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Viaggio di lavoro 2° parte


di Liliana1980
03.06.2022    |    8.487    |    6 10.0
"Affinchè capiate che quello che scrivo è il racconto di Claudia lo scrivo in corsivo..."
Salve a tutti/e, riprendo a raccontarvi del mio viaggio di lavoro avvenuto, una vita fa.
Vi ricordate eravamo in viaggio verso il motel prenotato, alla periferia di Olbia.

Arrivammo, andammo alla direzione a registrarci e a consegnare i documenti.
“buonasera signora, ben tornata, solito chalet?”.
“si grazie”
Non faccio domande, sarà lei a raccontarmi il tutto, quando lo vorrà.
Andiamo a prendere possesso dello chalet, vi depositiamo i bagagli.
Guardo l’ora, le 21.00, quattro ore prima ero a casa mia, incredibile.
“lasciamo tutto, facciamo ancora in tempo per cenare”.
Mannaggia con tutto quello che è accaduto mi ero dimenticata della cena, effettivamente ho un po’ di fame.
“conosco un localino, non è molto lontano, dove si mangia molto bene, ci possiamo andare a piedi, spero ti piaccia il pesce”.
“certo che mi piace, però aspetta un attimo”
Mi ero ricordata che non avevo lo slip, ne indossai uno.
Vidi che anche Claudia aveva fatto lo stesso.
“pensavo fosse una bella idea, non indossarlo, ma mannaggia che male quando qualche pelino si intrufola nella cerniera anche se c’è un riparo in pelle”
“beh! per quanto mi riguarda, fa un po’ fresco, non vorrei si raffreddasse”.
“tranquilla ci penserò io a riscaldarla”
Usciamo abbracciate, e via alla volta del ristorante, ridendo con allegria.
Quello che abbiamo ordinato era veramente buono, ma mai cena fu così veloce, troppa era la voglia di ritornare in camera.
Da parte mia, ero ancora eccitata per quello accaduto sull’aereo.
Lei, (me lo ha confidato più tari) non vedeva l’ora di fare questa esperienza lesbica, anche se già aveva avuto qualche assaggino, voleva tutte le portate.
Durante la passeggiata di ritorno?
Una serie di baci e bacetti, sempre attente che non ci fosse nessuno nei paraggi, ma data l’ora, non c’era nemmeno un cane.
Entrando cercammo di baciarci, ma sbagliammo tutte e due sfiorandoci solo le labbra.
Arrossendo, ci mettemmo a ridere.
A quel contatto mi sembrò di venire.
Entrammo nello chalet, vi confesso che il cuore mi batteva veramente forte, mi sembrava di essere alla mia prima esperienza,
Inutile farmi tanti problemi, la cosa migliore è essere spontanea.
Facciamo un po’ di ordine, giusto per liberare il lettone, e per calmarci un po’.
Vi ricordate? mi ero messa una morbida minigonna, una camicetta bianca un po' trasparente, che, purtroppo, faceva risaltava la pochezza del seno, e prima di uscire per cena, un tanga di raso molto sgambato.
Claudia indossava i pantaloni attillati di pelle neri, e un maglioncino nero, che le faceva risaltare il seno, una quarta abbondante!
Quanti uomini le avranno sbavato dietro per quel seno.
Ogni volta che la guardo mi viene voglia di toccarlo, vederlo, baciarlo.
Abbassammo le luci, la stanza fu inondata dalla musica che Claudia aveva messo nel compact.
La melodia mi mise addosso una strana voglia, le presi la mano, cominciando ad accarezzargliela.
Fui piacevolmente sorpresa nel vedere che rispondeva alle carezze.
Misi la mano sull’interno cosce, lentamente, mi stavo avvicinando alla meta tanto bramata.
Nell’aria una musica languida che ci mise addosso strane voglie.
Notai che stava abbassando la cerniera dei pantaloni, vidi le sue mutandine di pizzo bianco.
Prese la mano, la mise dentro gli slip.
Era caldissima!!!
Sentii la passera bagnata.
Con la mano libera mi alzai la gonna
Allargai le gambe.
“toccamela, ti prego”
Mi accontentò subito, da quanto ero carica, avrei potuto venire.
Mi guardò.
"non aver fretta, la notte è molto lunga!".
Ma che stava succedendo?
Avrei dovuto essere io l’esperta, io dovevo condurre il gioco, invece ero nelle sue mani, docile vittima della mia preda.
Non potevo nascondermelo le parti si erano invertite.
Eravamo sedute sul bordo del letto, si chinò su di me, sfilandomi il tanga ormai fradicio.
