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Prime Esperienze

Mamma mia che botta!!! (Tante domande per una pessima risposta)


di BisexGe59
31.07.2019    |    628    |    2 9.7
"Come stai? Mamma mia che botta!!! Cominciai a non capire più niente..."
Storia vera. Nomi e luoghi modificati.

Questo fatto è avvenuto quando avevo 23 anni circa, quindi quasi 40 anni fà. Avevo iniziato a lavorare e mi volevo far conoscere dalle varie ditte, anche perchè essendo in procinto di sposarmi volevo pensare al futuro in maniera sicura. Era l'ennesima telefonata della giornata, la monotonia delle parole ripetute più volte stava prendendo campo quando sentii la sua voce che mi lascio senza fiato. Professionale, diretta, ma calda, carismatica, pastosa; una melodia di vocali e consonanti che mi lasciarono senza fiato.
: Mi dica, prego....
: Buongiorno, si sono.....volevo farmi conoscere etc etc etc
Mi fece domande sul lavoro per capire meglio ed ebbi la sensazione che il suo tono si fosse ammorbidito, ma il mio essere senza fiato non cessava, e forse cercavo anche di non dire troppe cose in modo che lei continuasse a parlare ed io a bearmi come un bambino.
: Il Sig. Franco oggi non è in ufficio, lo troverà dopodomani nel primo pomeriggio.
: Grazie, richiamerò....
Riuscii finalmente a parlare con il titolare ed ebbi un appuntamento proprio il giorno dopo. Finalmente potevo dare un volto a Elisa, così si chiamava, la cui voce mi aveva già ammaliato.
Quando aprì la porta fu subito un colpo di fulmine. Mi affascinava quel suo viso da bambina, ancora imberbe per i suoi 20 anni come in seguito mi disse, ma già con un fisico adulto e con la sicurezza con cui mi parlava. Anche lei mi guardava in modo interessato, piacevole.
: Ciao Gianni, finalmente ci conosciamo...
: Eh si ci conosciamo. E vedo che la voce non mentiva...
: Oddio addirittura, sei gentile.... Hai portato tutto?
Le diedi la busta e notai che la scrivania era molto spoglia, quasi vuota.
Prima domanda.
Perchè spoglia? Strano; di solito le scrivanie delle segretarie sono piene di scartoffie, documenti e quant'altro. Aveva solo il telefono, un blocco per gli appunti ed una penna.
Mentre parlavamo, ci guardavamo spesso negli occhi, momenti di pausa, pensieri sospesi, e qualche discorso anche lasciato a metà, mi portavano ad allungare quei film che mi facevo da giorni, convincendomi però a tratti che tanto film forse non erano. Venne il momento di congedarmi con la promessa che ci saremmo risentiti per eventuali aggiustamenti della mia proposta e questo non poteva che farmi piacere. Più la sentivo più mi prendeva.
Ebbi, purtroppo qualche settimana dopo, la pessima notizia che l'Azienda capo non aveva accettato la mia proposta, per quanto valida ed interessante, in quanto ero troppo distante dalla sede principale (Io Genova, la ditta Ancona) e volevano solo persone della zona. Solite cose.
Era dispiaciuta nel dovermi dare la brutta notizia, la voce era incrinata e mentre metteva giù la cornetta, mi sembrò di sentire come un “Uffa” di rincrescimento, ma non ci feci caso, preso dalla rabbia della brutta notizia e dal prendere atto che avevo anche perso la possibilità di vederla ancora.
Mi buttai sul lavoro, gli hobby, la fidanzata per non pensare troppo a lei. Ma invece uscivo con gli amici e pensavo a lei, facevo sesso con la mia ragazza, ma immaginavo ci fosse lei, sul lavoro speravo che arrivasse una sua telefonata per riprendere il discorso lavorativo. Ma niente. E non riuscivo a togliermela dalla testa, chiedendomi se anche lei stesse nelle mie condizioni, o se quei film erano ormai in larga produzione.
A volte ci vuol anche un pizzico di fortuna, ed in quel caso arrivò circa un mese dopo quando dovevo andare in un negozio non molto distante da lei. Me la dovevo e volevo giocare, tanto ormai il lavoro era perso. Avevo anche un gettone in tasca ed una cabina telefonica nelle vicinanze; a quei tempi dovevi avere anche queste di fortune. Ma soprattutto quella che rispondesse lei. Così fù.
