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La prima volta in campeggio


di FlavioV
28.06.2022    |    10.237    |    9 9.9
"Nel momento in cui mi voltai verso di lui, anche lui aprì gli occhi e ci salutammo con un dolce e assonnato: “Ciao”..."
Avevo 19 anni e avevo appena fatto la maturità. Un’estate magica come potete immaginare, per me la prima vera estate in cui mi sentivo libero e in attesa del futuro universitario. Alla fine di luglio partimmo con altri 5 compagni per il viaggio di maturità, destinazione Sardegna … in campeggio. In quel periodo ero una specie di blob informe, sapevo di essere gay ma nessuno sapeva che lo fossi, non avevo mai avuto esperienze e avevo paura che venisse fuori la mia omosessualità. In compenso mi ero innamorato un numero incredibile di volte e altrettante avevo cercato l’intimità con i miei amici, partite a calcio, gite scolastiche … in ogni occasione cercavo di vedere la nudità dei miei compagni o almeno di chi mi piaceva. E Ale, uno dei 5 con cui ero partito per la Sardegna, mi piaceva e anche tanto e almeno da tre anni! Ero diventato il suo … migliore amico, gli avevo intravisto il pisello a nuoto mentre si cambiava o ai bagni a muro della scuola, gli avevo fatto domande imbarazzanti sul farsi le seghe o meno, avevamo parlato di ragazze a lungo e io avevo sempre sorriso pur di stare con lui. Com’era Ale? Non troppo alto, come me d’altronde, magro, asciutto, capelli castani, pochissimi peli sul corpo e sul viso, occhi marroni, simpatico, brillante, intelligente. Insomma mi piaceva e anche tanto. Il fatto che ci fosse anche lui al campeggio, era stato il motivo della mia presenza. Appena arrivati, decidemmo come dividerci nelle tre tende canadesi che avevamo e io finì con Ale senza troppa fatica perché in fondo eravamo almeno dal quarto anno migliori amici. Voi starete dicendo tutto bene allora, cosa vuoi di più, eri in una canadese con il ragazzo che ti piaceva da tre anni e ci saresti stato per due settimane e poi si sa… il caldo, al mare ci si veste poco … invece no! Fin da subito, Ale fu super carino, dormiva in slip bianchi, e mi proponeva di cambiarci i costumi nello stesso momento … cioè voglio dire, avete mai provato a stare in una canadese con il ragazzo che vi piace, che si toglie il costume e si mette quello asciutto con voi che fate lo stesso a un soffio di distanza? Non so come abbia potuto resistere per due settimane… e così arriviamo all’ultimo giorno. I 4 compagni delle altre canadesi partirono prima di noi, lasciandoci per un giorno soli noi due.

Stupidamente, o disperatamente se preferite, al cambio di costume di quel pomeriggio, decisi di giocarmi le mie ultime carte e in modo diretto, mentre si cambiava, abbassai lo sguardo sul suo pacco e finsi di perdere l’equilibrio per avvicinarmi a lui e sfiorargli il culo. La sua reazione fu inaspettata, o forse no, si allontanò di scatto, si tirò su gli slip in fretta e mi urlò contro, probabilmente avrebbe anche voluto riempirmi di schiaffi, se solo non gli avesse fatto schifo toccarmi. Ero imbarazzato, umiliato, distrutto. Non ci parlammo più per tutto il resto del pomeriggio e per la sera, lui arrabbiato, deluso, insofferente, io triste, impacciato, senza speranza.

