orge
Il Fotografo Cap.31 - Corpi e Tenebre

25.05.2025 |
342 |
1
"Fingono di catturarla, legarla, spogliarla..."
Martedì mattina. L’aria è limpida, il cielo terso dopo le piogge dei giorni scorsi. Marco, ancora zoppicante ma senza più il gesso, cammina per casa con cautela. Segue le indicazioni del medico: pochi passi alla volta, sempre con attenzione. Maddie lo osserva dal divano mentre si allaccia le scarpe. «Allora, Markus Roggia, sei pronto per mercoledì?» Marco annuisce con entusiasmo.
«Non vedo l’ora. Ma dobbiamo prepararci bene. Una villa abbandonata non è uno studio fotografico.»
«Infatti. Ecco perché oggi ci facciamo una bella lista di quello che serve. Luci, batterie, supporti, ottiche, cavalletti. E domani facciamo un giro di ricognizione.»
Sul tavolo del soggiorno si accumulano fogli, schemi, elenchi. Marco stampa una mappa della zona, Maddie cerca informazioni sullo stabile. Fuori città, villa padronale del tardo Ottocento, disabitata da decenni. Perfetta per uno shooting horror. «E poi dobbiamo pensare anche ai costumi,» aggiunge lei. «Il tema è libero ma dark. Ci saranno vampire, spose cadavere, macellai, preti satanici. Roba disturbante.» «Bello,» sorride Marco, «adoro le atmosfere cupe. Luci radenti, ombre dure. Vedo già tutto in testa.»
La mattinata vola tra prove tecniche, batterie da ricaricare e messaggi organizzativi. Verso mezzogiorno si concedono una pausa. Maddie si stende sul tappeto, Marco la raggiunge e si siede accanto. C’è silenzio. Un silenzio carico di pensieri non detti. «Sai, Maddie…» comincia lui, «ci pensavo ieri sera. Forse… mi sto prendendo una cotta per te.»
Maddie lo guarda seria.
«Marco…»
«Lo so, ne abbiamo già parlato. Ma sento che… che sei speciale per me. Non è solo attrazione. Mi fai sentire vivo.» Lei gli sfiora il volto, le dita leggere come una carezza.
«Tesoro… tu sei speciale. Ma io non sono la ragazza giusta per te. Non ora. Non in questo momento della tua vita. E nemmeno della mia.»
Marco abbassa lo sguardo. Maddie gli prende la mano.
«Non devi sentirti sbagliato per quello che provi. Ma devi capire che a volte il desiderio non basta. Serve anche tempo, equilibrio. Fiducia reciproca. E io… io sono tutto tranne che equilibrata.» Un sorriso malinconico. «Ora pensa a guarire. Pensa a scoprire. A vivere. Ci saranno altre ragazze. E io ti aiuterò a conquistarle,» dice Maddie, tornando leggera.
Marco annuisce piano. «Grazie.»
Nel pomeriggio, preparano il materiale per il giorno dopo. Luci, stativi, powerbank, memory card. Verificano la resa degli obiettivi a bassa luce, controllano lo zaino tecnico. Alle cinque escono per un sopralluogo esterno alla villa. L’edificio è inquietante, ma suggestivo. Finestre sbarrate, mura screpolate, erbacce ovunque. Ma dentro è stabile, e le stanze principali sembrano accessibili. Perfetto per ciò che hanno in mente. Quando tornano, è quasi buio. Marco si rilassa sul divano, Maddie va a prepararsi per la palestra. Prima di uscire, si gira verso di lui.
«Domani ci divertiamo» dice. «Porta tutto. E tieniti pronto a vedere e fotografare cose che ti faranno impazzire.» Un sorriso, poi la porta si chiude alle sue spalle.
Marco rimane solo, ma dentro sente un fuoco acceso. Non è più lo stesso ragazzo chiuso di un mese fa. Qualcosa è cambiato. E lo sa: domani, tutto cambierà ancora. Si affaccia alla finestra, la ragazza del quarto è sul balcone, lo nota. Lui senza pensarci fa un cenno con la mano, lei sorride e saluta, poi rientra in casa.
Mercoledì. Ore 9:00.
