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La vacanza tanto attesa.


di SalBsx
02.07.2018    |    8.278    |    0 3.2
"Il mattino dopo mentre giravo a cazzo tra le viuzze di un paesino, perso tra le immancabili bancarelle dell’immancabile mercato locale, sono stato..."
La vacanza tanto attesa.


Ad inizio marzo, mentre rientravo a casa da uno di quei noiosissimi corsi di aggiornamento che mi tocca regolarmente sopportare, mi sono reso conto di averne piene le palle di tutte ‘ste stronzate, del lavoro, di ufficio, di clienti e di tutto il resto e dato che sono più di due anni che non stacco e che non vado via da questa città di merda dove tutti hanno fretta e non pensano ad altro che a se stessi, ho deciso di prendermi una solitaria settimana di ferie e di andarmene fuori dai coglioni. La mia meravigliosa Signora me lo diceva da mesi che ne avevo bisogno e infatti, non appena le ho prospettato la cosa le si è illuminato il viso, mi ha abbracciato tutta contenta e poi, facendomi l’occhiolino ed una gran linguaccia delle sue, una di quelle da adorabile stronzetta ed eccitante sgualdrinella canaglia qual’è, ha persino esultato. Senza la scocciatura della mia presenza, delle mie insistenze a voler a tutti i costi partecipare e in special modo senza l’assillo che le do ogni volta, pregandola e supplicandola di poter stare almeno a guardare...avrebbe potuto godersi fino in fondo e finalmente tutta da sola, qualcuna di quelle semilesbotroiette che le piacciono tanto e che aggancia facilmente nel suo negozio di abbigliamento. Con la sfacciataggine che si ritrova e il gran fisico che imbroglia i suoi quarant’anni le viene facile entrare nel camerino, ne ha uno apposito volutamente spazioso, mentre la puledra di turno è semisvestita e di solito le sono sufficienti pochi complimenti e un paio di tocchi o carezze ben portate per catturarne facilmente una. A dicembre ad esempio, c’era un bel tipino di orientalina, entrata in negozio per comperare tutt’altro ma ormai indecisa tra i vari tipi di perizomi e tanga cattura uccelli di entrambi i sessi… che lei le aveva mostrato... apposta, che però insisteva nel provarli sopra le orribili coulotte (oltraggio!) che indossava, rimanendo addirittura (oltraggio alla seconda!) semi vestita. Stanca di quel modo di ignobile di fare compere ma soprattutto di non vedere un cazzo di interessante, la mia serpe puttanella ha fatto irruzione e con la sua miglior faccia da ingenua e candida educanda… le ha spiegato che con quel sistema non avrebbe mai apprezzato quanto bene le stesse quel tipo di biancheria. Con una sapiente carezza tra i lunghi capelli corvini, l’ha poi convinta a lasciarsi aiutare e consigliare da una che di queste cose, può dire di saperne più che abbastanza. Sfiorandole abilmente il piccolo ma ben sodo seno, le ha sbottonato e fatto cadere la camicetta poi l’ha afferrata dolcemente per i fianchi facendola ruotare a destra e a sinistra sia per poter commentare quanto bella fosse la sua silhouette sia e soprattutto per ostentare le tette, che teneva spinte inverosimilmente in avanti per studiare la reazione della puledrina e infine, fissandola negli occhi e facendole delicatamente camminare le dita lungo la schiena, i glutei e le gambe, le si è accosciata davanti allargando spudoratamente le ginocchia così da far scivolare la leggera gonnellina fin contro il ventre e mostrarle la sottile striscetta di arruffato pelo biondiccio che da qualche tempo le rende più vezzosa ed elegante la passera. Le ha tolto le mutande della nonna e senza mai staccare gli occhi dal bendidio depilato che aveva di fronte, se le è buttate dietro le spalle; poi ha infilato, sfilato e reinfilato ancora, preoccupandosi sempre di aggiustare quei piccoli ribelli spostandoli e tirandoli in modo che sia loro che le sue sapienti dita, andassero ad evidenziare e stimolare i punti più opportuni. Quando ha annusato che la pietanza era cotta a puntino si è alzata, ha piantato i tacchi ben larghi, ha messo una mano sulla testa dell’altra e facendo una lievissima pressione l’ha invitata ad andare a verificare da molto vicino la qualità del lavoro fatto dal suo… parrucchiere: dice lei, ma io non ne sono così tanto convinto, di aver vinto una “bagnata” di quelle che nemmeno la migliore delle mie esplorazioni linguistiche laggiù nei paesi bassi, le aveva mai scatenato! Di solito quando ne ha una così tra le grinfie, cerca di impormi di uscire con gli amici (che non li vedo mai) o di andare a cena dai miei (che non li vedo mai) o