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Gay & Bisex

il Preside 2° parete


di Liliana1980
02.11.2022    |    7.401    |    6 9.3
"Finalmente, si accorse che era vicino ad un nuovo orgasmo, accelerò, lo fece uscire, una bolla di presperma uscì dal meato, seguita di lì a poco, da un..."
Riprendo il racconto, continuando come narratrice, ma sinceramente non mi piace, perció il prossimo racconto del mio amico, faró un copia-incolla.
Vi ricordate dove eravamo rimasti?.
Alvin doveva convincere il Preside a non dire nulla a suo Padre.

Sicuramente si aspettava che Alvin si inginocchiasse, invece si sedette per terra, con la schiena appoggiata alla scrivania, in modo da avere il pene sopra la testa, gli bastava rovesciarla all’indietro e avrebbe avuto tutto l’apparato genitale a sua disposizione, membro, testicoli, perineo, fondoschiena.
“ma cosa fai?”.
“mi lasci fare, vedrà che ne sarà contento”.
Cominciò leccandogli ben bene in perineo, non ne trascurò un solo cm, con una mano gli palpava i gioielli, continuò per un pò quell’operazione, dai mugolii, ebbe conferma che la cosa era gradita.
Tolse la lingua dal perineo e la sostituì con le dita, passò allo scroto, lo leccò, mordicchiandolo dolcemente, infine cercò le palline. ne imboccò una, come fosse una caramella, la lasciò e prese in bocca l’altra, continuò con questa operazione, mentre le dita accarezzavano il perineo, dolcemente, sfiorandolo appena.
Senti le gambe del Preside irrigidirsi, e un attimo dopo il pene cominciò ad eruttare, fortunatamente fu svelto a mettere un fazzoletto e raccogliere il tutto, altrimenti oltre che imbrattargli la divisa, avrebbe sporcato il tappeto.
Cosa non consigliabile con la segretaria, parecchio impicciona.
Ma non aveva ancora finito, lo voleva distruggere.
Glielo fece capire, rimanendo al suo posto, appena l’eruzione ebbe termine, continuò col lavoro. l’orgasmo appena avuto era solo un antipasto.
Quell’uomo doveva dimenticare tutto, anche la data di nascita.
Lasciò lo scroto e le palline, si dedicò alla base del pene, cominciando a leccarlo, dove il tendine tiene unito il membro allo scroto.
Mordicchiava, leccava, baciava, col palmo della mano palpava i testicoli ancora umidi dalla saliva che vi aveva lasciato, con la punta delle dita continuò a tormentare il perineo, andò avanti con quel gioco per qualche minuto, inumidì il medio della mano, che fino a quel momento era rimasta inoperosa, cercò il buco, lentamente infilò il dito, ci fù una certa resistenza, ma l’opera di persuasione che stava facendo la lingua lo fece rilassare, riuscì ad infilarlo completamente, lo fece andare avanti indietro, leccava la base, accarezzando i gioielli, tormentando il perineo, sembrava un direttore d’orchestra, che stava suonando una meravigliosa sinfonia sessuale, altro irrigidimento, atri spasmi, altra eruzione, altro raccolto con lo stesso fazzoletto.
Ma non avevo ancora finito, lo volevo in mio potere, glielo feci capire.
“si sieda sulla poltrona”.
“mi vuoi far morire?”.
“no, solo cancellarle per sempre la giornata di lunedì”.
“se non mi fai venire un’infarto prima, non ricordo più quando ho avuto due orgasmi di seguito”.
“si prepari ad averne un terzo”
“ma sei matto?, non credo che c’è la farò”
Borbottò qualcosa, ma non si oppose, fece quasi meccanicamente quello che gli aveva chiesto, si abbandonò sulla poltrona, e chiuse gli occhi.
Aprendogli gentilmente le ginocchia, si inginocchiò fra di loro.
Prese in mano il guerriero, lo infilò in bocca, prese a leccarlo in tutta la sua lunghezza.
Si avete capito, voleva fargli un pompino.
