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L’esame di Martina - Capitolo 4


di 36degrees
27.02.2019    |    6.477    |    0 8.1
"Il ragazzo moro avvicinò il volto e cominciò a leccarle indistintamente la vagina e le dita che sprofondavano armoniosamente dentro di essa..."
La porta di ingresso all’antibagno si aprì con un leggero scricchiolio che Martina non riuscì a sentire perché nel frattempo aveva cominciato ad ansimare dopo aver iniziato a toccarsi.
I due ragazzi entrarono di soppiatto nell’antibagno e si avvicinarono all’unica porta chiusa.
Si trattava di due coetanei di Martina, alti e ben messi fisicamente, uno biondo e uno moro; dal punto di vista estetico a Martina non andava affatto male.
Il biondo fece segno all’amico di fare silenzio portandosi l’indice alla bocca, quindi avvicinò l’orecchio alla porta del bagno riuscendo a cogliere i sospiri della ragazza.
Fece poi segno all’amico di avvicinarsi e lo invitò a sentire lui stesso quello che stava accadendo in quel bagno; il ragazzo moro poggiò quindi a sua volta l’orecchio alla porta.
I due poi si allontanarono; “si sta masturbando la troia…”, disse sottovoce il biondo tutto eccitato; “magari sta solo riprendendo fiato dopo la chiavata con il professore”, replicò l’amico.
“Si sta toccando te lo dico io…zoccola”, insistette l’amico fermo sulla sua posizione.
Il ragazzo moro entrò nel bagno di fianco a quello di Martina, abbassò il coperchio e salì in piedi sul water.
Poggiò quindi le mani sulla parete adiacente a quella del bagno della ragazza e si sollevò.
Essendo ben allenato riuscì senza tanta fatica a mantenersi sollevato per vedere cosa stava realmente accadendo lì dentro.
Martina non si accorse di nulla; teneva gli occhi chiusi toccandosi con intensità sempre maggiore ed ansimando sempre più.
Il ragazzo scese e tornò dall’amico a riferire quanto aveva visto; “avevi ragione tu, si sta toccando come non mai…ed è pure una gran fica”, disse eccitatissimo.
“Fa vedere”, replicò il biondo intenzionato a spiare la ragazza nella stessa maniera; “che dici…mi faccio vedere?”, sussurrò al ragazzo moro prima di salire a sua volta in piedi sul water.
“Falle capire che siamo qui”, rispose l’amico con un ghigno sul volto.
Il ragazzo biondo si sollevò ammirando a sua volta lo spettacolo per qualche secondo, dopodiché decise che il modo migliore per attirare l’attenzione della ragazza era quello di sputarle in testa; dopo averlo colpita sui capelli, il ragazzo biondo si lasciò rapidamente cadere.
Martina, terrorizzata, aprì gli occhi di scatto ed alzò lo sguardo senza vedere nessuno.
Si passò la mano sulla testa e la sentì bagnata; non poteva essere una sua impressione, qualcuno le aveva proprio sputato addosso.
Martina prese un po’ di carta igienica, si asciugò rapidamente la vagina bagnata e sollevò la minigonna.
Aspettò seduta senza fare nulla per almeno 5 minuti senza udire alcun rumore esterno.
Poteva essere stata una goccia derivata da una perdita proveniente dal soffitto?
Oppure era anche questo parte dello stupido “gioco” ideato dall’esaminatore che stava continuando a prendersi gioco di lei?
Questa ipotesi era quella che cominciò a prevalere nella mente di Martina man mano che passavano i minuti finché, accecata dalla rabbia, decise che fuori dalla porta non poteva che trovarsi quel piccolo uomo che aveva abusato di lei.
Aprì la porta di scatto decisa a dirgliene quattro anche a costo di non ottenere un buon voto all’esame.
Non fece però quasi in tempo a mettere piede fuori dalla porta che si sentì sollevata per entrambe le braccia e rimessa con forza a sedere sul water.
“Che cazzo!”, esclamò Martina guardando spaventata i due ragazzi.