addirittura di fissare qualche appuntamento di lavoro fuori orario (che non lo faccio mai), ma normalmente mi bastano l’espressione da cane bastonato e qualche bel morso leggero ai lobi delle orecchie mentre da dietro le strizzo le tette giurando e spergiurando che stavolta rimarrò davvero in disparte e non mi farò neanche vedere, per costringerla a cedere e a non cacciarmi di casa. Il mio è un sistema ben studiato e collaudato che malauguratamente per lei funziona sempre e nonostante sia perfettamente cosciente che sul più bello salterò fuori con l’uccello tra le mani rovinandole il giochino, non riesce mai a dirmi di no. Sappiamo bene entrambi che dopo un’oretta di lingue, dita e uccelli di gomma, la maggior parte (tutte!) delle sue giovani saffogiumente non disdegna affatto di farsi montare da qualcuno con attaccato un qualcosa di vero. Quando mi intrometto e tocca a lei stare a guardare le brucia da morire e mi odia così tanto da stringere i pugni fino a farsi sanguinare i palmi delle mani, da trattenere il fiato fino diventare tutta rossa e iniziare a bollire letteralmente di rabbia tanto che in quel momento il calore del suo corpo infuriato si sente a tre metri di distanza e allora io faccio apposta ad escluderla a far finta che non sia nemmeno presente, che non esista, la esaspero e la tiro matta perché voglio godermi a fondo tutta la sua furibonda gelosia! All’inizio Lei la trattiene, resiste schiumando rabbia e sopporta girando in tondo come fosse un animale in gabbia ma poi, quando non ce la fa proprio più, mi guarda di traverso socchiudendo gli occhi, stringendo le labbra, sbuffando e soffiando come una gatta selvatica dopodiché studia la sua mossa e maledicendo se stessa per non essere intervenuta prima, tira fuori gli artigli e se lo riprende strappandomelo a forza da qualsiasi buco sia infilato in quel momento; lo impugna, lo stringe inviperita accusandolo di alto tradimento e poi inizia ad usarlo con una tale energia, foga e trasporto da lasciare sgomenta la più navigata delle prostitute: figuriamoci la giovane puttanella di turno! Vuole impedirmi di finire il lavoro nella bocca dell’altra troietta ma a me non importa anzi, voglio che vada proprio in questo modo perché la adoro quando è cosi furiosa, offesa, bollente, zoccola e ovviamente...gelosa! Quella sera di marzo ho cercato di scatenarla pensando ad alta voce agli spettacoli a cui avevo partecipato quindi, riferendomi a quelli che mi sarei perso, ho iniziato a lagnarmi alla grande facendo finta di aver cambiato idea, di non voler più partire ma nonostante l’avessi abbrancata da dietro come piace a lei, le passassi la lingua sul collo, le mordicchiassi i lobi e le massaggiassi dolcemente le chiappe fronte e retro…la mia bella serpe furbetta non ci è cascata e ha troncato le mie false lamentele più o meno in questa maniera: “Piantala subito! Se adesso non compri subito quel figa di biglietto di merda sta sicuro che oggi e anche domani e anche dopo dopo ti attacchi a ‘sto cazzo, manco in foto te la faccio vedere, non te la mollo più ma neanche morta se non mi prometti che te ne vai fuori dai miei coglioni...e dai ancora: giù quelle minchia di zampe che oggi non attacca… smettila! Scassaballe di un diavolo tentatore maiale che sei! Porcocazzo, per uno straccio di figa di volta che posso…ecco: che posso cenare a passere e patate! E dopo ci metto su anche la panna montata... toh! (Gesto dell’ombrello allegato) e sono poi cazzi miei se ingrasso… ma figa: ma cazzo vado a fare a farmi il culo in palestra sennò? Per una cazzo di volta che mi posso divertire tranquilla e mettermi a maialare tutta bella da sola per gli affari miei…. Lui no! Lui ha da frignare, Lui ha da spaccare la minchia che vuol star qui, Lui ha da cercare pietà! Povero: gli mancasse la figa a Lui! Ooh certo, come no: io le trovo e Lui me le scopa! Hai capito il furbo? Figamaiala e dai: t’ho già detto di levarmi subito immediatamente adesso alla svelta quei minchia di tentacoli dalla passera e già che ci sei tira via anche quel coso li dalle mie chiappe che ‘sto giro non ci casco...va via Spaccaminchia di un porcomaiale! Niente, oggi non abbocca una figa di niente…toh! (Altro ombrello) Togliti dalle palle minchia di rompicoglioni rubafighe del cazzo che non sei altro! Quand’è che te ne vai fuori dalle balle? Essu’ prendi ‘sto figa di biglietto di merda e fila via una buona volta… eccheccazzo!”