Prime Esperienze

Erano loro !


di Membro VIP di Annunci69.it pierpatty6151
04.02.2018    |    23.938    |    13 9.6
"Non sapevo se scappare o avvicinarmi a loro..."
Sono maggiorenne da poche settimane, e mi ritrovo imbrigliato in qualcosa di più grande di me.

Tutto ebbe inizio in un qualunque Sabato sera di alcuni mesi fa. All'epoca ero uno dei tanti cacciatori "di una botta e via" da discoteca. E anche quella sera girovagavo per la solita sala, senza battere un chiodo, scrutavo, sceglievo, immaginavo, e scartavo le irraggiungibili donne sessuali.
Quando scopro un'isolata morbida ragazza, con sorriso e occhi promettenti, con stretta minigonna che evidenzia le lunghe gambe e il sessuale fondo schiena. Le sorrido, mi risponde e trovo il coraggio di parlarle. La serata prende significato con un po' di chiacchiere. Ci lanciamo in pista immersi nella languida musica. L'abbraccio timidamente, le accarezzo delicatamente la schiena, provo a stringere e i suoi grossi seni si appiccicano al mio petto. Prontamente il mio amichetto reagisce, lei lo percepisce e sorride accettandolo.
Alla fine della serata ci ritroviamo appoggiati a un muretto nel buio del gelido piazzale. L'abbraccio, la bacio, cerco il calore della patatona, lo trovo sotto le leggere mutandine, la accarezzo e lei sospira apprezzando. Mi faccio coraggio e cerco di oltrepassare l'ostacolo per raggiungere il "paradiso", ma lei sposta la mano, ma piegandosi fa scivolare la mia cerniera cercando e trovando il mio "durissimo", lo accarezza timidamente, scappellandolo lentamente. Io subisco l'inaspettata incursione. Io continuando a esplorare con la lingua la sua calda bocca.
Improvvisamente lei si svincola, si abbassa e s'infila il cazzo in bocca. Sono sbalordito, non speravo tanto. A bocca aperta inizia un inesperto pompino, lo fa entrare e uscire, pochi minuti e sborro più per la prolungata astinenza che per il godimento.

Nei giorni successivi, più per "riempire" il tempo libero, che per voglia di lei, continuo a incontrare la morbida Aurora. Ogni momento e riparo erano sufficienti per veloci e inesperti "pompini campestri", ma non avendo nulla di meglio mi accontentavo.

Passarono alcune settimane, e una sera, in macchina di un amico, mi meravigliò dicendomi che sarebbe stata una serata speciale. Mi tiro giù i jeans, e inizio ad accarezzarmelo con lunghe e lente leccate, lo stringeva tra le labbra, lo accoglieva nella calda bocca giocandoci con la lingua, mordicchiava la sensibile cappella, facendomi impazzire di goduria e voglia di sborrare. Dimostro di saper rallentare, fermarsi e attendere per non farmi venire, per poi riprendere più velocemente. E quando decise farmi venire in bocca, assaporo tutto con sospiri di donna soddisfatta.

Solo alla fine mi accorsi che stava trastullandosi la rasata patatona, godendo consapevole della sua bravura, e gioiva nel vedermi impazzire di godimento e voglia di lei.

Da quella sera divenne sempre più brava e appassionata di pompini. Non capivo se ero la sua "cavia" o se prendeva "lezioni" di sesso, ma oltre i pompini niente. Raramente mi concedeva di accarezzare, o baciare la sua profumata e rasata patatona, giustificandosi col desiderio di arrivare "intatta" alla notte di nozze. Mentre io continuo a godermi i suoi meravigliosi pompini, sperando in un suo ripensamento.

Tutto stava proseguendo senza alcun problema, finché lei non inizio ad assillarmi con la richiesta dei suoi che vogliono conoscermi, minacciando di non lasciarla più uscire. E ne potendo ne volendo perderla cedetti all'insistente richiesta. Ed ecco arrivata la fatidica Domenica pomeriggio, agitato, la sto aspettarla davanti casa dei suoi.
La mia ragione ordinerebbe di "salvarmi" scappando, ma la patatona di Aurora mi ha rimbambito a tal punto che rimango ad aspettarla, ansioso di vederla.
Finalmente la vedo. Mi fa segno di raggiungerla. Ci ritroviamo sull'ascensore che sale al sesto piano del palazzone di periferia. Mi abbraccia. Ci baciamo. Mi prende la mano e la infila sotto l'ampio vestito, facendomi scoprire d'aver mantenuto la promessa. E' a patatona nuda, ha solo le autoreggenti. La sua morbida figa è bagnata, vorrei infilarci la lingua, baciarla, farla godere e impazzire del suo piacere, ma l'ascensore è già al piano, e mi devo accontentare del suo profumo sulle dita, che rapido assaporo.

