Prime Esperienze

Do ut Des


di SalBsx
11.04.2014    |    6.208    |    0 8.4
"Ti sei fatto pagare! Volevo già dirtelo allora ma non ne ho avuto il coraggio quindi te lo dico adesso: Vaffanculo! Mi stavo eccitando e il cazzo tentava di..."
Una mattina, una voce per niente familiare mi ha chiamato per cognome ma dato che tiravo diritto ha insistito e poi ha usato il soprannome che avevo tanto tempo fa e che nessuno usava più da anni: ho dovuto fermarmi per forza. Una faccia che non mi diceva assolutamente nulla mi ha salutato come si fa quando si incontra un vecchio amico e pur essendo certo che mi avesse scambiato per qualcun altro gli ho stretto la mano facendo buon viso a cattivo gioco ma solo perché aveva usato quel nome. La voce che era diventata una faccia si è presentata dicendo semplicemente che eravamo stati compagni di classe al liceo. Non avevo idea di chi cazzo fosse quindi decisi che di sicuro era uno di quelli di cui non ti interessa niente, di quelli che il gruppo non vuole ma che invece ti ritrovi sempre in mezzo alle palle, uno di quelli che prendi per il culo e di cui ti dimentichi subito dopo averlo fatto perché contano meno di zero, lo sfigato di turno di cui ti scordi ancora prima del suono della campanella, insomma: era certamente un secchione! Siccome la memoria continuava a non aiutarmi e che a dirla tutta non me ne fregava niente di scoprire chi fosse gli ho dato un biglietto da visita e facendo finta che mi avesse fatto piacere rivederlo dopo così tanti anni me ne sono liberato: o così credevo!
“Allora ci sentiamo presto, ciao”
Ho detto che andava bene ma stavo già pensando a quale scusa inventarmi per rifiutare qualsiasi suo invito e togliermelo di nuovo dalle palle dato che ricordare quegli anni e quella gente non era tra le mie priorità. Qualche giorno dopo però mi ha telefonato e pur controvoglia mi sono presentato all’indirizzo che mi aveva dato: una villetta appena fuori città. C’erano un paio di altri compagni del liceo di cui non riuscivo a ricordare nulla e ciò voleva dire che facevano tutti parte della stessa categoria, quella degli inutili. Ammetto comunque di aver passato una serata piacevole e infatti ho promesso che avrei accettato volentieri un altro invito da parte sua che è puntualmente è arrivato pochi giorni dopo. Eravamo una decina e dopo un’ottima cena ci siamo trasferiti in giardino. La cosa buona era che si ricordavano tutti di me, quella cattiva che io invece no. Ero la star della serata, si parlava degli amici e delle compagne di quei tempi, di quante me ne ero fatte ma la maggior parte voleva sapere se alla fine avessi sposato la strafiga della classe, quella di cui ero così fiero di farmelo succhiare. Per la cronaca: lo avevo fatto ma non era stata una grande mossa, ora siamo divorziati e io frequento un’altra che ai tempi della scuola non era così strafiga ma di sicuro oggi scopa alla grande, meglio ed è anche più porca di quell’altra! Ho gestito la serata e facevo ridere tutti coi miei racconti fino a quando lui mi ha chiesto se oltre alle ragazze mi fossi mai fatto un compagno… maschio. Gli ho chiesto se per caso stesse scherzando: io con un maschio, ma per favore! E poi……
“ Alea facta est! Adesso piantala!…tocca a me parlare del liceo”
Sentendo quella frase in latino, pronunciata in quel modo ho associato le voci e le facce di oggi a quelle di allora e ho capito chi era tutta quella gente… sono impallidito, mi ha preso il panico e non sono stato più capace di muovermi.
“Allora? C’è voluto il latino ma adesso ti ricordi di me…. anzi di noi…. dei secchioni? Ti ricordi di cosa tu e quegli altri stronzi dei tuoi amici mi…anzi ci avete fatto passare? Io mi ricordo bene di come ti piaceva trattarci da merde e chiamarci “finocchietti”. Ti ricordi degli allenamenti di basket e di tutte le volte che mi avete nascosto i vestiti e strappato le mutande solo perché ero grassoccio, sembrava che avessi il seno e non avevo peli da nessuna parte?…. Mi obbligavate a sedermi con l’uccello nascosto tra le gambe accavallate, “la posa da porca” ricordi?... poi venivate a palparmi le “tettine” e ad infilare le vostre mani per controllare se la mia “patatina” fosse calda e umida, poi qualcuno dei tuoi amici coglioni iniziava a sventolarmi davanti al naso il suo “Boss” ,era così che chiamavate i vostri passerotti no? e aspettavate aspettavate che succedesse! Sapevate bene che di li a poco mi sarei sborrato da solo sui polpacci…volevate che succedesse… e succedeva sempre! Io piangevo, ti pregavo di smetterla perché eravamo amici dalle medie ma tu stronzo, negavi, ridevi, mi compativi e dicevi che dovevo ringraziarvi perché alla fine mi stavate solo aiutando a far uscire la mia natura di “finocchietto”! Quanto vi divertivate voi facce di merda a prendermi per il culo, ed era solo l’inizio ricordi? Dopo vi siete evoluti!