“Hai sempre quello in bocca eh, baldracca?”, rispose il moro ridendo.
“Ti piacerebbe avere in bocca i nostri, eh?”, disse a sua volta il biondo accarezzandole una guancia.
“Lasciatemi stare, cosa volete?”, replicò spaventata Martina.
“Eccome se le piacerebbe…e non solo in bocca secondo me”, aggiunse il ragazzo moro ridendo.
Martina avrebbe voluto correre fuori dal bagno ma i due ragazzi restarono fissi in piedi come due statue davanti a lei rendendole impossibile l’uscita.
“Vi prego…ho avuto una giornata di merda…lasciatemi stare o ditemi almeno cosa volete da me…”, li supplicò Martina.
“Piccola lei…ha avuto una giornata di merda”, la prese in giro il ragazzo biondo accarezzandola sotto il mento; “secondo te cosa vogliamo?”, le chiese il moro.
“Scoparmi?”, rispose perspicacemente la ragazza quasi con aria di sfida; “ah ma allora non sei solo fica”, replicò il ragazzo biondo.
“Una che viene in università vestita così vuoi che non sappia cosa vogliono gli uomini da lei?”, replicò l’amico divertito.
“Tra poche ore devi dare un esame, giusto?”, disse il ragazzo biondo a Martina; la ragazza annuì.
“Allora cosa stai aspettando? Perché non hai ancora i nostri cazzi in bocca?”, disse ancora il ragazzo biondo.
Il ragazzo moro cominciò a slacciarsi i pantaloni fino a farseli cadere al ginocchio restando in boxer di fronte alla ragazza; Martina notò subito che il ragazzo sembrava essere ben dotato.
“Anche noi abbiamo un esame e non vorremmo fare tardi…sai, non abbiamo succhiato nessun cazzo per garantirci il voto”, disse ridendo portandosi una mano sotto i boxer.
Il biondo si slacciò i pantaloni a sua volta e portò anch’egli la mano sotto i boxer, quindi entrambi tirarono fuori il membro davanti alla ragazza.
Martina non aveva visto male, i due ragazzi erano decisamente ben dotati; dopo lo spavento iniziale Martina era ora eccitata da morire all’idea di prendere in bocca quei due grossi cazzi duri e pronti per lei.
Cominciò prendendo in bocca quello del moro, poi scostò la testa verso quello del biondo.
Succhiò a intermittenza i due cazzi dimostrandosi una vera esperta del mestiere; i ragazzi si divertirono parecchio a strofinarle sulle guance il membro quando Martina era intenta a succhiare quello dell’amico.
La ragazza riuscì inoltre nell’intento di prendere in bocca contemporaneamente le cappelle dei due ragazzi con grande soddisfazione da parte degli stessi.
Il ragazzo moro prese rapidamente il telefonino e riuscì ad immortalarla in una foto con gli occhi aperti verso di lui e i due cazzi in bocca mentre alcune tracce di sperma cominciavano a fuoriuscirle dalla stessa.
Quando glielo tolsero di bocca i ragazzi passarono i loro membri sui capelli della ragazza e poi la schiaffeggiarono debolmente sulle guance ridendo e dandosi il cinque mentre Martina cercava di riprendere fiato.
“Alzati”, le disse quindi con tono perentorio il ragazzo moro; Martina ubbidì e si alzò in piedi davanti a loro mostrandosi in tutta la sua bellezza.
“Il reggiseno l’hai dimenticato a casa?”, disse il ragazzo biondo sorridendo e invitando l’amico a posare a sua volta lo sguardo sul seno di Martina.
Martina sperava non si notasse, ma a quanto pare i suoi capezzoli si facevano ben vedere sotto la magliettina bianca aderente.
La sua mente andò ancora per un attimo all’esame, a cosa si sarebbe dovuta inventare per passare il più possibile inosservata; poi però decise di rimandare ogni possibile pensiero e di concedersi anima e corpo alla lussuria.