Si fece venire alla mente tutto quello che gli aveva insegnato Lorenzo, si dedicò con tutto se stesso a quel trofeo di carne.
La testa andava su e in giù, l’eccitazione era al culmine, anche Alvin aveva il pene che gli scoppiava.
Non aveva tempo per lui, doveva dedicarsi al Preside.
Ad un certo punto gli mise una mano sulla testa, voleva imporgli il ritmo.
Lo lasciò fare, per cautela, mise le dita a forma di anello, alla base del pene, non voleva entrasse troppo.
Con quel ritmo, la cosa durò abbastanza.
Finalmente, si accorse che era vicino ad un nuovo orgasmo, accelerò, lo fece uscire, una bolla di presperma uscì dal meato, seguita di lì a poco, da un fiume di lava, questa volta niente fazzoletti, lasciò che tutto andasse a depositarsi sulla pancia, sulle gambe.
Aspettò che avesse finito, lasciò cadere il pene, oramai svuotato,sul morbido cuscino formato dai gioielli.
Si rialzò, avvicinò la bocca alla sua, incollò le labbra, desiderando fargli sentire il sapore del suo sesso.
“le è piaciuto quello che abbiamo fatto oggi?”
“sei veramente bravo, non ho mai goduto così a lungo“.
“nemmeno con sua moglie?”
“sono anni che i nostri rapporti sono molto raffreddati”
“ecco perché era cosi pieno”
“mi hai distrutto, come fai ad essere così esperto?”
“ho avuto dei bravi maestri”..
“sono stati veramente bravi, a parte che non pensavo fossi omosessuale”.
“non lo sono, mi piace il sesso”
“ma io credevo”
“per quello che ha visto nel boschetto?,quello è un gioco col mio amico, mi piacciono le ragazze”.
Il Preside riusciva a mormorare il tutto con un filo di voce, poi trovando dei residui di fiato.
“mi piacerebbe rivederti, se ti fa piacere, vieni di mercoledì dopo le lezioni, la segretaria ha il pomeriggio libero”.
L’avevo veramente svuotato da ogni energia, ci mise un po' a riprendere.
“non sei obbligato a farlo, hai pagato il mio silenzio in modo esauriente”
“lei manterrà il segreto su quello che ha visto al laghetto?”.
“perché che cosa è accaduto?”
Risero di gusto.
“allora verrò, perché piace anche a me, fare sesso con lei”
Dette queste parole si avvicinò, incollò le labbra alle sue e gli regalò un appassionato bacio.
Usci lasciandolo lì, nudo e molto soddisfatto.
Arrivo il mercoledì successivo, andò nell’ufficio del preside, come gli aveva detto, la segretaria non c’era e questa volta la porta era aperta.
Entrò, lui era seduto alla scrivania.
“ciao Alvin, chiudi la porta a chiave e vieni qui vicino a me”.
Fece quello che gli aveva chiesto e si avvicinò a lui.
Lo abbraccio e senza nessun indugio, gli infilò la lingua in bocca.
Sapeva baciare, ma Alvin non era inesperto e glielo dimostrò.
“spogliati, desidero vedere il tuo corpo completamente nudo da vicino”.
Fece quello che gli aveva chiesto.
“vieni, siediti sulla scrivania”.
Gli fece posto allontanandosi con la poltroncina, solo allora si accorse che l’aveva cambiata con quella che stava davanti al computer.
Si sedette sopra, lasciando le gambe a penzoloni.
Si riavvicinò, rimanendo seduto, usando le rotelle della poltroncina.
“alza le gambe ed appoggiale sulle mie spalle”..
Si sistemo ben bene, con una mano abbrancò una coscia, lo stesso fece con l’altra.
Lo aveva a sua completa disposizione.
“oggi sarò io a farti un bel pompino, spero di essere bravo come te”.
Ci sapeva fare, lo fece entrare tutto, una mano scese sui testicoli, l’altra comincio ad accarezzare il buco, Alvin si era sollevato su di un gomito per guardarlo all’opera.
“stai sdraiato”.
