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Gay & Bisex

Quattro amici


di AlexBsxPass
06.04.2019    |    3.577    |    6 9.6
"Sentii alle mie spalle gli altri tre assentire: “Hai davvero ragione!”, “E’ davvero una gran bella troia!”, “Già, sembra fatta apposta per prendere cazzi!”..."
La macchina mi aveva abbandonato. Si era guastata e non voleva saperne di ripartire. Era notte fonda a Roma, ma d’estate qualche macchina ogni tanto si vedeva passare. Io guardavo nel cofano motore senza saper bene cosa cercare, ormai rassegnato a farmi chilometri a piedi per tornare a casa. Mentre stavo per rinunciare, una macchina con quattro ragazzi a bordo si fermò subito dopo la mia: mi misi sulla difensiva, più temendo in un’aggressione che sperando in un aiuto. Invece i quattro ragazzi furono gentilissimi, dandosi da fare febbrilmente per cercare di far ripartire mia auto, ma inutilmente. Si offrirono di trainare la mia macchina fino a casa mia, ed io, felice della fortuna che mi stava capitando nella sfortuna, accettai di buon grado. Uno di loro, Massimo, salì con me in macchina, mentre gli altri ci trainavano fino a casa mia. Parlammo un po’, ridendo e scherzando. Finché, arrivati a casa, non offrii loro di salire un momento a ripulirsi un po’ e a bere qualcosa, visto che mi sentivo in debito con loro.

Massimo, Toni, Gianni e Giulio, questi erano i loro nomi, accettarono di buon grado, visto che tanto poi l’alternativa era quella di tornarsene a casa a soffrire il caldo dentro il proprio letto. Entrammo in casa e li feci accomodare nel salotto della mia piccola casa e, mentre uno alla volta andavano a darsi una ripulita dal grasso della mia auto, bevemmo qualcosa di fresco, chiacchierando allegramente e ascoltando un po’ di musica. Si scherzò un bel po’, giocando anche sul fatto che loro erano usciti per rimorchiare qualche bella ragazza ed avevano finito per rimorchiare me. Io dissi loro che certo non era la stessa cosa, anche perché magari una bella ragazza avrebbe saputo come ringraziarli del favore, visto che per di più erano quattro bei ragazzi. Poi mi assentai qualche minuto, per darmi una ripulita ed una rinfrescata anch’io.

Quando rientrai nel salotto, rimasi di sasso: loro erano tutti e quattro completamente nudi, in piedi davanti a me e sorridenti, con gli uccelli sugli attenti. Ed erano tutti dei gran begli uccelli, e tra tutti svettava, era il caso di dirlo, quello di Massimo, che era un tocco di carne di certo di più di 20 centimetri, che appariva oltretutto ben più largo degli altri.

Si accorsero subito che non li stavo guardando in faccia, ma che il mio sguardo era catturato dai loro cazzi duri, e capirono che non avrebbero dovuto fare grossi sforzi per convincermi. “Abbiamo pensato che dopo tutto, anche se non sei una ragazza, ti abbiamo pur sempre rimorchiato!” disse Massimo, “E a noi farebbe molto piacere essere ringraziati da te... Ma se non ne hai voglia, non preoccuparti, ci rivestiamo e andiamo via...”. Mentre Massimo ancora stava finendo di pronunciare quelle parole, io già mi ero sfilato la maglietta ed ero in ginocchio davanti a lui. “Non posso certo farvi andar via senza nemmeno un grazie...”, dissi un attimo prima di prendere in bocca il grosso cazzo di Massimo.

Contemporaneamente nella mano sinistra mi ritrovai l’uccello di Giulio, mentre nella destra quello di Toni, sentendoli indurirsi ancora di più mentre li stringevo forte. Si avvicinarono a pochi centimetri dal mio viso, mentre Gianni era ormai anche lui vicinissimo dietro di me: ero circondato da quattro splendidi cazzi, e dentro di me ringraziavo la mia auto che mi aveva lasciato sì a piedi, ma aveva creato le premesse per una meravigliosa abbuffata di cazzo.

Iniziai così a divorare i quattro grossi cazzi a turno. I ragazzi mi avevano circondato, ed io a turno spompinavo e succhiavo con gusto uno di loro, mentre gli altri tre si menavano gli uccelli godendosi lo spettacolo. Davo alcune succhiate al cazzo di turno, date con gusto accarezzandogli contemporaneamente i coglioni, e poi, restando sempre in ginocchio, giravo verso la mia destra per passare all’uccello successivo: lo afferravo con la mano e lo prendevo avidamente in bocca, dedicandogli le mie attenzioni di labbra e di lingua.