Marco si alza prima della sveglia. L’adrenalina ha già invaso il suo corpo. Non è solo eccitazione: è tensione creativa, fame d’esperienza, voglia di lasciare il segno. Si alza con prudenza, la caviglia ancora dolente ma libera. Oggi non c’è gesso, non c’è più immobilità. Oggi si cammina.
Maddie arriva dopo mezz’ora con due caffè e un sorriso da film. Indossa una tuta nera sportiva, capelli legati, zaino tecnico in spalla.
«Allora Markus, tutto pronto per il tuo primo shooting horror?»
Marco annuisce, ma ha gli occhi gonfi. Non ha dormito molto. Ha rivisto mentalmente tutto: l’attrezzatura, le inquadrature, l’ambientazione, persino le luci naturali previste. Vuole essere perfetto. Vuole farsi notare. Vuole sorprendere Maddie.
Fanno colazione al volo. Pane tostato, burro, marmellata. Niente fronzoli. Sul tavolo, lo zaino è aperto: cavalletti, ottiche, pannelli LED, stativi, batterie extra, memory card.
Maddie tira fuori due custodie nere.
«Te l’avevo promesso. Costumi. Tu sei il fotografo, ma anche l’ambiente vuole la sua parte. Ho portato anche qualcosa per te.»
Marco apre. Dentro c’è una maglietta strappata, nera, con disegni gotici, e un gilet in pelle. Trucco già pronto: contorno occhi scuro e taglio finto sulla guancia.
«Sei il fotografo del male, Markus. Il tuo obiettivo è la finestra dell’inferno.»
Marco sorride. «Sei pazza.»
«Ovviamente. Ma oggi ci serve ogni sfumatura di follia.»
Alle 10:30 caricano tutto nel bagagliaio della macchina di Maddie. Il cielo è coperto, l’aria è umida. Ottimo per la resa dei contrasti. Perfetto per i volti truccati, i finti schizzi di sangue, i giochi d’ombra.
Durante il tragitto, Maddie mette su una playlist industrial rock. Chitarre distorte, bassi ossessivi. Marco osserva il paesaggio cambiare. La città lascia spazio ai campi, poi ai boschi.
La villa abbandonata si erge come uno scheletro grigio tra le fronde, con le finestre spalancate come orbite vuote e i muri gonfi d’umidità. Un’antica padronale ottocentesca, immersa nel silenzio rotto solo dai rami secchi sotto le suole degli stivali. La porta principale è aperta, puntellata con assi inchiodate male che scricchiolano al minimo tocco.
Dentro è buio. Polvere, pareti scrostate, odore di muffa. Ma ci sono lampade già sistemate, generatori pronti, tralicci di luci LED e fondali da brivido. Alcune stanze sono state svuotate per diventare set: una con un vecchio letto in ferro battuto, un’altra con sedie sparse e un manichino rotto, un salone centrale con lampadari a metà.
Marco osserva tutto. Ogni dettaglio è uno stimolo: i riflessi sulle pareti screpolate, la luce naturale filtrata da finestre rotte, le ombre taglienti.
Un gruppo di performer è già lì, chi seduto a truccarsi, chi intento a prepararsi. Alcuni sono in abiti strappati, altri seminudi, altri ancora con maschere grottesche e occhi cerchiati di nero.
Una ragazza si sistema un collare di borchie, truccata da vampira ottocentesca, seno coperto solo da veli neri. Un altro si aggira in camice da dottore insanguinato con una motosega finta in mano. Due gemelle identiche, con vestiti da bambole di porcellana, sono sedute in silenzio a fissare il vuoto. Marco le guarda con un misto di inquietudine e attrazione.
Maddie parla con un uomo alto e muscoloso, truccato da prete esorcista con la croce rovesciata dipinta sul petto. «È lui l’altro performer della scena finale,» gli dice sottovoce. «Molto scenico, molto paziente.»
Poi si volta verso Marco. «Oggi scattiamo il caos. Ci saranno scene forti, molto più spinte dello shooting anime. Ma sempre con stile.»
Marco sente il cuore accelerare. L’aria puzza di fumo, trucco, eccitazione e tensione. Gli altri fotografi sono sparsi per i vari ambienti, ognuno con un gruppo. Markus Roggia è il più giovane, ma tutti lo salutano come uno di loro.