Mise la lingua dentro la passerina, mordeva la clitoride dolcemente, misi le mani fra i capelli, cominciando a farle muovere la testa come volevo io.
Mentre continuava a leccarla, mise le mani sulle tettine, le palpò sapientemente, da vera esperta.
Mi guardava negli occhi mentre sbottonava la camicetta.
Quando fu completamente aperta baciò il ventre, leccò l'ombelico, introducendovi la punta della lingua e allo stesso tempo stringeva il seno.
Avvicinò la bocca al capezzolo destro e, cominciò a mordicchiarmelo, mentre con la mano giocava con quello sinistro.
Dovevo fare qualcosa, non volevo essere passiva nelle sue mani, dovevo contraccambiarla.
Le tolsi il maglioncino, l'attirai a me, baciandoci con passione.
Ormai nessuno ci avrebbe potuto fermare.
Le lingue si cercavano, misi le mani dentro le mutandine, le palpai le chiappe, incredibilmente sode.
Con il dito medio cominciai ad esplorare il sedere.
Non mi aspettavo di sentire.
“mettimelo dentro”.
L'accontentai.
Dopo un po’ di palpeggiamenti, decisi che era giunto il momento di prendere in mano il gioco.
“ora tocca a me mia dolce tiranna”.
La feci sedere.
Le sfilai lentamente i pantaloni, poi dolcemente le mutandine.
Le allargai le gambe, vidi la passera, completamente coperta di pelo.
Mi ci buttai come un’assetata nel deserto davanti ad un'oasi, cominciai a bere l’ambrosia.
Le leccavo come una forsennata, massaggiandole, nello stesso tempo, la clitoride.
Le davo dei piccoli morsi.
“continua ti prego, continua, non fermarti”.
Solo in quel momento mi accorsi che non indossava il reggiseno, incredibile come facessero quelle due collinr vincere la forza di gravità.
cominciai subito a leccare quelle meravigliose torri gemelle, che tanto avevo bramato, per tutta la serata.
Mi tolsi la gonna.
Ci sdraiammo sulla moquette.
Non ho mai capito perché scartammo il letto.
Mi sdraiai per prima.
Cominciò sfiorandomi la pelle delle cosce, provocandomi tantissimi brividi di piacere.
Mi fece allargare completamente le gambe, si adagiò su di me.
Cominciammo a baciarci, a toccarci il seno.
Mettemmo le dita, l'una nella passera dell'altra.
Inutile nasconderlo, desideravamo arrivare all'orgasmo.
Ci tormentammo per tutta la durata della musica.
Finalmente lo raggiungemmo.
Venimmo mentre ci fu l'applauso finale, era la registrazione di un concerto.
“siamo state veramente brave, hai sentito? ci hanno applaudito”
È stato uno dei migliori orgasmi che ho avuto, fino a quel momento, ma il viaggio era ancora lungo.
Claudia desiderava andare a dormire.
Si avvicinò sussurrandomi.
“non metterti niente, andiamo a letto nude”.
“guarda che dormo sempre nuda, ma perché lo desideri?”
Si avvicinò baciandomi.
Allo stesso tempo, mise il dito medio dentro la vagina.
“ti basta come risposta”.
Le misi la mano sul seno.
“no, voglio di più molto di più”.
“lo avrai, ma ora è meglio riposarci”
Restai in silenzio per un attimo.
“ti amo”.
Mi baciò a lungo, infine staccando le labbra.
“ti amo”.
In quel momento tutta la stanchezza accumulata, ci piombò addosso.
Ci infilammo sotto le lenzuola, non ricordo se riuscii a darle la buonanotte, sprofondai in un appagante sonno.
Fui svegliata da un delicato profumo di caffè.
Ci misi parecchio a rendermi conto dove mi trovavo.
Quando riuscii a connettere il cervello, mi resi conto di essere in uno chalet, vicino al Golfo degli Aranci, non a casa mia, dove mamma mi preparava il caffè.
Mi alzai, senza mettermi addosso nulla, seguendo il profumo, arrivai in quello che avrebbe dovuto essere l’angolo cottura.
Un grande vassoio, con fumanti tazze di caffè e latte, una piccola montagna di cornetti, burro, e marmellata, insomma una colazione che solo all’hotel di Cinzia trovavo al risveglio.
È lei, fasciata in un accappatoio, con i capelli leggermente bagnati, senza trucco, ma non per questo meno bella.
“ma come hai fatto? ti sei alzata, fatta la doccia, e preparato tutto questo ben di Dio? incredibile”.
