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Pietre preziose


di Urcaloca
03.06.2020    |    5.047    |    1 9.3
"Sebbene stranito dal lungo volo transoceanico appena giunto in hotel la frenesia di non perdere l’ultima notte di vacanza dormendo, mi aveva dopo un rapido..."
Il volo da Rio de Janeiro obbligava a una sosta notturna spesata dalla compagnia aerea a Lisbona in un hotel di centro città in attesa del volo della mattina per l’ Italia.
Sebbene stranito dal lungo volo transoceanico appena giunto in hotel la frenesia di non perdere l’ultima notte di vacanza dormendo, mi aveva dopo un rapido passaggio in camera spinto nella hall prima di immergermi nella notte lusitana.
Al bancone del bar uno dopo l’altro ecco raggiungermi gli altri del volo costretti come me al pernottamento, con tre di loro avevo fatto il viaggio di andata venti giorni prima, si trattava di tre ragazzotti che avevano pianificato la vacanza in Brasile unicamente per usufruire delle grazie delle ragazze carioca.
Corroborati dalle varie birre avevano iniziato a sfogare la loro esuberanza comparando le loro prodezze sessuali, si trattava del consueto miscuglio di gallismo italico, foia repressa e cinismo tipico di quel genere di persone e a sentire le loro prodezze sentivo un certo disagio, di più, mi vedevo riflesso come in uno specchio.
Anche io avevo una certa esperienza in paradisi del sesso facile, anzi diciamo che nei periodi in cui ero stato single o impegnato in relazioni piuttosto “lente”, la fama di poter accedere a sesso facile era stata una delle priorità per la scelta.
Come quasi tutti gli altri turisti sessuali avevo collezionato le mete classiche del caso: Cuba, Repubblica Dominicana, Tailandia e qualche puntatina verso le mecche dell’Est Europa, Romania e Ungheria.
I ragazzi non erano certo timidi nel declamare le loro conquiste con descrizione minuziosa delle caratteristiche sia fisiche che sessuali delle varie, Adriane, Ivoneidi, Robertinhe e Eliude.
Se ingoiavano lo sperma dopo il pompino, quanto avevano preteso per farsi penetrare il culo, e soprattutto come le avevano scaricate quando avevano iniziato a essere troppo appiccicose. Era in quelle occasioni che secondo loro si erano comportati da veri machi.
Conoscendoli sapevo che non contavano balle, facendo base a Rio per i miei spostamenti nel paese li avevo frequentati in fasi successive facendo base per una o due notti nel residenze che avevano affittato.
Al ritorno da Foz de Iguassù dopo una settimana ancora dovevano avere abbastanza soldi, infatti si accompagnavano con tre ragazze da favola in scala cromatica dal nero-nero, al mulatto al bianco appena abbronzato.
Tornato da Bahia a fine vacanza la situazione finanziaria doveva essere peggiorata, infatti nello stanzone in penombra su un letto disfatto era distesa bocconi una ragazza interamente nuda, giovanissima ma molto distante dagli esemplari visti in precedenza.
-E quella…?- domandai indicando la ragazza
-A quella, boh, la abbiamo trovata al bar sull’Atlantica, ci ha seguiti a casa e ce la siamo trombata tutti. Anzi se vuoi darle una botta anche tu fai pure, le abbiamo dato venti dollari e che si accontenti-
Quando parlavo di cinismo era a questo che mi riferivo , quell’atteggiamento fra lo strafottente e il predatorio riferito a delle giovani trattate ancora peggio delle puttane nostrane.
-No grazie- dissi declinando l’invito
-Allora quasi quasi mi faccio una scopatina io- disse Aldo avvicinandosi al letto mentre contemporaneamente si abbassava il pantaloncino –Oh se ti da fastidio e ti imbarazza la porto di la-
Io ero abbastanza basito soprattutto vedendo che aveva cominciato a fottere la ragazza a pecorina senza attendere risposta.
La ragazza si era di buon grado messa in posizione attendendo che il buon Aldo finisse di gemere e ansimare dietro di lei, cosa che fece in breve accompagnando la sborrata con una irriferibile bestemmia.
Il clima nella stanza era davvero squallido e inventando un impegno me ne andai rinunciando al posto letto gratuito, il clima di degradazione rischiava di avvelenare le ultime ore di vacanza.
Mi sistemai in una Pensao vicino alla spiaggia e andai a godermi le ultime gocce di luce in un chiosco sulla spiaggia di Copacabana .
Avevo appena iniziato a sorseggiare un bicchiere di guaranà che venni richiamato dalle movenze sensuali di due ragazze che sculettavano in microbichini a passo di samba.
Quando furono certe di aver attirato la mia attenzione si rivolsero a me con una domanda di cui non compresi i termini, ma forse era solo uno scioglilingua, tanto tutti sapevamo cosa volevano; offrirsi , e io cosa volevo?