La famiglia, schierata in sala, mi aspetta al varco. Iniziano le presentazioni: Padre, Madre, Nonna, sorellina. Manca la sorellona grande, che arriverà a minuti con il marito. Strette di mano, nomi non capiti e subito dimenticati. Sorrisi e Sguardi indagatori si sprecano.
Intimidito, mi ritrovo in mezzo alla classica famiglia del Sud, emigrata nella fredda nebbia Milanese sperando un futuro migliore.

La Nonna sparisce in cucina. La Madre inizia il rito dell'interrogatorio: che fai? di dove sei? quanti anni hai? e chi più ne ha più domanda. Il Padre serio ascolta valutando pensieroso le mie risposte. La sorellina continua a smanettare sul telefonino. Aurora ascolta aspettando il verdetto.
Vogliono conoscermi, indagare sul mio passato, capire i miei progetti di vita.
Aurora mi aveva un po' preparato, ma non pensavo che fosse un'interrogatoria serie Gestapo.

Preceduta dall'aromatico profumo della caffettiera napoletana, ritorna la Nonna e riempie i caratteristici bicchierini di vetro. La soddisfatta Madre offre originali pasticcini del napoletano, presentandoli uno per uno con nomi che regolarmente dimentico all'istante. Il serio Padre stappa una ghiacciata bottiglia di Limoncello originario della costa amalfitana, e mi sollecita ad assaggiarlo. La sorniona Nonna elogiare le doti casalinghe della "signorina di casa". La rilassata Aurora sgranocchia le conosciute leccornie.
Se solamente sospettassero che il mio "fine ultimo" è scopare la sessuale Aurora, dovrei scappare velocemente giù per le scale scansando le luparate, ma per ora non succederà. Ho risposto da centodieci e bacio accademico, tralasciando meticolosamente ogni riferimento alla mia vera sessualità. Ho sempre recitato la parte del "bravo ragazzo" da sposare, ma so di non esserlo. Adoro troppo il sesso in quasi tutte le sue varianti per darmi alla monogamia.

Uno squillante "Buon pomeriggio a tutta compagnia", annuncia l'arrivo della sorella grande, accompagnata dal marito. Tutti si prodigano in gioiosi "ben arrivata", baci e abbracci. Mentre io, in disparte, osservo i nuovi arrivati.
Sono un'elegante coppia, tra i venticinque e i trent'anni. Lei si muove sicura tra i parenti, in un morbido vestito senza spacchi, con scollatura e lunghezza anti critiche paterne, ma la sua naturale femminilità esplode in ogni gesto. Lui figura seria e atletica, in elegante spezzato blu, con camicia bianca fresca di stiratura, senza cravatta, saluta formalmente.

Spetta ad Aurora l'onere delle presentazioni:
"Questa è Irene, la mia adorata sorellona... e questo è suo marito Mario".
Mentre mi avvicino, sento i loro fieri sguardi soppesarmi. Sorrido timidamente e tendendo la mano balbetto:
"Piacere ... sono Antonio".
Strette di mano formali, ma da subito ho l'impressione di averli già conosciuti. Forse in una mia incursione nella trasgressione sessuale?
Comunque m'infastidisce il saluto troppo formale di Mario, che subito dopo si versa un abbondante Limoncello, tracannandone una buona metà.
Vuoi vedere che anche lui mi ha riconosciuto? Vuoi vedere che li ho incontrati in un momento"birichino"? E gli scoccia che io sia lì. Questo dubbio mi provoca un freddo brivido giù per la schiena, e mentalmente mi preparo all'esplosione di un gran casino, comunque sia ora sono qui e devo restare calmo e aspettare gli eventi della serata.