. Quando sproloquia in quel modo è irresistibilmente sexy e io non riesco a fare a meno di darle il tormento con le mie lagne per istigarla a continuare e poi quando inizio a chiamarla: “Madame Finesse”, finisce che rotoliamo sul divano e andiamo avanti a ridere come due idioti per ore e ore. Ad ogni modo, ho comprato “quel figa di biglietto di merda” percui, ben felice di non avermi tra i piedi per un po’, il lunedì di pasquetta mi ha accompagnato a Malpensa dove, dopo aver tentato l’ultima falsa resistenza mentre la salutavo con la lingua e anche con una bella palpata tra le cosce visto che non indossava nulla sotto quei leggins grigio ghiaccio che le si intromettono ovunque e mi fanno sborrare solo a vederli piegati nell’armadio, ho preso il mio volo in direzione del…. Appena sbarcato sono corso a noleggiare un’auto e mi sono diretto a nord, alla volta di una zona che quando ero stato li anni fa non avevo avuto modo di visitare, con l’intenzione di fare quattro passi tra i villaggi e le montagne dei dintorni. Il mattino dopo mentre giravo a cazzo tra le viuzze di un paesino, perso tra le immancabili bancarelle dell’immancabile mercato locale, sono stato avvicinato, poi inseguito, da un tizio strano, insistente e molto fastidioso che vendendosi come unica vera guida turistica del mondo intero, pretendeva di accompagnarmi qua e là, su e giù, di portarmi a destra e a sinistra di farmi vedere questo e quello, di fare, disfare e andare e venire e quant’altro. Rifiutando gentilmente ogni sua proposta, ho continuato il mio giro senza dargli più granché retta ma lui insisteva e all’ennesimo rifiuto, ha cominciato ad inveirmi contro a spingermi e strattonarmi e a quel punto non ci ho visto più, l’ho mandato a fare in culo e l’ho spinto via in malo modo mandandolo a ribaltarsi insieme alla bancarella della frutta. All’improvviso mi è mancato il fiato, ho sentito un gran colpo dietro la nuca e poi è calato il buio più totale. Non so quanto tempo fosse passato, ma quando ho riaperto gli occhi sia i dolori che il buio c’erano ancora inoltre sentivo la spalla e il braccio destro totalmente intorpiditi e non capivo perché, essendo dove ero cioè in…. sentissi cosi tanto freddo. Mi sono reso conto di essere per terra sdraiato sul fianco, a torso nudo senza più ne scarpe ne calze e di avere un minchia di cappuccio sulla testa. Ho provato a mettermi seduto ma non ce l’ho fatta perché qualcuno mi aveva legato le mani dietro la schiena e anche le caviglie; allora ho iniziato ad agitarmi, gridare e chiamare aiuto e ho smesso solo quando qualcuno che non vedevo per via del cappuccio che indossavo mio malgrado, mi ha fatto alzare tirandomi poco gentilmente per i…capezzoli. Una volta in piedi ho preso un fortissimo schiaffo; e meno male che c’era il famoso cappuccio perché quella mano era davvero pesante; poi ne ho preso un altro dopo aver dato del gran figlio di troia al buio che avevo davanti agli occhi, ma quando ho tentato di dargli una testata un qualcosa di freddo ed affilato mi si è appoggiato appena sopra l’ombelico e allora mi sono zittito e ho iniziato a tremare e ad avere la fottuta paura del cazzo di essere finito nelle mani di qualche banda di stronzi tagliagole di quelle che vanno di moda in quei paesi di merda di questi periodi ancor più di merda. “Mano pesante” intanto se la rideva e con lo stesso sistema usato prima per farmi alzare, mi faceva ruotare su me stesso spingendomi spesso contro il muro non prima però di avermi tolto la cintura ed avermela fatta assaggiare diverse volte sia dal lato della fibbia che dall’altro. I miei pantaloni, mancandone il naturale sostegno di cuoio, erano scesi quasi a metà culo perciò, mentre mi teneva inchiodato con la sua cosa fredda e appuntita piantata tra le scapole, “Tritacapezzoli” mi ha afferrato gli slip e tirandoli con forza li ha strappati e sfilati provocandomi un gran dolore ai gioielli e alla riga del culo. Non contento mi ha buttato di nuovo a terra, mi ha preso a calci e cinghiate e se ne è andato grugnendo soddisfatto. Ogni tanto tornava, mi schiacciava le palle, grugniva e mi dava qualche cinghiata, rideva e mi punzecchiava, mi tormentava i capezzoli, mi faceva sentire il freddo della sua cosa tagliente e poi andava via, ritornava ancora per farmi le stesse cose e se ne andava di nuovo e così via per un tempo indefinito che non riuscivo a quantificare perché ero sempre immerso nel buio. Non avevo modo di difendermi, ero terrorizzato, avevo freddo, mi sentivo a pezzi e senza volerlo sono svenuto: di nuovo. Mi ha svegliato all’improvviso quel gran figlio di puttana mettendomi due belle mollette sui capezzoli così da