Avrebbe fatto tutto quello che i ragazzi le avrebbero chiesto, senza la minima opposizione, semplicemente perché era quello che in fondo sentiva di desiderare; ed ora si sentiva al massimo dell’eccitazione, in piedi davanti a quei ragazzi come fosse merce da esposizione.
Il ragazzo moro le infilò una mano sotto la maglietta e cominciò a palparla.
“Secondo te le indossa almeno le mutandine?”, chiese all’amico senza smettere di palpare il seno della ragazza.
“Ma chi questa?”, replicò l’amico, più arrapato che mai; “l’hai guardata in faccia? l’ultima volta che ha indossato le mutandine avrà avuto sì e no 14 anni”, aggiunse divertito.
“In effetti…”, rispose sorridente il moro; “forse ha smesso di indossarle quando la mamma ha smesso di vestirla”, disse il ragazzo biondo rincarando la dose.
“O forse sua madre è troia quanto lei…non è così, piccola?”, aggiunse il ragazzo moro.
“Per questo sei così brava a fare i pompini? E’ la tua mamma che te lo ha insegnato?”, disse il ragazzo biondo.
Martina era ormai letteralmente fradicia; se da una parte il coinvolgimento di sua madre la disgustava, dall’altra immaginarla in quella situazione aveva portato la sua eccitazione ai massimi livelli.
“Scommetto che se potesse vederti ora sarebbe fiera di te!”, proseguì il ragazzo biondo; “fiera e invidiosa…”, aggiunse sogghignando il ragazzo moro.
Martina non rispose limitandosi a stare ferma in piedi, impassibile e con gli occhi chiusi finché il ragazzo moro non la invitò a sedersi battendo il palmo della mano sulla cassetta di scarico del wc dopo aver spostato la borsa della ragazza per terra accanto alla tazza.
“Facci vedere cosa stavi facendo prima che entrassimo, porcellina”, la incalzò il ragazzo moro.
Martina prese posto sedendosi sulla cassetta dello scarico e spalancò le gambe davanti ai due ragazzi.
“Non ti si deve dire proprio nulla…”, disse il ragazzo biondo; “quando una è troia, è troia”, aggiunse saggiamente il ragazzo moro.
La ragazza, galvanizzata dagli insulti, si portò una mano sulla vagina accarezzandosela dolcemente, quindi cominciò a penetrarla infilando due dita tra le labbra.
Il ragazzo moro avvicinò il volto e cominciò a leccarle indistintamente la vagina e le dita che sprofondavano armoniosamente dentro di essa.
Il ragazzo biondo invece strinse forte il membro e cominciò a masturbarsi assistendo eccitato alla scena; fece poi per sfilare con la mano libera uno stivale dal piede di Martina quando si accorse di quanto quest’ultimo fosse bagnato.
“Non ci credo!”, esclamò sorpreso smettendo per un attimo di masturbarsi; “che succede?”, rispose l’amico tornando a sollevare il capo.
“Tocca qui”, disse il ragazzo biondo appoggiando l’indice sul lembo dello stivale.
“E’ fradicio quanto la sua fica!”, disse sorridente il ragazzo moro; “ti sei davvero bagnata così tanto, stupida puttana?”, disse ancora il ragazzo biondo.
“Mi avete spaventata, non avevo le mutandine e così…me la sono fatta addosso…”, disse Martina in cerca di una scusa abbassando lo sguardo verso terra.
I ragazzi, in barba al senso di umiliazione che stava provando la ragazza, si misero a riderle in faccia.
“Fammi capire…sei seduta su un fottuto cesso e riesci a pisciarti sulle scarpe?”, disse il ragazzo moro deridendola ancora di più; Martina si rese effettivamente conto di quanto fosse stupido ciò che aveva detto ma in balia di tutte quelle sensazioni la sua mente non era riuscita a partorire nulla di più credibile.
“Devi capire che è una cagna, non ragiona come noi”, rincarò la dose il ragazzo biondo.
“In ogni caso dobbiamo fare qualcosa, è inammissibile che tu possa presentarti all’esame conciata così…dobbiamo aiutarla non trovi?”, disse il ragazzo moro cercando e trovando senza alcuna difficoltà la complicità dell’amico.
