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Leccalecca


di Urcaloca
12.09.2016    |    6.673    |    2 9.9
"Era uno spettacolo vederla letteralmente coperta di giovani quasi febbricitanti di voglia, mani sul culo, sulle tette, la fottevano in ogni posizione e lei..."
Eccola finalmente uscire dallo studio del ginecologo da cui Marina si era recata per una visita di ruotine, io la aspettavo fuori vista la condizione dei parcheggi.
Mi ero offerto di accompagnarla per non diradare le nostre uscite, data la disinvoltura con cui cambiava partner, Marina andava tenuta sotto controllo e io pur essendo l’ultimo di molti della compagnia che se la erano fatta, sia maschi che femmine, volevo dare una continuità alla nostra storia anche se con una così era più facile dirlo che farlo.
Oltretutto lei amava raccontare le sue scopate e questo un po’ mi stuzzicava ma quando è troppo è troppo, come ad esempio quando mi ha raccontato che tre sere prima mi aveva dato buca perché un magazziniere del supermercato la ingrifava tanto da lasciarsi convincere a una pizza seguita da scopata nel minivan del tipo. Del resto da una che scopa a raffica senza problemi, di certo non puoi aspettarti fedeltà e un atteggiamento monastico.
Sale in macchina e la vedo strana, su di giri e leggermente stravolta nel trucco e nella capigliatura.
-Tutto bene la visita?- le chiedo
-Sono sana come un pesce, altrimenti non mi avrebbe mica scopata come ha fatto-
Quella del pagamento in natura che Marina spesso e volentieri praticava, credevo fosse una leggenda metropolitana.
-Non fare quella faccia- rimbrottò -Un medico del suo calibro costa almeno 160 euro, ma da quando ci siamo messi d’accordo in questo modo felice lui e felice io-
Era sfrontata in modo incredibile e io cominciavo ad eccitarmi, anzi stavo andando fuori di testa. Lei continuò.
-Fermati in un bar, devo darmi un’asciugata, quella zoccola dell’infermiera deve aver mangiato la foglia e ci ha fatto fretta continuamente, quindi mi sono dovuta tirare su gli slip alla svelta e mi sta uscendo lo sperma dalla figa. Cavolo l’amico doveva avere un certo arretrato, mi ha irrigato e sento il filo delle mutande zuppo-
Era troppo, fermai la macchina a caso sotto uno degli alberi del viale fra altre due vetture.
-Che idee hai- sorrise lei comprendendo benissimo che idee avessi.
Le fui addosso in un attimo, cominciai a baciarla affannosamente, poi le alzai la gonna e tendendo le mani sentii fra le dita il laghetto che la infastidiva.
Le baciai le tette uscite dal reggiseno e poi in un impulso irresistibile tuffai le labbra fra quelle della sua vagina.
Marina aveva compreso che la situazione mi eccitava e pensò di sfruttare il mio delirio incitandomi, sapeva che ormai ero partito.
-Bravo maiale, lecca la sborra di Sandro, mi ha fottuta come una cagna, praticamente ho pagato come fa una troia-
Le baciai il collo e poi la bocca con la lingua intrisa dello sperma di un altro e poi entrai in quell’antro zuppo con un’erezione che quasi mi faceva male.
La fottevo ansimando e lei anch’essa in delirio rispondeva alle miei sollecitazioni con movimenti scomposti e gemiti soffocati.
Venni e pensai di svenire, un godimento tanto acuto non lo ricordavo dal liceo e lei quando si calmò, guidò la mia faccia fra le sue cosce.
-Leccami ancora, lecca lo sperma magari c’è ancora un po’ di quello di Sandro, porco, ti piace lo sperma dei maschi vero, lecca, lecca-
E venne di nuovo.
Dopo quell’episodio lei sparì per due giorni fino al sabato, quando ci vedemmo ci recammo in un locale fuori città con un ampio parcheggio e possibilità di mangiare a ascoltare un poco di musica con una piccola pista dove ballare,
Attorno c’era la tipica presenza di maschi dall’occhio voglioso che verificavano se ci fosse trippa per gatti.
