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Schiavo di mia suocera


di licklick69
18.06.2022    |    28.983    |    3 9.4
"Ogni tanto uscivo per godermi la vista di quel buco dilatato pei poi con un colpo solo infilarglielo tutto dentro..."
Schiavo di mia suocera di licklick

Mia Suocera mi aveva trovato con le sue mutandine in mano ad annusarle e presomi per i capelli mi aveva parlato guardandomi in faccia con quegli occhi di ghiaccio “D’ora in avanti sarai il mio schiavo, obbedirai a tutti i miei desideri senza battere ciglio se non vuoi che racconti a tua moglie che porco sei”
Mia moglie era al lavoro tutto il giorno in ospedale per cui mia suocera mi aveva a disposizione mattina e pomeriggio. Solamente a cena si comportava come un’amorevole suocera e preparava la cena per noi tre viziandoci con cibi prelibati. Ma la mattina appena mia moglie usciva diventava un'altra: era come il dottor Jekyll e mister Hyde.
Usciva per far la spesa e mi avvisava con un SMS quando stava rientrando. Io avevo l’ordine di farmi trovare completamente nudo e di correre ai suoi piedi mettendomi a quattro zampe; lei mi metteva un alto collare di cuoio alla gola e tenendomi per il guinzaglio mi trascinava nella sua camera da letto dove sdraiatasi sul letto mi ordinava di cominciare leccandole le scarpe. Io eseguivo questa operazione con la lingua che mi si impastava della polvere che le scarpe avevano raccolto per strada, passavo dalla suola alla tomaia e ai lunghi tacchi che mia suocera amava indossare. Seguivo i suoi ordini alla lettera rispondendo ad ogni sua richiesta, come mi aveva insegnato “Si mia signora” Mi ordinava di leccarle le suole, poi di succhiare i lunghi tacci ed infine di lucidare per bene la tomaia. Solo quando distendendo le gambe e ruotando i piedi valutava che l’operazione fosse stata compiuta a dovere mi ordinava di toglierle le scarpe e di dedicarmi ai suoi ai piedi. Il nylon delle calze era impregnato di sudore e cuoio e se dimostravo il mio disgusto per questa operazione venivo colpito duramente con un frustino che teneva sempre a portata di mano. “Devi essere fiero di occuparti dei miei piedi!” Mi apostrofava spingendo le cinque dita nella mia bocca che dovevo tenere spalancata. Solo quando riteneva che anche questa operazione fosse stata degnamente eseguita mi ordinava di toglierle le calze.
Mia suocera indossava sempre delle autoreggenti ed io salendo con le mani sulle sue cosce le facevo arrotolare fino al piede per poi toglierle. Devo dire che in tutte queste operazioni, nonostante un certo disgusto, il mio cazzo era all’estremo, e se ne fuoriusciva qualche goccia di liquido prostatico lei prontamente la raccoglieva con un dito per poi farmelo leccare.
Mentre mi occupavo dei suoi piedi sudati e puzzolenti che dovevo leccare per bene, tutta la pianta per poi passare con la lingua fra le dita e succhiarle una alla volta fino a quando non risultavano perfettamente puliti e privi di odore. potevo scorgere una macchia che si era prodotta nelle sue mutandine, chiaramente tutta questa situazione la eccitava ed ero fiero che mia suocera apprezzasse il mio lavoro. Speravo che un giorno avrebbe deciso anche di farsi chiavare, ma per ora dovevo accontentarmi, ma non sempre accadeva, di poterle leccare la figa. Infatti mi ordinava di toglierle le mutandine e sollevando il bacino se le faceva sfilare. Seduta sul letto con me inginocchiato sul pavimento mi agganciava delle mollette con un peso ai capezzoli e si divertiva a farli oscillare procurandomi dolore.