“Ovvio che dobbiamo aiutarla, siamo qui per questo”, replicò quindi il ragazzo biondo.
I due, dopo essersi scambiati un’occhiata di intesa, sembravano già avere ben in testa cosa fare.
Il ragazzo biondo sfilò quindi lo stivale dal piede di Martina e lo tenne quasi schifato sollevato tra pollice e indice facendo poi cadere la calzatura dritta nel water, quindi la spinse completamente dentro con un piede, chiuse il coperchio e premette il pulsante dello scarico.
“Ce ne vorranno di risciacqui per ripulirli dal disastro che hai combinato”, disse sorridendo il ragazzo moro a Martina accarezzandole i capelli; “nel frattempo vorremmo continuare a divertirci un po’ con te, se non hai nulla in contrario…”, aggiunse guardandola negli occhi.
Martina immaginò quanti altri insulti avrebbe potuto ricevere se i ragazzi avessero scoperto che nell’altro stivale risiedeva ancora il preservativo usato dell’esaminatore e da un lato si dispiacque che non le avessero tolto proprio quello.
Data la ristrettezza del locale i due ragazzi si accordarono per fotterla a turno; il ragazzo moro fece cenno a Martina di sedersi nuovamente sulla tazza.
Quando Martina ebbe preso posto il ragazzo moro le sollevò le gambe, prese in mano il membro e glielo spinse nella vagina.
Cominciò a fotterla aumentando sempre di più la spinta mentre il ragazzo biondo si masturbava assistendo alla scena appoggiato alla porta attendendo impazientemente il proprio turno.
Martina teneva gli occhi chiusi ansimando più per il piacere che per la fatica; cominciò addirittura a pensare che tutto sommato quella giornata stava avendo un risvolto decisamente positivo.
Dopo qualche minuto il ragazzo moro lasciò spazio all’amico che penetrò a sua volta Martina nella vagina; i due si alternarono così per diversi minuti senza dare tregua alla ragazza e premendo più volte il pulsante dello scarico.
Mentre la scopavano non perdevano occasione per metterle la lingua in bocca e palparle il seno, arrossato dai sonori schiaffi che frequentemente le impartivano tenendole sollevata la maglietta.
Lo stesso trattamento lo ricevettero le natiche della ragazza. I due ragazzi infatti, dopo aver ritenuto di averle fottuto a sufficienza la vagina, chiesero a Martina di alzarsi in piedi e di girarsi in modo da mostrare loro il suo culetto in tutto il suo splendore; la ragazza si voltò verso la parete e distese le braccia lungo di essa, divaricò le gambe e piegò leggermente le ginocchia in modo da farlo sporgere il più possibile verso di loro.
I ragazzi cominciarono dapprima a palparglielo oscenamente, quindi alternarono dolci carezze a sonori schiaffi sulle natiche della ragazza senza rinunciare a qualche sporadico pizzicotto.
Il culo di Martina era già arrossato quando i ragazzi decisero che era arrivato il momento di fotterlo; si posizionarono a turno dietro di lei e glielo spinsero dentro alternandosi proprio come avevano fatto poco prima con la sua vagina facendole sentire il loro fiato sul collo.
Martina sentiva di godere come mai le era successo in vita sua; scostò una mano dal muro e se la portò in mezzo alle gambe ricominciando a toccarsi per l’ennesima volta durante quella giornata che le sembrava sempre più fantastica mentre i cazzi continuavano a spingere incessantemente a turno dentro di lei.
La ragazza non si scompose nemmeno quando il ragazzo biondo le spinse verso di se la testa tirandola leggermente per i capelli per poi sputarle senza ritegno sul viso colpendola all’altezza dell’occhio sinistro.
Questo gesto, unito alla sensazione provocata dalla saliva che le colava lungo la guancia, non fece che aumentare a dismisura l’eccitazione di Martina che ora muoveva le sue dita ad una velocità che nemmeno a lei sembrava possibile raggiungere.
