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Prime Esperienze

Con Giuseppe - primi approcci


di gio56
13.05.2022    |    1.030    |    2 9.5
"Cazzo, ero dentro al culo del mio amico e mi chiedeva di fare quello che abbiamo visto fare attraverso qualche fotoromanzo porno… mi sono concentrato per..."
Quando ero un ragazzino, come credo tutti quelli della mia età (classe 61), i primi approcci sessuali si avevano con gli amichetti con cui si giocava nella piazzetta vicino casa, non c’era alcuna possibilità di avere incontri ravvicinati con ragazzine…le prime seghe in gruppo per scoprire le sensazioni di piacere, pochi commenti, si guardava il cazzetto di ognuno… c’era quello piccolino (come il mio) quello molto grosso e corto, quello lungo e sottile…nessuno giudicava nessuno, non avendo alcuna esperienza e parametri di confronto. Eravamo piccoli, credo 10 anni al massimo, tant’è che nessuno di noi aveva mai visto la sborra uscire alla fine delle nostre sessioni di sega di gruppo, al massimo una goccia di liquido trasparente e vischioso.
Vicino casa mia, abitava una famiglia di un contadino, tipo rude e molto severo con i figli, un maschio ed una femmina. Il maschio, Giuseppe, era forse poco più piccolo di me e ci frequentavamo spesso in strada davanti casa, la femmina, più piccola non la vedevo quasi mai. Non ricordo come è successo ma Giuseppe diventò la mia prima esperienza sessuale con interazione. Era disponibile, nei nostri giochi di sesso a segarmi cosa che mi faceva abbastanza piacere finché un giorno, senza nemmeno avvisarmi, (eravamo da soli) si chinò, lo mise in bocca e cominciò a succhiarlo. Ricordo questi momenti come piacevoli… Da allora, quando ci incontravamo fuori casa, o mi chiedeva lui di andare al nostro posto segreto perché mi potesse succhiare in tranquillità oppure ero io a chiederglielo, sta di fatto che molto spesso, per non dire ogni giorno, andavamo nel solito posto (ricordo che c’era una baracca senza porta e finestra al margine di un terreno che spesso utilizzavamo per giocare a pallone) mi tiravo giù i calzoni e le mutande e Giuseppe si piegava lo prendeva in bocca ed iniziava a succhiarlo finché uno dei due non si stancava.
Questa sua predisposizione a dare piacere cominciò a diffondersi nel gruppetto di amici del vicinato e ben presto anche loro iniziavano a chiedere a Giuseppe il piacere della succhiata. Era diventata la signorina del quartiere!
Questa storia è andata avanti per un paio di anni. Nel frattempo Giuseppe aveva avuto il piacere di assaggiare più di qualche pisello della compagnia ed un giorno mi disse che un tizio (fuori dai giri che frequentavamo insieme) più grandicello di noi, dopo che glielo aveva succhiato lo ha fatto mettere a pecorina e l’ha penetrato…
“come è stato?” gli chiedo incuriosito
“ho sentito molto dolore e non era nemmeno entrato per metà che l’ho fatto uscire gridando, mi sono girato verso di lui mettendomi una mano sul buchetto dolorante e gli ho visto il cazzone imbrattato di merda…che schifo. Voleva che glielo pulissi ma sono scappato via…”
“Minchia Giuseppe, mi dispiace, devi stare più attento a chi frequenti… però sarebbe interessante fare l’esperienza noi due, non credi?”
“Dai! Ho proprio voglia di riprovare, tanto il tuo è abbastanza piccolo rispetto a quella bestia, sicuramente non avrò così tanto dolore” e cosi ci incamminammo verso la baracca e quando ci giungemmo iniziò a leccarmelo e succhiarmelo. Ricordo benissimo che seppur piccolino, riusciva a farlo diventare duro come il ferro e quando decise che lo aveva succhiato abbastanza si abbassò pantaloni e mutande, si girò di spalle e si piegò a 90 gradi offrendomi il suo culetto. Non sapevo esattamente cosa fare, era la prima volta in assoluto che avvicinavo il mio cazzetto ad un buco, ma sapevo che dovevo farlo entrare dentro, quindi punto la cappellina e spingo, cercando di valicare quello strettissimo anello rosa che però non voleva cedere. “quello di prima per fare entrare il suo, mi ha sputato più volte tra le chiappe, fallo anche tu” mi suggerisce Giuseppe. Allora mi piego verso il culetto, raccolgo una buona razione di saliva e gliela sputo sulla rosellina….lo faccio ancora e vedendo che tendeva a scivolare giù la raccoglievo con il cazzetto e la riportavo verso il buchetto, spingendo verso l’interno per inumidirlo bene… Ripeto l’operazione per un altro paio di volte e quando gli strofino ancora una volta la saliva nel buchetto, sento che la pelle non è tesa come prima ma, pare cedevole, allora spingo il cazzetto che magicamente entra improvvisamente nel retto di Giuseppe che contemporaneamente lancia un urlo di dolore, tant’è che mi spavento e immediatamente mi ritraggo.
“nooo, perché sei uscito?”
“Ma hai gridato per il dolore, ti ho fatto male, no?”
“Si è vero, ma non ho sentito solo dolore, ho avuto una sensazione piacevole quando eri tutto dentro, il dolore non era dominante, ti prego rientra dentro!”
Ok, così mi riavvicino per sputargli altra saliva, gliela spargo per benino intorno e sulla rosellina e… spingo, spingo, spingo ed entro nuovamente nel suo culetto. Questa volta, anche se Giuseppe ha urlato quando ho superato l’anello stretto del suo buco, non mi sono ritirato ed una volta arrivato a fine corsa, mi sono fermato aspettando la sua reazione che è stata un lungo e sonoro sospiro, una pausa, un altro sospiro e “ scopami dai”.
Cazzo, ero dentro al culo del mio amico e mi chiedeva di fare quello che abbiamo visto fare attraverso qualche fotoromanzo porno… mi sono concentrato per ricordare le azioni ed ho iniziato a tirarlo verso fuori e poco prima di uscire glielo spingevo nuovamente dentro fino in fondo, prima piano, lentamente, poi via via sempre più veloce…
Giuseppe ad ogni mio affondo emetteva dei gemiti, farfugliava anche qualcosa che non capivo bene, io ero concentrato nel ritmo della mia prima scopata che m’impegnava a dare piacere all’amico e sentirne il proprio, fin quando non ho avuto la stessa sensazione che si provava durante le seghe o le succhiate alle quali ero ormai abituato e che ne imponevano la fine…il sangue al cervello, la vista si annebbiava e le gambe improvvisamente cedevano. Avevo raggiunto l’orgasmo, anche se ancora non conoscevo il vero sperma.
Esco dal culetto, il mio cazzetto era sporco, Giuseppe lo vede e se ne dispiace, però lo ripulisce con un paio di foglie che strappa da una pianta che pendeva dalla finestra della baracca, poi si inginocchia e lo mette in bocca succhiandolo e leccandolo, ma io lo interrompo, è così sensibile che mi fa quasi male. Quando lo tiro fuori dalla sua bocca è però lucido e pulito. Ci rivestiamo e torniamo verso casa. Durante il percorso gli chiedo se vuole che lo rifacciamo ancora altre volte. Lui mi guarda e mi dice: “se a te non dispiace che ti cago il cazzo” e ci mettiamo a ridere.
Dopo pochi mesi, con la mia famiglia, mi sono trasferito in un altro comune, sempre pugliese ma ad un centinaio di chilometri distate, Giuseppe non l’homai più rincontrato.



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