farmi schizzare in piedi e dopo il solito trattamento con l'aggiunta di una manata piuttosto potente sui coglioni, ha iniziato a spingermi avanti e indietro e io obbedivo saltellando come un canguro perché ovviamente si era ben guardato dallo sciogliermi le caviglie. Sarò caduto e andato a sbattere almeno cento volte mentre lui se la godeva e abusava dei miei capezzoli torcendo le mollette per farmi rialzare e la mia cintura per farmi ripartire ed indirizzarmi apposta verso il prossimo ostacolo, l’ultimo dei quali era di certo un tavolo o una scrivania perché ci ho picchiato contro i coglioni e mi ci sono sdraiato sopra impossibilitato a rialzarmi grazie alla cosa fredda e tagliente piantatami subitaneamente sulla nuca. Era chiaro che secondo lui dovevo rimanere fermo e zitto ma non ci riuscivo. Tremavo di freddo e di paura, gridavo di smetterla e cercavo aiuto ma ho continuato a prendere ginocchiate nel culo e frustate sulla schiena e sulle natiche semi scoperte fino a quando un rumore di passi, di sedie che si spostavano e voci che parlavano in una lingua incomprensibile lo hanno distratto e…calmato. Ho preso coraggio e ho chiesto alle voci di lasciarmi andare ma per tutta risposta ho preso una gomitata sulle reni, ho tentato di muovermi e ne ho guadagnata un’altra, allora ho urlato spiegando cosa pensassi delle loro mogli, madri, figlie e sorelle, ho strillato, gridato e minacciato mandando chiunque ci fosse lì intorno affanculo scoprendo però a mie spese che tutte quelle invisibili facce di merda se vengono mandate dove è giusto che vengano mandate, capiscono benissimo l’italiano, si offendono, la prendono male e si vendicano pure! Passata la sfuriata di sberle, mollette, frustate, colpi e scarpate nel culo, le voci hanno ripreso tranquillamente la loro discussione finché io, dimentico dell’esperienza di poco prima, ho ripreso ad agitarmi e ad urlare di lasciarmi andare: stavolta però niente legnate anzi, è calato il silenzio. Poi una scarpa mi si è piantata pesantemente sui piedi nudi e gelati (cazzo che dolore), qualcuno mi dato un pugno in testa e mi ha tirato le braccia verso l’alto (cazzo che male) e in quel momento la cosa fredda e tagliente si è trasferita in mezzo alle mie natiche (cazzo che panico). L’ho sentita scorrere su e giù e poi scendere lentamente a sfiorarmi i testicoli, indugiare (cazzo che terrore) e poi bucare, trapassare e venire tirata con forza, ho sentito il rumore dei miei pantaloni tagliati di netto che si aprivano e che cadevano a terra lasciandomi con il culo pericolosamente esposto. Ero frastornato, inerme, ceco, dolorante, immobilizzato, praticamente nudo e ormai certo che non avrei mai più rivisto la mia dolcissima semilesbogelosetta. Dopo una interminabile scarica di cinghiate e di dolorosi schiaffi a mano aperta sul culo, una delle voci, in una lingua finalmente comprensibile, mi ha chiesto se a quel punto mi fosse chiaro chi comandava. Ha aggiunto che per loro non ero nulla di più che un insetto da schiacciare, che per loro valevo meno della merda di un topo e che non avrei mai dovuto fare quel che avevo fatto. Io però non sapevo ne capivo cosa cazzo gli avessi fatto e dato che non mi dicevano nulla, li ho mandati di nuovo a fare in culo e allora si che ho ottenuto qualcosa: peccato non fosse la risposta che cercavo. Mentre quattro mani mi aprivano le chiappe, una quinta mi si è infilata tra le cosce per afferrare, schiacciare (figa che male) e tirare a se tutta la mia attrezzatura, legarci attorno la mia stessa cintura e tirare con una cattiveria tale che pareva volesse strapparmela via (figa che terrore); intanto, quello che credevo essere uno schiacciamosche si accaniva sulla mia cappella e sui miei poveri testicoli (figa che dolore) e un qualcosa di plastica semirigida, che a me ricordava uno di quei lunghi cazzi doppi da lesbica, mi frustava le reni, le natiche e persino il buco del culo. Mentre mi dimenavo inutilmente per cercare di sfuggire a quella tragedia, urlavo loro di piantarla e subivo colpi e angherie varie, pensavo a ciò che sarebbe stato meglio fare e che invece non avevo fatto e cioè: insistere di più e starmene a casa mia a sbattermi la mia stupenda “Madame finesse” e tutte le sue deliziose troiette “leccafottisucchia che tanto figa o cazzo è lo stesso”. Solo quando ho giurato loro di aver capito come dovessi comportarmi hanno allentato la pressione; e stavo ancora godendo di quel benvenuto momento di relax quando la porta ha sbattuto e ho sentito gli Stronzi salutare ossequiosamente