Anche il ragazzo moro sembrava aver apprezzato il gesto dell’amico ed arrivò ad emularlo poco dopo; quando fu di nuovo il suo turno glielo spinse nel culo, prese a sua volta Martina per i capelli, le tirò indietro il capo e le sputò sulla guancia opposta.
La scopata si concluse per Martina in maniera epica; i due ragazzi la portarono all’orgasmo sollevandola di peso e fottendole culo e vagina contemporaneamente tenendola stretta a sandwich sospesa tra di loro.
I due non mancarono di scambiarsi più volte la posizione coerentemente a quanto avevano fatto finora; era la prima volta che Martina riceveva una doppia penetrazione e dentro di lei sperava che quella non fosse l’ultima.
Si mise anche a fantasticare su come i due ragazzi avrebbero concluso il rapporto con lei, se le sarebbero venuti addosso o in bocca; arrivò addirittura a pensare che per il riguardo che avevano mostrato nei suoi confronti avrebbero tranquillamente potuto sborrare per terra e costringerla a leccare il loro sperma dal pavimento e Martina sentiva di aver raggiunto un tale livello di eccitazione che probabilmente avrebbe ubbidito senza farsi troppi scrupoli.
Il fatidico momento non tardò ad arrivare.
I due ragazzi, soddisfatti, la misero nuovamente a sedere sulla cassetta dello scarico, quindi il ragazzo moro si mise in piedi davanti a lei salendo sopra la tazza.
Ne approfittò per dare l’ennesimo colpo allo scarico costringendo lo stivale della ragazza ad un altro risciacquo, quindi strinse il membro in pugno e lo maneggiò fino a venire copiosamente sul dolce viso di Martina.
Martina in cuor suo sperava che gli schizzi non la colpissero sui capelli; già sarebbe stata un’impresa rendere di nuovo presentabile il suo viso, figurarsi i capelli su cui i ragazzi avevano comunque già strofinato diverse volte il loro membro.
Fortunatamente per lei anche il ragazzo biondo rivolse gli schizzi in altri punti venendole anch’egli in maniera copiosa sul volto, riducendo a una maschera di sperma il viso della ragazza dopo essere salito a sua volta in piedi sulla tazza.
Come se non bastasse, allo sperma si aggiunsero presto altri sputi; i due ragazzi si divertirono infatti a sputarle in faccia per poi ammirare la loro saliva colarle dal viso mescolandosi al loro seme.
Il ragazzo moro alzò poi la tavoletta del water e raccolse con due dita lo stivale della ragazza facendolo penzolare, gocciolante, davanti a lei.
“Soltanto perché sappiamo che più tardi hai un esame e ci teniamo a te, altrimenti a quest’ora sarebbe la tua testa a finire lì dentro”, aggiunse il ragazzo biondo divertito facendo un cenno con il capo verso il wc.
“La sua faccia da troia meriterebbe di finire lì dentro anche quando è pulita, figuriamoci conciata così”, disse ancora il ragazzo moro; sollevò quindi la gamba di Martina e come fosse un principe rimise la calzatura al piede della sua Cenerentola coperta di sputi e sperma, anche se lo stivale inzuppato d’acqua si rivelò ben più pesante di una scarpetta di cristallo.
Le sorprese però per Martina erano tutt’altro che finite.
Il ragazzo biondo infatti si avvicinò all’amico e gli bisbigliò qualcosa all’orecchio; il ragazzo moro sorrise e fece un cenno di approvazione con la testa.
Il ragazzo biondo raccolse quindi da terra la borsa di Martina e cominciò a frugarci dentro; ne estrasse un piccolo beauty case e dopo averlo aperto trovò quello che cercava, ovvero un rossetto di colore rosso.
Tolse il tappo, ne fece uscire la punta ed avvicinandosi alla ragazza le sollevò la maglietta facendogliela tenere stretta tra i denti e le incise sopra il ventre le lettere “WC”.