: Ciao Elisa, sono Gianni....ti ricordi?
: Gianniiiiii, ma che piacere!!!!!!. Non ci speravo più di sentirti. (Bingo!!!)
: Senti, sono nelle vicinanze. Ti và se ti passo a prendere quando finisci? (ora mi ci manda...)
: Ma certo. Dammi tempo una mezz'ora e sono dal portone. Non ho problemi di orario.
Altra domanda:
Possibile che una segretaria possa uscire quando vuole? Non ha orari? Non è normale sul lavoro.
E mi apparve come una Dea. Pantaloni attillati, una maglietta leggermente scollata, ed un trucco non troppo leggero, ma neanche volgare. I capelli sciolti, era la prima volta che li aveva così, che le contornavano il viso e la rendevano bellissima. Il sole illuminava il suo volto e i suoi capelli come una sorta di aureola piena di erotismo che comunicava direttamente con il basso ventre eccitandomi fortemente. Quanto mi piaceva e quanto bramavo quel corpo, sognandolo nudo davanti a me. Ci abbracciammo con un altro bacio sulla guancia ma questa volta a fior di labbra, con l'emozione che ci accompagnava mentre ci dirigevano verso un piccolo parco. Nessuno dei due riusciva ad essere sereno, a non tradire l'emozione di quell'incontro forse tanto inconsciamente desiderato, tanto è vero che non ci accorgemmo di esserci diretti verso la parte più nascosta del parco. Una volta seduti le consegnai una piccola scatola di cioccolatini, mi aveva confessato la sua golosità nel tempo, ed i suoi occhi si illuminarono d'immenso, ringraziandomi più volte, mentre mi accarezzò le guance con la mano. Tutti e due volevamo fare il primo passo ma tutti e due avevamo paura di rompere la magia. Ci accendemmo una sigaretta ma a metà mi resi conto che non potevo accettare di averla vicino e basta.
: Elisa....le tue labbra mi fanno passare la voglia di fumare.
: Hai ragione. Anche a me è passata la voglia, me ne è venuta un'altra....da tempo. Mangiamolo assieme un cioccolatino. Le nostre labbra si avvicinarono lentamente, vogliose di potersi finalmente incontrare dopo tanto tempo. All'inizio furono baci abbastanza casti, quasi di conoscenza, fino a che le nostre lingue si incontrarono voraci come le nostre mani che esploravano i nostri corpi in un abbraccio liberatorio.
Capimmo entrambi di essere presi dall'altro/a di non volerci più separare. I baci non erano più da fidanzatini, le mani percorrevano sempre più strade nascoste, facendoci capire il desiderio e che lei comunque non era proprio alla prime armi. Che quel corpo da bambina, ragionava da donna che sapeva cosa voleva. Riuscivamo a sentirci spesso durante la settimana, i cellulari erano ancora utopia, ma non riuscivo a capire una cosa.
Ennesima domanda.
Perchè non mi parlava mai della sua vita privata, della sua famiglia, del suo quotidiano, se aveva un ragazzo o meno. Ero talmente preso da lei che le risposte le mettevo in secondo piano, o forse avevo paura di saperle. Salvo poi ripensarci quando ero solo.
: Amore domani tra due giorni ho casa libera. Hai voglia di venire nella tana dell'orso?
: Oddio...ma davvero? Certo che lo voglio, tantissimo. Finalmente soli io e te.
: Ma come fai sul lavoro? Puoi liberarti?
: Senza problemi.... (Di nuovo senza problemi? Mah..strano strano)
E giù di domande.
L'andai a prendere. Era sorridente e felice come una pasqua. Minigonna svolazzante con camicetta (più facile toglierla che una maglietta, furba), truccata più pesantemente del solito ed un paio di scarpe con un tacchetto fine sulle quali sculettava. Eccitante, vogliosa nello sguardo, da scopare per strada come se non ci fosse un domani.
Un bacio sulle labbra, e mano nella mano ci dirigemmo verso casa mia completamente incuranti se qualcuno mi vedesse e potesse parlare e riferire. La felicità di quel momento abbatteva ogni rischio.
