione e chissà che qualcuna abbia perfino approfittato per un diversivo non programmato. Chissà! Ma non ci sono tecnici-donna per quelle volte in cui sono gli uomini ad aspettare soli a casa? Intanto suona il citofono. Finalmente il tecnico!
Altro che tecnico femmina! si presenta invece un omaccione più o meno della stessa mia età…
“Bhe!”– penso – “male per me, ma se fossi stato una donna – continuando a vagheggiare con i miei pensieri - chissà cosa mi sarebbe magari passato per la testa!”.
E così tutti e due in cucina, mentre guardavo come armeggiava nella caldaia, senza neanche rendermene veramente conto, ho cominciato ad immedesimarmi nella possibile e fantasiosa situazione! Forse fin troppo!
Non potevo certo aspettarmi che mi facesse i complimenti. Intanto gli avevo preparato il caffè. Per completare la situazione immaginata mancava un discorso adatto per fare delle allusioni. Cominciai domandandogli chissà quante volte nel suo lavoro si fosse trovato in situazioni particolari e stuzzichevoli. “Certo, è capitato!” – rispose. E, seppure con qualche iniziale titubanza, dietro mio incalzare, cominciò a raccontarmi ciò che gli era accaduto qualche tempo prima con una signora, che descriveva come molto attraente seppure già sopra ai cinquanta. Mi disse che dopo aver parlato del più e del meno, la signora aveva cominciato a lamentarsi del marito dicendo che era lei l’unica a doversi occupare di tutto in casa, anche di aspettare il tecnico della caldaia, perché il suo compagno, rappresentante di commercio, era spesso fuori città per giorni, sottolineando in modo particolare che anche lei dopotutto aveva delle esigenze… questo concetto lo ripeteva con insistenza al termine di ogni frase. Insomma dopo aver parlato un po’ la donna, che non voleva perdere altro tempo in chiacchiere, gli disse esplicitamente che voleva fare del sesso orale con lui. Raccontava che non ebbe il tempo di rispondere che già lei gli aveva tirato giù la zip dei pantaloni. E intanto mi accorgevo che il mio “coso” si era eccitato notevolmente. Normale? Mica tanto, perché mi stava venendo la stessa voglia della signora!
E prima che la ragione prevalesse dominando l’istinto gli dissi: “E se glielo chiedessi io?” Mi fissò con il suo sguardo e le sua sopracciglia cambiarono la sua espressione. Temetti per una reazione violenta… ero pronto.
E invece mi disse – “sono sincero, non credevo che fossi il tipo”. Cercai di giustificarmi:
“Infatti, io sono uno normale, volevo… credevo che… uno scherzo, no, una tentazione insomma…” Mi rendevo conto di dire cose senza senso tanto per togliermi dall’imbarazzo. In verità a quel punto mi sarei nascosto sotto un mattone. “Non mi è mai capitato – disse il tecnico – che me lo chiedesse un uomo… però.. non nego che aspettavo l’occasione…” Così dicendo si avvicino di fronte a me e cominciò a tirare giù la zip del pantalone. Quel rumore metallico mi fece capire che non potevo tirarmi più indietro. Rimasi paralizzato.
“Allora? Che fai lì impalato! Mettiti in ginocchio… chissà quante volte l’hai fatto fare a tua moglie.. è facile.. devi solo fare “tu” le cose che le chiedevi”. Lo disse in modo così deciso che ubbidii quasi con sottomissione. Mi trovai così di fronte a quel jeans logoro con la zip tirata giù: intravedevo uno slip blu che faceva capire benissimo cosa nascondeva. Ero sempre più impietrito e non sapevo come uscire fuori dalla situazione nella quale mi ero cacciato: guardavo fisso avanti e non riuscivo a fare altro, pur sapendo bene cosa invece avrei dovuto: mia moglie infatti a quel punto di solito si aggrappa al bordo del mio slip facendomelo scivolare sui fianchi e scoprendo la mia asta che, come un ponte levatoio, si abbatte sul suo viso. Poi, guardandomi negli occhi apre la bocca e giù, facendola scivolare sulla lingua fino quasi a farla sparire. Non me la sentivo a far così anche io: troppo per essere la mia prima volta. Mentre pensavo a questo il tecnico fu molto più pratico: con una mano tirò fuori il suo arnese puntandomelo verso il viso, con l’altra mi prese dietro la testa e con decisione mi tirò verso. Feci appena in tempo a sentire con le labbra l’impatto con la punta del suo pene perché la forte pressione me le fece dischiudere costringendomi a ingoiare quella calda e turgida carne. Carne? Avevo preso un cazzo in