Una delle ragazze si avvicina: capelli verdi, calze a rete, seni nudi sotto una giacca di lattice. «Tu sei quello che ha scattato le foto di MadSex?»
Marco annuisce.
«Belle. Hai occhio. Oggi ne vedrai di cotte e di crude.»
Maddie lo affianca e gli sussurra: «Tra poco iniziamo. Tu resta con me, come sempre. Ci sarà sangue finto, urla, e molto contatto. Pronto a fotografare l’inferno?»
Marco impugna la reflex.
«Sempre.»
Maddie si trasforma in scena. Trucco nero sbavato, collant strappati, stivaletti alti, una parrucca di capelli rossi legata in trecce. È una sposa cadavere con il rossetto sbavato e lo sguardo posseduto.
Marco si fa spazio con la reflex. Le prime foto sono statiche: performer immobili, occhi spiritati, mani artigliate. Poi le scene iniziano a vivere. Il prete finge un esorcismo su due ragazze nude, una delle vampire lo sodomizza con un crocifisso capovolto. La bambola pugnala un manichino mentre un altro fotografo le versa sangue finto tra le cosce.
Maddie entra in scena con due ragazzi vestiti da serial killer. Fingono di catturarla, legarla, spogliarla. Marco scatta mentre la trascinano per i capelli, le legano i polsi, la spingono a terra. Lei geme, urla, si contorce. Non è recitazione: ci mette l’anima.
Uno dei due la penetra per finta da dietro, i pantaloni abbassati solo a metà, il bacino che si muove al ritmo di uno che ci crede. Maddie si volta, gli infila una mano nei capelli e gli sputa in bocca. L’altro le lecca il seno mentre Marco scatta in sequenza.
Una ragazza dai capelli viola si unisce alla scena. È completamente nuda, truccata come un demone. Si inginocchia davanti a Maddie e le apre le gambe, la lingua che danza tra le cosce. L’altro ragazzo la prende da dietro, con forza.
Marco ha le mani che tremano, ma continua a scattare. Cambia angolazione, usa i led per creare ombre sulle pareti. Un altro fotografo gli passa accanto e sussurra: «Scatti di livello, Markus. Ti stai facendo notare.»
La scena si fa ancora più intensa. Maddie cavalca il prete, gli tira uno schiaffo, poi si alza con il seno che rimbalza e la faccia sporca di finta cenere. La sposa cadavere si inginocchia davanti a una performer vestita da esorcista e le lecca la suola dello stivale. Applausi, fischi, foto.
Due ore. Tre. Non si fermano.
Marco ha già cambiato batteria due volte, ha riempito due memory card. Maddie lo guarda, grondante, i capelli bagnati, il trucco sfatto. Gli fa l’occhiolino e torna in scena con una motosega giocattolo e una ragazza legata a una sedia, cosparsa di sangue finto.
Quando lo shooting si conclude, sono le sei del pomeriggio. Tutti sudati, esausti, eccitati. Marco si accascia su un gradino con la reflex ancora in mano.
Maddie gli si siede accanto. Gli offre una bottiglia d’acqua e lo guarda.
«Allora, Markus Roggia. Come ti sei sentito?»
«Come se avessi scattato l’inferno. Ma l’inferno… è stupendo.»
Lei sorride. «Bravo il mio fotografo. Stasera pizza e doccia. Poi ci mettiamo al lavoro. Abbiamo materiale da paura.»
E mentre il sole cala dietro le rovine della villa, Marco sa che è successo di nuovo. Un altro confine superato. Un altro pezzo di sé scoperto.
E stavolta non tornerà più indietro.
Continua nella sezione “tradimenti”…
Disclaimer! Tutti i diritti riservati all'autore del racconto - Fatti e persone sono puramente frutto della fantasia dell'autore.
Annunci69.it non è responsabile dei contenuti in esso scritti ed è contro ogni tipo di violenza!
Vi invitiamo comunque a segnalarci i racconti che pensate non debbano essere pubblicati, sarà nostra premura riesaminare questo racconto.
Vi invitiamo comunque a segnalarci i racconti che pensate non debbano essere pubblicati, sarà nostra premura riesaminare questo racconto.
Commenti per Il Fotografo Cap.31 - Corpi e Tenebre:
