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Gay & Bisex

Come tutto è iniziato (parte terza)


di SalBsx
27.05.2025    |    6    |    0 6.0
"Lui sorrise, tossì e mi rassicurò che all'inizio avrebbe fatto piano (no grazie, non mi interessa una Minchia della tua musica) ma che poi, dato che sarei..."
Come tutto è iniziato (parte terza)

Capitolo Dieci: Il Vecchio bavoso del Parco.

A questo punto il mio stupido sistema mnemonico, al posto che continuare a farmi ricordare cosa Diavolo stesse succedendo nel fienile, ha deciso di fare un salto temporale, di abbandonare di colpo quel mese di luglio e di trasportarmi all’improvviso a quello di settembre. Mi ritrovai che tornavo dall’esame di latino felice di aver già saputo che mi era andato bene (non ero scemo per niente durante la prima Liceo, ma solo svogliato perché mi stava parecchio sui Coglioni quel Prof.), mi vidi allungare la strada, attraversare il parco ed arrivare in prossimità di una panchina solitaria dove mi balenò l’idea di combinare qualcosa ed infatti, in pochi istanti, decisi che avrei potuto almeno togliermi le mutande; ebbene si Porco Cazzo, appena rientrato dalle vacanze avevo ripreso le maledette vecchie abitudini. Dopo aver dato una rapida occhiata ai dintorni, appoggiai lo zainetto a terra e credendo anzi illudendomi, non ci fosse in giro nessuno, mi (quasi) nascosi dietro ad un grande Ippocastano dove mi tolsi scarpe, jeans ed infine anche quello stupido indumento di cotone; che addirittura piegai e misi via per bene; e dove, notato che avevo il Coso in forma smagliante, pensai che già che c’ero potevo anche Sbrigare una delle mie Faccende preferite. Lo Impugnai ma dopo solo un paio di colpi, non sentendomi del tutto a mio agio (credo perché mi accorsi presto di non essere più in Fattoria o forse perché mi sentivo osservato) mi risistemai e ripresi velocemente la strada di casa dove una volta chiusa la porta, non persi molto tempo: mi fiondai sul balcone e rapidamente innaffiai un geranio. Il mattino successivo, certo che grazie all'aiuto ricevuto dal non Cugino sarei stato in grado di passare anche il temuto esame di matematica, decisi ancora prima di entrare in classe che una volta ottenuto il risultato sperato non avrei fatto il codardo come il giorno prima, giurai che avrei preso in mano la situazione ma non solo quella, e che avrei festeggiato l’impresa a modo mio. Uscii da scuola soddisfatto del mio 6 risicato e deciso a non tradire i miei stessi propositi, allungai di nuovo la strada. Mi fermai dietro al vecchio distributore, ormai chiuso ed abbandonato da anni, dove eliminai strappandolo, insultandolo e poi abbandonandolo al suo tragico destino, quel fastidioso intoppo che stava sempre tra me ed i miei jeans. Finalmente libero e parecchio entusiasta dall’aver fatto evadere così risolutamente il mio Uccello dalla sua gabbia e di averlo liberato dalle costrizioni imposte dalle antiche convenzioni sociali, entrai nel parco avvertendo la soddisfazione e gustandomi la sensazione di sentirlo aggirarsi autonomamente dentro ai pantaloni, di saperlo pompare voglia facendo comparire la Cappella ritirando la pelle che normalmente la protegge, di scatenarsi; e chi avrebbe mai voluto contrastarlo o fermarlo?; roteando da destra a sinistra lento ma inesorabile e di aver la certezza che si stesse dirigendo verso l’alto facendosi da solo il solletico mentre saliva e si strofinava contro il tessuto ruvido ma piacevole che lo teneva comunque nascosto al mondo, per indicarmi la strada. Mi incamminai verso la stessa panchina del giorno precedente, la sorpassai di poche decine di metri e poi, guardingo ma non troppo, mi infrattai tramite un appena accennato sentierino in mezzo ad alcuni folti cespugli dove nel giro di meno di mezzo minuto, ero già del tutto Nudo e pronto all'azione. Misi a terra il grande asciugamano da mare portato apposta, mi ci accomodai sopra e dopo aver giocato a Biglie per diversi minuti, quasi ad ingraziarmele e pregarle di produrre quanto più caldo e cremoso piacere potessero, decisi di Dirimere lentamente la Faccenda a mano rovescia. Partivo dal basso e mi tiravo la pelle il più su possibile fin quasi a farmi sfuggire il Coso di mano e dopo spingevo giù di colpo e mi colpivo sonoramente il basso ventre, ripetevo l’operazione tre, quattro, dieci volte per poi fermarmi a stringere forte la base della mia Carne e soffermarmi beato a guardarmi la Cappella diventare prima rotonda e poi quasi ovale e quando la vedevo gonfiarsi e cambiare colore passando dal rosso lucido al viola livido, ci appoggiavo sopra il palmo dell'altra mano, la spingevo verso terra fino a che più di così non si poteva e quindi: la rilasciavo di colpo. Subito dopo mi Afferravo il Coso ed iniziavo a Sbatterlo cinque, sei, dieci, venti volte contro lo stomaco per ottenere la gran soddisfazione di sentire quel bellissimo suono che definivo: “l’Eccitoso rumore delle Pisellate”. Malauguratamente, non essendo i Cosi rimovibili a proprio piacimento, rimpiangevo di non potermi Pisellare da solo né le Chiappe né tantomeno la Lingua perciò, mi consolavo mandando la mano destra a premere forte sullo Scroto (che manco sapevo chiamarsi cosi…per me infatti era ancora sempre e solo il “sacchetto delle Biglie”) e a tirarlo obbligandolo a farsi seguire dal mio Coso e quando sentivo che stavo quasi per strapparmi via tutto, chiudevo gli occhi, rilasciavo la tensione per godermi ancora una volta quel fantastico rumore e finalmente: respiravo. Per qualche istante Accarezzavo, Coccolavo e Lasciavo in pace tutti quanti ringraziandoli per la pazienza che mi dimostravano ma inevitabilmente la calma durava ben poco ed infatti, mentre ricominciavo a giocare con le Biglie, riprendevo anche a Strizzare, Stritolare ed Accelerare sempre meno dolcemente e lentamente la salita e la discesa della mia pelle e addirittura, tanto per cambiare sistema, ad un certo punto mi inventai perfino di ruotare il polso come se al posto del mio Uccello, avessi in mano la manopola dell’acceleratore del motorino; motorino che avrei voluto già avere ma che mi regalarono solo l’anno dopo e che alla luce dei fatti successivi avrei dovuto non usare mai anzi, avrei dovuto vendere ben prima di sposarmi. Insomma, che devo dire e che devo farci? ero nel mio mondo ideale, nel mio mondo perfetto e preferito! Mi stavo beando felice nel mio sano ed autoerotico compiacimento Segaiolo quando all'improvviso sentii una voce biascicante e roca, di quelle da fumatore incallito, chiamarmi: “Bello!”. La voce mi disse che ieri era rimasta piacevolmente ad osservarmi fino a che non l’avevo un po’ delusa perché non avevo avuto il coraggio di finire quello che avevo iniziato e perché ero scappato prima che lei potesse avvicinarsi, ma siccome sapeva che oggi sarei tornato in zona; perché quelli come me lo fanno sempre; mi aveva aspettato e visto quel che aveva visto fin ora, aggiunse che aveva fatto bene a farlo. La voce mi disse che la aggradavo molto, che ero proprio un bel Manzetto, che le era tanto piaciuto quello che avevo fatto prima dietro al benzinaio e che finora le avevo offerto uno spettacolo più che decente e molto Arrapante ma, dato che per lei era ovvio che stavo solo sprecando le mie energie, aggiunse che sarebbe stato meglio per tutti se fossi andato assieme a lei in un boschetto un po’ più in là, in uno più scuro (ma forse disse sicuro) ed isolato di questo, dove ci avrebbe pensato lei ad insegnarmi tutte le cose giuste che si possono fare nei boschetti, cosa fosse meglio fare nei boschetti ma soprattutto, dove avrei imparato cosa e come dovevo fare per fare con lei “all’Amore vero”. Mi venne un colpo, trasalii e quando aprii gli occhi, vidi per la prima volta in vita mia il Vecchio bavoso del Parco. Memore dell’avvertimento del non Cugino saltai in piedi, arretrai il più possibile riuscendo persino a reinfilarmi maglietta e pantaloni e mi guardai subito attorno cercando una via di fuga, ma al di là del rendermi conto che non ne avevo perché l’unica che c’era me la stava sbarrando lui che nel frattempo lo aveva tirato fuori e stava provando a farselo crescere, realizzai anche che in quel momento stavo vedendo il mio terzo Uccello vero dal vivo e che quel nome che gli avevano affibiato corrispondeva a verità: il Vecchio bavoso del Parco, di cui conoscevo la leggenda, sbavava davvero! A muso duro; ma in realtà completamente terrorizzato; gli dissi di andarsene via anzi, di andarsene a fare in Culo e di mollarmi perché io quelle cose che intendeva lui, non le facevo con gli Uomini perché a me piaceva la Figa. Lui tossì, rise e mi rispose sornione di non raccontargli Coglionate, che sapeva bene che invece ero tornato lì proprio nella speranza di trovare un Uomo per farle (io farle cosa? farle con un Uomo chi, io? ma non dire certe Stronzate!), perché ero come tanti altri (ah si? e chi sarebbero ‘sti poveri cretini?) a cui lui aveva già insegnato a fare “all'Amore vero” (ah si, tu? ma dai, ma guardati che sei Vecchio, ma finiscila di dire ‘ste Scemenze, ma chi lo vuole quell’affare moscio che non ti sta manco dritto!), rise ancora e ribadì di non dirgli Cazzate che sapeva bene che cercavo e desideravo un Maschio per farle (ah si? forse si, farle si, ma di sicuro non con te che sei solo un brutto Vecchio che sputa!) solo che non sapevo ancora come si facevano quelle cose (ma non dire Minchiate, che ne sai tu che non lo so?), che non le avevo mai fatte (questo lo credi tu Vecchio Sfigato!) perché non conoscevo ancora il Maschio giusto e ovviamente, dato che quel Maschio era lui (questa si che è una gran Cazzata!) mi garantì che andando con lui a fare “all’Amore vero” (non Vengo! la capisci o no che non Vengo? vai via brutto Vecchio maniaco!) avrei imparato tutto (già lo so quel tutto perciò vattene via anzi: Vattenaffanculo! io non Vengo con te!), disse che mi avrebbe insegnato lui come ci si fanno per bene la Seghe (questa è proprio bella! a me lo vuoi insegnare? ma se sono il Re delle Seghe io, che in un giorno me ne son tirate Otto!) e che avrei capito come le si devono fare ad un altro Maschio (questa è ancora meglio! Credi davvero che non gliele so fare?) prima di fargli un gran bel Bocchino (a parte che si chiamano Pompini e che lo so come vanno fatti che li ho già fatti cioè, che me li han già fatti! ma comunque: Cazzo pretendi che qualcuno tipo me voglia solo pensare di metterselo in Bocca? che non te lo si vede nemmeno in mezzo a quello schifo di foresta grigia che ti ritrovi e poi a me fanno schifo i peli in Bocca che non mi piacciono i peli che