il nuovo arrivato. Sono trasalito (ma ho sperato) quando è stata una voce stridula e acuta di donna a zittirli e a spiegarmi (era ora), in perfetto italiano, perché ero finito in quella situazione ma per prima cosa dovevo sapere che anche se poteva sembrarmi strano, era Lei a comandare da quelle parti. Ho scoperto che quello che avevo “maltrattato” al mercato (io? Ma se era più un’ora che mi scassava il cazzo quell’idiota) era il suo figlio prediletto, il quale non aveva colpe se era nato così (cioe?); ho scoperto anche che ero stato fortunato perché lui avrebbe voluto risolvere la questione ben diversamente (forse con la cosa fredda e tagliente?) ma che lei gli aveva suggerito altro (questo? Complimenti!) e come sempre era stata ascoltata. La sua spiegazione non mi era piaciuta per niente anzi mi aveva solo fatto incazzare perciò, furioso e dimentico di come cazzo ero combinato e soprattutto del mio giuramento di poco prima, ho mandato affanculo quella invisibile troia che io immaginavo vecchia, brutta, grassa e pelosa come una scimmia, insieme a quel merda di un Mentecatto di suo figlio e a tutti gli altri Stronzi li presenti che ancora non avevo mai visto. Mentre mi canzonava e rideva sguaiatamente della mia inutile insolenza ho percepito eccitazione, fruscii e strani rumori, l’ho sentita accomodarsi pesantemente su un divanetto, mettersi comoda, suggerirmi caldamente di non deluderla e di farla divertire così mi avrebbe (forse) permesso di prendere in tempo il mio volo e poi strillare qualcosa nella sua lingua. Subito il cappuccio mi è stato strappato via ma la luce improvvisa, uno schiaffone da lacrime (cazzo che male) e una mascherina di quelle che ti danno in aereo per dormire, mi hanno comunque tenuto al buio impedendomi di vedere come era fatta quella gran troia. La mia cintura ha ripreso a strappare e lo schiacciamosche a sferzare (cazzo che dolore), intanto un qualcosa di grosso, semirigido e freddo mi forzava il culo (cazzo che danno) e mentre il suo proprietario mi teneva per le orecchie, un qualcos’altro di altrettanto grosso ma semiduro e caldo iniziava a muoversi rapido nella mia bocca aperta per il dolore e la sorpresa; chissà quando era stata l'ultima volta che quel figlio di un cane lo aveva fatto andare perché gli ci sono voluti solo pochi istanti per regalarmi il suo fiotto di roba appiccicosa dal saporaccio acido e terribile (cazzo aveva mangiato?). Mentre cercavo si sputarla fuori “Mano Pesante”, ero sicuro fosse lui, si divertiva a infilare, spingere a fondo, togliere, rimettere e ruotare quell’attrezzo di plastica sagomata. Non ho idea di cosa fosse ma so che non era per niente piacevole averlo in giro per il culo. Ad ogni cambio di cazzo la Pazza incitava (‘fanculo troia) e ordinava di far presto e ad ogni getto appiccicoso a bersaglio strillava e applaudiva, ma quando finalmente me ne è entrato (cazzo che cazzo) uno vero nel culo si è messa saltare, ballare, cantare e persino ad ululare facendo trillare la lingua nel tipico suono di felicità e gioia delle donne di quelle parti. Il Mentecatto del mercato, al secolo “Tritacapezzoli/Mano Pesante”, figlio di una gran troia (è proprio il caso di dirlo), si era fatto riconoscere subito dopo aver estratto di colpo quell’affare (era ora) col quale si era divertito ad aprirsi la strada e subito prima di appoggiare e spingermi dentro con forza il suo che, anche se era lungo e grosso tanto quanto quell'altra cosa e sembrava volesse uscirmi anche lui dalla bocca, almeno era di carne e non mi dispiaceva affatto che facesse meno male. Tritacapezzoli ansimava, sbuffava, colpiva e ogni tanto lo tirava fuori per usarlo a mo’ di frusta sulle mie natiche, si metteva a ridere, chiedeva l'approvazione di quella vacca depravata (‘fanculo baldracca) di sua madre e ottenutala con applausi, stridii, ululati di incitamento e gridolini di piacere, rientrava grugnendo e si metteva a stantuffare talmente veloce che i suoi grandi e penzolanti testicoli colpivano con gusto i miei gioielli che, seppur costretti e stritolati, iniziavano anche a dare dolorosi segni di vita. Escluso quello che avevo nel culo, fin lì avevo contato sei diversi cazzi, quattro sborrate a bersaglio, due leggermente e due palesemente fuori ma i cambi erano sempre stati talmente rapidi e rabbiosi che quasi sicuramente avevo perso i conti. Ora però stavo succhiando una cosa inerte, ridicolmente moscia e dato che ormai da qualche minuto nessuno spruzzava più e nessun’altro me lo stava picchiando sulla testa a mo’ di