Entrammo in ascensore e poi in casa senza mai staccarci da baci e carezze. Le lingue svolazzavano nelle nostre bocche, le mani disegnavano autostrade di piacere mentre i respiri aumentavo sempre più di voluttà e desiderio. Era bravissima ad eccitarmi, mi sono sempre chiesto se avesse già avuto esperienze, ricordo che parliamo di tantissimo tempo fa dove le ragazze non erano così disinibite, sapeva come baciarmi e dove baciare, seppur in maniera impacciata. Si accorse della mia erezione, e con lo sguardo da gattina imberbe avvicino la bocca e la lingua all'orecchio, sussurrandomi:
: Perchè non ci calmiamo un attimo, e ci godiamo a lungo questo momento?
: Biricchina. Giovane, imberbe, impacciata, ma sapeva benissimo cosa voleva.
Chiese una coca cola, e anche questa fù una sorpresa.
Un'altra domanda.
D'accordo che era pomeriggio, d'accordo che erano altri tempi, ma mi aspettavo come minimo un caffè, una birra o qualcosa di semi alcoolico. Strano per una 20enne così sveglia.
Seduti sul divano bevemmo, parlammo, ma sempre incollati, senza smettere di baciarci e toccarci. Un'altra fortuna di quei tempi è stata che esistevano “i balli lenti”, un santo graal quando si voleva provarci con una ragazza. Ne misi su uno e cominciammo a ballare sempre più desiderosi dei nostri corpi. Il respiro aumentava per entrambi sempre di più. La mia mano si infilò piano piano prima sotto la camicetta fino a sfiorare il seno e poi sotto la gonna, sentendo un culetto morbido che era un piacere palpare. Da parte sua fu un attimo sbottonarmi la camicia e cominciare a dipingere pennellate artistiche sul mio corpo e sulle spalle con le labbra e la lingua, mentre la sua mano accarezzava il mio petto scivolando sempre più in basso. Mi mise una mano sul cazzo ormai durissimo e la lascio per alcuni istanti, sorridendo e arrossendo. Ci dirigemmo in camera da letto, mi sedetti sul letto e cominciai a sbottonarle la camicetta, a baciarle la pelle, fresca e profumata come un frutto acerbo, fino a pitturare arabeschi attorno al suo seno che, tolto il reggiseno, si specchiava nei miei occhi come due piccole coppe di champagne. Bellissimi, sodi, con due capezzoli che piano piano si ergevano dal piacere. Ne cinsi uno col palmo della mano e cominciai a leccare e succhiare il capezzolo, mentre con l'altra mano le palpavo il sedere. Mi guardava stranita, sempre più timida, quasi a chiedersi cosa faceva, cosa stava succedendo, ma piano piano lo sguardo si tramutò in piacere.
: mmmm che bello, mi piace, continua così..
Piano piano le sfilai la gonna e i collant trovandomi davanti delle mutandine traforate bianche di pizzo, chiaramente coordinate con il reggiseno, apperò la ragazzina, il pelo che spuntava dalle stesse. Gliele sfilai piano piano, posandola delicatamente sul letto e rendendola nuda davanti a me. Alzai lo sguardo e la vidi rossa in faccia, timida davanti al mio comportamento, ma con la dolcezza negli occhi di chi si stava godendo quel momento magico. Le accarezzai il boschetto, già intriso di umori, giocando con le due dita sulle grandi labbra, procurandole un lamento di piacere. Si morse le labbra... Misi un dito all'ingresso del buchino, mentre con la lingua giocavo con il suo seno. Cominciavo a scoppiare da quanto mi eccitava la scena e quanto mi eccitava lei nel suo godere. Cominciai ad entrare con il dito sentendo una leggera resistenza.
: Ma...., sei ancora vergine?
Si girò su di me sistemando bene la figa sul mio cazzo ormai duro procurandomi una scossa al cervello.
: In pratica si. Ho avuto piccole esperienze con un ragazzo, l'ho masturbato qualche volta, solo una volta glielo ho baciato e leccato per gioco, e ogni tanto mi infilo un dito da sola per togliermi la voglia. Ma non sono mai stata penetrata da un cazzo......
Mentre mi parlava, mi spogliò piano piano con una dolcezza infinita, ma anche con una bella volontà di volermi, con gli occhi pieni di voglia di sesso, mettendomi nudo sul letto a pancia in su e cominciando a baciarmi e leccarmi nel basso ventre, fino ad arrivare al cazzo durissimo. Cominciò a segarmi piano piano, come se volesse conoscere il sesso imparando sul campo. E stava imparando bene. Era impacciata, ma anche bravissima a non farsene accorgere, e nel frattempo mi baciava sul petto, ansimando per le mie dita che piano piano le massaggiavano la fica ormai bagnata.
