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Derby di ritorno - Capitolo 3


di 36degrees
13.09.2019    |    3.638    |    1 9.4
"Sebbene l’Inter sembrava comunque essere più padrona del campo, non dava l’idea di potersi rendere ulteriormente pericolosa e la partita sembra incanalata..."
I primi minuti di gioco non lasciavano certo presagire nulla di buono per la mia squadra.
L’Inter partì infatti molto forte creando subito un paio di palle gol che ci fecero sobbalzare dal divano; soltanto una grande parata del portiere del Milan e l’aiuto dei pali riuscirono a negare ai nerazzurri un meritato vantaggio.
Il primo tempo rimase indirizzato sullo stesso binario per tutti i 45 minuti con l’Inter che arrivò a creare 4 o 5 occasioni da gol più o meno limpide mentre il Milan faticava ad uscire dalla propria metà campo non riusciendo mai a rendersi pericoloso.
Nonostante la pressione nerazzurra Denise continuò a mantenere un atteggiamento strafottente, convinta che nel secondo tempo il Milan avrebbe dato sfogo a tutte le energie tenute a freno durante il primo.
“Vi abbiamo fatto stancare un po’, nel secondo tempo non avete scampo”, disse ai ragazzi mentre io mi recai in cucina a prendere qualcosa da bere durante l’intervallo tra un tempo e l’altro.
Tornai con quattro bicchieri e due bottiglie di birra ma dovetti tornare in cucina perchè Denise mi chiese se avevo del vino rosso.
“Bevi per dimenticare quanto avete fatto schifo nel primo tempo?”, la incalzò Andrea.
Denise si limitò a lanciargli un’occhiataccia, prese la bottiglia di vino dalle mie mani e riempì due bicchieri; “alla nostra Fra!”, disse alzando il suo.
Sebbene non mi andasse molto di bere vino non potevo certo rifiutare il brindisi; inoltre sapevo bene che il vino mi avrebbe dato alla testa molto di più e più velocemente della birra, quindi pensai che in quel contesto essere un po’ brilla avrebbe potuto solo che giovarmi.
Sollevai quindi il bicchiere e risposi al brindisi proposto da Denise.
Evidentemente facemmo scontrare i nostri bicchieri con un po’ troppa irruenza in quanto dal bicchiere di Denise cadde un dito di vino che le finì dritto sulle cosce.
Denise portò il bicchiere alla bocca e cominciò a sorseggiare senza dare peso alla cosa; quando ebbe staccato le labbra dal bicchiere però si rivolse ad Andrea. “Pulisci, schiavo”, disse indicando con il dito indice la macchina di vino sulla sua gamba.
Andrea sembrava non aspettare altro e si fece trovare pronto alla replica; “non sono il tuo schiavo, ma un goccio di vino lo prendo volentieri”, disse con un sorriso sornione sul viso, quindi abbassò la testa e cominciò a succhiare quel poco di liquido che era finito sulle gambe di Denise.
Dopo averlo succhiato via, diede anche qualche rapida leccata alle cosce della mia amica prima di rialzare la testa.
“Buono...che vino è?”, disse ironicamente prendendo in mano la bottiglia e osservandone l’etichetta.
“Vino dello schiavo”, rispose Denise lanciando ad Andrea uno sguardo provocante.
Per l’ennesima volta durante quella serata pensai ad Eleonora; sentivo di volerla accanto a me in quel momento in cui Denise mi stava in tutto e per tutto rubando la scena.
“Beh allora sarà meglio che lo finiate tutto prima che finisca la partita...è troppo buono per sprecarlo con due schiavette come voi”, intervenne Roberto.
“Vero...noi alle schiave siamo abituati a far bere ben altro....vero Franci?”, disse ancora Andrea guardandomi negli occhi.
Io diventai rossa per l’imbarazzo capendo bene a cosa si stavano riferendo.
“Glielo facciamo succhiare anche dai piedi delle amiche”, aggunse Roberto mettendo il carico da 11 mentre io diventavo sempre più rossa.
“In che senso dai piedi?”, chiede incuriosita Denise; “mi sa che la tua amica ha omesso qualche dettaglio quando ti ha parlato del nostro ultimo incontro”, disse Andrea poggiando una mano sulla spalla di Roberto.
“Ma come...non le hai raccontato di quando ti abbiamo fatto leccare il nostro sperma dai piedi di Eleonora?”, disse Roberto sorridente.
“L’altra volta è il passato...pensate a vincere oggi altrimenti ve la faccio pagare con gli interessi”, dissi cercando di chiudere definitivamente il discorso.
Il discorso però non si chiuse proprio per niente; Denise infatti sembrava ancora molto incuriosita da quella faccenda.
“Hai leccato davvero il loro sperma dai piedi della Ele?”, mi chiese ancora Denise con una espressione mista tra lo schifato e lo stupito.
“Le schiave eseguono gli ordini”, dissi fiera, lasciando quasi presagire che speravo un destino simile anche per lei.
“Brava”, mi disse Andrea accarezzandomi la testa come fossi una cagnolina. “Stiamo parlando del passato; non sono più la vostra schiava”, dissi fingendomi infastidita e scostando da me la mano di Andrea; “ancora per poco…”, replicò lui guardandomi dritta negli occhi mentre io avevo già iniziato a bagnarmi.
Il secondo tempo stava per iniziare; prendemmo quindi posto sul divano nelle medesime posizioni di prima.
La ripresa iniziò seguendo lo stesso canovaccio del primo; l’Inter si rese infatti protagonista di un paio di azioni pericolose mentre il Milan ancora un volta faticava parecchio ad uscire dalla propria metà campo riuscendo a rendersi pericoloso soltanto in una occasione con un cross dal fondo smanacciato senza troppe difficoltà dal portiere avversario.
Poi fu il nulla; la partita restò abbastanza noiosa e priva di giocate interessanti da ambo le parti.
Sebbene l’Inter sembrava comunque essere più padrona del campo, non dava l’idea di potersi rendere ulteriormente pericolosa e la partita sembra incanalata verso uno scialbo 0 a 0.
Mancavano poco più di 5 minuti quando Roberto si avvicinò a me, mi prese la mano e la poggiò delicatamente all’altezza del suo pacco; “se finisce così me lo fai comunque un pompino, vero?”, mi sussurrò nell’orecchio.
“Come no...”, dissi scostando la mano, anche se il mio sguardo lasciava bene intendere che sì, lo avrei accontentato ben volentieri.
La partita entrò nei minuti di recupero; era ormai il minuto 92.
Un centrocampista nerazzurro si avviò verso il fondo e fece partire un cross apparentemente innocuo; il portiere del milan però sbagliò clamorosamente valutazione e tempo dell’uscita e fu proprio il capitano neroazzurro Icardi, definito “cesso” da Denise svariate volte durante la partita, a impattare la palla di testa e a mandarla in rete facendo esplodere la San Siro nerazzurra.
I ragazzi urlano di gioia alzandosi in piedi ed abbracciandosi mentre io e Denise rimanemmo impassibili sul divano.
Io ero in preda a diversi stati emozionali; non sapevo se essere delusa o contenta. Denise invece aveva gli occhi sbarrati ben conscia del fatto che i ragazzi le avrebbero fatto pagare a caro prezzo l’atteggiamento che aveva tenuto per tutta la serata.
La partita ricominciò; il Milan cercò un ultimo sterile attacco disperato lanciando a casaccio il pallone in avanti prima del definitivo triplice fischio.
Ero di nuovo schiava.

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