bocca! Io, tenevo un cazzo in bocca. avevo la bocca piena di cazzo! Non potevo parlare perché in bocca ero pieno di cazzo. Una volta scivolato fino in gola istintivamente mi tirai indietro per non soffocare, ma la sua mano, spingendomi la testa, mi riportò nella stessa posizione di prima. Così per due, tre, quattro dieci volte… ma in realtà, senza rendermene conto, in quel modo gli stavo già facendo una pompa. Dopo l’iniziale sbandamento presi coscienza della situazione e cominciai a padroneggiarla. Non avrei mai immaginato quanto mi fosse piaciuto sentire quella cosa calda e dura in bocca. Mi piacevano l’odore ed il sapore. Cominciai a prendere il ritmo del mio su e giù con la testa. I miei movimenti diventavano sempre più veloci e decisi. Ci stavo prendendo gusto. E dovevo anche farlo bene perché il tecnico smise di spingermi la testa dicendomi:
“Bravo, continua così. Non è vero che è la prima volta che fai un bocchino, vero? Mi hai raccontato una fesseria prima”. Sfilai il cazzo dalla mia bocca deglutendo l’abbondante saliva che si era accumulata e dissi sottovoce che era per davvero la prima volta. E mi rituffai su quel cazzo… ingoiandolo non so se per voglia o per la vergogna di farmi vedere in viso… Mi piaceva sempre di più. Cominciai così ad azzardare anche quelle abili manovre che faceva mia moglie e che mi portavano al culmine in poco tempo. Mi sfilai dalla bocca quella carne e la impugnai stretta con la mano cominciando un lento movimento su e giù mentre con la lingua scorrevo tutta la lunghezza di quel cazzo, dalle palle fino alla punta dove mi soffermavo a giocherellare con la lingua. Il tecnico si lasciava andare a degli mmmm che mi eccitavano. Più si eccitava lui e più mi eccitavo anche io sentendomi a mio agio come se quello che stavo facendo l’avessi sempre fatto. Mi sentivo padrone di quegli mmmm; mi rendevo conto che dipendevano solo da me. E l’apice sarebbe stata l’eiaculazione. Dovevo essere vicino a procurarla perché il tecnico mi prese la testa con due mani, senza forzarmi, ma solo per impedirmi di tirarmi via. Sentii vibrare quella carne, come il tremore di un vulcano prima dell’eruzione. Una, due , tre contrazioni e sentii il suo sperma schizzarmi prima sul palato e poi riempirmi la bocca. Avrei voluto vomitare al solo pensiero, ma lui, tenendomi ancora ben ferma la testa mi suggerì che una volta mandato tutto giù l’istintiva sensazione di schifo mi sarebbe passata. E così feci. Mi era peròrimasta la bocca impiastricciata e collosa, ma non solo. Infatti ero eccitato e stavo quasi per venire. Tirai velocemente giù la mia lampo, scostai il box ed impugnai il mio attrezzo che stava per scoppiare. Venni come non mai, un lago ai piedi del tecnico che non avevo il coraggio di guardare in viso. Presi alcuni fazzolettini di carta per asciugare alla meglio la grossa macchia in terra. E il tecnico: “Sei stato un grande, fattelo dire da uno che di bocche ne ha provate parecchie”. Neanche terminai di pulire bene che scappai in salone mentre il tecnico diceva che avrebbe finito di riparare la caldaia in pochi minuti. Passata l’eccitazione già pensavo a cosa sarebbe successo ora. Dopo poco mi chiamò il tecnico: “Io ho fatto, vado via… e non c’è nulla da pagare.. questa volta l’intervento è stato in garanzia… questa è la ricevuta… arrivederci… e se dovesse notare anche un piccolo difetto nel funzionamento della caldaia non esiti a chiamarmi, questo è il mio cellulare! Presi in mano il suo biglietto da visita mentre ero ancora inebetito. La porta d’ingresso si chiuse dietro di lui. Rimasto solo non facevo altro che pensare che avevo avuto il mio primo rapporto orale con un uomo e che mi era piaciuto, e tanto. Come avrei guardato in faccia mia moglie adesso? Intanto si era fatto tardi e dovevo di corsa tornare al lavoro. Telefonai a mia moglie dicendole che la caldaia era stata aggiustata e che la sera poteva rientrare. Dopo cena mi accorsi, senza essere visto, che mia moglie aveva notato ciò che rimaneva della macchia sul pavimento che non avevo finito di pulire: la strofinò prima con un dito, poi incuriosita dalla consistenza se lo annusò e infine lo leccò assaggiandolo con la punta della lingua. Aveva forse capito di cosa si trattava? E se si fosse accorta che non era roba mia?
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