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Desiderio 3 – LA SIGNORA LUCIA


di Aleppe
12.04.2015    |    48.952    |    21 9.4
"«Mio marito voleva dire se, in tutto questo tempo, c’è stato spazio anche per i sentimenti, una storia di amore, per esempio» «Ah, no, purtroppo sotto il..."
[Avvertenza: questo racconto contiene una scena di zoofilia. Se l’argomento vi turba, non leggetelo. N.d.A.]
«Stasera avremo ospiti a cena. Verrà la mia cara amica Lucia», annunciò con enfasi esagerata Gianna appena chiusa la conversazione tramite il cellulare. Subito una smorfia di insofferenza comparve sul volto di Carlo, motivo per il quale Gianna si sentì in dovere di aggiungere «E non cominciamo a sbuffare …». Rivolgendosi quindi verso di noi «Lucia è una mia compagna di liceo con la quale ero veramente molto amica. Nel tempo, entrambe siamo molto cambiate. Io mi sono aperta completamente alle esperienze della vita, mentre lei è rimasta la figlia di papà con un po’ di puzza sotto il naso.» «La puzza sotto il naso non sarebbe nulla, è che non smette mai di parlare di argomenti interessanti solo per lei!» sbottò Carlo. «Però è una mia amica, cui non so dire di no, quindi per l’amore che tu dichiari di nutrire nei miei confronti puoi anche fare lo sforzo di sopportarla una sera ogni tanto.»

Lucia arrivò puntuale un quarto d’ora prima che la cena fosse servita, giusto in tempo per l’aperitivo. Era una bella donna, alta, slanciata, con un fisico asciutto, bionda con gli occhi azzurri, ma soprattutto con un portamento distinto che faceva di lei una persona dall’aspetto molto raffinato. Indossava un abito bianco finemente ricamato con un ricco scialle sulle spalle. Era accompagnata da un levriero afgano dal folto pelo candido come il vestito e le scarpe. La volontà di accordare i colori del vestito con quello del cane era palese. Non facemmo neppure in tempo a presentarci che Lucia prese la parola per cominciare a raccontare le sue ultime esperienze. E continuò anche durante tutta la cena. Narrò dei suoi viaggi in paesi esotici, delle ricercate mostre d’arte moderna che aveva visitato, degli spettacoli di tutti i tipi cui aveva assistito nei migliori teatri della terra o, in alternativa, in locali popolari posti in paesi sperduti. Delle fantastiche persone che aveva incontrato, delle meravigliose tradizioni con cui era entrata in contatto, dei manicaretti che aveva gustato, insomma di tutte le esperienze possibili che una donna del suo lignaggio poteva permettersi in terra, mare e cielo. All’inizio, Cinzia ed io avevamo provato a interromperla per buttare lì anche una nostra esperienza o almeno una riflessione, ma non era servito a niente: Lucia riprendeva immediatamente la parola rincarando la dose e avvilendo la nostra espressività con qualche racconto migliore del nostro o un’erudita citazione. Una noia mostruosa insomma, che ci permise immediatamente di comprendere l’atteggiamento di Carlo. Mentre la povera Gianna cercava in ogni modo di rintuzzare l’amica esorbitante, invero senza molto successo.

