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ROBY SOTTOMESSA 1


di Aleppe
21.01.2019    |    24.843    |    4 6.7
"” Lei appoggiò le turgide labbra sulla mia cappella umida e, dopo qualche timido bacetto, senza che dovessi aggiungere altro, leccò, ingoiò e ripulì..."
Alla fine ce l’avevo fatta. Avevo convinto Roberta ad uscire con me per un pranzo fuori porta, in un rustico locale isolato in mezzo alla campagna, circondato dai vigneti che correvano lungo la collina- Roberta non aveva l’aspetto della fotomodella, anzi era piuttosto bassa ed in carne, tuttavia i suoi lineamenti erano gradevoli e, per dirla tutta, aveva tutte le curve nei posti giusti, un seno ed un sedere più che generosi e, per dirla tutta, la tipica faccia da troia incastonata in una capigliatura bionda che mi aveva sempre arrapato a più non posso. Sapevo che il locale era dotato anche di qualche camera da letto per chi, dopo il pasto, volesse riposarsi. Finito di mangiare ne avevamo approfittato per un’ora d’amore, di vero amore con tutti i crismi del romanticismo per tornare entrambi soddisfatti in ufficio.

Due giorni dopo, squillò il campanello di casa, Roberta venne ad aprirmi e, meravigliata della mia presenza, esclamò: “Ciao, cosa fai qui? E’ meglio che non ti fai vedere troppo in giro da queste parti, mio marito potrebbe sospettare qualcosa” “Non mi fai entrare?”, replicai pronto. “Sì, sì, certo, entra pure” e così mi accomodai al tavolo del soggiorno. Seduti uno di fronte all’altro, “Vedi Roberta”, cominciai estraendo il telefono cellulare e cercando tra le foto, “io ti amo moltissimo, ma non riesco ad esprimere il mio amore per una donna se non in un modo del tutto particolare. Io voglio che tu sia sottomessa, che tu sia la mia schiava d’amore insomma.” Lei mi guardava incredula, come se non avesse capito bene le mie parole, ma io continuai. “Questa è l’unica maniera che conosco per esprimere il mio sentimento verso la donna che amo” ripetei. “Capisco la tua difficoltà e per questo ho scattato queste foto del nostro incontro passionale di lunedì e, se non sarai disposta a sottometterti, mi troverò nella spiacevole situazione di doverle inviare a tuo marito o pubblicarle sul web.” “Tu devi essere completamente pazzo!” gridò lei inorridita, “È possibile. Sapevo che non avresti capito, quindi non mi resta che premerà invio …”. “No, no, aspetta, parliamone … forse esiste qualche altro modo per convincerti a darmi quelle foto.” “Non esiste altro modo, se non quello che tu soddisfi i miei desideri. Ad esempio, ora ho il pene in erezione e tu potresti carezzarmelo con le tue mani …” “No, non voglio!”, “Va bene, non mi lasci altra scelta …” ma appena fatta la finta di premere il tasto “Invio” con il pollice sulla tastiera del cellulare, sentii le sue mani frugare nei miei pantaloni e toccarmi il membro. Slacciò la cintura, aprì i pantaloni, scostò le mutande e lasciò che il cazzo turgido svettasse fuori per far bella mostra di sé e prese a masturbarmi. “Brava, ecco, così va meglio.” “No, ti prego, non farmi fare questo … anzi, guarda, ti faccio una sega e poi basta, ok?”. “Tu comincia a farmi una sega come si deve, accarezzandomi i coglioni con la sinistra e poi vediamo”. La cosa andò avanti per un po’, quel tanto per darle l’illusione che non le avrei chiesto altro, quando aggiunsi: “Ecco, adesso chinati e prendimelo in bocca. Su, da brava, succhiamelo” “No, ti prego …”, “Fai la brava, che sono sicuro che fai dei pompini fantastici.” E così dicendo le presi il capo e, pian piano, lo spinsi in direzione del mio cazzo ormai durissimo. Mentre lei ripeteva l’ennesimo “no”, all’ultimo la spinsi con forza e la costrinsi a cacciarselo tutto in bocca; spinsi quindi per arrivare fino alla gola e farle capire chi comandava adesso. Le muovevo la testa su e giù in maniera che il cazzo entrasse ed uscisse dalla sua bocca. “Adesso leccamelo, come fosse un gelato.”, dissi e lei ubbidì consapevole di non avere altra scelta.

Una volta compreso che non avrebbe più opposto resistenza, allungai le mani per aprire la camicetta bianca, estrassi le generose poppe dal reggiseno e cominciai a pastrugnarle a piene mani. Mi divertivo un mondo a strizzarle le tette, quasi a volerla mungere come una vacca, e stringerle i capezzoli tra indice e pollice, quando decisi fosse l’ora di guardarle anche un po’ il maestoso culo, motivo per il quale mi allungai per abbassarle i pantaloni e le mutandine di quel tanto che permettesse di intravedere letteralmente il fondoschiena. Nello sporgermi, il cazzo le se infilò in gola e rischiavo quasi di soffocarla. Lei cominciò a emettere strani gorgoglii, che, invece di preoccuparmi, mi eccitavano ancor più. Era stupenda, seduta, chinata verso di me con il mio membro nella bocca, i capelli biondi scarmigliati, ondulanti sotto il movimento della testa, le tette nude svettanti dalla camicetta e le chiappe mezze scoperte, delle quali la parte oscura si poteva intravedere tramite il solco che tra esse corre.

La cosa andò avanti per qualche minuto, quando decisi che fosse l’ora di cambiare; “Adesso”, le dissi, “continuerai il lavoro in ginocchio davanti a me in segno di completa sottomissione.”. Lei non replicò e, senza fare uscire il cazzo dalla bocca, si mise nella posizione richiesta. “Fammi vedere il tuo magnifico culo …” le chiesi ancora ansimando, e lei si calò completamente pantaloni e mutandine per mostrarmi la pelle rosa dei glutei. Mentre mi godevo il piacevole panorama, mi voltai di scatto tenendole la testa con la mano: “Adesso leccami il culo, forza, infila la lingua nel buchetto e con la mano destra continua a segarmi.” “No, ti prego, questo no, non ho voglia.” “Dai, non rompermi i coglioni, leccami il culo e fammi venire!” e così dicendo le premetti il capo contro le mie chiappe. Dopo un paio di volte che senti il naso strusciare contro la mia pelle in segno di ribellione, alla fine percepii nettamente qualcosa di umido poggiarsi sul mio ano: era finalmente la sua lingua, che cominciava con timide leccate a soddisfarmi. Spinsi allora ancora di più e finalmente sentii la lingua penetrare decisamente nel buco. Non mi restava che prenderle la mano destra, posarla sul mio cazzo durissimo ed attendere che la Natura facesse il resto, infatti immediatamente lei prese a segarmi con gran foga.

Quando sentii la sborra venire su dalle palle, mi voltai di scatto e cominciai a spruzzarle il mio seme sul suo viso, imbrattandole naso, occhi, capelli e segandomi come un forsennato affinché neppure una goccia rimanesse dentro. Finito di venire, “Forza”, le dissi, “adesso bacia il membro, lo scettro che simboleggia il mio potere nei tuoi confronti.” Lei appoggiò le turgide labbra sulla mia cappella umida e, dopo qualche timido bacetto, senza che dovessi aggiungere altro, leccò, ingoiò e ripulì completamente il mio cazzo e le palle dalla sborra colante con mia grandissima soddisfazione.
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