“Bravo, facceli diventare belli duri!” mi incitavano i ragazzi “Dai, troia, datti da fare!” Ogni volta che cambiavo, il cazzo successivo era sempre più duro del precedente, segno che il mio lavoro era ben fatto. Anche la mia foga cresceva ogni volta che in bocca prendevo un nuovo uccello, mentre li sentivo commentare fra loro le qualità dei miei succulenti pompini. La scorpacciata di cazzo era davvero goduriosa, ed anche loro quattro erano ormai arrapati al punto giusto, tanto che ciascuno di loro al proprio turno più che farsi spompinare ormai mi scopava in bocca.

Avevo decisamente perso il controllo della situazione, ed erano loro a decidere quando dovevo passare da un cazzo all’altro: decisi quindi di assecondarli e di essere il loro strumento di piacere, godendomi i loro quattro grossi uccelli lasciando completamente a loro il privilegio di comandare il gioco. Lasciai quindi che a turno mi scopassero in bocca, gustando fra le labbra il sapore dei loro stupendi cazzi ormai duri come il marmo, sapendo che entro breve sarebbe stato il mio culo ad essere riempito a turno.

Dopo poco infatti, Giulio si sedette sul divano, con a fianco Massimo e Toni, mentre Gianni rimase in piedi davanti a me, che ancora in ginocchio gli accarezzavo l’uccello. “Mentre eri a rinfrescarti abbiamo pescato 4 carte” disse Massimo, “e Gianni ha vinto il privilegio di incularti per primo... poi a turno ti sfonderemo il culo anche noi!”. Allora diedi un voluttuoso bacio sulla cappella del cazzo di Gianni, finii di spogliarmi e mi misi a pecora fra le gambe di Giulio, offrendo al primo stallone il mio culo da riempire.

Iniziai a spompinare il cazzo di Giulio, mentre con le mani afferrai i cazzi di Massimo e Toni: aspettavo con ansia che il quarto cazzo, quello di Gianni, mi sfondasse il culo. Dopo qualche secondo sentii la sua cappella appoggiarsi sul mio ano ed aumentare la pressione fino a vincere la resistenza dello sfintere. Lentamente il grosso cazzo di Gianni iniziò a trapanarmi il culo, mentre io iniziavo a mugolare di piacere con la bocca piena del cazzo di Giulio. Era una sensazione meravigliosa, mi sentivo pieno di cazzo: la bocca, le mani, il culo, ogni parte di me sembrava essere preda di carne dura e calda che guizzava dando e prendendo piacere. Gianni aveva preso a fottermi con gusto, dandomi della troia pompinara, mentre gli altri lo incitavano a sfondarmi il culo e a sbattermi come una puttana. E così fece Gianni che certo non si fece pregare, fottendomi con grande e reciproco godimento.

Poi tirò fuori il suo uccello, lasciando il posto a Toni: io rimasi immobile ad aspettare che loro ruotassero, ancora una volta strumento di piacere a loro diposizione, finché mi ritrovai davanti alla bocca il grosso uccello di Massimo. Toni mi infilò facilmente in culo il suo grosso cazzo e prese a scoparmi con foga, mentre io lavoravo di bocca e di mani gli altri tre uccelli. Poi fu la volta di Giulio, che mi riempì il culo, ormai sfondato da Gianni e Toni, con un colpo secco, iniziando poi un veloce avanti e indietro fra le mie chiappe. Infine fu la volta di Massimo: il suo uccello era il più grosso di tutti, ed io smaniavo dalla voglia di sentirlo nel culo. Mi penetrò dapprima lentamente infilandomelo tutto fra le chiappe, allargandomi ancora, per poi incularmi davvero con maestria, deliziandomi con i suoi centimetri come un vero stallone, muovendo il bacino massaggiandomi il retto in modo tale da mandarmi in estasi. Dovetti interrompere il pompino a Toni per poter gemere tutto il mio godimento e per incitarlo a sfondarmi il culo ancora e ancora.

Al secondo giro la foia dei quattro stalloni era ancora aumentata ed ognuno di loro mi inculò con foga tale che fu per me impossibile accarezzare i due cazzi che avevo di lato. Ero infatti costretto a sorreggermi a chi stavo spompinando per poter contrastare le spinte dello stallone di turno. Il turno successivo diventò una vera e propria eccitantissima catena di montaggio. Mentre uno di loro mi sfondava il culo col suo uccello, facendomelo arrivare fino in fondo con spinte veloci e profonde, gli altri tre praticamente facevano la fila dietro di lui. Girando la testa indietro li potevo vedere mentre in piedi si menavano i grossi uccelli, lucidi e splendidi, pronti a penetrarmi ancora il culo. Ognuno di loro infatti mi fotteva per non più di dieci o quindici secondi, lasciando il posto al successivo nella fila, che prontamente mi riempiva il culo con il suo cazzone. Io mi sentivo la loro puttana, schiava dei loro cazzi e pronta a qualunque cosa pur di soddisfarli, e gridavo il mio piacere incitandoli a sbattermi come una troia, e supplicandoli di darmi un nuovo cazzo nel culo ogni volta che uno di loro mi sfilava dal retto il suo cetriolone di carne.