“alzarmi presto ci sono abituata, la prima cosa che faccio è la doccia, poi preparo la colazione per i figli e marito”.
“ma qui non c’è nulla per prepararla”.
“basta indossare l’accappatoio, aprire la porta, andare nella sala ristorante e farsi dare quello che desideri, la fatica più grossa e stata, portare il vassoio fino a qui”.
“sei fantastica”.
“su vai a farti la doccia che poi facciamo colazione, hai visto che giornata, fà caldo, la preparo sulla veranda, dai fa presto, sono affamata”.
“di che cosa?”.
“vattene, sporcacciona, presentarti davanti alla propria direttrice completamente nuda”.
Scappai di corsa sotto la doccia.
Indossai l’accappatoio, sulla veranda avrebbero potuto vederci.
Claudia mi stava aspettando fuori dalla porta, mi diede un bacio.
“ora posso dirti buongiorno amore”
Andammo sulla veranda abbracciate come tue tenere innamorate.
Era veramente una bella giornata, un cielo completamente sgombro da ogni nuvola, il sole che piacevolmente ti riscaldava, una fantastica colazione e l’amante che mi avrebbe coccolata, cosa chiedere di più?
E pensare che era un viaggio di lavoro.
Mangiammo con appetito, senza proferire parola.
“cosa facciamo oggi?”.
“per il momento nulla, vorrei parlarti, raccontarti delle cose che poi dovrai seppellirai nel più profondo della tua mente, fino a dimenticarle”.
“Claudia,. non serve che mi racconti i tuoi segreti”.
“lo so, ma lo desidero, mi farà bene”.
“come vuoi”.
“mettiamoci sull’altalena, mi sembra parecchio comoda, sarà una lunga storia”.
“non importa, di tempo ne abbiamo”.
“voglio tu sappia tutto, mi farà bene confidarmi con qualcuno e poi, sapendolo, mi potrai aiutare in futuro”.
Ci mettemmo comode, baciate dal sole, che in quel momento aveva invaso tutta la veranda.
“vieni Lilly, vienimi vicino, lasciati abbracciare”.
Mi avvicinai, mi abbraccio passando un braccio attorno alle, spalle, c’era un che di strano in quell’abbraccio, non lo faceva per farmi sentire sua, lo faceva per avere la forza di trovare le parole per raccontarmi la sua storia.
Mi accoccolai ben bene, avevo appoggiato la testa sul seno, attraverso il quale sentivo battere il cuore.
Mi accarezzo i capelli, una carezza lunga, delicata, nessuna sensualità, solo amore.
“Lilly, ora comincerò il racconto, ti prego, non interrompermi, anche se farò qualche pausa, lasciami andare a ruota libera, altrimenti non troverò più il coraggio per farlo, promesso”.
“promesso”.
Le feci anche il gesto delle giovani esploratrici.
Sorrise, ma solo con gli occhi, doveva essere una cosa ben seria quella che voleva raccontarmi, vi confesso che ero preoccupata.
Affinchè capiate che quello che scrivo è il racconto di Claudia lo scrivo in corsivo.
“sono quasi tre anni che lavori con noi, anche se non c’era un contatto diretto, ti seguivo, non per quello che stai pensando, ti seguivo per il tuo modo di fare, per la tua allegria, per il modo in cui avevi organizzato il lavoro, per la tua disponibilità, per la simpatia che emanavi, normalmente l’ultima arrivata, veniva guardata con sospetto, come una possibile nemica da parte delle colleghe. tu invece, te le eri fatte amiche, stravedevano per te, lo dimostra il fatto che sono state tutte felici nell’apprendere della tua promozione”.
“Claudia”.
“si”
“perché la stai tirando per le lunghe? stai facendo un lungo giro, che sicuramente, non c’entra nulla con quello che hai da dirmi”.
“hai ragione, sto cercando il coraggio per aprirmi”.
“fallo e basta, se lo desideri”
“va bene, non so se lo sai, ma con mio marito le cose non vanno bene, anzi direi che non vanno per nulla e questo da circa due anni”.
“non ne sapevo nulla, sai mantenere il segreto, nessuno in ufficio ne sa nulla”.
“meglio così, anche se non mi interessa molto, ti chiederai perché non ci dividiamo?”.
“stavo per chiedertelo”.