Il ragazzo moro lasciò poi cadere il rossetto nel water, quindi fece sedere Martina sulla tazza, strappò dei pezzi di carta igienica e glieli appoggiò sul volto bagnato coprendole buona parte del viso, occhi compresi, proprio come se fosse una tavoletta sporca; poi si voltò dandole le spalle, appoggiò i gomiti al muro e piegò le ginocchia in modo da avvicinare il suo culo al viso della ragazza.
“Fuori la lingua, cesso”, disse con tono perentorio il ragazzo biondo a Martina pregustando la scena a cui stava per assistere.
La ragazza eseguì il nuovo ordine; il ragazzo moro avvicinò ancora di più il culo al viso di Martina fino ad appoggiarglielo sulla lingua.
Martina cominciò a leccare il culo del ragazzo moro con dei rapidi movimenti della lingua, passandola dall’alto in basso e dentro l’ano del ragazzo mentre l’amico riprendeva divertito la scena con il proprio cellulare.
Dopo essersi fatto leccare per bene il buco del culo il ragazzo moro si voltò e chiese a Martina di aprire la bocca.
La ragazza si mostrò ubbidiente fino all’ultimo; una volta spalancata la bocca Martina sentì un getto caldo colpirla dapprima sul mento e poi, quando il ragazzo ebbe raddrizzato il tiro, inondarle la bocca.
Quando la bocca fu colma il liquido cominciò inevitabilmente a scivolarle fuori lungo il collo finendole sopra e sotto la maglietta tanto che Martina dovette decidere di ingoiarne un po’ per non compromettere ulteriormente la situazione già disperata del suo abbigliamento in vista dell’esame.
Il getto andò afflosciandosi colpendo le cosce della ragazza per poi cessare definitivamente.
Il ragazzo biondo terminò quindi la registrazione sul suo dispositivo mobile; “con questo mi ci sego fino alla fine dei miei giorni!”, disse divertito dando il cinque all’amico intento a tirarsi su i pantaloni.
“Alzati”, disse quindi il ragazzo biondo a Martina; la ragazza si alzò in piedi consapevole che era arrivato per lui il momento di emulare l’amico.
Il ragazzo biondo chiese a Martina di sollevare la gamba con lo stivale “asciutto” e le fece cenno con la testa di infilare il piede nella tazza.
Martina fece quanto richiesto; il ragazzo biondo premette quindi lo sciacquone e, mentre l’acqua scorreva sopra e dentro lo stivale della ragazza facendo peraltro scendere il rossetto giù per lo scarico, le chiese di alzare nuovamente la maglietta e cominciò ad orinare dirigendo il getto sul ventre di Martina e sulla scritta incisa con il rossetto sopra di esso.
Quando l’acqua ebbe terminato di scorrere il ragazzo interruppe il getto e direzionò il membro verso lo stivale della ragazza terminando la sua pisciata sopra di esso.
Diede quindi soddisfatto un’ultima botta allo scarico e si tirò su i pantaloni.
I due ragazzi si congedarono quindi da Martina trovando il tempo di scattare alla ragazza un’ultima foto che era una vera e proprio sintesi di quanto accaduto e che ritraeva la ragazza in piedi con una gamba infilata nel cesso, uno stivale fradicio, l’umiliante scritta in rosso sul ventre che spiccava chiaramente sotto il bianco sporco della maglietta stropicciata e bagnata di piscio, il viso gocciolante coperto di sputi, sperma e carta igienica.
“Ci vediamo all’esame…buona fortuna”, disse il ragazzo moro con un sorriso beffardo sul volto facendole l’occhiolino; “stai tranquilla, ce la mettiamo anche noi una buona parola per te con il tuo esaminatore…”, aggiunse il ragazzo biondo scuotendo il cellulare davanti alla ragazza mentre quest’ultima era intenta a togliersi i pezzi di carta che le coprivano gli occhi facendole intuire che presto avrebbe condiviso con lui foto e video di quanto era appena accaduto.
I due ragazzi presero quindi l’uscita mentre Martina, togliendosi la carta igienica dal resto del viso, cercò di fare mente locale su come rendersi quantomeno presentabile considerato quel disastro che aveva addosso.

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