manganello, speravo davvero che avessero esaurito le cartucce. Ma purtroppo mi sbagliavo. Non appena il Mentecatto, che mi stava scopando ormai da un’eternità, ha ceduto e liberato il posto, gli Stronzi obbedendo gli ordini sguaiati della Pazza, hanno preso a darsi forsennatamente il cambio dentro al mio culo ormai rovente, morbido ed accogliente facilitati anche dall’inondazione viscida che dal solco tra le scapole mi scorreva lungo la schiena e che attraverso le natiche inciampava sui gioielli e rimbalzava sulla cappella creando una cascatella filamentosa che poi zampillava a terra andando a formare una pozzanghera scivolosa tra le dita dei miei piedi. Ogni volta che uno degli Stronzi usciva per alimentarla ce n’era subito un altro pronto ad entrare, sbattermi per un po’ e poi lasciare rapidamente spazio al prossimo; e se per caso questi era in ritardo mi ritrovavo sempre nelle orecchie le urla sdegnate di quella Pazza sadica e nel culo quel fastidioso (cazzo che dolore) affare di plastica sagomata. Dopo tutta una serie di feroci inculate, veloci pompini e relative innaffiate, mentre tutta la loro poltiglia scendeva lentamente fino a terra, la Puttana perversa ha finalmente ordinato di mettermi in piedi (era ora). Mentre mi legavano le mani sul davanti io avrei voluto colpirne almeno uno ma avevo le braccia talmente intorpidite che sono rimaste inutilmente penzoloni e così gli Stronzi hanno avuto gioco facile ad appendermi come un salame. Uno di loro mi ha subito rimesso le dolorose mollette sui capezzoli ma per fortuna un altro mi ha liberato dalla cintura. L’attrezzo mi si è immediatamente rizzato scatenando sonore risate subito zittite dalla voce stridula della Vacca maniaca che intanto si era alzata e mi era venuta vicino per afferrarmi i testicoli, tirarli lentamente verso il basso fino ad obbligarmi il cazzo in posizione orizzontale e intanto sussurrarmi in un orecchio che finora era stato divertente ma che non era ancora soddisfatta! Volevo insultarla ma non ho fatto in tempo perché uno straccio dal forte gusto di sperma mi è stato spinto in bocca e mentre qualcuno girava e rigirava le mollette e quella malata di mente mi tirava le palle, il Mentecatto, che era ben più alto di me, me lo ha rimesso nel culo ed io, essendo in piedi, a chiappe strette per via delle caviglie legate, ho avuto modo di apprezzarne a pieno, meglio e più di prima le più che rispettabili dimensioni (cazzo che cazzo). La Pazza, coi miei coglioni stretti tra le mani (cazzo che dolore), incitava il figlio a sfondarmi, a fottermi più forte e mentre sussultavo e rimbalzavo su e giù sul suo rapido pistone, la sentivo imporre agli Stronzi di menarselo veloci, gridare loro di non sbagliare mira e minacciarli se ne avessero sprecata anche una sola goccia. Li sentivo sforzarsi e smanettare e finalmente uno schizzo e poi via via tutti gli altri mi hanno centrato; lei ha lasciato la presa (cazzo che sollievo) e come una molla il mio cazzo è partito per andare ad impiastricciarsi di sperma contro il mio ventre imbrattato di fresco. Non contenta ha ripetuto la cosa ma lasciandomi stare le palle e preferendo pinzarmi (‘Fanculo puttana) la morbida carne della cappella con le lunghe unghie affilate ma siccome lo sperma scorreva via veloce e non c’erano più Stronzi utili a disposizione (era ora), il gioco è durato poco; allora ha chiamato a se il figlio il quale grugnendo di disappunto, ha obbedito e mi si è finalmente tolto dal culo (meno male). Nessuno si era accorto che mentre subivo il Mentecatto ero riuscito a sollevare un poco la mascherina e avevo ottenuto una piccola fessura dalla quale sbirciare e infatti, tenendo la testa leggermente all’indietro, ho potuto scorgere lui e il suo grosso cazzo pulsante puntato verso di me. Ad ogni modo, non è stato il vedere cosa mi aveva schiantato il culo fino a quel momento che mi ha lasciato basito, bensì la scena successiva. Ho visto lei, la Pazza perversa, che per onor di verità non era per niente grassa ne pelosa, completamente nuda, mettersi dietro al figlio, abbracciarlo, strusciarglisi contro, fargli scivolare languidamente cosce e polpacci su e giù per le gambe villose, carezzargli sensualmente il petto e lo stomaco fino a scendere a massaggiargli le palle, stimolarlo sotto lo scroto, dare colpi di reni e infine prenderglielo tra le mani e manovrarlo abile e rapida fino a farlo fremere e fargli sparare il suo gran carico caldo e completare così l’annegamento dei miei gioielli: ma sta gran Vacca depravata, non era sua madre?