“le nostre famiglie sono all’antica, i figli, il lavoro, gli amici, il prete, la nostra mentalità, tutte queste cose messe assieme, fatto sta che stiamo assieme solo per formalità, tanto che lui si è fatto un’amante, da tutti ero considerata una vera ribelle per il fatto che non avevo mollato il lavoro, per stare in casa a fare la brava mogliettina, pronta a soddisfare il marito, quando venni a sapere dell’amante, dormiamo in camere separate, in poche parole non abbiamo più fatto sesso”.
Pausa parecchio lunga, le prendo la mano, gliela stringo, voglio sappia che sono solidale con lei.
“inutile nasconderti che mi mancava parecchio, ero, e lo sono ancora, una donna “caliente” in fatto di sessualità, sicuramente te ne sarai accorta”.
“se è per questo sei fuoco puro, credevo di esserlo io, ma tu sei un vulcano”.
“avrei potuto farmi anch’io un’amante, c’è n’erano parecchi che avrebbero fatto carte false per portarmi a letto, fosse anche per una sola notte, non ho mai avuto il coraggio di farlo, o meglio, non ero abbastanza aperta per farlo, mi soddisfavo da sola, sapessi quante tecniche mi sono inventata, se vuoi te ne farò partecipe”.
“se è per quello, potrei insegnartene qualcuna pure io, ma dai vai avanti”.
“a quel tempo c’è stata una prima ristrutturazione, mi hanno nominata direttrice dell’export, una promozione agognata, attesa, sognata, non te lo nascondo, una grande soddisfazione da buttare in faccia alle famiglie, a mio marito, a tanti benpensanti, tutti i sacrifici finalmente premiati”.
Pausa, lunghissima, non dico nulla, la lascio nella sua intima soddisfazione.
Amici da questo momento lascerò che sia Claudia a raccontare, io riporterò fedelmente quello che mi dirà.
Logicamente ho anche messo i dialoghi, ma leggete e capirete.
Noi ci troveremo piú tardi.
“in quel periodo c’era da andare ad ispezionare la sede di Olbia, ero la direttrice di ultima nomina, questa fastidiosa trasferta dovevo farla io, purtroppo ultimamente, quella sede era divenuta la più disastrata, i capi volevano trovassi il modo per metterla in sesto, altrimenti l’avrebbero chiusa, mi feci prenotare la trasferta”.
Una breve pausa, una carezza, contraccambiata.
“sinceramente la cosa non è iniziata nel migliore dei modi, l’unico posto libero era il venerdì mattina, altrimenti avrei dovuto andarci la settimana seguente, feci buon viso, e partii, oltretutto, c’era una lato positivo, sarei rimasta via da casa quasi 5 giorni, senza vedere la faccia del porco, ma non fu la sola cosa positiva, durante il viaggio conobbi Daniela (l’hostess), la situazione in cui ci conoscemmo, te l’ho già raccontata, ma non sai che dopo essermi calmata dalla violenta masturbazione, venne a sedersi vicino”..
“ciao sono troppo curiosa se ti chiedo, cosa vai a fare ad Olbia?”.
Non ebbi nulla in contrario a dirglielo, terminando con queste parole.
“avrò 3 notti e due giorni e mezzo in cui non saprò cosa fare, di visitare i luoghi, non mi interessa, conosco molto bene quasi tutta la costa, ci sono stata parecchie volte in vacanza, insomma non so cosa fare, se non annoiarmi”.
Mi interruppe.
“vuoi un consiglio?”.
“certo”.
“da quello che ho visto sei affamata di sesso”.
“si vede così tanto, solo perché mi sono masturbata?”.
“noooo solo un pochino”.
“spero non mi abbia visto qualcun altro”.
“tranquilla, l’unica sono stata io, sei stata molto furba a metterti qui in fondo”.
“l’ho fatto per istinto”.
“ascolta, fai quello che ti dico, noleggia una macchina e vai a Palau, fai una passeggiata nel centro, o infilati in un cinema, o siediti su di una panchina al parco, oppure fai una passeggia sul lungomare, sii disponibile, sia fisicamente che spiritualmente, lascia che le cose succedano, mi ringrazierai, una cosa, vai dopo le 5 del pomeriggio”.
“in poche parole dovrei andare a passeggiare sul lungomare o sedermi su di una panchina, o andare al cinema, e tutto questo, verso sera, ma non mi vuoi dire il perchè”
“esatto”
“stai scherzando? non voglio correre pericoli, né passare per una puttana, ho una reputazione da difendere”.
“togliamo di mezzo il pericolo di sembrare una puttana, loro prima delle 21, non si fanno vedere, non correrai nessun pericolo, fidati, lo farai?”.
“non posso prometterlo, non l’ho mai fatto, sarebbe la prima volta e, continuo a dirtelo, mi sentirei una puttana”.