I ricordi, la vergogna e il panico, montavano sempre di più quindi ho cercato di giustificarmi dicendo che all’epoca eravamo solo degli adolescenti cretini e che era vero che ero stato uno stronzo ma che erano altri tempi, del resto erano passati più di vent’anni e oggi eravamo tutti uomini adulti ma che comunque mi dispiaceva se per caso o qualche volta lo avessi trattato male.
“Per caso??? Qualche volta??? Vogliamo parlare della gita del secondo anno? Di quando sei andato dalla tua puttanella e ti sei fatto dare mutandine, calze a rete e reggiseno e tu e tutti gli altri pezzi di merda mi avete obbligato a indossare giorno e notte quella roba? Ma a te non bastava e così me le avete fatte togliere, le avete riempite e me le avete fatte rimettere belle umide e impiastricciate, e quando erano asciutte dovevo dirvelo…e giù seghe! Questa cosa era diventata la tradizione di carnevale, di capodanno ma la festa che vi piaceva di più era halloween: mettiti questa roba “finocchietto” che si va in giro a fare dolcetto o scherzetto…ti ricordi? Lo scherzetto era sempre lo stesso: su la gonna e giù le mutande e il dolcetto….sperma! Oh, parliamo anche di quanto vi siete divertiti quando mi avete fatto fare lo spogliarello, tanto ero già vestito da puttana, davanti a…….. lui, si, quello li alla tua sinistra…si, quello con gli occhiali…..lui, lui… Ricordi che non riusciva a trattenere l’erezione? Che problema c’era? Per aiutarlo bastava che glielo succhiassi un po’, del resto dato che era come me si trattava solo di solidarietà tra “finocchietti”: parole tue, ricordi? Ah, aspetta: vogliamo ricordare tutte le seghe che vi siete fatti dentro le mie scarpe? Non ho mai capito se usavate le mani oppure le scarpe stesse. Spiegami per piacere… che sono curioso ancora oggi!”
Non sapevo cosa dire ne cosa fare ma iniziavo a sudare e l’uccello mi diventava sempre più duro.
“Cosa hai da dire di quella volta che al parco avete legato all’albero quei due….che tra l’altro sono proprio dietro di te…si si, sono proprio i due seduti li….. mi avete detto di tirargli giù i pantaloni e accarezzargli le palle e che se lo avessi fatto bene sarebbe stata l’ultima volta, che avreste smesso di umiliarmi e io coglione l’ho fatto nella speranza che foste di parola, tu su tutti, ma invece ho dovuto fare altro e la maglietta era da buttare! Te la ricordi? Era la mia preferita, quella con scritto Property of UCLA! Dicevi che ero proprio un bravo “finocchietto” e dato che era chiaro che lo fossi… avete legato anche me e ve ne siete andati tutti soddisfatti. Sai chi ci ha liberati?.....si proprio il vecchio depravato….. quello che dava mille lire per poterlo vedere, duemila per toccare, cinquemila per un pompino e che arrivava anche a diecimila pur di scopare ragazzini! Era la tua fonte di reddito all’epoca, riuscivi a guadagnare anche cinquanta o sessantamila lire a settimana…bastava portargli un paio di noi e il gioco era fatto. Lui guardava ,toccava e succhiava e tu incassavi le tue sedicimila lire quotidiane: pagamento anticipato, niente forfait e niente sconti… lo ammetto, eri furbo! Ricordi cosa diceva? quasi ti implorava: “Dai Bello, fammene scopare uno oggi che ti do il dieci più il solito che fa ventisei, ci compri di tutto col ventisei e se mi fai vedere anche il tuo ti do il trenta, ci fai di tutto col trenta al giorno d’oggi! ” Non ho mai capito perché rifiutavi sempre…. ”dai Bello” spiegamelo….Comunque quel giorno non gli pareva vero di avere tutto quel ben di dio gratis, ci ha slegati perché sperava di riuscire a scopare almeno uno di noi, credeva di essere in grado di prenderne almeno uno di quei bei giovanetti così carini, ma invece siamo scappati e dopo che te l’ho detto sei tornato da lui e….ti sei fatto pagare! Volevo già dirtelo allora ma non ne ho avuto il coraggio quindi te lo dico adesso: Vaffanculo!