io non ne ho ma casomai me li taglio col rasoio come mi ha insegnato a fare mio Cugino!), disse che mi avrebbe spiegato bene lui di come ci si deve comportare per farsi Scopare a Lungo da un Uomo vero come lui (Cazzo dici? Vero Uomo tu che sei un Vecchio? guarda che a me neanche mi interessano i Vecchi brutti e pure pelosi come te che son meglio quelli Giovani e pelati li in mezzo come mio Cugino!). Si accese una sigaretta, tossì, sbavò di nuovo e mi disse che lui sarebbe stato gentile con me se io lo fossi stato con lui (guarda: io sono molto maleducato quindi, no grazie e Vattenaffanculo via subito che sei solo un Vecchio maniaco peloschifoso!), rise ed aggiunse che mi avrebbe preso alla Pecora o meglio, visto che ero proprio un bel Giovinetto, che mi avrebbe Inculato alla Pecorina (ma vai a Vaffanculo! e comunque preferisco altri animali io, preferisco fare la Vacca io, cioè io preferisco chi mi Monta come una Vacca io, cioè no! io preferisco i Giovani Tori come mio Cugino che mi Montano come si Montano le Vacche io, non i Vecchi Maiali che vogliono Farmi a Pecorina come una Pecora cioè, insomma no! hai capito che non Vengo e non mi Inculi e manco mi Monti e quindi mollami e Vattenaffanculo!). Mi stava mandando in confusione, lo sapevo io e lo aveva capito anche lui, ma per fortuna che vederlo perdere un altro litro di bava e non riuscire proprio a farselo diventare un qualcosa di semi utile, mi fece venire in mente quel canovaccio, lercio di ogni schifezza, che il non Zio Strizzava dopo averlo usato per asciugare i Vitelli appena nati, mi permise di ricominciare a ragionare (ma Vaffanculo brutto Vecchio Porco Maiale, te e tutto il tuo Cazzo di zoo!). Lui sorrise, tossì e mi rassicurò che all'inizio avrebbe fatto piano (no grazie, non mi interessa una Minchia della tua musica) ma che poi, dato che sarei stato io stesso a chiederglielo (cosa?), disse che ci sarebbe andato dentro e fuori potente e deciso (ma va al Diavolo, ma poi: ma potente cosa? che è mezz’ora che te lo Meni e ce l’hai ancora molle come uno straccio! ma chi Cazzo, io no di sicuro, lo vuole quell’aggeggio così moscio?), aggiunse che siccome ne faceva tanta (di cosa? e dove te la fai? nel pannolino?) di quella buona Roba Bianca (guarda Vecchio che quella che ti fai addosso è gialla e fa pure schifo e puzza come te!) mi sarebbe Venuto abbondantemente dentro e fuori (ma Fottiti! assolutamente no! tu non Vieni da nessuna parte e manco io!) come gli chiedevano sempre di fare quelli come me (ah si? sarebbero ‘sti poveri scemi che si accontentano della pelle e delle Palle inutili di un Vecchio puzzone?) ed infine, affermò che a seconda del tempo che ci avrei messo ad imparare (io non ho tempo e tu non hai proprio il Cazzo adatto per insegnarmi qualcosa!), mi avrebbe anche allungato un Dieci o forse anche di più: “Fidati Bello, hai solo da guadagnarci”. A questo punto Venni folgorato da un opportuno lampo di genio. Alzai una mano come si fa a scuola, mi schiarii forte la voce e chiedendogli di lasciarmi un minuto per pensarci, gli dissi che (forse) aveva ragione e che (forse) quel che gli vedevo ingrandirsi tra le mani mi stava (forse) stimolando a cambiare (forse) idea riguardo il fare quelle certe cose ma intanto, allungai la mano e frapposi lo zainetto tra di noi nella speranza che ci inciampasse se per caso fosse partito per aggredirmi. Presi tempo affermando che dovevo sentire come la pensasse il mio Uccellino (lo chiamai apposta così e lui tossì e sbavò) e lo distrassi una prima volta