Lo portò più di una volta sull’orlo dell’orgasmo, per poi negarglielo, lo fece diverse volte, oramai era come una corda di violino, che da un momento all’altro, si sarebbe spezzata.
Era quello che voleva l’uomo.
Alvin non c’è la faceva più, la testa gli scoppiava.
“basta per favore, basta, mi faccia godere”.
Come non lo avesse sentito, continuo imperterrito.
Oramai era allo spasimo, stava per urlare.
Il Preside aumento il ritmo della testa, forse aveva intuito che sarebbe esploso in ogni caso.
Il vulcano eruttò.
Alvin crollò abbandonandosi sulla scrivania, credo abbia perso i sensi da quanto godette.
Si riprese, cercò di sollevarsi, niente da fare, ero completamente esausto.
Non gli era mai accaduto con Lorenzo.
L’uomo era in piedi, lo guardava sorridendo, da vincitore, vidi una piccola goccia bianca uscire dalla bocca.
Un lungo brivido lo percorse, solo in quel momento si rese cono che aveva bevuto tutto lo sperma, mai nessuno aveva fatto una cosa del genere.
Mi fece scendere in modo potesse sedersi sulle sue gambe, lo abbracciò.
“abbracciami anche tu, fammi sentire che mi vuoi bene”.
Restammo così per un bel po’.
“ti stai riprendendo?”.
“si”.
“non abbiamo ancora finito”..
“cosa vuole fare ancora?”
“Voglio vederti il sedere, scendi ed appoggiati alla scrivania”.
Appoggiandosi a novanta gradi, distese il busto sopra la scrivania.
Il Preside si bagnò il dito medio, iniziò lentamente a farlo andare su e giù lungo il solco, cercando ogni tanto di far pressione sul buchetto.
“non ti hanno mai masturbato con un dito nel sedere”.
“no”.
Si fece un’appunto mentale, doveva dirlo a Lorenzo.
“Hai un bel sedere, un buchetto invitante, lasciami fare e vedrai che goduria”.
Avvicinò il viso alle chiappe, iniziò a leccargli la rosellina, cercando di inumidirla il più possibile, ogni tanto con la lingua penetrava per quanto possibile all’interno.
Alvin da parte sua, ansimava, facendogli capire che la cosa lo eccitava da morire.
“ti piace eh!! “
“si mi piace è molto bello”
Alternava la leccata del buchetto posteriore, a quella sul perineo, mentre con una mano palpava i testicoli, il medio dell’altra lo aveva infilato dentro.
All’improvviso con un fremito che gli fece tremare il corpo, raggiunse l’orgasmo.
Non se lo aspettava, era andato in paradiso senza accorgesene, tanto era concentrato sul dito infilato la dietro.
Continuò per qualche altro minuto, finché non lo sentì svuotarsi completamente.
Ci misi un po’ a riprendersi.
Non aveva mai goduto così intensamente.
Lo abbracciò e si baciarono come due innamorati.
“dai, ora puoi rivestirti, ci vediamo mercoledì prossimo”.
“saró puntuale”.
Mercoledì successivo, solito cerimoniale,dopo avergli fatto chiudere la porta..
“spogliati Alvin”.
Mentre lo faceva vide che pure lui si spogliava, chissà cosa aveva in programma di fare.
Si sedette sul divano.
“vieni qui vicino”.
Si avvicinò a lui.
“inginocchiati”.
Il Preside si prese in mano il pene, lo avvicino alle labbra di Alvin, che lo fece sparire in bocca.
Dopo un po’ che lo succhiava, l’uomo scese con la mano fino a strusciare la rosellina del culetto.
Per un attimo smise di succhiare.
“che vuole fare?”.
“non lo hai capito, te lo voglio mettere qui dentro”
“no,la prego,mi farà male”.
“ma che stai dicendo, guarda che ti ho visto quando il tuo amico te lo metteva”.
“si, ma quello del mio amico è la metà del suo”.
“lascia fare a me, vedrai che ti piacerà, guarda, me lo hai fatto diventare di marmo”.
“girati tesoro e mettiti col culetto a 90·
Prese due cuscini e li mise sotto la pancia.