“lo ripeto, non lo sarai nemmeno lontanamente, fallo, buttati,mi ringrazierai,mi racconterai tutto al ritorno,se non sbaglio sei sul volo di martedì?”.
“si”.
“ci sarò io di servizio, a martedì allora, ancora una cosa, io l’ho fatto e non mi sono sentita puttana, capirai il perché, al ritorno mi dirai se non avevo ragione”.
“va bene, ma non ti prometto nulla, ci penserò”.
“pensaci e fallo, ancora una cosa, dove sei alloggiata?”.
Le dissi il nome dell’hotel.
“telefona appena atterrata, disdici la prenotazione, di che arriverai lunedì mattina, ma che pagherai dal giorno della prenotazione, poi vai in questo Motel a spese tue, prendi uno dei chalet, se è libero, prendi quello più lontano dalla direzione?.
“ma!!”
“nessun ma, fallo, mi ringrazierai”.
“non so, mi sembra tutto così strano, mi sembra di vivere dal vero, un film di spionaggio, non voglio mettermi nei guai”.
Fece una risata.
“lascia perdere la fantasia, fidati, al massimo rimarrai delusa dell’esperienza, al ritorno mi manderai a quel paese”.
“sicuramente lo farò”
“vedremo, ricordati, vai prima delle sei”
“occupai il rimanente tempo a rimuginare le sue parole, ti confesso, ero molto dibattuta se farlo o no, atterrammo, raccolsi le mie cose, ricevetti un buona fortuna da parte di Daniela, con una strizzata d’occhio, ritirai la macchina noleggiata, e, telefonai al motel che sarei arrivata lunedì mattina, si, avevo deciso di fare quello che mi aveva consigliato, nessun problema, la camera sarebbe stato a disposizione, andai all’altro motel, fui ben impressionata.. finalmente qualcosa di bello, non era il solito hotel, le villette erano sparse attorno alla piscina, pareva più un villaggio che ad un motel, ma questo lo sai, visto che ci stiamo alloggiando, prenotai una villetta fino a lunedì mattina, lontana dalla direzione, se devo essere sincera, mi sentivo tanto agente segreta, guardai il televisore, no, niente televisione, mi vennero in mente le parole dell’amica, guardai l’orologio, le 16, perché no? tirai fuori dalla valigia un vestito che ritenevo abbastanza corto, feci una bella doccia, mi vestii, decisi che non avrei passeggiato ne andata al parco, andai in direzione e mi feci dare l’elenco dei cinema e i film che venivano proiettati, uno strazio, uno peggio dell’altro, ma ero decisa di seguire il consiglio, ero curiosa di vedere cosa succedeva, scelsi il meno straziante, in compenso la sala, almeno dall’esterno, dava una bella impressione, parcheggiai l’auto un po’ lontano, non chiedermi perché, chiamalo istinto o paura, feci il biglietto, entrai, erano quasi le 18, di maschera neanche a parlarne, lasciai che gli occhi si abituassero, come pensavo, c’erano poche persone, chi vuoi che venga al cinema a quell’ora? una credulona come me, bello scherzo amica, ovunque tu sia, già che c’ero, mi sistemai sul fondo, sarei rimasta un po’, poi me ne sarei andata, mi sentivo parecchio presa in giro, chissà che risate si starà facendo, sono tutta presa da questi pensieri che non mi accorgo che qualcuno si era seduto nella poltroncina vicino, smisi di pensare, mi concentrai sul film e nello stesso tempo sbirciai per vedere chi era, feci un sospiro, non so se di sollievo o delusione, quello seduto vicino a me era un marinaio, no, non un marinaio, un ragazzino con la divisa della Marina Militare, avrà avuto si e no 18 anni, sicuramente li aveva, prima non ci si poteva arruolare, mi rilassai, ancora qualche minuto e mi sarei alzata per andarmene, ma, non volevo offenderlo, non volevo interpretasse il mio gesto come lui fosse un fastidio, perciò decisi che sarei rimasta per una decina di minuti, non chiedermi perché l’ho fatto”

…continua…

Salve,immagino vi sarete addormentati, rileggendo la puntata, sinceramente, mi sono annoiata, ma volevo farvi conoscere Claudia e Daniela, saranno molto protagoniste nel proseguo del racconto.
Se volete correre il rischio, seguitemi nella prossima puntata.
Non vi incuriosisce quello che potrebbe succedere o non succedere?
Per farmi perdonare vi invio un lungo bacione dove più vi piace.
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