"Dunque... questo giovanotto sarebbe il famoso pretendente della mia sorellina?".
La diretta domanda di Irene zittisce tutti. La Padrona di casa, capendo l'impercettibile cenno d'assenso del Marito e sentendosi autorizzata, risponde serena:
"Si è lui... sembra un bravo ragazzo... tu che ne pensi?"
Una silenziosa sala attende la risposta di Irene, che osserva il serio marito, che radiografa il sottoscritto. Facendomi franare nel panico, tutti i miei nervi si allertano nell'attesa del sicuro uragano. Mentre i secondi trascorrono troppo lenti, ma finalmente Irene sentenzia:
"Lo conosco da pochi minuti, e mi ha dato l'impressione che Aurora abbia scelto bene".

Con sollievo di tutti, la sala riprende vita, svelandomi quanto sia tenuta in considerazione l'opinione della sorellona.
E anche il mio cuoricino riprende a battere regolarmente, anche se non mi abbandona la domanda: dove, quando e come ho conosciuto quest'affascinante femmina?

Osservo le due sorelle sedute sul divano di fronte a me. E penso che nonostante l'età siano molto simili. Entrambi in abiti d'ordinanza, sedute sul divano buono, a ginocchia appiccicate, le calze color carne fasciano con reverenza le belle gambe. Sono due belle e affascinanti donne con postura e atteggiamenti anti critica famigliare.
Ma so che la sotto, nei caldi paradisi, manca una mutandina, e chissà se l'altra c'è? Guardo gli abiti che racchiudono sessuali seni orgogliosi di esistere e piacere, e chissà se li conosco entrambi?
Questi dubbi mi creano piacevoli eccitazioni, che cerco di controllare per evitare inopportuni risvegli del mio "amichetto".
Aurora sprizza felicità per la situazione, Irene e Mario sembrando rilassati, anche se non perdono una mia sillaba, e un mio atteggiamento. Ho la netta impressione che essi siano pronti a reagire a una qualsiasi inopportuna mia rivelazione che li riguarda.
L'ambiente è rilassato anche complici i dolcini, il limoncello, e i velati discorsi sul futuro della novella coppia.

Quando Mario si avvicina a Irene e le bisbiglia qualcosa, Lei ascolta e mi guarda. Mario m'invita sul terrazzo a fumare una sigaretta in sua compagnia.
Più che un invito, io percepisco un ordine non discutibile, e lo seguo perplesso. Che vorrà dirmi?

Il terrazzo si affaccia sulla città illuminata dal sereno rosso tramonto autunnale, che contrasta col serio silenzio di Mario. Tra noi la tensione è palpabile, e mentalmente mi preparo a una sua qualsiasi rivelazione o osservazione o domanda. Finalmente con voce decisa e un po' scocciata mi chiede:
"Dove eri a ferragosto?"
Senza pensare rispondo velocemente:
"Ero in campeggio vicino a Punta Marina, con amici... c'eravate anche voi?"
"E hai passeggiato lungo la spiaggia del Lido di Dante?"
"Certo è una passeggiata irrinunciabile, si possono incontrare belle donne senza costume, e fa sempre piacere vederle".
"E hai incontrato belle donne nude?"
"Donne nude tante, belle poche, solo una era una gran figa".
"L'hai conosciuta... ma conosciuta bene?"
"Se devo essere sincero... si l'ho conosciuta molto bene".
Tra noi scende un silenzio assordante. Io aspetto che parli lui, e lui seguendo le volute del fumo cerca sui tetti cosa dire. Finalmente trova le parole:
"Senti... da subito ero sicuro di averti già conosciuto e ora mi hai dato la conferma... noi siamo la coppia che hai incontrato in spiaggia... ma tutto dovrà restare un inviolabile segreto... se solo si sospettasse qualcosa, scoppierebbe un casino inenarrabile... e saremmo tutti rovinati".
Tra lo stupito e l'incredulo per la rivelazione, riesco a balbettare:
"Certo capisco... hai la mia parola, non ne parlerò mai con nessuno".
Una sincera e complice stretta di mano suggella il nostro patto-promessa.
Non c'è nient'altro da dire, per cui installando bei sorrisi rientriamo in casa a seguire le chiacchiere della famiglia orgogliosa delle figlie.

La chiacchierata con Mario mi ha schiuso il loro inimmaginabile mondo segreto, facendomi vedere la Sorellona ancora più sexy e arrapante. Guardo voglioso le sue gambe inguainate, cercando di spingermi oltre la barriera delle ginocchia. Forse lo intuisce, e con indifferenza accavalla lentamente le gambe lasciando intravedere, per alcuni secondi, il suo piccolo triangolo immacolato. Provocante visione, immersa nel noioso chiacchiericcio.