Si abbassò con il viso sul mio cazzo e cominciò a baciarlo in tutta la sua lunghezza, poi la sua lingua cominciò a leccarlo prima sulla cappella, per poi scendere sul frenulo e poi in fondo all'asta, poi risalire e poi riscendere. Era impossibile resistergli.
: Mamma mia Elisa, mi fai morire, non so quanto riesco a resistere.
: E invece devi resistere, perchè voglio che mi rendi donna completamente. Ti voglio....!!!
In quel momento mi presero dei sensi di colpa. Avevo promesso ad una ragazza di sposarla avevamo deciso la data del matrimonio ed ora ero lì pronto a sverginare una ragazza, con la quale non sapevo come potesse andare o finire. Ma che persona ero?
: Ma sei sicura? La prima volta non è un gioco è un momento unico. E perchè proprio io?
: Sicurissima. Tu sei l'uomo che mi ha fatto andare in tilt il cervello, che mi fa sognare. Voglio che tu sia il primo uomo ad avermi...vada come vada....ti prego, ti prego fammi tua amore....
Le sue parole mi rinfrancarono parzialmente, anche se non del tutto.
Non so se lo fece volutamente o no, ma mentre mi parlava risalì sul mio petto baciandomi fino ad arrivare alla mia bocca, e mettendomi la fica proprio sul cazzo con movimenti atti a simulare un rapporto completo. Aveva sapientemente abbattuto ogni mio muro mentale.
La presi dolcemente invertendo le posizioni ed aprendole le gambe per poterla leccare. Un profumo acre ed intenso, di umori, era bagnatissima dalla voglia. La leccai prima dolcemente, poi sempre più velocemente, titillandole spesso il clitoride, e a volte infilandole la lingua nel buchino che piano piano si allargava dall'eccitazione. Misi anche un dito sul forellino per aumentare il suo bagnarsi ed il suo godimento. Ansimava sempre più profondamente, il respiro era sempre più affannoso, gli occhi sbarrati per poi esplodere in un orgasmo che non finiva mai. Mi prese la testa e la strinse a sé.
: Godo amore, godo. Prendimi ti prego prendimi, fammi tua, ti amooooooo.
Con le labbra piene dei suoi umori vaginali, mi spostai con il cazzo sulle sue labbra, che si aprirono subito per accoglierlo in sé.
: Bagnalo bene, voglio che senti piacere e non dolore.
Non se lo fece ripetere due volte, la sua lingua giocava con ogni cm del cazzo, le piaceva.
: Ora, ti prego... non resisto più.
Puntai la cappella all'ingresso della fica, dopo averle alzato le gambe, incontrando un leggero ostacolo, che mi bloccò. Attesi qualche minuto in modo che cominciasse ad abituarsi a sentire quel pezzo di carne che stava entrando in lei. Ricominciai a spingere, piano ma deciso fino a che incontrai l'ultimo leggero ostacolo (alla faccia del dito che si masturbava....leggermente) prima di entrare dentro di lei completamente. Le pareti erano caldissime, avvolgevano il mio cazzo, come una guaina protettiva: ero dentro di lei che gemeva e piangeva dalla contentezza. Piansi anche io dalla felicità e dal vederla felice, appagata di essersi donata all'uomo che voleva.
: E' bellissimo amore, ti sento tutto dentro, mi stai riempiendo. Ma ora muoviti ti prego voglio sentirti godere per farmi godere. Scopami, scopamiiiiiiii
Prima lentamente, poi sempre più velocemente cominciai scoparla, baciandola e leccandole i capezzoli che ormai erano duri e turgidi come marmo. Si vedeva che stava godendo, e vedendola e sentendola godere, comincia anch'io ad essere al limite della resistenza. Eravamo una giostra in continuo movimento, ci dimenavamo come ossessi in preda ad orgasmi infiniti.
Un brusco movimento lo fece uscire dall'antro del piacere. Ne approfittai per mettermi a pancia in su, guidando le sue gambe sopra di me. Non se lo fece ripetere e si calò sul mio cazzo con un piccolo lamento, cominciando una lenta cavalcata e mordendosi le labbra.