Si sdraiava quindi sul letto e mi ordinava di continuare il mio lavoro. Io risalivo dai piedi lungo la coscia leccando e baciando quella pelle candida, con gli evidenti segni del tempo, delle sue cosce e questo sentivo le procurava un piacere che le faceva contrarre i muscoli. Quando poi giunto alla sua figa cominciavo con la lingua a leccare tutto il suo spacco da quasi al buco del culo al clitoride lei cominciava a gemere e spesso mi imprigionava la testa con le sue mani premendola sulla sua figa che eruttava fiumi di liquidi viscosi. Imprigionato tra le sue gambe potevo sentirla dire: “Ti rendi conto di quanto sei fortunato a potermela leccare?” Dai si continua sei bravo a leccarmela, senti come si bagna! Dissetati con i miei umori divini” e poi aggiungeva “Un giorno forse ti concederò di dissetarti anche il mio champagne! Pensi che ti piacerà? Non avevo il tempo di risponderle che un violento colpo di frusta mi colpisce la schiena. “Ho sentito la tua esitazione nel rispondermi” Ed io per il timore di essere colpito ancora prontamente rispondevo: “Sarebbe un vero onore potermi dissetare con la sua pioggia dorata”.
Poi mi ordinava di non lavarmi il viso, voleva che sentissi l’odore della sua figa anche quando non c’era ma mi proibiva di segarmi da solo, diceva “Con la mia esperienza so quanto sperma deve uscire in un giorno e se me ne accorgerò ti metterò una gabbietta di metallo al tuo cazzo.” Sghignazzando aggiungeva “Con mia figlia posso giustificarlo dicendole che ho idea che tu la tradisca”
A quel punto mi spingeva via la testa violentemente e messasi alla pecorina mi chiedeva: “Ti piace il mio culo? Non è vero che vuoi leccarmelo” ed io prontamente rispondevo: “Sarebbe un onore insperato poterle leccare il suo buco dl culo” e cominciavo a baciarle quei glutei cellulitici per poi aprirli e dedicarmi al quel buco sfrangiato dai tanti cazzi presi nella sua vita. Sentivo da come contraeva quel suo buco del culo quanto le piacesse questo trattamento e io ne forzavo l’apertura con la lingua entrando e uscendo. Immaginavo fosse il mio cazzo ad entrare in quel culo e l’eccitazione me lo rendeva ben turgido. “Segati” mi ordinava, “Ma bada bene a non venire altrimenti sarai punito con dolori inimmaginabili” Si sedeva quindi sul letto e mi guardava mentre mi segavo. Prendeva con due dita i pesi delle pinze e li strattonava fino a staccarli dai miei capezzoli strappandomi urla di dolore. Dopo avermi schiaffeggiato dicendomi che non voleva sentire un solo sussurro uscire dalla mia bocca mi ordinava di aprirla e vi sputava dentro. Alla fine mi ordinava di venire sui suoi piedi per poi doverli ripulire della mia abbondante sborrata.
Ne raccoglieva una goccia e se la spalmava sui capezzoli dicendomi che era ben calda e che forse un giorno avrebbe voluto che le riempissi la figa e il culo con quella sborra bollente.
Mesi dopo di questi trattamenti venne il giorno che mi annunciò che ero diventato un vero schiavo devoto e che voleva provare le mie abilità scopatorie... questa è un'altra storia che presto vi racconterò.

Un giorno dopo aver subito l’ormai quotidiano trattamento di leccamento di figa culo mi disse “Proviamo a vedere come scopi” e sdraiata sul letto mi spalancò le gambe. Non ci potevo credere finalmente potevo mettere il mio cazzo in quella figa che agognavo da mesi.
Mi disse di non penetrarla ma di appoggiare il mio cazzo alla sua figa e presolo per la cappella se lo strofinò sul clitoride fino a quando fuoriuscì una quantità enorme di umori.
Adesso chiavami, voglio essere sbattuta duramente spaccami l’utero.
Potete immaginare l’eccitazione che mi procurarono quelle parole, il mio cazzo era di marmo e grosso come non mai.
