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I. 4 AMICI MIEI


di Aleppe
08.10.2017    |    40.091    |    0 6.8
"“Ti prego, mettimi la mano sul cazzo …” si lasciò uscire dalla bocca il Ciccio, ma mia madre finse di non aver sentito..."
Disclaimer: questo racconto inerisce l'incesto nella versione di dominazione da parte del figlio nei confronti della madre. Se questo genere di racconto vi ripugna, vi invito ad astenervi dalla lettura.
Il racconto è il puro frutto della fantasia dell'autore. I personaggi sono inventati e ogni riferimento a persone reali è puramente casuale. Grazie per l'attenzione.


Chi ha seguito la storia dall’inizio ricorderà che tutto iniziò per via di due parole: fica e soldi. Il primo poteva considerarsi un tema risolto, ma per il secondo ero rimaasto al palo.

Per questo un giorno mi presentai a casa con due amici, uno alto ed obeso, detto Ciccio, l’altro magro e bassino, detto Pipino. Presentai i miei amici a mia madre, che subito offri loro qualcosa da bere. Mentre, seduti sul divano, sorseggiavano da bere, afferrai mia madre per un braccio e la pregai di rimanere. “Sai mamma”, cominciai, “Ciccio e Pipino hanno un problema simile al mio. A causa del loro aspetto, non riescono a trovare una ragazza e soffrono per non poter sfogare i loro sentimenti.” “Oh, non preoccupatevi ragazzi, col tempo troverete certamente l’anima gemella e sarete finalmente felici”, mi interruppè allora lei. “Mamma, hai ragione”, proseguì io, “ma non è solo una questione di anima, anche il corpo vuole la sua parte … come facevo io, loro si massacrano a forza di seghe … sai, io gli ho raccontato di come sei brava, così mi hanno pregato di insistere perché tu aiuti un po’ anche loro …” “Ma cosa dici?”, rispose allora lei sbarrando gli occhi per la stupore. “Mamma, non mi fraintendere, loro vorrebbero solo che tu li aiutassi a venire mentre si masturbano, senza che passino ore e ore a menarselo sprecando tempo ed enegie inutilmente.” Mia madre prese a sbuffare e guardarmi con occhi pieni di diffidenza, poi si voltò verso di loro e il di lei sguardò incroci quello volutamente mogio dei due sfigati. Si guardarno per qualche secondo, poi il buon cuore di mamma prevalse. “ E sia, vi aiuterò, ma beninteso, solo a farvi venire mentre vi masturbate. Suvvia, da bravi, fatemi posto sul divano e cominciamo.” I due si spostarono ai lati del divano e lei si pose a sedere tra loro. Tirati fuori i membri ancora flaccidi, cominciarono a segarsi per renderli un po’ più tosti. Con lo sguardo fisso di fronte a sé, la mamma cominciò a carezzare i testicoli a entrambi. L’effetto fu subito visibile, soprattutto per Ciccio, che sfoderò un cazzo di dimensioni notevoli, mentre quello di Pipino, nonostante l’erezione, era rimasto piuttosto modesto. I due si lasciarono andare reversi sul divano, con la testa reclinata, sospirando per il piacere. “Ti prego, mettimi la mano sul cazzo …” si lasciò uscire dalla bocca il Ciccio, ma mia madre finse di non aver sentito. “Dai, cosa ti costa, … “ insistette di nuovo lui, anche questa volta senza che vi fosse alcun effetto. Intervenne allora in maniera più decisa, prendendole la mano e sfregandola lungo l’asta. Mia madre, imbarazzata, lo lasciò fare, anche quando lui le forzò la mano, apri e richiuse le ditta attono al suo cazzo e, sempre tenendola con tenacia, cominciò a farsi una sega con la sua mano. Un paio di minuti furono sufficienti per venire, e lo schizzò, che il Ciccio lasciò volontariamente libero, ricadde come una fontana sulla mano ora svincolata della mamma. Dall’altra parte, Pipino era ancora lontano dal godere, motivo per il quale lei decise di applicare al suo membro lo stesso trattamento. Che ovviamente ebbe effetto e dopo poco anche lui venne copiosamente. “Grazie signora, è stata bravissima …” si sentì in dovere di dire allora Ciccio, “Non c’è di che”, rispose mia madre, “Adesso però scusatemi devo andare in cucina a preparare la cena …” e con questa scusa si congedò da noi mentre i due si reinfilavano i membri afflosciati nei pantaloni.