slacciando un paio di bottoni dei miei 501, una seconda allargando un po’ il varco (lui mosse la testa da tutte le parti sperando di poter vedere qualcosa che peraltro aveva già ammirato prima senza che io lo sapessi) ed una terza, dopo aver raccolto, piegato e messo via il mio telo mare, infilandoci dentro un paio di dita (gli scese parecchia bava). Mentre Smanettava ancora a vuoto, gli domandai un altro minuto per convincermi del tutto che quelle cose che voleva fare lui le volevo fare anche io, lo costrinsi a sbavare e a distrarsi di nuovo slacciando tutti gli altri bottoni; tranne il primo; e spingendo all’inverosimile la mano all’interno dei pantaloni, dichiarai serio che non doveva essere d’accordo soltanto il mio inesperto Cazzo da Giovinetto ma anche il mio bel Culo da Vergine (che gran Balla questa!). Nel frattempo recuperai e mi infilai le scarpe e poi, senza mai perderlo d’occhio, mi accosciai per allacciarle distraendolo ancora una volta facendo fare capolino a quanto più del mio Coso mi riuscì di far sbucare dai jeans; dopodiché mi alzai di scatto e quando tirai fuori tutto quanto del tutto, lo vidi Sussultare, Tremare e sbavare da paura. Consapevole che l’esca aveva funzionato e che ormai aveva abboccato al mio amo, anche se in quel momento si mosse ed ebbi paura, decisi comunque di rischiare e rincarare la dose facendo esattamente come mi aveva insegnato a fare il non Cugino per quelle volte che avessi avuto voglia o bisogno di richiamare l’attenzione di un qualsiasi tipo di Avifauna: spinsi la Lingua contro la guancia e mossi più volte e lentamente, il pugno semiaperto da destra verso sinistra e poi, per dargli il colpo di grazia, optai anche di mettermi a giocare con le Biglie e di forzare il mio Coso ad agitarsi. Mentre l'eccitato Porcomaiale si Scuoteva freneticamente la pelle del Cazzo, senza peraltro ottenere granché più di prima, lo informai che mi ero deciso, che quello che gli vedevo spuntare (più o meno molto vagamente) Duro da in mezzo alle gambe, mi aveva convinto ad andare a farmi fare “all'Amore vero” da lui. Mentre sbavava roteando gli occhi come impazzito rischiando anche di lussarsi una spalla, gli confermai che ci stavo a farle tutte quelle cose anzi, che ci sarei stato a farmi fare tutte quelle cose che lui preferiva insegnarmi e allo scopo di farlo definitivamente andar fuori di testa, presi in mano il mio Coso (lui si che era Duro) e cominciai a muovere le Anche per mimare l’atto della Scopata. Gli dissi che ero d'accordo nell'andare a farle subito, che non vedevo l’ora di sentire il suo gran Cazzo che mi entrava e mi usciva e mi andava e mi Veniva dentro e fuori più potente e deciso che mai e che volevo che poi me ne Spruzzasse tanta di quella sua Roba Bianca, che me la Schizzasse tutta quanta la sua buona Roba Bianca dentro e fuori e dappertutto sulla Faccia e sulla Lingua ed infine, aggiunsi che ci sarei stato per tutto il tempo che ci voleva e che voleva e che pareva a lui, ma tutto ciò: per non meno di un Trenta o forse anche di più! Schioccai le dita per richiamare la sua attenzione ed una volta ottenutala, lo misi al corrente che prima di muoverci da li, doveva rispettare ciò che mi aveva promesso e che per convincermi del tutto, oltre a mostrarmi quel bell’Argomento (ma per favore!) carico di buona Roba di Sborra Bianca (mai vista tanta bava in vita mia) che aveva in mano, doveva farmi vedere anche la “Fresca”. A quel punto, al vecchio Porcomaiale sembrò quasi venire un infarto ma riuscì a calmarsi e a mettersi