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Il mio primo impiego


di Liliana1980
31.05.2022    |    19.528    |    12 9.8
"“bene, allora che non si ripeta più, ora lavori per la direzione, ci teniamo all’ordine”..."
Cari amici che mi leggete, desidero fare un salto indietro, cioè quando ho lavorato per la compagnia di navigazione come segretaria in attesa di poter far parte del personale viaggiante.
Bene ritorniamo ai miei meravigliosi anni di spensierata gioventù.
In questa avventura conoscerete una nuova protagonista che mi ha aiutato a formarmi professionalmente, e non solo.
Mentre facevo l’ultimo anno di ragioneria ad indirizzo mercantile, ho fatto un lungo periodo di stage presso una compagnia di navigazione, ottenuto il diploma, sono stata convocata presso gli uffici della compagnia e mi è stato offerto un lavoro d’ufficio.
Logicamente ho fatto notare che avevo fatto domanda per entrare in accademia e diventare ufficiale nel personale viaggiante.
Mi dissero che sapevano della domanda e che avevo i requisiti per ottenere di essere chiamata a frequentare per due anni la loro accademia e che avrei potuto farlo durante il lavoro come impiegata.
Che avreste fatto voi?
Mi veniva offerto di frequentare l’accademia e allo stesso tempo avere uno stipendio, sarei stata stupida non accettare ed è quello che ho fatto.
Sono quasi due anni che lavoro per la compagnia, ho terminato l’accademia, ora sono sottotenente in’attesa di essere chiamata per lavorare a bordo di una nave.
Mi hanno detto che per il prossimo anno non ci saranno nuove assunzioni per ufficiali, ma che il mio nome era al primo posto della lista.
Per quanto mi piacesse il lavoro che facevo,ogni volta che vedevo una nave partire per una crociera,il cuore mi si gonfiava di tristezza.
Ora desidero raccontarvi le avventure che ho avuto in quei tre anni di lavoro “sedentario”.
Allacciate le cinture si parte.

Dopo un’anno e mezzo di praticantato, ho avuto una promozione, sono passata negli uffici della direzione, credo fosse perchè avevo fatto la stagista presso di loro, sommando il tutto,erano tre anni che lavoravo per la compagnia.
Era un venerdì, sinonimo di fine settimana lavorativa, stavo arrovellandomi il cervello su di una pratica nella quale c’era un’anomalia contabile che non riuscivo a spiegarmi, la misi da parte con l’intenzione di riprenderla in un secondo tempo, mi misi a leggere la posta, quando è arrivata la chiamata dall’ufficio della direttrice.
“per favore signorina Liliana venga nel mio ufficio”
Devo aprire una parentesi,sul lavoro mi chiamavano con il mio nome intero,Lilly era riservato agli amici.
Quando chiama la gran capa, meglio andarci velocemente.
“buongiorno direttrice desidera?”.
“siediti Liliana, dobbiamo chiarire alcune cose”.
Mi sono seduta di fronte a lei, sinceramente un po' preoccupata.
“ti piace la nuova sistemazione?”
“si mi piace molto e la ringrazio”.
“non è me che devi ringraziare ma la tua bravura che hai dimostrato durante gli stages che hai fatto qui con noi”.
Ci fu un po’ di silenzio, doveva parlare al telefono.
“ti trovi bene con noi?”
“si e mi sembra di averlo dimostrato”.
“si questo si, ma vedi a me piace che chi dipende da me, sia sempre in ordine”.
“perché non lo sono?”.
“no, non lo sei, ti è stata data una divisa, anzi due, perché non l’indossi?”.
“mi scusi ha ragione, ma questa mattina faceva un po’ fresco per venire con la divisa e poi non era ancora stirata”.
“scusa ma non hai il ricambio?”.
“no, me lo devono ancora consegnare”.
“capisco, cmq vorrei che indossassi la divisa qui in ufficio, fai come faccio io, portati la divisa e cambiati qui, nello spogliatoio, basta tu ne abbia una pulita nell’armadietto e sarai sempre in ordine, a proposito, ti è stato consegnato l’armadietto?”.
“si lo hanno fatto ieri”.
“bene, allora che non si ripeta più, ora lavori per la direzione, ci teniamo all’ordine”.
Beato il reparto spedizioni, dove ero prima, li ci si vestiva come volevamo.
“va bene direttrice”.
“puoi andare, più tardi vieni con la pratica che stai controllando”.
Meno male che non l’avevo chiusa, sai che figuraccia, anche se il guaio non l’avevo combinato io.
“va bene direttrice, le volevo proprio parlare di quella pratica, c’è qualcosa che non mi convince”
“va bene ti chiamerò fra un paio d’ore, che la guardiamo assieme”
Qualche ora più tardi tornai da lei con la pratica che aveva quell’anomalia contabile.