Passò qualche giorno quando Ciccio e Pipino si ripresentarono a casa mia. “Buongiorno ragazzi, di nuovo qua?”, chiese mia madre del tutto ingenuamente. “Siamo stati troppo soddisfatti dalla sua prestazione dell’ultima volta per non tornare …” rispose stavolta il Ciccio sfoderando un ghigno assolutamente nuovo rispetto all’atteggiamento dimesso della volta precedente e che non lasciava presagire niente di buono. Mia madre, capita l’antifona, “Vabbè, ho capito, mettetevi a sedere sul divano” disse. “Questa volta preferiremmo in piedi”, rispose Ciccio, che prese mia madre, la collocò tra loro due che già avevano estratto il cazzo ritto. “Se serve per finire prima.” Disse lei, afferrando le due nerchie e cominciandole a segare con forza per velocizzare l’opera. “Ti prego, prendimelo in bocca”, disse Ciccio, e anche stavolta mia madre finse di non sentire. “E dai …” continuò lui prendendole con la mano sinistra la spalla e cercando di forzarla ad abbassarsi per soddisfare la richiesta. Ma la mamma si opponeva con forza a questa richiesta, rimanendo in piedi, al che Ciccio le sferrò un pugno nella pancia urlando: “Ascoltami troia, non penserai che mi accontenti solo di una pippetta. Ho pagato per un pompino e ora me lo farai”. Piegata in due per il colpo ricevuto, tra un colpo di tosse e l’altro, “Ma cosa sta dicendo?” disse mia madre guardandomi. “Non sono mica una prostituta ...”, “Mamma, invece lo sei. Vedi, ho pensato che sei così brava a far godere gli uomini che non trarre profitto da questa tua dote innata sarebbe un peccato.” “Ma come ti permetti, io non voglio fare la puttana!” “Ma mamma, non c’è niente di male!” “Non rompetemi i coglioni voi due con i vostri discorsi, adesso tu ti inginocchi e me lo prendi in bocca”, disse il Ciccio che, approfittando del fattore sorpresa, riuscì a spingere verso il basso la mamma ed a sfregarle il pene sul viso. Dal momento che lei cercava di opporle resistenza, “Tienile ferma la testa”, disse Ciccio a Pipino, e mentre questo obbediva al suo ordine lui aprì con le dita la bocca di mia madre e, alla fine, riuscì nello scopo di metterle il cazzo in bocca. Vista la di lei ritrosia a pompare, cominciò quindi a scoparla in bocca, sostituendosi a Pipino nella presa, mouovendole la testa avanti e indietro. Ceduta la resistenza iniziale, il movimento di mia madre diventò automatico, il che permise al Ciccio di mollare con la mano destra la presa e utilizzarla per darle abbondanti tastate alle generose tette. Passò poco tempo quando finalmente le venne in bocca quasi soffocandola. Mollò quindi la presa ed estrasse il cazzo gocciolante, mentre dalla bocca di mia madre, in ginocchio col capo reclino uscivano rivoli di sborra. “Ehm, ho pagato anche io”, disse allora Pipino. La mamma istintivamente si voltò verso di lui, e mentre lo guardava a bocca aperta senza capire cosa stesse succedendo, lui ne approfittò per infilarle il cazzo in bocca e sottoporla al medesimo trattamento dell’amico. Nel vedere mia madre con il viso sporco di sborra di nuovo scopata in bocca, le magnifiche tette fuori dalla camicetta, non resistettì, estrassi il mio cazzo dalle mutande e cominciai a segarmi. Ancora un paio di minuti, ed anche Pipino raggiunse l’orgasmo, mollò la presa e lasciò che mia madre si riprendesse. Mi avvicinai allora a lei dicendole: “Mamma, sei bellissima con i cazzi in bocca, adesso fai contento anche tuo figlio.”, le presi la testa e la avvicinai ai coglioni mentre mi segavo. Lei capì al volo cosa desideravo, cominciò a lapparmi le palle, quindi a leccarmi l’asta in perfetta erezione e a prendermelo in bocca in un pompino magnifico. “Da brava, adesso ingoia …” dissi, quindi venni e lei, con sapienza, da brava mammina ingoiò tutto il prodotto dei miei testicoli.“Brava mamma, sei una puttana perfetta!”, le dissi allora, afferandole la testa e dandole un lungo bacio sulla fronte.

Nei giorni seguenti Ciccio e Pipino continuarono a farci visita. Appena entrati, poggiata sul mobile dell’ingresso la somma pattuita, toltisi pantaloni e scarpe, si sedevano spaparanzati sul divano. Dopo un po’, mia madre, ormai sottomessa ma anche un po’ orgogliosa di essere oggetto di cotanta attenzione da parte di ventenni che preferivano lei rispetto alle loro coetanee, si presentava indossando esclusivamente scarpe col tacco e un grembiule bianco da cucina, loro regalo, sul quale svettava la scritta “Non sono una signora”. Quindi, diligentemente si inginocchiava ai piedi del divano e cominciava a sbocchinare Ciccio. Con l’altra mano, cominciava a segare Pipino, che gradiva molto il trattamento. Dopo un po’ entrambi con le mani le smanacciavano le tette nude, pendenti sotto il grembiule. Vederla lì, seminuda ai piedi del divano, sottomessa al volere di due sfigati solo per l’amore che prova per me, con le tette ballonzolanti e il culo svettante verso di me, ere per me lo spettacolo più del mondo. Accuratamente riprendevo sempre la scena con una telecamera e, contemporaneamente, mi segavo come un pazzo. Una volta terminato il compito, ripuliti con devozione i cazzi dei due clienti, si avvicinava a me e, guardandomi profondamente negli occhi con la bocca grondante di sborra, mi accarezzava il cazzo e le palle con dolcezza. Ed io terminavo in uno strepitoso orgasmo!
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