La penetrai con un sol colpo affondando fino alle palle, dopo una serie di colpi profondi lo estrassi e glielo strofinai sul clitoride strappandole urla di piacere imbarazzanti inframezzate con le sue parole “Stronzo ci sai fare, continua così, ma entra in me”
Sentivo che ero prossimo a venire ma mi concentrai pensando che questa era la mia vendetta a tutto quello che mi aveva fatto subire: adesso ero io che comandavo il gioco, lei era in mio potere.
Fu lei che mi pregò di venirle dentro ed io fui pronto a inondarle la figa di sperma bollente.
Rimase immobile sdraiata sulla schiena, solo il suo respiro affannoso che andava regolarizzandosi mi diceva che non era morta.
Ma non molto dopo si riprese e messasi in piedi mi trascinò in bagno e mi fece sdraiare sulla schiena.
“È giunto il momento che potrai dissetarti con il mio champagne” e aggiunse “con anche tutta la tua panna. Tieni ben aperta la bocca... non vorrai che sporchi il pavimento vero?” e accucciatasi sul mio viso emise un getto di urina che finì dritto nella mia gola. Inghiottii e subito dopo un secondo getto arrivò alla mia gola per poi aggiungersi un lungo e prolungato getto che non fui in grado di inghiottire completamente e scendendo lungo le mie guance finì sul pavimento.
Rimessasi in piedi mi ordinò di pulire il pavimento con la lingua mentre lei entrava nella doccia.
La mia supremazia era durata poco…
Uscita dalla doccia volle che le porgessi l’accappatoio e dopo essersi asciugata prese un vasetto di una costosa crema profumata e mi ordino di spalmagliela.
Fu un piacere unico accarezzarla in tutto il corpo, cominciai dal collo e scesi sul seno, le spalmai la crema sui capezzoli che ben presto si inturgidirono, mi spostai da dietro e sollevandole le mammelle cadenti andai ad ungerle al di sotto, con il pretesto di far assorbire bene la crema gliele schiacciano e con le dita le solleticavo i capezzoli. Dalla posizione in cui ero feci scendere la crema sulla spalle e gliele massaggiai sentivo il suo fiato accelerarsi provava piacere in quel massaggio e scesi sui reni per poi con la mano allargata accarezzarle i grossi glutei per poi entrare nella fenditura fino a stuzzicarle l’orifizio del culo. Improvvisamente si giro verso di me e presomi per la nuca mi baciò di un bacio umido con la sua lingua che si intrufolava nella mia bocca. “Ti voglio nel culo” e appoggiandosi con le braccia al water si mise alla pecorina. Mi misi in ginocchio per leccarle per bene il buco del culo, ci sputai e le versai una buona dose della sua crema che le introdussi con un dito nell’orifizio. Appoggiai la cappella al suo buco e gliela spinsi dentro. Grazie alla crema il mio cazzo le entrò nelle viscere fino alle palle, rimasi qualche istante a godermi le sue contrazioni e poi cominciai a pomparla velocemente. Ogni tanto uscivo per godermi la vista di quel buco dilatato pei poi con un colpo solo infilarglielo tutto dentro. I suoi gemiti mi eccitavano e quando mi disse “Siiii rompimi il culo per bene” feci fatica a trattenermi dal riempirle le viscere di sperma ma avevo altre intenzioni, come prima ora la sentivo in mio potere e prendendola per una spalla la feci girare e glielo infilai in bocca eruttando tutto quello che le mie palle contenevano. Ma lei da vera dominatrice quale era prontamente mi baciò riempendomi la bocca di sperma misto a quello che il suo culo conteneva. Sfinito mi accasciai sul pavimento mentre lei alzata la tavola del water vi si sedette sopra per una lunga pisciata. Ma non solo: “mi hai riempito l’intestino di aria” e lasciò andare una serie di lunghe scorregge.
Avevamo raggiunto ormai il massimo della depravazione…. Cosa altro avremmo e soprattutto lei cosa avrebbe potuto inventare….
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