Ballammo qualche minuto poi andammo al bancone e lei mi sussurrò all’orecchio –Replay?-
Sapevo a cosa alludesse e da quel pomeriggio non pensavo ad altro
-Dammi le chiavi della macchina e vieni fuori fra venti minuti-
Tornata in pista ci mise zero secondi a essere attorniata da due amici che la stringevano con fare bellicoso.
In meno di tre minuti li vidi uscire dirigendosi verso il parcheggio.
Addirittura due, la scrofa andava a mille quella sera.
Vedevo scorrere le lancette e l’immaginare di quel che stava accadendo fuori mi riempiva di un languore infinito. Al quindicesimo minuto non resistetti e uscii, sugli scalini vidi di ritorno i due, captai solo alcune frasi che dimostravano la loro incredulità nell’aver trovato una tale maiala.
In pochi balzi giunsi alla macchina.
Marina era nuda con le gambe alzate sul cruscotto per non fare uscire lo sperma e uno dei due le aveva spruzzato di seme le tette e la guancia.
-Bravi ragazzi, ma un po’ confusionari, comunque mi hanno scavata a fondo-
Io ammiravo la striscia di sperma sul seno e leccandolo fino alle labbra glielo ficcai in figa, anche quella volta l’erezione era stupefacente e fu una scopata da 10 e lode.
Quando conclusi ripetei il rito dell’abluzione fra le sue gambe, doppia razione c’era da succhiare due sborrate, lei era estasiata.
-Ma che porco che sei, un vero sommelier della sborra-

Praticamente ci mettemmo insieme spinti dalla passione smodata che i due episodi avevano generato. Io ripensando ai particolari venivo assalito da dubbi e anche da po’ di nausea, ma che dire? Marina pareva votata al godimento e mi chiedeva di apprezzare la cosa e prendere la vita con leggerezza.
-In fin dei conti è un gioco, non facciamo male a nessuno, andiamo a letto per divertirci non per fare figli, ci divertiamo, godiamo come pazzi e altrimenti che scopiamo a fare. Non smosciarti con teorie di cripto omosessualità, pensa a godere-
Tutto bene, in teoria, ma le nostre pratiche erano diventate una abitudine, di più un vizio, un fissazione.
Appena possibile ci esibivamo in performance da dare i brividi, godevamo come pazzi ma mi rendevo conto che da tempo non facevamo l’amore in modo normale sacrificando amici e attività diverse.
Giravamo per locali e discoteche ricercando come e chi irretire.
Di solito io restavo in un angolo a bere, mentre lei si metteva in mostra e si faceva scopare nei cessi, nei magazzini delle scope, nei ripostigli della cucina.
Di solito iniziava con un pompino fatto nel corridoio che conduceva ai cessi e poi con la bocca piena di sperma mi raggiungeva e mi baciava appassionatamente.
Questo per scaldarsi, a volte entravamo insieme e mentre io mi chiudevo in uno dei bagni lei si appoggiava al lavandino dando la schiena a chi entrava e poi alzava il vestito scoprendo il culo e abbassando le mutandine .
Non tutti avevano la presenza di spirito di approfittarne ma prima o poi uno si metteva dietro e iniziava a fotterla, era la stura, uno dietro l’altro c’era una file di cazzi che le sborrava in figa sussultando, lei incitava e dopo tre o quattro li faceva finire sulla faccia o sulle tette.
Aspettava un momento di calma e poi entrava nel cesso con me.
-hai visto in quanti mi hanno chiavata, ecco una secchiata di sborra per te!-
E mi appoggiava la figa sulla faccia da cui usciva una stalattite di sperma che impastava lingua e labbra.
Poi mi saliva in braccio approfittando dell’erezione straziante che mi era venuta.
Cambiavamo spesso locale, poiché quando venivamo individuati i gestori ci invitavano a uscire, non capivano bene cosa facessimo ma non volevano noie di nessun genere.
Poco male, per noi andava bene di tutto, cinema, bar, discoteche, una volta anche il palasport durante una partita di volley.
Stavamo esagerando, eravamo sempre più come dei predatori, affinavamo le tattiche e una sera come era prevedibile avvenne l’incidente.