Allontanato in malo modo il Mentecatto ormai scarico ed inutile ma comunque non prima di avermi fatto impalare, ancora (cazzo che male), con quell'affare di plastica sagomata ben fissato alle mie gambe così che non gli venisse la voglia di cadere fuori, ha preso a girarmi intorno ed ansimando eccitata mi diceva che non aveva ancora finito (‘fanculo troia), che c’era ancora tanto da fare (‘fanculo puttana), di avere pazienza che doveva solo farli riposare (che crepino invece), mi ripeteva di non avere fretta che tanto tempo ne avevo e di non scappare (ma ammazzati zoccola) che sarebbe anzi, sarebbero tornati presto. Era vicinissima ma la fessura non bastava e non sono riuscito a vederle il viso però, prima che se ne andasse, ho fatto in tempo a notare la sua pelle color bronzo scuro lucida di sudore, che era bassina ma con un gran paio di tette da cui spuntavano due lunghi ed eccitati chiodi marroni, che teneva una mano fissa in mezzo alle gambe e che il suo corpo e la sua voce acutissima tremavano e fremevano: ‘sta baldracca depravata se la sgrillettava di continuo! Rimasto solo, anche se non ero certo nelle condizioni migliori per farlo, mi sono addormentato ma il sonno è durato poco perché uno degli Stronzi è rientrato in anticipo e con il famoso schiacciamosche non esitava a tenermi sveglio picchiandomelo sul cazzo ogni volta che la mia testa cadeva in avanti. Lo stesso Stronzo, con uno slancio di umanità, mi ha tolto lo straccio dalla bocca e mi ha dato da bere ma proprio in quel momento sono tornati tutti quanti. Hanno ripreso subito a sculacciarmi, battermi, pizzicarmi e torcermi i capezzoli a colpirmi il petto, la schiena e le gambe con la mia cintura e mentre uno mi sollevava l’uccello, ovviamente con una molletta, gli altri giocavano allegramente a biglie coi miei testicoli. Finita la ricreazione, hanno spostato il tavolo, mi hanno spinto a sdraiarmici di schiena e mi hanno liberato le caviglie ma solo per legarmi di nuovo le gambe così da tenermele ben spalancate e hanno ripreso esattamente dal punto di prima. L’aggeggio di plastica dura e sagomata che nel frattempo era caduto fuori, era di nuovo (cazzo che male) dentro di me e quelli di carne erano sempre a rilasciare roba viscida e appiccicosa nella mia gola o ovunque pareva e piaceva alla Pazza maniaca (‘fanculo vacca) che dando personalmente gli ultimi colpi di mano dirigeva ormai tutti i getti. Io potevo solo subire e sbirciare dalla mia fessura alla ricerca del viso di quella troia malata ma sono riuscito a vederle solo la schiena mentre si faceva strizzare i capezzoli dal figlio mentecatto (ecco da dove è nata ‘sta passione) e i capelli neri che ondeggiavano mentre glielo succhiava: mi sa che è davvero senza colpe se è nato male! Ho fatto anche in tempo a vederla frugarsi la figa e palparsi le tette prima che la visuale mi fosse preclusa dall’arrivo del gran cazzo del Mentecatto.
Mentre lui mi scopava per la terza volta e gli altri mi facevano la doccia, lei si divertiva a tormentarmi i testicoli e purtroppo quella sorta di massaggio, quel suo separarli e tirarmi la pelle dello scroto era tanto eccitante che anche se non volevo e provavo a resistere, mi è tornato in tiro così che lei ha potuto prenderlo ed iniziare a menarmelo velocemente… piano senza mai permettermi di venire. Ogni volta che lo stavo per fare infatti, mi tirava in giù la pelle dandomi un pesante pugno sui coglioni, me lo schiacciava e ci ficcava dentro le unghie (cazzo che dolore) impedendomelo perché il suo solo scopo era quello di tenermeli pieni e farmi soffrire. Giocava col mio cazzo con una sola mano e sentivo benissimo dov’era l’altra prima di finire sotto il naso e poi nella bocca di “Sfondaculo” che inebriato da quel profumo ed incentivato da quel sapore accelerava all’inverosimile il ritmo dei suoi colpi. Intanto lo sperma degli Stronzi mi gocciolava dai bordi della bocca sulle guance e sul collo, mi stazionava sui capezzoli, mi scorreva tra i pettorali andando a formare una discreta pozza all’altezza dell'ombelico, mi scivolava verso le ascelle e da li giù giù lungo le braccia fino ai polsi ben fissati al tavolo.
Stanca di tormentarmi si è messa di nuovo dietro al figlio facendosi mettere le mani sul culo e circondato con le proprie il suo cazzo, ne accompagnava i feroci movimenti fino a quando, stanca anche di questo, lo ha costretto ad arretrare e col medesimo sistema adottato prima (cazzo che gran puttana), lo ha fatto venire due volte mandando il primo getto a ricoprirmi il cazzo mentre il secondo, più denso e copioso, si è preoccupata di dirigermelo sulle le palle e sull'inguine in modo tale che mi colasse lento ma inesorabile tra le natiche.