“ecco direttrice, non capisco chi possa aver fatto questo errore, mi dispiace, non so come porvi rimedio”.
Se mi fosse stato possibile l’avrei fatto ma non volevo mettere nei guai qualche collega, non c’era il modo o meglio non volevo trovarlo.
Per quanto glielo spiegassi non riusciva a vederlo, era ben mascherato, perciò, feci il giro della scrivania, mi avvicinai a lei, apri il braccio in modo da farmi arrivare più vicino, solo che la mano non si appoggio sulla schiena. ma sulle natiche, protette dai jeans.
Mi irrigidii, non era normale un comportamento del genere, ma forse era il suo modo di fare, almeno pensai.
La mano non stette ferma, lentamente iniziò ad accarezzarmi il fondoschiena, lo faceva dolcemente, non detti molta importanza a quella carezza, pensai fosse un fatto usuale per lei.
Non andò oltre.
“va bene Liliana, ho capito quale è l’anomalia, lasci qui la pratica e torni alla scrivania e non si dispiaccia è stata brava a vederla”.
Confesso che ritornai al mio posto parecchio confusa, ma presto dimenticai l’accaduto.
Fui richiamata dopo una settimana.
Entrai nell’ufficio, dietro sua richiesta chiusi la porta.
Il motivo della chiamata era che voleva farmi vedere come aveva risolto l’anomalia della pratica.
“si avvicini signorina Liliana e complimenti, vedo che ha seguito i miei suggerimenti”.
Già!, indossavo la divisa, minigonna nera, camicetta bianca.
Feci come la volta scorsa, aggirai la scrivania e mi avvicinai a lei.
Quello che successe, giuro non me l’aspettavo.
Infilò la mano sotto la mini, direttamente a contatto del culetto.
Non si mosse, tenne la mano aperta incollata al lato B, probabilmente voleva vedere la mia reazione.
Reazione che non ci fu, o almeno ci fu, ma era probabilmente, no meglio, sicuramente, quello che desiderava lei, in poche parole restai ferma, accettai quel contatto.
La mano comincio ad accarezzarmi le natiche, una carezza lieve, fatta con i polpastrelli.
Appoggiai le mani alla scrivania, mannaggia alla mia sessualità, godevo di quella carezza.
Sentii le dita insinuarsi nel solco, scendere, risalire, fece una leggera pressione, voleva allargassi le gambe.
Lo feci, la mano, comincio ad accarezzarmi in mezzo, non capivo più nulla, non mi interessava nulla, volevo godere, improvvisamente tolse la mano.
Rimasi sinceramente delusa del suo cambiamento, ma poi capii, stava suonando il cicalino, una delle impiegate le annunciava che aveva un rappresentante che desiderava vederla.
“signorina spero abbia capito? se ha bisogno di altre spiegazioni, venga quando vuole”.
“d’accordo, la ringrazio”.
Questa volta non avevo solo la mente in fiamme, ero tutta un fuoco, dovetti andare il bagno a calmarmi.
Non ebbi mai bisogno del suo aiuto e non fui mai convocata, tanto che ad un certo punto pensai di essermi sognata il tutto.
Eravamo a metà mese, sempre un venerdì quando fui chiamata dal direttore di sede, confesso che mi tremavano le gambe, ero convinta mi avrebbe licenziato, c’erano voci che parlavano di riduzione del personale impiegatizio, non avevo paura per il mio avvenire, di famiglia sto bene, era il mio amor proprio che sarebbe stato distrutto, lo so era un lavoro temporaneo, ma ci tenevo a far bella figura.
Entrai in quell’ufficio con una paura da morire.
Non mi lasciò nemmeno salutare che andò subito al motivo della convocazione.
“signorina Lilliana vorremmo promuoverla, a segretaria personale della direttrice dell’import-export”.
Ci misi un bel po’ a capire quello che mi stava dicendo.
“signorina ha capito quello che le ho detto?”.
“si,si, direttore, solo che non me lo aspettavo, ci sono persone che lo meritano più di me”.
“c’è una precisa richiesta della direttrice, sempre che lei voglia l’incarico”.
“certo che lo voglio”.
“aspetti, c’è una condizione, la Signora X è stata promossa a direttrice con incarico di ispettrice e la sede di destinazione sarà Olbia è disposta a seguirla?”
“mi prende alla sprovvista, ma non credo ci siano problemi, accetto”
“va bene, la direttrice la chiamerà per darle le disposizioni in merito”.
“certo, certo”.
Non riuscii a dire altro, tanta era l’emozione per quell’annuncio.
Uscii da quell’ufficio in subbuglio, non sapevo cosa pensare, cosa avrebbero detto le mie colleghe, come l’avrebbero presa, mi sentivo in colpa, dentro di me sentivo che non era giusto, che altre meritavano quella promozione e quel trasferimento.