La girandola di cazzi si interruppe quando Gianni, venuto il suo turno, volle incularmi facendomi mettere a pancia su e sollevandomi le gambe. Capii allora che la festa volgeva al termine, ma mancava ancora il suggello: il gran finale. Gianni infatti mi scopò nel culo con foga per alcuni secondi, dopodiché estrasse rapidamente il cazzo: me lo ritrovai in un attimo davanti al viso, ed istintivamente afferrai il mio stallone per i glutei mentre lui se lo menava furiosamente. Un istante dopo caldi e copiosi schizzi di sperma bollente mi colpirono le guance e la bocca. Aprii prontamente le labbra, cogliendo con la lingua parte della cascata di rovente sborra che mi si riversò addosso. Mentre allora Gianni mi infilava in bocca l’uccello per regalarmi le ultime stille del suo nettare, Toni mi sollevò le gambe e mi infilò nel culo il suo uccello, fottendomi finché Gianni non gli ebbe lasciato il suo posto.

Ancora una volta i quattro ragazzi dimostravano un affiatamento perfetto, ed io ebbi il piacere immenso di ricevere da Toni la seconda sborrata mentre ancora gocce di sperma di Gianni mi rigavano le guance ed il collo. I primi fiotti di sborra di Toni quindi mi bagnarono ancora il viso e le labbra, mentre i successivi me li schizzò direttamente in bocca. Giulio lasciò che io mi gustassi il nettare di Toni prima di regalarmi il suo: a differenza degli altri due arrivò all’orgasmo senza prima incularmi ancora, e la sua calda sborra andò a mescolarsi con quella di Gianni e Toni. I violenti schizzi mi colpirono le labbra, che io prontamente spalancai in cerca del seme prezioso: erano schizzi davvero potenti e copiosi che mi avevano ormai completamente intriso di sperma, il cui intenso profumo mi mandava in estasi.

Mentre anche Giulio lasciò che gli succhiassi l’uccello per svuotarsi completamente i coglioni, mi ritrovai il grosso cazzo di Massimo piantato nel culo che lo accolse docilmente, essendo ormai diventato il nido ideale per quei quattro splendidi uccelli.
Anche Massimo arrivò in pochi secondi all’orgasmo, e la quarta e più abbondante sborrata arrivò meravigliosa a suggellare quell’orgia di cazzi. Questa volta spalancai la bocca perché volevo che lui mi schizzasse in gola tutto il contenuto dei suoi coglioni, e fui accontentato: Massimo mi infilò fra le labbra la cappella infuocata un attimo prima che da essa iniziasse a sgorgare il caldo nettare. La sborra densa e filamentosa mi inondò rapidamente la bocca, andando a mescolarsi con quella degli altri tre che ancora avevo sulla lingua e facendomi così gustare uno splendido cocktail di sperma. Ingoiai avidamente la deliziosa spremuta di coglioni che Massimo mi riversò fra le labbra, succhiando poi la cappella con foga per essere sicuro di non perderne nemmeno una goccia, fino a che lui non mi sfilò dalla bocca l’uccello, che era ancora comunque bello grosso e duro.

“Mmmmm, davvero bravo!” disse Massimo una volta ritrovato il fiato, mentre mi passava voluttuosamente l’uccello sulle guance e sulle labbra. “Credo che difficilmente stasera io ed i miei amici saremmo potuti capitare meglio”. Sentii alle mie spalle gli altri tre assentire: “Hai davvero ragione!”, “E’ davvero una gran bella troia!”, “Già, sembra fatta apposta per prendere cazzi!”. “Anch’io non credo che sarei potuto capitare meglio”, dissi allora io, mentre accarezzavo, baciavo e leccavo l’uccello ancora barzotto di Massimo che continuava a rimanere davanti a me. “Siete dei tori fantastici! E’ stato stupendo essere la vostra troia... Spero tornerete presto a trovarmi!”. “Certo!” disse Massimo alzandosi, “Ma... cosa ti fa pensare che noi stiamo per andar via?”. Erano tutti e quattro in piedi, con i cazzi ancora duri e pronti ad una nuova girandola di pompini ed inculate! “Prepara il culetto” disse Massimo “perché ora si ricomincia!”. Sorrisi felice, e mentre ancora rivoli di sperma bagnavano la mia faccia, ero di nuovo in ginocchio davanti a loro, pronto a soddisfare le voglie perverse dei miei quattro stalloni di razza. Fu davvero una notte indimenticabile!
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