Non riesco ad allontanare i ricordi di quel tardo pomeriggio d'Agosto.
Mi sembra di sentire il caldo sole sulla pelle. Mi vedo camminare lentamente sullo stradello, ricercando la "situazione interessante".
La spiaggia è animata da molte persone chiassose e serene di essere nudi in mezzo a nudi.
Tra tutti m'incuriosì quella coppia sdraiata vicino al mare. Non pensai troppo e decisi di avvicinarmi. Giunto a pochi metri scoprì una rilassata coppia che si godeva il caldo sole, con le gambe nel bagnasciuga.
Lei era un'abbronzatissima morbida donna con seno prorompente sormontato dai turgidi capezzoli. Con pancia piatta incoronata dal sessuale ombelico. Le lunghe gambe lasciavano risalire le salate ondine che baciavano le semiaperte labbra della depilatissima patatona. Sembrava che facesse l'amore con il dio Mare.
Lui sembrava una statua greca uscita dal mare per il piacere dei "maschietti" che "casualmente" passeggiavano in zona. Aveva un bel cazzo rilassato e ripiegato su un lato.
Entrambi erano rilassati, abbronzatissimi, depilatissimi, erano corpi da ammirare sognare, desiderare e orgogliosi lo sapevano.
Rallentai, li osservai, li desiderai, finsi indifferenza, ma l'amichetto mi tradì gonfiando vergognosamente il costume. Avrei voluto attaccare discorso, ma la mia cronica timidezza mi bloccava.
Sconfortato, li superai lentamente, abbandonando il favoloso spettacolo, ma dopo qualche metro trovai il coraggio di sdraiarmi sul mio telo. E ripresi a osservarli e a sognarli.
Invidiavo le birbanti ondine che continuamente accarezzavano e baciavano quei due magnifici corpi. Fantasticavo di trasformarmi in acqua salata per baciare entrambi, con il reale risultato di indolenzire il cazzo nello stretto costume, e per avere un minimo di sollievo, lo dovetti togliere. Così anch'io entrai nella tribù dei nudisti.

Sdraiato sulla schiena a cazzo svettante, e occhi chiusi, abbagliati dal rosso vermiglio del sole, lasciavo trascorrere i minuti, nell'illusione che sarebbe accaduto una qualsiasi cosa che mi consentisse di avvicinarli.
Non so quanto tempo rimasi a fantasticare, ma ricordo benissimo d'essere stato riportato alla realtà da un'improvvisa ombra.
Aprendo gli occhi mi ritrovai in mezzo a due gambe femminili. Con lo sguardo risalii quelle magnifiche torri, raggiungendo la celestiale visione delle labbra rosee, semi aperte. In automatico cercai di accarezzarle, ma due energiche mani mi bloccarono.


Con questi ricordi in testa mi ritrovo ad ammirare voglioso le stesse gambe di quel giorno. E anche oggi le vorrei accarezzare e baciare, ma ancora non è possibile. Sono nel bel mezzo del mio fidanzamento ufficiale. E la mia ragazza, forse ignara di quanto sia birichina la sorellona, non mi perde d'occhio.
Pero pensandoci chi avrà insegnata l'arte dei pompini ad Aurora? Una certa intrigante ideuzza ce l'ho.
A queste malsane idee il mio "autonomo impunito" si agita sformando i jeans, ma fortunatamente riesco a mimetizzare il bozzo, con un provvidenziale tovagliolo.
Sia gli occhi sia il sorriso di Irene m'informano d'aver notato la manovra di salvataggio. Ed io arrossisco nella colpevole sensazione che mi abbia letto i perversi pensieri sulle composte e dolci sorelle.
Cazzerola in che strano casino mi sono infilato? E tutto per dei reali pompini, e una futuribile scopata con Aurora.
Intanto gli altri continuano a raccontarsi aneddoti, ignari della situazione. Io guardando le gambe di Aurora e Irene, mentalmente mi ritrasferisco in quell'intrigante pomeriggio d'Agosto.