A dispetto del beau geste di pochi minuti prima, l’esplosiva sensualità delle due non mi lasciava alternative, ebbene sì ero anche io un porco, forse meno esplicito di altri, forse più ipocrita, di sicuro più timido ma diciamola tutta, quando mai a casa in Italia avrei potuto maneggiare con tanta disinvoltura dei pezzi di figa tali?
Come già abbondantemente collaudato in quel viaggio da Rio e Bahia, da Manaus a Belo Orizonte, dopo quattro chiacchiere sempre uguali su di dove fossi, da quanto tempo fossi in Brasile e altre amenità passato un tempo minimo le invitai in camera mia.
La receptionista ci vide passare diretti verso la camera senza degnarci di uno sguardo, entrate in stanza si levarono i pareo con cui si erano parzialmente coperte e si avventarono sul frigo bar saccheggiandolo, insistendo in particolare su snack e patatine, povere piccole dovevano avere davvero fame.
Pensai che magari fosse il caso di portarle a cena, ma dopo che si furono spogliate e distese sul letto cinguettando come uccellini attendendo con quale delle due avrei cominciato, ci ripensai in realtà non avevo neppure tutta quella gran voglia di scopare, era come un riflesso condizionato, una vera sindrome da “ogni lasciata è persa”, quasi dovessi fare scorta di sesso , come di grasso un orso all’approssimarsi dell’inverno.
Dopo neppure venti minuti tutto era finito, doppio pompino, pecorina alla prima, spegnimoccolo con la seconda, un po’ di missionario di ritorno con la prima e sborrata sussultante sotto gli occhi incuriositi delle due.
Nudo disteso sul letto vidi le ragazze andarsene con i quattro soldi promessi, la stanza era immersa nella penombra e una luce riflessa dallo specchio rendeva iridescente lo sperma nel serbatoio del preservativo disteso sul piano del comodino.

Una risata mi scosse dai ricordi, era stata provocata dal racconto di uno degli altri che raccontava di quando al mattino era stato sorpreso da una ragazza rimorchiata in discoteca mentre ne scopava la madre che aveva confuso con lei uscendo dal cesso.
Non capivo bene cosa ci fosse di così divertente; se i continui riferimenti alla “legge maniglia”, al luogo comune che le negre sono tutte uguali o al fatto che la ragazza si fosse messa a piangere.
L’alto consesso degli intellettuali si ammutolì, erano comparse due belle fighe nel salone, alte una mora e una castana inguainate in due vestini non molto corti, uno rosso e uno tabacco ma che aderivano alle forme conferendo una sensuale eleganza.
Quando ordinarono da bere e si comprese che erano italiane anche loro in attesa di rientrare con il nostro volo in patria, tutti i galli del pollaio iniziarono a mettersi in mostra.
Le due di certo abituate ai corteggiamenti stavano al gioco e parevano divertite, pareva fossero in transito di rientro dalle isole di Cabo Verde.
Come non era difficile prevedere i giorni in Brasile avevano tarato i maschi sulla modalità rimorchio facile, e quando le ragazze iniziarono a stufarsi di doppi sensi e volgarità esplicite rispondendo per le rime, uno del gruppo già piuttosto alticcio se ne uscì con:
-Ma lasciale stare quelle due, hanno fatto da puntaspilli a chissà quanti cazzi neri e ora fanno le smorfiose-
Scoppiò quasi una rissa e dovettero intervenire due inservienti. Una vergogna totale, quando tornò la calma nella sala eravamo rimasti solo loro due ed io, avendo scartato l’invito ad andare a cena con quella banda di fuori di testa.
Ma una delle ragazze era ancora risentita e avendomi individuato come appartenente alla combriccola mi si rivolse con una certa aggressività
-E tu non vai con i tuoi amichetti?- era quella in vestito rosso
-Non ho voglia di passare tutta la notte a litigare, quelli sono troppo su di giri- risposi calmo
Color tabacco pareva meglio disposta
-Però che razza di gente i tuoi amici-
-Prego compagni di aereo, io viaggio da solo-
Vestito rosso era passata dall’aggressivo all’ironico
-Scommetto che sei un vero gentleman e in Brasile ci sei stato per la biodiversità amazzonica-
Dovevo metterla in riga senza però offenderla
-Ma no anche io ho fatto scorpacciate di ragazze, a ogni modo in Amazzonia ci sono stato. Per la cronaca quei tre credo che non solo non siano usciti da Rio ma penso neppure da Copacabana-
Tabacco pareva incuriosita
-Ma è davvero così facile scopare in Brasile?-
Il clima pareva essersi disteso, pensai fosse il caso di gettare la una battuta
-E a Cabo Verde?-
Le due ridacchiarono
-Cosa vuoi sapere, se abbiamo fatto da puntaspilli?-
Lo immaginavo, erano meno beghine e gelide di come apparivano
-Insomma, ammetterete che al netto della volgarità il termine puntaspilli per negri un po’ di ilarità la suscita?-
-Beh, insomma sai com’è- e iniziarono a ridere come pazze
-Quante volte figliola?- chiesi atteggiandomi a prelato
-Un po’, ma non proprio da definirci puntaspilli- e giù a ridere, di sicuro ripensavano ai giorni trascorsi, di sicuro dovevano aver lasciato un bel ricordo a qualcuno dei ragazzotti di colore dell’isola di Sal.