Poi all’improvviso mi è saltata sopra, mi si è avvinghiata, ha premuto il grosso seno sul mio petto e ha cominciato a scivolare avanti e indietro favorita dall’abbondante dose di lubrificante che si trovava tra di noi. Tutto quel movimento ma soprattutto lo sciabordio di risacca collosa che produceva me lo aveva reso ancora più duro di prima e non potendo evitarlo ho pensato e tentato di usarlo per vendicarmi. Ogni volta che lei retrocedeva mi sforzavo di sollevarlo un poco per riuscire a piantarglielo da qualche parte ma quella navigata puttana lo sapeva e godeva nell’arrivare ad appoggiarvisi contro, a far finta di spingerselo dentro, scappare via e fare quel suo verso trillante nel sentire il suono che faceva quando mi ricadeva e finiva con l’incollarsi sul mio ventre appiccicoso. Ha ripetuto la cosa mille volte e poi di colpo, inarcando la schiena e spingendo di reni, mi ha stretto le cosce attorno al viso ed è venuta ad offrirmi la figa, madida di voglia, intinta di ogni tipo di sperma e che teneva gentilmente aperta con le dita, da leccare e ripulire a fondo. Quando ha deciso che le bastava, è scivolata all’indietro ed è rimasta seduta con la mia cappella appoggiata all’osso sacro, ad aspettare che uno qualsiasi degli Stronzi fosse in grado di spruzzarmi in bocca. Quando questa era colma si lanciava giù di fretta e ci infilava la lunga lingua alla ricerca del prezioso nettare da succhiare e quando non ce n’era più ordinava che un cazzo si frapponesse tra le nostre bocche e si desse da fare e nel frattempo andava alla disperata ricerca di qualche pozza superstite dove intingere la mani per potersi spalmare le guance, le tette e il culo di crema già fredda. Se non ne trovava di piene gridava agli Stronzi di menarselo alla svelta, li insultava dicendo che erano solo dei coglioni vuoti ed inutili, che non era questo il momento di rimanere senza, che non era sazia e ne voleva ancora! Ma non ce n’era e non ne avevano davvero più, ormai era tutto secco e prosciugato perciò, in preda ad una folle estasi, ha ordinato rabbiosamente di scendere al villaggio e farne salire altri coi serbatoi carichi. Quando sono arrivati lei era seduta immobile sopra di me con le sue grandi labbra che avvolgevano e abbracciavano accaldate il mio cazzo e con la mia cappella, continuamente stuzzicata dal suo lungo e turgido clitoride, che spuntava vigile di la in mezzo. È rimasta ferma e impassibile mentre i nuovi Stronzi riempivano le pozze ormai asciutte ma era impaziente, lo si capiva bene da come contraeva i muscoli delle gambe e da come sbattevano quelli grandi ali di farfalla e infatti non ha aspettato che mi riempissero del tutto la bocca prima di lanciarsi per infilarci dentro di nuovo la lingua. Io però l’avevo studiata bene e non appena ci ha provato ho deglutito lasciandola di stucco. Lei si è ritratta di colpo ma nel farlo ha perso la presa ed è scivolata e allora ho sollevato la cappella quel tanto che bastava per ficcarglielo finalmente dentro. Io speravo e volevo che la cosa le desse fastidio, che si sentisse umiliata ma invece di incazzarsi quella perversa e “spermalosa” troia maniaca non ci ha pensato più di un secondo prima di cominciare a godere ululando. Mentre si scopava da sola e gli Stronzi eccitati spruzzavano e lubrificavano di continuo, il Mentecatto, senza farsi problemi e senza soluzione di continuità ha preso a piantare il suo arnese alternativamente nel suo e nel mio culo! Farmi scopare da lui e da lei, sentirla urlare, trillare e godere era troppo per me. Ho sentito distintamente il rumore dei miei coglioni che si svuotavano e della mia cappella che sparava e non ho potuto fare altro che venirle dentro perché lei (cazzo che troia) si era ben guardata dal togliersi anche se aveva notato e sentito benissimo tutti i segnali che le avevo mandato. Ma era ovvio che li avesse ignorati: si preparava al gran finale! Mentre il Mentecatto lo rificcava nel mio e riprendeva a fottermi ferocemente, la Pazza è slittata in avanti e posizionata la figa gonfia al posto giusto, vi ha infilato tre dita per parte e se l’è spalancata lasciando scorrere tutto quello che le avevo donato pochi istanti prima esattamente sulla mia lingua. Dopo aver leccato, risucchiato ed ingoiato estasiata è saltata giù e sempre più ebbra di voglia, si è offerta tutta al figlio lasciando me alla mercé degli Stronzi che impazziti, hanno preso a colpirmi, a percuotermi coi loro uccelli turgidi e la mia cintura e lo schiacciamosche e la cosa di plastica e poi a litigarsi la mia gola dove ne infilavano anche due o tre alla volta e poi a stritolarmi i capezzoli e poi a giocare a biglie e poi a contendersi il privilegio di affondarmelo tra le natiche arrossate e roventi e poi ad annegarmi e poi mi dimenavo….e poi urlavo basta...e poi non respiravo…e poi…e poi…e poi ho sentito due braccia amorevoli che mi stringevano e cullavano, due labbra calde che mi baciavano la fronte, due morbidi seni che mi coccolavano il viso e infine una voce familiare, dolce e melodiosa che mi diceva : “ssssst, ssssst, tranquillo, ci sono qua io, va tutto bene!” e poi…e poi…e poi…mi sono svegliato! Il lunedì di pasquetta, la mia meravigliosa Signora mi ha guardato negli occhi e non so cosa ci abbia visto, ma so che si è alzata di corsa ed è andata a strappare…”quel figa di biglietto di merda”.
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