Terminata la cena ci spostammo nella zona salotto appena due scalini sotto quella del tavolo imbandito. Cinzia ed io occupammo le due poltrone disponibili, Lucia si sedette sul pouf davanti al divano occupato da Gianna e Carlo. Naturalmente la litania non si era interrotta, finché Carlo se ne uscì con un: «E a cazzi come è andata in tutto questo tempo?» «Come scusa, non ho capito cosa hai detto Carlo» rispose Lucia che evidentemente aveva compreso le parole, ma non poteva credere alle sue orecchie. «Mio marito voleva dire se, in tutto questo tempo, c’è stato spazio anche per i sentimenti, una storia di amore, per esempio» «Ah, no, purtroppo sotto il profilo sentimentale sono una frana, non riesco mai a trovare una persona che mi comprenda» dovette confessare Lucia abbassando la testa quasi si vergognasse dell’insuccesso in un campo così importante. «Dunque di scopare neanche a parlarne?» intervenne di nuovo Carlo, divertito per la piega che stava prendendo la conversazione. «Come?» fece finta di non capire di nuovo Lucia. «Mio marito vuole dire che, di conseguenza, in tutto questo tempo, non hai potuto neppure godere del sesso, che pure è un piacere importante …» disse Gianna, stavolta con un tono diverso dal precedente, non più per correggere, ma quasi d’intesa con quello del marito. «Ehm, l’argomento mi mette in imbarazzo, perché naturalmente all’assenza di intesa spirituale è corrisposta la pari assenza del piacere fisico. Ma forse questo non è di vostro interesse …» «Al contrario», intervenne Gianna, «come tua amica di vecchia data sono molto infelice che tutte le magnifiche esperienze che hai fatto le abbia dovute vivere sola, senza godere della compagnia di un uomo. Certo, non posso offrirti l’amore su un piatto di argento, ma almeno una cosa per te la posso fare: ti metto a disposizione mio marito per una sana serata di sesso stasera stessa!» «Gianna, ma cosa dici?» rispose incredula l’amica. «Certo, Carlo non è il più bello degli uomini possibili, ma non è neppure da buttare via, e poi ha un gran membro che sa usare benissimo per far godere una donna.» «Sono perfettamente d’accordo», intervenne allora Cinzia, «e se non dovesse bastare sono disponibile a mettere a disposizione anche mio marito. Altrimenti come si deve intendere l’amicizia?» Lì per lì Carlo ed io eravamo rimasti un po’ basiti di fronte alle proposte delle rispettive consorti, e non era certo questo cui Carlo aspirava, però Lucia era una bella donna e, perdonate la volgarità, una chiavata è sempre una chiavata! «Ma non perdiamo altro, tempo, orsù Carlo, datti da fare.» Più semplice a dirsi che a farsi. Voi cosa avreste fatto? Carlo, da vero signore, si alzò e si pose dietro le spalle di Lucia, cominciando un lento massaggio tanto per scaldare l’ambiente. Le mani passarono quindi dalle spalle alle tette, abbassando il vestito e lasciando che Lucia mostrasse uno splendido reggiseno di pizzo bianco all’interno del quale erano imprigionate due mammelle magnifiche. Che Carlo si sentì in dovere di liberare e massaggiare, stuzzicando i capezzoli ormai ritti. «Cinzia, aiutami.» disse quindi Gianna, che, posta da un lato dell’amica, si chinò per leccarle un capezzolo invitando mia moglie a leccare l’altro. Lucia cominciò a mugolare per il piacere, fatto che Carlo interpretò come il momento adatto per estrarre il membro e posizionarlo a poca distanza dalle di lei labbra. Lei che non mostrò alcuna intenzione di fare ciò che Carlo si aspettava; dovette intervenire Gianna carezzandole dapprima i capelli e pian piano indirizzando la testa in maniera che le labbra si scontrassero contro la cappella. Una volta avvenuto il contatto, le labbra si dischiusero e Lucia cominciò a fare il proprio dovere, mostrando peraltro una certa professionalità nell’arte del pompino. «Vieni, adesso voglio chiavarti.» disse dopo un po’ Carlo, che sollevo Lucia e, con l’aiuto delle due donne, le tolse il bel vestito, scoprendo mutandine e reggicalze rigorosamente in merletti e pizzo bianco. La pose quindi sul divano e, strappatele le mutande, cominciò un sapiente leccaggio della di lei fica. Chiese quindi alla moglie di sostituirlo nell’opera per potersi completamente denudare e, una volta finito, infilare il membro durissimo nella vagina di Lucia. Che mostrava tutto il suo piacere con gemiti e mugolii nell’accogliere in grembo quel cazzo duro. Vi lascio immaginare la scena: l’elegante e raffinata Lucia, indossando solo calze, reggicalze e scarpe bianche con un sottile tacco a spillo, a cosce completamente spalancate si godeva la penetrazione di un uomo qualsiasi, certo più volgare di lei, ma in grado di darle un profondo piacere. Lui, che con le braccia le teneva le gambe aperte, si sforzava di dare colpetti con la lingua ai capezzoli turgidi, quasi fosse immedesimato nella parte del gigolo impegnato nel dare piacere all’amica della moglie. «Beh, e tu te ne stai lì a guardare senza far nulla?» mi disse mia moglie all’improvviso. In effetti ero rimasto tutto il tempo in contemplazione della scena, ma adesso mia moglie mi estrasse il cazzo dai pantaloni, mi accompagnò al divano avvicinandomi al viso di Lucia e le disse «Ciuccia anche questo, troia!». Stavolta lei non si fece pregare, e spontaneamente ingoio il mio membro duro. E per ricambiare del dono offertole da mia moglie, Lucia si protese in avanti con le braccia per prendere la borsa buttata sul divano e da questa estrasse un magnifico dildo color oro che offrì a Cinzia. «Ma guarda che maiala, gira anche con un dildo nella borsetta.» disse Gianna, mentre Cinzia tutto sommato decise di provare anche questa nuova per lei sensazione.