La splendida sconosciuta divertita mi teneva bloccato a terra, ero la sua preda. Mentre dopo il primo momento di paura, eccitato dalle tette che mi ballonzolavano a pochi centimetri dalla faccia, accettai la stranissima situazione. Passarono secondi interminabili, e improvvisamente Lei inizio ad accucciarsi su di me. Non le vedevo la figa, ma immaginavo che si schiudesse come un'ostrica sul mio svettante cazzo, che aspettava il caldo contatto. Lo raggiunge. La sentii era morbida schiusa, pronta ad accettarlo. Si fermo dondolandosi, me la fece sentire ma non entrare. Ero bloccato e non potei far altro che subire il suo "tremendo" divertimento.
Mi guardava silenziosa sorniona e divertita nel far desiderare la sua figa al mio cazzo.
Mi tenne in quello stato di erotica follia per un tempo indefinito, non potevo, e non volevo, muovermi da quella surreale situazione.
Finalmente sentii la sua sessuale voce chiedermi:
"Hai un bel cazzo. Vuoi scopare con me, o con lui?"
Sconvolto, riuscii a balbettare:
"Entrambi".
Alzandosi ordino:
"Seguici".

Avvolgendosi in un colorato pareo, si diresse verso lo stradello che costeggia la pineta, dove aspettava il suo uomo già in costume da bagno. Mano nella mano, s'incamminarono, di buon passo, verso la foce del fiume.
Imbambolato m'infilai il costume e li seguii saltellando sulla rovente sabbia. La mia eccitazione era al massimo, camminavo a cazzo duro, strappando ironici sorrisi ai pochi che incrociavo.
Dopo pochi minuti deviarono per un piccolo sentiero tra pini e rovi, fino a sparire dietro un cespuglio più grande degli altri.
Mi prese quasi il panico, non sapevo dove ero, non sapevo chi fossero, immaginavo solo che volessero, e vinse la voglia di chiavare, che mi spinse ad oltrepassare il cespuglio, ritrovandomi in una piccola radura nascosta dalla boscaglia.
Lei era seduta su un pino semi abbattuto. Lui dall'altra parte della radura. Entrambi erano vestiti e sorridenti.
Ero indeciso, tra l'andarmene o rimanere avvicinandomi a lei. Non sapevo se scappare o avvicinarmi a loro. Lei se ne accorse e mi disse:
"Ragazzo. Non aver paura... vogliamo solo godere e farti godere. Avvicinati se vuoi scoparci".
Mentre parlava, tolse il pareo, offrendomi la sua nudità. Il suo corpo non magrissimo ma sinuoso, le sue tette sode e valorizzate da grossi capezzoli appuntiti, mi fecero sparire ogni dubbio. Mi avvicinai, mentre lei appoggiava un piede sul pino, aprendo completamente le gambe offrendomi spudoratamente la depilata e abbronzata pattona.
"Leccami tutta la figa... fammi urlare... ho voglia di godere".
Mi avventai su quel paradiso. Appoggiai la lingua sullo spacco, lo percorsi per tutta la lunghezza. Era calda, morbida, salata, sapeva di buono. Le labbra si gonfiarono di piacere. Come un'ostrica si apriva lasciandomi libero il turgido "bottoncino", lo presi tra le labbra lo succhiai come un piccolo cazzino. Lei mugolava di piacere, si agitava stringendo le gambe. Insaziabile continuai la goduriosa esplorazione raggiungendo il segreto fiorellino, poco più sotto, lo leccai lo insalivai sapeva di salgemma. Io tremavo di piacere.
Mi afferro i capelli e mugolando un "godooo" spiaccico la mia faccia sulla sua allagata patata, quasi non riuscivo a respirare, ma continuavo a baciarla, a leccarla, a scoparla con la lingua.
Ero immerso in un'immaginabile situazione, per le mie giovanili esperienze, limitate a qualche leccatina, o sporadici e veloci ditalini alle fighette delle timide coetanee.
Stavo per venirmi nel costume, senza toccarmi o essere toccato. E non volevo.
Un silenzio inaspettato mi fece scoprire che Lui si era avvicinato, e baciava la sua donna, mentre Lei accarezzava il suo cazzo, divenuto duro, grosso nodoso bello. E mi piaceva.
Nel groviglio dei corpi sentii mani maschili accarezzarmi la schiena, e scendere sempre più in basso, per prendere possesso del costume e sfilarlo, lasciandomi a culo al vento. Lasciai fare, continuando ad attingere e donare godimento alla magnifica figa.
Lasciandomi la patatona a disposizione, lei si contorse per prendere in bocca il cazzo del suo uomo, trastullandolo con rumorosi risucchi e veloci leccate alla cappella.
Volevo anch'io la sua lingua e mi avvicinai. Lei se li prese in bocca contemporaneamente tutte e due. Sentii il contatto dell'altra cappella, e mi piaceva sentirla attaccata alla mia. Mentre lui mugolava volgarmente.