Era tempo di mangiare qualcosa e le invitai a cena, loro accettarono e così andammo in un locale che conoscevo.
Fu una serata piuttosto allegra e scanzonata, buon pesce, una cantante di Fado ad intrattenerci e tante cose da raccontare.
Vinho verde e un paio di porto mi avevano portato su di giri, e raccontando della mia visita a Ouro Preto nel Minas Gerais zona mineraria di estrazione di oro e pietre preziose mi dilungai circa le meraviglie viste e soprattutto acquistate, atteggiandomi da grande esperto di pietre preziose, qualifica che davo per scontato mi avrebbe conferito prestigio.
In effetti la cosa sembrava funzionare e con lingua sciolta sentenziavo su topazi, tormaline, diamanti e opali come se non avessi fatto altro nella vita.
Nel delicatissimo momento del commiato nella hall dell’hotel, vestito rosso mi propose di mostrar loro le mie pietre.
Ci accordammo di incontrarci nella loro camera, e fatto un salto nella mia ne uscii con il sacchetto di panno gialli in cui erano riposte. Si trattava di pietre non stupefacenti, delle belle ametiste ben tagliate, di una bella luce ma non certo diamanti o topazi , insomma le uniche dal prezzo accessibile.
Entrato nella stanza le due spensero le mie fantasie, erano ancora vestite, non certo lo spettacolo lascivo che mi ero prefigurato in ascensore, pazienza.
Disposi le ametiste sul tavolino aspettandomi un prevedibile:
-Tutto qui?-
Invece sembrava che non avessero visto nulla di più bello, discettavano su come montate avrebbero fatto risaltare i loro occhi eccetera eccetera.
Poi una proposta inaspettata.
-Certo se ce le vuoi vendere costeranno molto-
Io abbozzai –E beh sai com’è-
-Le vogliamo, ma non abbiamo molto denaro, siamo a fine vacanza. Però potremmo metterci d’accordo …-
Incredibile, quelle due volevano pagare in natura, vale a dire farsi fottere per delle robe che avrebbero potuto trovare a poco prezzo su qualsiasi bancarella!
L’idea di calcare la mano mi sfiorò, ma un vago senso di cavalleria o forse di dignità residua me lo impedirono.
-Care ragazze, sono delle belle pietre ma non hanno un grande valore, si tratta di ametiste, le vendono a peso. Facciamo così, ve ne regalo un paio per ricordare in nostro incontro e la bella serata-
A queste parole le due si fissarono, poi sorrisero teneramente.
-Ma che bravo, ci hai davvero spiazzate. Sai lavoriamo tutte e due in una gioielleria, sappiamo benissimo che questa roba vale un cazzo, pensavamo di farci due risate e invece abbiamo incontrato un cavaliere-
-Bella trappola, avrei potuto fare una bella figura di merda--
- Ma hai preferito La sincerità allontanando sdegnosamente la coppa del vizio dalle labbra, magari non ti piacciamo abbastanza-
Disse Tabacco lasciando cadere il vestito, il vestito di Rosso lo seguì a ruota. Sotto di essi non c’era traccia di intimo come neppure di segni del costume sull’abbronzatura.
-Il natale sembra oggi sia in anticipo per premiare i bimbi buoni- dissi mentre deglutivo eccitato.

-Speriamo anche per le bimbe- cinguettò una di loro cingendo l’amica da dietro.
Dopo circa sette secondi fui nudo e senza porre tempo in mezzo voltai le due appoggiandole alla sponda di uno dei lettini ammirando i loro sederi davvero notevoli. Rosso e Tabacco voltatesi mi inguainarono il cazzo in un preservativo e si distesero una sull’altra offrendomi la visione sfalsata delle loro fighe.
Una sull’altra aspettavano che alternassi l’uccello fra le loro fighe, gemevano mentre quella distesa sotto pizzicava i capezzoli dell’altra che cercava di torcere il collo per leccare il viso dell’amica. Il giochetto durò per circa dieci minuti e poi mi torsi nell’orgasmo sborrando non ricordo se in Rosso o fra le cosce di Tabacco, avevo perso il conto da quando si erano spogliate.
Mentre sorseggiavamo una coca estratta dal frigobar pensai a quanto sarebbe stata in realtà troppo corta quella ultima notte di vacanza.





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