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DESIDERIO 6 – DISPOSTE A TUTTO


di Aleppe
03.12.2016    |    20.164    |    3 8.5
"” E con questa stilettata le indicò la porta, che l’italiana prese senza voltarsi indietro..."
[Avvertenza: questo racconto contiene una scena di pissing. Se l’argomento vi turba, non leggetelo. N.d.A.]
La cameriera thailandese si era dovuta licenziare per tornare nel proprio paese. La notizia gettò tutti nella prostrazione più profonda, perché ormai si erano abituati a disporre di lei a piacimento e ricevere da lei qualsiasi servizio. I due camerieri africani chiesero che concedesse loro, prima di partire, una doppia penetrazione infuocata. Toccò tuttavia a Carlo formulare l’estremo saluto: una lunga sessione di sesso anale corroborata da nerbate sulle chiappe della dimissionaria cameriera piegata a novanta gradi.

Morto un papa … si dovette procedere alla selezione della sostituta. Per questo Gianna e Carlo pubblicarono un annuncio su vari giornali locali, avendo cura di specificare che la candidata dovesse essere «disposta a tutto». Venne il giorno della selezione ed in molte si presentarono per assicurarsi un posto ben remunerato. La maggior parte, nonostante i curricula di tutto rispetto, erano esteticamente inadatte al ruolo. Ne rimasero tre: una bionda italiana, una mora ucraina e una mulatta cubana. Gianna spiegò loro che era arrivato il momento di verificare che fossero veramente «disposta a tutto». Chiarì che il lauto stipendio promesso non era regalato, ma se lo sarebbero dovuto guadagnare accontentando le voglie sessuali dei due coniugi, dei loro ospiti e dei due camerieri africani. A quelle parole, l’italiana si alzò in piedi e, accusando Gianna di essere fuori di testa e che una simile proposta era invereconda, si diresse verso l’uscita. Prima di aprire la porta, esitò un attimo, poiché pensava che le altre due l’avrebbero seguita, invece quelle erano rimaste sedute al loro posto. “Ma come”, le apostrofò, “voi accettate una simile condizione umiliante per una donna?”. Non risposero e si limitarono a guardarla con uno sguardo eloquente di chi ha bisogno di lavorare per vivere. “Vede, cara la mia signora”, intervenne allora Gianna, “Lei non ha capito proprio niente. Noi non cerchiamo una prostituta con cui sollazzarsi, ma una vera e propria donna che partecipi con noi alle gioie del sesso, al piacere del godimento, ammesso che lei sappia di cosa sto parlando.” E con questa stilettata le indicò la porta, che l’italiana prese senza voltarsi indietro.

“Orbene mie care”, proseguì Gianna rivolta alle due candidate rimaste, “davanti a voi stanno due maschi, mio marito e un amico di famiglia. Dimostrate loro cosa sapete fare. Alla migliore, come dice il proverbio, andrà la vittoria.” L’ucraina scelse Carlo, mentre a me, lo confesso, con grande soddisfazione toccò la cubana. Eh sì, perché quella non solo aveva un fisico mozzafiato, un viso dolcissimo incoronata da una lunga riccia capigliatura, un color cioccolato al latte invidiabile, ma soprattutto uno di quei culetti a mandolino che solo le mulatte hanno. L’ucraina era invece più nello stile maturo: pelle bianca, grosse tette comunque ancora invidiabili, culo abbondante ma ancora sodo e occhi di ghiaccio. Estratto dalla borsa un rossetto scuro, che applicò con sapiente maestria sulle labbra, muovendo la lingua in maniera provocante, con calma si inginocchiò davanti a Carlo, gli aprì lentamente la cerniera dei pantaloni, estrasse il membro ancora floscio e cominciò a leccarlo guardandolo fisso negli occhi. Carlo si appoggiò appena al tavolo posto dietro di noi e cominciò a godersi il lavoro della candidata … soprattutto quando dal leccare passò decisamente a succhiarlo. “E tu? Non fai niente per guadagnarti il posto?” dissi io allora alla mia, interdetta dalla scena cui aveva appena assistito. Scossa dal mio richiamo, si avvicinò a me sorridendo, dapprima mi morse un orecchio, quindi passò a leccarmi il collo, aprirmi la camicia e, sempre leccandomi la nuda pelle, scese fino al mio membro. Appoggiando il sedere sui lunghi tacchi a spillo, aprì anche la mia patta e cominciò a pompare il mio cazzo, dimostrando di non essere da meno della concorrente. Sollevato con un dito il mio membro, passò quindi ad una sapiente leccata di palle, quasi a dimostrare che lei sapeva come far godere un uomo, ma capita l’antifona anche l’ucraina si adeguò immediatamente. La situazione sembrava essere arrivata ad un punto di stallo: due magnifici esemplari del genere femmina, uno in ginocchio, l’altro accovacciato, lavoravano alacremente di bocca e di lingua i genitali dei due, invero attempati, maschi che gli stavano di fronte, non risparmiando neppure l’orifizio anale. “Su, datevi da fare se volete quel posto!” insistette allora Gianna nel tentativo di sbloccare la situazione. Stavolta fu il cioccolatino a prendere l’iniziativa: si alzò, si voltò mostrandomi la schiena e lentamente, muovendo il bacino in maniera sinuosa, cominciò ad abbassarsi i pantaloni. Quindi passò a strusciare il mio membro contro le sue chiappe marmoree. Ero alle stelle per tutto quello strusciarsi, quando le sue dita scostarono il filo interdentale che impediva l’ingresso alla sua magnifica orchidea e sapientemente lo guidarono dentro. Inarcò allora la schiena piegandosi in avanti, mostrandomi così sottomessa alla mia volontà. Afferrai le chiappe con entrambe le mani e cominciai a chiavarla come un forsennato.
La concorrente cercò di recuperare il vantaggio perduto alzandosi a sua volta ed assumendo la medesima posizione, così ci ritrovammo di nuovo con le due donne chiavate a novanta gradi all’unisono. All’ucraina ballavano le poppe, tanto che Carlo non riuscì a non affondarvi le mani e stringerle quasi a mungerle. Io mi dovetti accontentare di tittillare i capezzoli delle coppe acerbe della mia.