Mi stavo eccitando e il cazzo tentava di uscirmi dai pantaloni come non mi succedeva…da quei tempi.
“Ti ho fatto i compiti per anni, ti ho sempre aiutato col latino, la geografia, il francese e tutto il resto ma quella volta che mi sono rifiutato di farti copiare il compito in classe di matematica e hai preso un bel quattro mi hai portato in saletta e mi hai fatto “sverginare” con il manico dello spazzolone da quei due segaioli che ti obbedivano sempre che poi mi hanno anche sborrato sulla schiena…neanche il tempo di prenderselo in mano che quelle mezze seghe che credevano di essere uomini ….hanno spruzzato: tutto finito in tre secondi! Non sai che scuse imbarazzanti ho dovuto inventare con i miei, coi dottori e con gli sbirri. Sei venuto a trovarmi all’ospedale solo per essere sicuro che non avessi fatto il tuo nome e che non avessi raccontato la verità, non perché eri pentito, coglione! Ti sei messo a raccontare dei centimetri di manico che erano entrati, di quante volte lo avevate spinto dentro, mi hai spiegato che siccome ce l’avevo sempre moscio avevate continuato, per farmi un favore, fino a che non sono svenuto dal dolore: che cazzo di colpa avevate voi se io ero un “finocchietto finocchio” incapace di tenersi un manico di spazzolone nel culo senza lamentarsi? Mi ricordo bene che mentre raccontavi avevi il cazzo durissimo che voleva uscire dai jeans. Prima di andartene mi hai raccomandato di tenere la bocca chiusa altrimenti appena fuori mi avresti portato da chi sarebbe stato felice di prendere il posto dello spazzolone e poi mi hai anche strizzato le palle, coglione! Mi avevate lacerato l’intestino, avevo avuto un’emorragia interna, quasi ci lascio la pelle e tu pensavi a pararti il culo e a incassare finalmente le famose diecimila più il solito che avrebbe fatto ventisei, coglione! Pensavi solo a quanto ti si sarebbe drizzato vedendo il vecchio che mi scopava così saresti potuto correre a farti fare una pompa da quella zoccola mora che nemmeno ti piaceva ma che aveva una gran bella bocca calda, coglione!”
Mi si era ammosciato……..
“Non dire di no: vi guardavo tutti ma guardavo te in particolare e vedevo che avevi sempre il cazzo in tiro. Ti vantavi di come la tua puttanella ti faceva godere ma avresti dovuto ringraziare me per tutti i pompini che ti ha fatto perché ero io a fartelo drizzare, lei finiva semplicemente il lavoro! Come quella volta quando tua madre non c’era, mentre ti scrivevo la relazione di scienze ti sei tolto gli slip con la scusa che erano stretti e sei rimasto tutto il pomeriggio col cazzo in mano e me lo mettevi davanti agli occhi ogni trenta secondi, non ce la facevi più e rischiavi di cedere….. e così mi hai cacciato via e sei andato da lei a fartele sgonfiare. Lo so cosa avresti voluto fare ma ti sono mancate quelle palle di cui tanto eri orgoglioso”
Era tornato a spingere sulla cerniera…….
“Ti ricordi di….dove sei?....ah eccoti la…. Aveva osato avere una ragazza ma siccome era un secchione doveva essere per forza un “finocchietto” e voi dovevate ricordarglielo e rimetterlo al suo posto quindi: giù i calzoni tutti e due ed ecco la mia prima volta con un cazzo vero, spiegami che cazzo avevo fatto io! Mi ricordo di quanto forte i tuoi amici se lo menavano, si schizzavano apposta a vicenda, tanto dopo toccava a me pulirli…con la lingua! Fammi capire: visto che non lo tiravi mai fuori davanti a tutti, tu come facevi, ti venivi nelle mutande? ”
Il mio cazzo stava facendo esattamente quello.
“Ti ricordi l’apoteosi: il giorno del diploma? Dopo aver visto i voti ripetevate di continuo che lo sapevano tutti che avevo preso il 60 (a quei tempi era il massimo) solo perché lo succhiavo e lo menavo ai prof, che diritto aveva un “finocchietto” come me di avere un voto più alto di voi uomini veri? Nessuno, ovvio! Mi avete obbligato a togliermi la tuta e l’avete buttata dalla finestra, mi avete strappato le mutande e le avete bruciate, mi avete spinto nel corridoio e mi avete costretto a menarmelo davanti alle ragazze….quelle troie…. Dalla vergogna mi rimaneva molle, piangevo e ti imploravo di farla finita, ero tuo amico, ti avevo sempre aiutato, ma mi hai riso in faccia e mi hai chiamato checca isterica. Ridevi ma avevi il cazzo duro come il marmo, si vedeva! e lo so che per giustificarti con te stesso hai messo le mani sotto la gonna della tua puttanella e la sua dentro i tuoi pantaloni: Vedevo tutto anche se avevo gli occhi umidi!”