Eravamo in un bistrot fuori porta, aspettavamo si facesse l’ora per entrare in un locale frequentato da liceali; Marina aveva deciso di bere “Sborra novella”, come diceva con quel suo fare spregiudicato.
Ma ormai aveva il radar innestato e al termine della cena mi accorsi che stava facendo le sue mosse per adescare un tale seduto al tavolo d’angolo insieme a una compagnia di amici.
-Quasi quasi mi faccio un aperitivo!-
Che potevo dire? Intuivo che stavamo esagerando ma ormai la cosa era andata troppo avanti, e cosi annuii.
Come altre volte i suoi magheggi avevano sortito l’effetto sperato, lei si alzò e l’uomo un vero proprio gigante la seguì in bagno.
Immaginavo che si sarebbe fatta scopare e che fuori mi avrebbe riservato il suo bottino in bocca o magari si sarebbe fatta venire sulle tette e io la avrei pulita accuratamente.
Perso nei mei pensieri vidi la porta aprirsi e lei mi venne incontro.
Era strana, camminava con le caviglie strette, a piccoli passi con una smorfia in viso.
Si appoggiò al tavolo e di getto, quasi con un rantolo mi chiese di uscire, si appoggiò al mio braccio e giunti alla macchina si appoggiò al cofano con uno strillo di dolore mentre la fronte quasi toccava il cofano.
-Pezzo di merda, pezzo di merda-
-Ma che è successo?-
-Mi fa rotto il culo, quel bestione, mi ha schiacciato contro il muro e quasi mi faceva scoppiare le tette, poi ha detto che con le cagne lui si diverte solo a sfondarle da dietro. Mi ha piantato a freddo il cazzo nel culo mentre io non potevo muovermi, mi ha incollata al muro con la sua mole e ti giuro, mi ha quasi sventrata-
Tornammo a casa, era dolorante e quando si fu lavata vidi che si erano rotti alcuni capillari dello sfintere e che la zona era tutta arrossata.
Ci mise una settimana a riprendersi, ma per almeno un mese non osai proporle altri giochi.
Scopavamo normalmente, certo si godeva, ma l’ebbrezza della caccia, dell’avventura, dell’imprevisto mancavano.
Era come se dopo un ricco banchetto, si fosse tornati a frutta cotta, stracchino e pollo lesso.
Ci si nutriva ma la lussuria era altra cosa.
Dopo vari mesi andammo al mare e sulla spiaggia c’era una comitiva di ragazzini annoiati, una controllata al cellulare, un bagno, due tiri a racchettoni ma più che altro guardavano le ragazze.
Marina mi guardò, mi sorrise poi si incamminò verso la pineta passano in modo apparentemente casuale fra i membri del gruppo, in mezzo a loro si levò reggiseno e slip ed entrò fra gli alberi.
Dopo che anche l’ultimo dei ragazzi la ebbe seguita nella macchia, mi misi in moto.
Marina era a cavalcioni di uno dei ragazzi e aveva già ricevuto un paio di sbrinciate addosso, strillava come una pazza e avendomi intravisto fra gli alberi mi mandò un bacio.
Era uno spettacolo vederla letteralmente coperta di giovani quasi febbricitanti di voglia, mani sul culo, sulle tette, la fottevano in ogni posizione e lei come una naiade ansimava e riceveva bordate di sperma dalle natiche agli occhi
Quando anche l’ultimo dei giovani si fu scaricato mi raggiunse e appoggiandomi a un albero mi disse.
-Usa lo sperma come lubrificante e inculami, voglio che mi sfondi-
-ma ti farà di nuovo male!-
-Soffrirò come una pazza ma con quel tipo in realtà ho goduto da farmi esplodere le tonsille. Non riesco a pensare ad altro e voglio che tu mi scassi il culo, voglio provare ancora quel godimento a costo di morire-
Come resistere a un tale ordine? Leccai accuratamente la sborra che la ricopriva, le pulii i capezzoli, le labbra della figa, le natiche e poi dopo averla baciata le piantai il cazzo nel culo fino ai coglioni, l’urlo che emise avrebbe impietosito un sasso ma godevo troppo e non ci pensavo nemmeno a smettere.















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