Tornai in ufficio, fortunatamente non c’era nessuna.
Quando rientrarono e seppero la notizia, fecero una cosa che mai mi sarei aspettata, mi abbracciarono con entusiasmo e lo fecero tutte ma proprio tutte, sembravano felici avessero scelto me, almeno speravo fosse vero.
Decisi di chiedere un colloquio con Claudia (questo era il suo nome), la direttrice.
L’incontrai proprio mentre stava uscendo dall’ufficio.
Non mi chiese nulla del colloquio avuto col direttore generale, probabilmente non glielo avevano ancora riferito, o faceva finta a non saperlo per vedere la mia reazione.
“ciao Liliana hai bisogno di me?”.
“Si signora direttrice avrei bisogno di parlarle”.
“va bene, andiamo a pranzo e veniamo su subito, potremo parlare in santa pace”
Abbiamo consumato un veloce pasto, insalata con mozzarella, caffè.
Infine siamo risalite in ufficio, lei si sistemò nella sua poltrona ed io di fronte.
Non volevo “menar il can per l’aia”, come recita un proverbio, perciò affrontai subito l’argomento che mi interessava.
“mi dica direttrice, perché ha raccomandato me, per questo posto?”.
“che cosa vuoi sapere?”
“lo meritavo o è perché?...”.
Non mi lasciò finire la frase, fece una faccia molto seria e con voce dura, come normalmente siamo abituate a sentirla.
“aspetta Massimiliana (cavolo era veramente arrabbiata,nessuno mi chiamava con il nome completo), prima di tutto sgombriamo il campo da ogni equivoco, questo posto è tuo perché te lo sei meritato con il tuo lavoro, con la tua bravura, questo non toglie che quando mi hanno sottoposto dei nomi, fra i quali c’era il tuo, ti ho indicato, si ti ho voluto io”.
“si ma voglio essere sicura che mi abbia scelto veramente per la mia bravura e non solo per quello che è accaduto fra di noi”.
Non mi lasciò finire la frase …
“non voglio raccontarti bugie, si è anche per quello, però sappi che non ragiono con la passera, sei qui perché lo meriti, hai qualche ripensamento, ci sono state delle chiacchiere?”.
“no, nessun ripensamento e nessuna chiacchiera, tutte sono state felici per la mia nomina, o forse perché si liberano di lei”
Per la prima volta la vidi sorridere.
“bene assodato questo, cosa altro vuoi sapere?”.
“come ha fatto a capire che io, si insomma, accettavo, quello che..”.
“ti fa paura dire, le mie carezze?”.
“no è che mi vergogno un po’”.
“allora è questo che vuoi sapere, come ho fatto a capire?”.
“si, e che non è per quello che ora sono in procinto di trasferirmi con lei in Sardegna”.
La vidi sorridere, un sorriso dolce, almeno in quel momento lo era, come ho già scritto, qui in ufficio è difficile vederla sorridere.
“va bene vediamo di mettere in chiaro le cose, non voglio una segretaria infelice, ti ricordi quella volta che avevi trovato l’errore sulla bolla di spedizione?”.
“si lo ricordo”.
“ti ricorderai che ti ho fatto chiamare in ufficio”.
“si ma passò un bel po’ di tempo prima che mi richiamasse, tanto che non mi ricordavo più del fatto”.
“hai ragione, ma non volevo precipitare le cose e poi c’era da scegliere la nuova segretaria, non volevo creare chiacchiere inutili, aspettai che il direttore avesse fatto la scelta, ti giuro che non sapevo ancora avesse scelto anche te, anche se ti avevo segnalato, per motivi burocratici lo avrebbe comunicato la settimana successiva, pur sapendo che eri tu, dovevo tenere segreta la cosa”.
“ecco perché scelse quel giorno per chiamarmi?”.
“no, non fu per quello, ti ricordi il periodo?, non era ancora caldo, venivi al lavoro sempre in Jeans”.
“già faceva ancora piuttosto fresco per mettere la mini e mi ricordo che le mi rampognò ben bene”.
“aspettai il giorno che c’è l’avevi, per chiamarti, forse qui giocai un po’ sporco”.
Nel ricordare tutto ciò, avevo chiuso gli occhi, non mi ero accorta che la direttrice si era alzata venendomi alle spalle.
Sobbalzai sentendo la sua voce dietro di me.
“Liliana, tu sai che sono sposata, ho due figli meravigliosi, un marito che mi adora”.
“direttrice …”.