Richiamato dai nostri gemiti, un uomo attempato spunto dai cespugli, gelando per un attimo la situazione, ma rimase a distanza. Ci guardò, si abbasso il costume mettendo in mostra un nodoso cazzo, e inizio a menarlo allegramente. Capendo che era innocuo non lo respingemmo. Anzi eravamo contenti d'averlo come spettatore. E riprendemmo a giocare e godere con maggior lena.

Io mi sentivo grande.
Lei si svincolò dal suo uomo, si dedico solo a me trastullandomi la cappella, che s'indolenzì per quanto era diventata sensibile. Mi sembrava d'impazzire. Stavo per venirle in bocca, ma da donna esperta se ne accorse e sospese la "tortura".
Senza tregua, Lei mi abbraccio le chiappe aprendole, ed esponendo il mio segreto e voglioso fiorellino al suo uomo, che inizio ad accarezzarlo. Mi piaceva e lasciai fare. Lo sentii inumidire, stimolarlo, aprirsi e consentire l'ingresso di un primo dito seguito da altri, che entravano e uscivano delicatamente Mente Lei mi aveva messo la lingua in bocca e giocava con la mia, continuando a tenermi le chiappe aperte.
Non capivo più nulla, ero immerso in puro godimento, mentre il mio buchino desiderava la sicura inculata.
Che si presentò con il calore della grossa e calda cappella di Lui, il quale si sostituì all'abbraccio femminile. Spinse delicatamente, ma era fuori centro, e lo aiutai centrare il voglioso buchino. Lui continuo a spingere costantemente, io lo aiutavo piegandomi, lo sentii entrare un poco per volta, finché lo sentii tutto dentro.
Lei assisteva smanettando la patatona. Mi sentivo assolutamente alla loro merce, e mi piaceva un casino.
Quando furono sicuri e soddisfatti della situazione, Lei si girò e appoggiandosi al pino, mi offri le sue chiappe e la sua patatona. Capito che volesse, mi appoggiai a lei ed entrai nella sua allagata, calda, avvolgente figa. Iniziammo uno sconvolgente andirivieni. Spingevo avanti ed entravo nella figa, ritornavo indietro e il cazzo del lui entrava in me.
Riuscimmo a trovare un buon sincronismo e l'andirivieni aumento di velocità. Il godimento di tutti era al massimo. Il concerto dei mugolii, dei sospiri, dei più forte, dei non ti fermare, dei non ho mai goduto così tanto riempiva la radura e non solo.
Con un coro di "godooo", e un attimo prima di esplodere, ci sfilammo e sborrammo contemporaneamente sull'erba.
Scoprendo che anche l'intruso era venuto. E con un "grazie" si dileguo velocemente tra i cespugli.
Noi tre ci guardammo soddisfatti, e scoppiammo in una risata liberatoria.
Ci infilammo i pochi indumenti e con un semplice "ciao, ci si vede", prendemmo la strada della civiltà.
Noi successivi pochi giorni che restai in campeggio provai a cercarli, ma non conoscendo né nomi, né dove alloggiavano, non li rividi più.


Ed eccoli riapparire oggi in questa specialissima occasione.

Irene sorniona, coglie l'assenza della sorella per dirmi sottovoce:
"So che ti ricordi di noi... non voglio che mia sorella abbia delle brutte sorprese da un ragazzo come te. Puoi andare bene per una scopata estiva, ma lasci a desiderare per una storia seria. Noi siamo liberi sessualmente, ma mia sorella è una "santarellina" ingenua. Ricorda che se la farai soffrire dovrai vedertela con noi. E se anche raccontassi in giro l'incontro, nessuno ti crederà, noi abbiamo una solida e limpida reputazione, e la difenderemo a ogni costo".
"Ok... come ho già detto a tuo marito, ti assicuro che rimarrà un segreto tra noi tre, e non farò mai sgarbi all'Aurora".

La Madre, vedendoci confabulare chiede che abbiamo da dirci in segreto. E Irene le risponde serena:
"Nulla di speciale, mi raccomandavo di non deludere mai Aurora e la nostra famiglia".
Irene mi guardò seria ma gentile.

E la serata terminò con successo, sono ufficialmente accettato nella famiglia come fidanzato dell'ingenua Aurora.

Tornando a casa mia, penso: chi vivrà vedrà.
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