: Lo senti come è tutto dentro di me?
: Sei calda, sei vogliosa ed io voglioso di te. Baciami che voglio fartelo sentire per bene.
Chinò il corpo verso di me ed io subito misi le mie mani sul suo culo, cominciando a scoparla sempre più velocemente. Sentivo il cazzo che si gonfiava sempre di più. Le sue pareti si erano ormai adattate ed era un piacere sentire aderire a quell'asta dura ormai al limite. Continuai fin che potevo prima di girarla ancora e di uscire a malincuore, proprio all'ultimo, venendole sulla pancia e sul seno emettendo all'unisono due urla di godimento e piacere. Cercai di farmi pulire il cazzo con la lingua, ma capii subito che non era ancora pronta ad assaggiare il mio sperma e che per quella volta poteva bastare; che avrei avuto altre occasioni per insegnarle il sesso e scoprire nuovi mondi e sensazioni assieme a lei. Stremati, esausti ma felici ci abbracciammo con un bacio dai mille sapori e dalle mille parole. I respiri al limite, i cervelli in tilt, ma felici e non appagati.
: E' stato bellissimo, inimmaginabile.
: Guardami negli occhi e capisci perchè volevo che fossi tu il mio primo uomo. Sei stato magnifico, dolce ma nello stesso tempo quel tanto che bastava di stronzo per farmi impazzire. Sei unico, Ti amo. Ed io sono tua...tua...tua....
: Anche io sono pazzo di te. Eli sembrava quasi che lo avessimo già fatto. E' uno spettacolo scopare con te. Certo che siamo proprio dei pazzi. Tutte queste emozioni in così poco tempo; neanche due mesi fa circa non ci conoscevamo ed ora....
: Eh già, siamo proprio dei pazzi...........forse troppo. Ma è bellissimo esserlo e non vedo loro di essere di nuovo pazza con te.
: Perchè forse troppo? Cosa vuoi dire?
: Ma niente... era così per dire sciocco......che la pazzia è bella no.
E subito a baciarmi, e toccarmi rendendomi inerme a qualsiasi possibilità di controbatterla. Sapeva il fatto suo.
Era però ora di rivestirci ed uscire. Io avevo delle commissioni da fare, e lei doveva tornare a casa. E il lavoro? Ma fa quello vuole? E sempre domande su domande,
Passò una settimana, dove al telefono quando possibile era un romanzo d'amore bellissimo, pieno di desiderio per ripetere quanto prima la pazzia. Salvo una mattina che la sentii un po' strana, svogliata, e diversa nel parlarmi.
: Cosa succede Eli? Qualche problema?
Dovetti insistere molto a fronte dei suoi “Niente” finchè sbottò:
: Ti devo parlare. Ci sono delle cose che devi sapere, e che non posso tenermi dentro, non lo meriti.
: Ma devo preoccuparmi? Stai male? Ti ho fatto qualcosa?
: Ti devo vedere, al più presto.
Venne nel mio ufficio nel pomeriggio, bianca come un morto, non riusciva a guardarmi e parlarmi, senza trucco quasi trasandata.
: Ma cosa hai? Cosa è successo??? Parlami.
Si sedette sul divano, a distanza, si accese una sigaretta e cominciò a dirmi quello che mai e poi mai mi sarei aspettato.
: Io non sono la segretaria del Sig. Franco. Sono la figlia e nel periodo estivo, a scuole chiuse, stò in ufficio, che è anche casa nostra perchè mio padre è vedovo, e lo aiuto nelle telefonate e nel ricevere posta e documentazioni.
Le risposte alla mie domande cominciavano ad arrivare. Ecco perchè la scrivania vuota, ed ecco perchè non mi aveva mai parlato della sua famiglia. E poi, scuole chiuse??? Ma come minimo doveva essere all'Università. Cosa stà dicendo? Ma questo era solo l'inizio.....della fine.
: Non è bello un comportamento da parte tua, io ti ho sempre dato fiducia e non ti ho nascosto niente, ma non mi sembra una cosa così grave, anche se può essere un precedente, ma capisco che magari ti sentivi in imbarazzo nei miei confronti.
: Non è finita Gianni.....non è finita!!!
: Oddio cosa c'è ancora?.