Infilo il dito medio, seguito da un altro.
“no, la prego, può farmi tutto, ma questo no, ho paura, non sopporto il dolore”
“però l’altra volta ti piaceva”.
“si, ma con due dita me lo stá forzando, fa male”.
“devo pur allargarti il buco, è un pò troppo stretto, hai proprio ragione, c’è l’ha piccolo quel tuo amico”.
Gli si posizionò dietro.
Lavorava il buco con le dita, affondandole ed allargandole allo stesso tempo.
“così mi fa male basta”.
“ascolta amore, rilassati e allarga bene questo meraviglioso culetto”.
Cercò di rilassarsi il più possibile.
Gli allargò per bene le natiche e ci si tuffò con il viso, prendendo a leccare e insalivare il buchetto.
Al contatto della lingua, Alvin ebbe un brivido che gli percorse lungo tutta la schiena, emise un sospiro di godimento.
La lingua penetrava sempre più in profondità.
Continuò ancora per un pò, insalivando per bene il fiore di carne.
Quando decise che era pronto, si alzò prese il pene in mano, ed iniziò a strusciarlo in mezzo alle natiche.
“Lo senti come è duro, è pronto per entrare”.
“la prego non mi faccia male”.
“lascia fare a me, ti voglio troppo bene per fartelo”.
Puntò la cappella sul tenero buco e iniziò a fare una leggera pressione.
Senti che la corolla veniva spinta verso l’interno.
Stava per essere sodomizzato da una persona adulta, non era un gioco fra amici, quello dietro non era Lorenzo.
“lo senti, sta per entrare, quanto sei stretto, rilassati tesoro”.
“faccia piano, aspetti un po’”.
“non c’è la faccio più, fai un bel respiro che te lo infilo”.
Non gli diede nemmeno il tempo di pensare, con un colpo secco fu completamente dentro.
Gli mise una mano sulla bocca.
“non urlare, potrebbero sentirti”.
Strozzò l’urlo che stava salendo, anche perché il male non era così forte, i giochi fatti con Lorenzo erano serviti ad allargarlo un po', era stata la paura di sentire dolore a farlo urlare.
“lo senti ragazzo mio c’e l’hai tutto dentro in questo splendido culetto, sei stretto come una verginella, mi piace da morire”.
Le sensazioni di dolore stavano lasciavamo il posto a quelle del piacere.
Lentamente, afferrandosi saldamente per i fianchi, iniziò a muoversi, dentro e fuori, il guerriero era completamente fasciato dall’armatura fatta dai muscoli del sedere.
Mentre lo penetrava, prese a masturbarlo.
Alvin credeva di stare impazzendo, stavo godendo come un matto.
Raggiunsi l’orgasmo con un urlo strozzato.
Allo stesso tempo il Preside, dette ancora qualche spinta, infine schiacciandolo con il peso, si svuotò dentro.
“vai in bagno a pulirti e poi rivestiti”
“lei non lo fa?”
“amore mio, ho bisogno di tempo, non ho più 18 anni”.
“si ha ragione è un po' vecchietto”
Ridendo andò in bagno a togliere gli effetti della battaglia sessuale.
Si rivestì, si avvicinò all’uomo ancora abbandonato sul divano, si inchinò sul pene e gli diede un lungo bacio.
“grazie amico mi hai fatto felice”
Poi si alzò, prese il viso del preside a due mani, ed incollò le labbra alle sue.
Un lungo bacio che sapeva di appagamento.
“grazie preside di avermi fatto diventare uomo”
“alla prossima amore”
Penserete che le cose saranno andate avanti per tutto l’anno scolastico, non fù così, ai primi di dicembre il Preside fu trasferito in una sede molto lontana e tutto tornò alla normalità.
Ad Alvin mancarono molto quei dolci mercoledì pomeridiani.

La storia è finità non mi resta che darvi un bel bacione, a proposito fatelo durare fino al 20 di questo mese,sabato parto per Tenerife,vado a trovare mia sorella,perciò,non dimenticatemi.
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