Quando Lucia venne, Carlo decise che fosse giunto il momento di cambiare posizione, mi fece mettere a sedere sul divano e pretese che lei si mettesse a cavalcioni su di me. Mentre la chiavavo, la spinse forte verso di me, in maniera da farle sporgere il culo rotondo, puntò la cappella sullo sfintere e la penetrò con forza. Contrariamente all’aspettativa, ciò non destò alcun lamento da parte della signora, che al contrario mostrò di gradire il trattamento e si lasciò andare ad un «Ooohhh, davanti e dietro contemporaneamente, due cazzi duri tutti per me, che soddisfazione!». «Carlo, posso metterglielo in culo un po’ anche io?» domandai dopo alcuni minuti che il trattamento andava avanti senza ulteriori sviluppi, «Hai ragione Andrea», mi rispose, uscendo dall’ano della malcapitata e mettendosi a sedere affianco a noi. «Vieni troia, prendimi il cazzo in bocca e fammi venire.» le ordinò allora. Ubbidiente, lei si alzò e si pose a quattro zampe davanti a lui, cominciando un lungo lavoro di lingua non solo sull’asta rigida, ma anche sulle palle. La scena era troppo eccitante, le chiappe di Lucia, incorniciate in basso dalle calze ed in alto dal reggicalze, svettavano verso il soffitto. La schiena piegata e le poppe ballonzolanti a penzoloni mentre la testa si muoveva qua e là alla ricerca degli angoli più reconditi dei genitali di Carlo, erano una tentazione irresistibile. Dovevo approfittarne. Mi alzai e feci per andare dietro a lei e metterglielo in culo quando Gianna mi fermò e disse: «Aspetta, ho un’idea migliore.» Corse dunque a prendere il cane, gli infilo i calzini del marito sulle zampe e lo condusse verso la padrona posta ora alla pecorina. Carlo, comprese le intenzioni della moglie, le schiacciò la testa contro il ventre, ficcandole il membro in gola, in maniera che non si accorgesse di quello che stava succedendo. Il cane, date due leccate alla fica della padrona, arrapato come non mai forse per gli odori che si spandevano per la stanza, le montò sopra e le infilo il gigantesco cazzo rosso nella vagina. Lucia, compreso quello che stava accadendo, cerco di sfilare la testa dalle mani di Carlo, ma non vi riuscì, anche perché questi decuplico le forse nell’eccitazione di vederla chiavata dal cane e non avrebbe mai permesso che la scena si interrompesse. Dopo qualche tentativo, Lucia si chetò e accolse di buon grado il membro dell’animale, muovendo il culo per assecondarne i movimenti. «Ecco come hai fatto in tutti questi anni, ti sei fatta chiavare dal cane.» esclamò allora Gianna. La smentita non arrivò, ma neppure la conferma. O forse la conferma fu la lunga sborrata del cane, che dimostrò essere avvezzo a soddisfare la padrona. Per l’estrema perversione della scena venne contemporaneamente Carlo e subito dopo io, che, chiesto a mia moglie di segarmi mentre osservavo quella strana accoppiata, rilasciai lo sperma sulla schiena nuda di Lucia.
Adesso, anche noi avevamo partecipato ad una delle sue esperienze!
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