Verso le 10 tornammo in tenda e andammo a dormire, il giorno dopo saremmo partiti, poi saremmo andati a due università diverse e addio… probabilmente mi avrebbe umiliato di fronte ai nostri amici comuni ma … pazienza avrei iniziato una nuova vita lontano da tutti loro. Mentre ero perso in questi pensieri, sentì un rumore vicino a me, ma non osavo neanche più voltarmi a guardare Ale. Non ci fu bisogno di voltarsi. All’improvviso mi trovai le gambe nude di Ale che mi sfioravano il torace, a cavalcioni su di me. Il suo cazzo duro e grosso puntava dritto la mia faccia. Non ci volevo credere, da tre anni mi stavo domandando come ce l'avesse da duro e ora l’avevo lì davanti, lungo sui 17 cm, abbastanza sottile, pulito e un po’ scuretto. Intravedevo i radi peli del pube e quelli che spuntavano dalle cosce. Ale mi guardò e disse: “Lo so che lo vuoi!”. Era vero ma non ebbi modo di dirglielo perché pochi istanti dopo mi ritrovai quel palo di acciaio che spingeva sulle mie labbra. Le aprii senza fatica, anche se non avevo mai pensato che un pisello potesse essere così duro e iniziai a leccargli il prepuzio, a succhiare in prossimità dell'apertura, a bagnare con la mia saliva tutta l'asta, fino alle palle. “Aspetta, puoi fare anche così”, disse Ale, tirando fuori il cazzo durissimo dalla mia bocca e abbassandosi rapidamente tutto il prepuzio. Lo spettacolo fu ancora più maestoso. Una cappella rossa, umida e enorme mi stava puntando e si avvicinava alla mia bocca. Approfittai dell'interruzione per farlo sedere sui talloni, mi girai a pancia in giù e ripresi a succhiarlo, questa volta concentrandomi sul glande che sentivo crescere e pulsare sotto i colpi ora leggeri ora veloci della mia lingua. Poco dopo, Ale mi avvisò con un filo di voce sommessa, goduta, impaurita che i vicini di tenda ci potessero sentire: “Se continui così, vengo!”. Non chiedevo di meglio, accelerai con la lingua, mentre con la mano gli massaggiavo le palle ormai piccolissime, dure e schiacciate sotto il pene e gli tenevo leggermente indietro la pelle del prepuzio in modo da avere la cappella tutta per me.
Dopo poco, la sua sborra invase la mia bocca, la gola, lo stomaco e in parte mi colò fuori dalle labbra. In un istinto di sopravvivenza, per non soffocare, cercai di allontanare la testa, ma non ci riuscii perché mi accorsi che Ale me la stava tenendo attaccata al suo pisello con la mano destra. Continuai per qualche momento a leccargli il glande per pulirlo bene, per non lasciargli segno del servizio, perché in fondo mi piaceva e volevo godermi questo momento fino in fondo. Lui mi fermò, dicendo che iniziava a dargli fastidio anche se il cazzo gli era rimasto bello barzotto, si tirò su tutto il prepuzio, si rimise gli slip bianchi e si coricò nel suo sacco a pelo. Feci lo stesso anche io e per un po' restai lì a pensare che sapore avesse la sborra di un ragazzo, come fosse stato bello il mio primo pompino e quanto amassi Ale.

Il mattino dopo mi risvegliai presto e preoccupato, ma Ale era ancora lì, coricato su un fianco, che dormiva e questo mi sollevò un po': non era quindi stato semplicemente un sogno. Nel momento in cui mi voltai verso di lui, anche lui aprì gli occhi e ci salutammo con un dolce e assonnato: “Ciao”. Seguì un attimo di silenzio, rotto da Ale che mi chiese: “Ti va di farlo?”. Certo che mi andava! Anche se ero vergine e sapevo che anche Ale lo era.
“Bene, allora girati!”. Mi misi a pancia in giù sul mio materassino e mi abbassai i boxer fino al ginocchio. Voltai la testa. Lui si era tolto gli slip e aveva il cazzo duro, forse un po' meno di acciaio della sera prima ma più umido e sborroso. Si chinò sul suo zaino e prese un preservativo. Mentre se lo infilava non potevo non godermi la scena di quel cazzo duro e luccicante che puntava il mio buco. Iniziò ad appoggiarlo e provai una strana sensazione nel sentire quel palo che spingeva sul mio culo.
“E' troppo stretto, dammi una mano”. Sussurrò Ale e io gli proposi di usare un po di saliva, mentre con le mani cercavo di aprirmi le natiche togliendomi del tutto i boxer.