Avevo le mutande bagnate, calde e appiccicose, ma l’uccello era ancora in piedi!
“Ti ricordi cosa avete fatto dopo? mi avete portato così com’ero dietro al locale della spazzatura, avete iniziato a toccarmi fino a farmelo diventare duro poi vi siete abbassati i pantaloni e mi avete obbligato a prendervelo in bocca e mentre succhiavo qualcuno di voi me lo toccava e mi ha anche fatto venire! Peccato che non sono riuscito a vedere di chi fosse quella bocca avida perché mentre ci provavo uno di voi me lo ha spinto dritto nel culo e ho chiuso gli occhi per il male, Vi siete alternati durando chi più e chi meno, di solito meno …..ma l’ultimo è durato di più e mentre mi scopava con grande impegno e soddisfazione diceva che quello era il giusto ricordo che dovevo avere dei miei anni da “finocchietto” al liceo! Ricordi chi era? Proprio tu! Quindi non venirmi a raccontare che non hai mai scopato un maschio. Glielo hai mai detto alla tua troia che erano anni che non vedevi l’ora di sbattermi e che finalmente lo avevi fatto, le hai mai confessato che avresti voluto essere al mio posto?”
Ha sorriso e in pochi secondi era nudo, ha messo il cazzo tra le cosce e si è seduto nascondendolo tra le gambe accavallate: la mia erezione spaventosa dava una forma innaturale ai miei pantaloni e mi sono sentito sollevato quando mi hanno spogliato e lo hanno liberato da quella prigione. Non ho fatto caso a quando mi hanno dato fuoco ai boxer o a quando mi hanno deriso perché ero depilato….completamente depilato, non mi sono nemmeno accorto che i due del parco l’avevano tirato fuori e me lo avevano messo in mano!
“Con la destra è uguale a quando te le fai da solo, con la sinistra prima spingi e poi tiri….devi solo prendere il ritmo, non è difficile”
Ormai avevano tutti l’uccello di fuori, aspettavano il loro turno e il mio cazzo era più duro che mai: come avrei voluto che qualcuno mi….desse una mano ma figuriamoci se lo hanno fatto! Ancora prima di poter dire qualcosa uno mi ha schizzato sulla coscia sinistra e l’altro mi ha inondato le natiche, subito dopo gocciolava anche la coscia destra e mentre altri due mi irroravano le chiappe quell’idiota che avevo buttato nudo nella neve era riuscito a centrarmi un’ascella: come cazzo ha fatto con quell’affare ridicolo che si ritrova non me lo so spiegare ancora oggi! In breve tempo ero in ginocchio e sentivo lo sperma colarmi dal culo ai talloni e poi mi son trovato con due cazzi in mano mentre un terzo mi scivolava vigliaccamente in bocca: ogni mio tentativo di sputarlo fuori è stato inutile, me lo hanno impedito e così non ho potuto fare altro che imparare a fare pompini. Mentre succhiavo riuscivo sempre a vederlo seduto calmo e tranquillo a godersi lo spettacolo ma poi si è alzato e io ricordo di aver visto il suo cazzo scattare come una molla e di aver istintivamente chiuso le chiappe perché era enorme.
“Guardalo bene che questo è meglio del manico di una scopa….”
Mi hanno tenuto fermo mentre lui puntava, spingeva e finalmente entrava. E’ andato avanti e indietro per una vita e quando è stato stanco ha ceduto il posto agli altri che non si sono certo tirati indietro, appena uno stava per venire lasciava spazio ad un altro. Mi hanno schizzato sulla schiena, sulle braccia, sul culo, sulle gambe, perfino sui capelli ma lui mi è venuto in bocca e dopo averlo fatto……
“Ricordi l’unica frase che sapevi in latino? Do Ut Des : do perché tu mi dia! Noi abbiamo dato e da oggi tocca a te!”
Quando gli altri se ne sono andati io sono rimasto li in ginocchio, nudo, impiastricciato, sudato, stanco e dolorante ma con l’uccello ancora in tiro ….mi era piaciuto e ne volevo ancora. Lui lo sapeva e visto che ormai eravamo soli ha fatto un altro paio di giri completi! Continuo a “farmi” le donne ma da quel giorno ho iniziato ad interpretarne il ruolo e non ho più smesso. Se volete sapere se l’ho più rivisto, la risposta è si….ma da allora, ne ho visti anche molti altri……
Prendete questo racconto un po’ come vi pare, potete pensare che sia inventato, romanzato o falso, non mi interessa perché io so che è ciò che mi è capitato nell’estate del 2009.

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