“Ehi, mettete in moto la fantasia: avete anche altri buchi che potete utilizzare per far godere i nostri uomini …” A parlare stavolta fu mia moglie e la reazione non si fece attendere. La mulatta si voltò guardandomi negli occhi e io scossi la testa e serrai le labbra come dire “in effetti ha ragione”. Capita l’antifona, allungò la mano verso il mio cazzo duro che continuava ad entrare ed uscire dalla sua fica, l’afferrò e lo pose sul buchetto posteriore. Dopo aver lubrificato un po’ l’ingresso, con una decisa mossa del bacino se lo infilò tutto nel culo, gettando me in una profonda goduria manifestato da un lungo sospiro.

A questo nuovo sviluppo, l’ucraina rimase interdetta. Si capiva che il rapporto anale non era il suo forte, ma sapeva anche che se non avesse fatto altrettanto, il lavoro svolto finora sarebbe stato inutile. Carlo, da parte sua, cominciò a sogghignare godendosi l’attesa. “Forza, cosa aspetti, non ti piace prenderlo nel culo?” Le chiese allora Gianna, infilandole un dito in bocca e ruminandole dentro come a voler saggiare la di lei troiaggine. Lei allora si fece forza e, senza neppure lubrificarlo, prese il cazzo di Carlo e, mordendosi le labbra per impedire l’uscita di un grido di dolore, se lo schiaffò nell’ano. Adesso entrambi stavamo inculando le due candidate e la situazione sembrava essere di nuovo ad un punto di stallo quando, scusatemi, non riuscii più a trattenermi, venni e riempii di sborra il culo della cubana.

La gara sembrava dunque conclusa senza ne vinti ne vincitori, quando mi venne in mente la performance descritta dal celere Henry Miller nel suo libro più osceno, avvicinai la testa all’orecchio della donna che mi aveva fatto godere, le sussurrai dolcemente la mia proposta e ritrassi la testa in attesa della risposta. “Eh va bene”, acconsentì lei. “Come, non ho capito …”, ribattei io sornione. “E va bene”, riprese lei alzando la voce in maniera che non si potesse dubitare che stavamo sentendo, “pisciami in culo, sarò il tuo cesso!”. Non me lo feci ripetere due volte, mi rilassai un attimo e lasciai che la vescica facesse il resto. Carlo, a questo nuovo sviluppo, non resistette e subito sborrò, riempendo anche lui il culo dell’ucraina. Si riprese però subito e con libidine guardò alla sua femmina. “Non ce la faccio, non me la sento proprio …” disse però quella, estraendo il cazzo ancora gocciolante di Carlo dal didietro. “Hai vinto tu, io abbandono. Complimenti”, quindi si rivestì, saluto tutti e uscì demoralizzata per la sconfitta subita.

La cubana invece, una volta svuotata la mia vescica, si tappò il buco con un dito e chiese il permesso di andare in bagno per svuotarsi, cosa che le fu evidentemente permessa. “Allora il posto è il mio?” cinguettò tornando. “Certo, “ rispose Gianna, “anzi, dobbiamo brindare alla nuova assunta. E visto che non disprezzi il dorato liquido ti faremo fare una bella bevuta.” la prese allora per i capelli costringendola a mettersi in ginocchio, quindi lei, Carlo e mia moglie, le si posero attorno urinandole sul viso. “Bevi troia”, aggiunse Gianna, costringendola ad aprire la bocca con le dita. In ginocchio, con gli occhi chiusi e la bocca aperta, la pioggia dorata, riempita la cavità orale, traboccò e cominciò a scorrerle dapprima sulle guance, quindi lungo il collo e infine sulla camicetta, che attaccatasi al seno, mise in mostra le acerbe tette e i turgidi capezzoli di cui avremmo certo goduto nei giorni a venire.
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