Lui si sputò sul cazzo e tornò ad appoggiarlo sul mio buco. Iniziò a spingere, prima piano, goffo, poi sempre più forte ed eccitato.Ad un certo punto sentii chiaramente cosa stava succedendo. Diede un colpo fortissimo e duro e sentii il mio sfintere che si apriva e il suo cazzo entrarmi nel culo, nello stomaco, nella schiena ... insomma ovunque. Avrei voluto urlare ma trattenni tutto dentro mordendo il cuscino. Lui iniziò a fare su e giù, ad uscire ed entrare dal mio buco, ad arrivare fino in fondo o a fermarsi alla cappella. Ad un certo punto senti le palle che sbattevano contro le pareti del mio culo quasi volessero entrare anche loro. Lui era sempre più eccitato e spingeva sempre di più. Alcune gocce di sudore e di saliva mi colpirono la schiena mentre stantuffava convinto. E a questo punto iniziai a gemere, non ce la facevo più, e iniziai a emettere versi di piacere puro, come avevo sentito fare solo nei porno su internet. Piacere nel sentire le pareti del mio culo aprirsi e richiudersi, nel bruciore che invadeva ogni mio arto, in quella mazza che andava su e giù dentro di me.
In un attimo vidi Ale spingersi verso il suo letto, senza mai togliermi il cazzo da dentro, e prendere il suo cuscino e mettermelo in testa.
“Scusa, ma se no ci sentono i vicini”. Disse con la voce spezzata come stesse facendo una maratona o come stesse spaccando un muro.
Io ero lì, piatto come una tavola, schiacciato contro il materassino, con un cuscino in testa, le sue mani che mi tenevano le spalle come per darsi slancio e quel palo di piombo nel mio culo.
E ad un certo punto venne. Me ne accorsi dalla durezza e dalla profondità degli ultimi tre colpi, quasi mi dovesse impalare lì su quel materassino e poi si fermò, crollando sulla mia schiena.
Fu un attimo, si girò, si tolse il preservativo pieno di sborra e si sdraiò sul suo materassino con il pene che stava diventando piccolo, esausto, bagnato. Rimase per un po' così a pancia in su con il cazzo di fuori.
Anche io mi voltai, il mio pene era umido e non più duro come prima, anche se ero sicuro di non aver sborrato sul materassino.
“Quello che è successo qui, deve rimanere qui!”. Disse Ale in modo perentorio. “Non lo dovrà mai sapere nessuno”.
Certo che sarà così.
“Andiamo a farci una doccia, io ne ho bisogno”, aggiunse, quasi per darmi un contentino rispetto al mio silenzio futuro.
Ci infilammo gli accappatoi e andammo verso la zona doccia, insolitamente tranquilla a quell'ora del mattino.
Entrammo nella stessa doccia, ci togliemmo gli accappatoi ed iniziammo ad insaponarci. Senza neanche chiederglielo, iniziai ad insaponargli il cazzo che era tornato barzotto e il buco del culo. Provai anche a mettergli un dito nel buco, lui sorrise e strinse le chiappe. Iniziò anche lui ad insaponarmi il pisello che nel frattempo era diventato duro. Era la prima volta che un ragazzo mi toccava il cazzo. Dopo poco Ale mi fece notare che eravamo tutti e due duri e pronti e che tanto valeva finire. Glielo segai rapidamente, facendo andare su e giù la pelle del prepuzio con velocità e leggerezza. Lo stesso fece lui con me. Schizzai prima io e fu uno tsunami di sborra, ovunque. Poi toccò a lui, che fu più parco ma sborrò comunque.
Il resto della mattinata lo trascorremmo a smontare la tenda e a fare i bagagli perché a mezzogiorno avremmo avuto il treno per tornare a casa.
Nel viaggio di ritorno non parlammo più di quanto accaduto, parlammo a lungo dell'università, dei nostri progetti futuri, delle ragazze che avremmo incontrato e perfino dei figli che Ale avrebbe avuto.
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