ad armeggiare col portafoglio dal quale tirò fuori addirittura un Cinquanta intero che mi mostrò fiero, tendendo verso di me sia il braccio che l’Uccello, che pur essendo migliorato perché almeno adesso gli stava quasi perpendicolare al busto senza aiuti, era ancora molliccio e comunque parecchio sopravvalutato; con gli anni infatti, ammetto di averne visti ed adoperati di molto migliori. Sghignazzò nervosamente, si accese, tossendo ancora, un'altra sigaretta e mentre riprendeva a sbavare da schifo, mi disse che non si era sbagliato su di me, che aveva avuto ragione a pensare che alla fine ero solo l’ennesimo Puttanello in cerca di un Cazzo anzi: in cerca del suo gran Cazzo e che probabilmente ero addirittura il più bel Puttanello Voglioso di un Cazzo, magari un po’ aggressivo, stronzetto e sgarbato e fin troppo sulle sue all’inizio, ma comunque talmente Troietta da aver bisogno di essere subito Svezzato in Bocca e in Culo, dalla Lunga esperienza del suo gran bel Cazzone, che gli fosse capitato negli ultimi tempi. Mentre faceva cadere a terra i pantaloni ordinandomi di sbrigarmi a spogliarmi perché prima di cominciare la lezione voleva vedermi ancora una volta tutto bello Nudo come ero prima, cominciò ad Ansimare Arrapatissimo; alla fine ce l'aveva quasi fatta a farselo andare semi in tiro; che non c'era bisogno di andare altrove, che quel posto dove eravamo andava più che bene anzi, che andava benissimo per insegnarmi a fare “all’Amore vero” per la prima volta in vita mia (ma che ne sapeva lui…) e poi, senza mai smettere ne di sbavare ne di allontanare lo sguardo dal mio Coso, che a dirla tutta facevo apposta a continuare a Contrarre e Agitare, mi chiamò ancora Troietta e mi chiese quanto mi eccitasse farmi chiamare cosi perché a lui si, a lui piaceva definire in quel modo i suoi “studenti”. Fu in quel momento che partii a razzo afferrando prima lo zainetto e poi anche il Cinquanta e che lo buttai a terra con una bella spallata riuscendo finalmente a togliermi da quella pessima situazione. Corsi alla disperata fino alla strada dove finalmente mi fermai a respirare e dove, dopo aver messo via il mio C(os)omplice ed essermi girato a controllare che il Vecchio bavoso non mi stesse inseguendo, ringraziai col pensiero il non Cugino e scoppiai a ridere sollevato. Arrivato a casa soddisfatto sia per l’ottima riuscita del mio piano che per l'altrettanto ottimo guadagno, mi resi conto che qualcosa era rimasto in sospeso perciò mi rifiondai subito sul balcone dove stavolta, lasciato in pace il geranio, innaffiai buona parte di me stesso e già che c’ero, dato che il mio non Cugino mi aveva detto che faceva bene, mi frizionai Viso e Corpo con la mia personale Crema di bellezza rimpiangendo però la mancanza della sua. Qualche giorno dopo tornai apposta al Parco e nel momento in cui rividi il Vecchio Porcomaiale col braccio al collo, la faccia graffiata e livida e la testa fasciata; chiari ed inopinabili segni della mia fuga; mi feci notare e quando poi mi avvicinai con l'aria da vero bullo, da vero Duro, mostrandogli il medio e facendogli anche il gesto di fargli un Culo quadro, lui mi allungò gratis un Venti e si allontanò zoppicando il più velocemente che gli riuscì di fare. L’indomani cominciò la seconda Liceo e tutto cambiò fino al matrimonio, cambiò ancora dal giorno dell'incidente e poi ancora e del tutto, dalla famosa estate del 2009 in avanti (ma questa è un'altra storia che in parte ho già raccontata!).
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