“sappi che mio marito sa della mia debolezza e non metterti a ridere per favore,lui ha la stessa debolezza per i marinai che sono al suo comando e anche se non c’è più amore,ci vogliamo bene e ci rispettiamo, non ho mai avuto storie, solo famiglia e lavoro, ti giuro che non ho mai tentato con nessuna a fare quello che ho fatto con te,abbiamo un tacito accordo fra di noi, le avventure avrebbero dovuto avvenire lontano da casa”
“direttrice…”
“no ti prego lasciami continuare finche ho coraggio di farlo, lo ammetto mi piacciono le ragazze, mi piace guardarle, fantasticare su di loro, ma mai avevo osato qualcosa, poi sei arrivata tu, con la tua allegria, con la tua spontaneità, oh!, quante volte ti ho sognata ad occhi aperti, quante volte ero tentata di chiamarti, ma non ne ho mai avuto il coraggio,ti confesso che nemmeno quel giorno c’è l’avevo, è stata la circostanza, il fatto che mi fossi venuta vicina per indicarmi l’errore che mi diede il coraggio dell’incosciente, posai la mano sul tuo sedere, l’avrei tolta immediatamente, se tu avessi fatto una qualsiasi mossa, ma tu rimanesti immobile e così presi il coraggio a due mani, cominciai ad accarezzarti attraverso i jeans, non dicevi o facevi nulla, anzi sembrava ti piacesse”
“era vero”.
“continuavi a spiegarmi dell’errore, ti giuro non sentivo nulla, ascoltavo solo le sensazioni che mi trasmetteva la mano, smisi per la paura che potesse entrare una delle segretarie, infine l’altro giorno, non so cosa avrei fatto se non fossi stata interrotta dal cicalino, stavo perdendo la testa, perciò, qualsiasi cosa deciderai, non avrai più avance, come quel giorno, qualche innocente carezza, non voglio pettegolezzi, ho troppo da perdere, sia nella vita privata che sul lavoro, ma di questo avremo tempo per parlarne. l’importante è che tu sappia, che, se ti sei sentita molestata o in qualche modo umiliata dalle mie avance, sono pronta chiederti scusa e a prometterti che non succederà mai più, però ti prego rimani al mio fianco come segretaria”..
Ci fu un lungo silenzio.
Non sapevo cosa dire ne cosa fare.
Non ero preparata ad una cosa del genere ma sentivo che dovevo fare qualcosa, toccava a me fare una mossa, qualsiasi essa sia.
Dal suo respiro sembrava stesse per piangere, confesso che ero anch’io al punto giusto.
Decisi di lasciarmi andare, lasciai che a decidere fosse la mia indole, la mia sessualità e non il cervello con il suo raziocinio.
Mi rialzai, la guardai per qualche istante negli occhi, incollai le mie labbra alle sue, intrufolai la lingua nella sua cavità, la sua reazione non fu immediata, ma quando lo fece, fu come se fosse esplosa una bomba, contraccambio il bacio, mi credevo esperta, ma lei era una maestra, un attimo dopo fu lei a condurre la danza, dovrei scrivere che non ero mai stata baciata in quel modo e non direi una bugia, perché ogni bacio è una storia diversa, un poema, una poesia d’amore, scritta a due labbra e noi stavamo componendola, ci staccammo, ne approfittai per dirle.
“chiamami quando vuoi, sono o non sono la tua segretaria privata”.
Non finii la frase, la sua bocca ritornò sulla mia, la lingua dentro, mancavano due strofe perché la poesia fosse completa, fu un lungo bacio, ritrovammo l’equilibrio, la coscienza di dove eravamo, fra poco sarebbero rientrati tutti, andammo in bagno a sistemarci, attraverso lo specchio incrociammo gli sguardi, ridemmo di gusto, con felicità.
“il mese prossimo andrò a Tenerife ad ispezionare la nuova sede e visto che parli perfettamente lo Spagnolo sarai tu ad accompagnarmi, ci sono problemi?”.
“no nessuno”.
“bene, nel frattempo prenota una cabina sul traghetto per Olbia e finchè non troveremo una sistemazione, prenota un’albergo e una macchina a noleggio”.
“camera singola o doppia?”.
Ricevetti un piccolo spruzzo di acqua..
“c’è un Hotel verso la baia degli Aranci, ha dei cottage, ne prenoterai uno”
Ecco avete conosciuto un’altra protagonista della mia tumultuosa gioventù, una persona che mi ha aiutato a capire tutti i segreti su di una compagnia di navigazione, informazioni che ora mi sono utilissime in questo mondo ancora dominato dai maschi,(non prendetevela, siete importantissimi, ma qualche volta, troppo prepotenti).
E così eccomi catapultata in Sardegna.
Immagino sarete delusi, non c’è molto di erotico in questo racconto, ma volevo farvi conoscere un’altra protagonista della mia gioventù,con la direttrice sarebbero accadute molte cose, ma queste sono altre storie, che vi racconterò più avanti.

Vi lascio con il mio solito lungo bacio.
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