: Mi hai semre detto che sembro una bambina, che sono la tua bambina. Avevi ragione; Ti ho mentito gravemente. No ho 20 anni.......devo farne 15 tra due mesi. E me lo disse scoppiando a piangere, nascondendo la faccia con le mani per paura di un ceffone.
Eccola la risposta principale a mie tante domande. Mamma mia che botta!!!
Dopo un primo momento di scoramento, la voglia di urlarle di tutto, insultarla e prenderla a calci nel culo, cercai di ragionare e calmarmi
: No ti prego fammi capire.....mi hai ingannato su una cosa così grave???? Hai neanche 15 anni??? Sono andato a letto con una minorenne, che ho pure sverginato, aggravando ancora di più una possibile denuncia??? Ma sei fuori???? Ma ti rendi conto????? Tu sei proprio pazza, ed io ancora di più ad averti creduto!!!!! Tu mi stai rovinando!!!
: Amore, ti prego ascoltami. Io sono innamoratissima di te, come tu lo sei di me. Avevo paura di dirtelo, avevo paura di perderti, ma ti amo troppo e quello che è successo lo volevo davvero, come anche te!!! Ti prego... Non ho fatto finta. Ti ho amato da morire e voglio amarti ancora. Ti prego.
: Mi preghi??? Mi preghi??? No bella, ti prego io di alzare il culo, prendere la porta e sparire dalla mia vista. Ora!!! Per sempre!!! Fuori!!!!
: No amore, non mi lasciare....
: Ringrazia che non ti lascio cinque dita sulla faccia, perchè le donne, peggio le ragazzine, non si toccano!!! Fuori dai coglioni, stronza!!!
Con il volto ricoperto dalle lacrime se ne andò guardandomi per l'ultima volta, nella speranza di un mio ripensamento, prima di prendersi un altro vattene.
Restato solo non capivo più niente. Cosa avevo fatto? Perchè non me ne ero accorto che quel corpo così infantile non poteva essere di una 20 enne? Perché ho ceduto alla carne, senza ragionare. Mi vergognavo di quello che avevo fatto. Una bambina, 15 anni sei una bambina, ed io ci sono andato a letto. Che vergogna, che schifo. Avrei avuto voglia di prendermi a schiaffi e non guardarmi allo specchio. Con il passare dei giorni però, nello stesso tempo, mi sentivo male al pensiero di non rivederla più, di un sogno finito forse ancora prima di cominciare, e che io sicuramente non sarei più stato lo stesso. Ma dovevo per forza dimenticare e tornare alla mia vita, come se fosse stato solo un brutto incubo.
Tentò di chiamarmi per vari giorni, ma dal telefono vedevo il suo numero e mi rifiutavo, anche se lo stomaco si contorceva, finchè alla fine perse ogni speranza e sparì completamente.
Nel tempo riuscii a dimenticarla. A malapena ma ci riuscii.
Dopo alcuni venni a sapere tramite conoscenze che si era sposata ed andata a vivere fuori Genova, Era il modo migliore per metterci una pietra sopra. Me la dimenticai completamente per anni, non esisteva più nella mia mente. Mi sposai, il lavoro aveva il suo percorso, mi ero fatto nuovi amici. Insomma ero sereno e tranquillo finchè un giorno.... ascoltando per radio “Per Elisa di Alice” un tuffo al cuore mi prese violentemente. Chissà cosa farà? Dove sarà? Sarà felice? Starà bene? Mi avrà mai pensato? Cominciai a pensare, a sorridere, a piangere ed eccitarmi ripensando alla sua voce ed a quella volta in casa mia. Preso da un motto di imbecillità, ricominciai a cercarla, nonostante si fosse comportata in maniera orribile. Tornai dove aveva la Casa/Ditta che però non esisteva più, girando e camminando per le strade adiacenti, cercando il suo sguardo anche se negli anni sarebbe cambiato tantissimo, come me del resto. Conobbi casualmente nel tempo una persona del paese dove era andata ad abitare e con la scusa di andare a trovarlo covavo la speranza di poterla vedere. Ma non sapevo neanche il suo cognome, una delle tante cose che mi aveva nascosto, e me ne tornai a casa con le pive nel sacco. Pazienza, forse meglio così.
Un giorno però, lo zampino del destino è sempre pronto a colpire, ricevo una richiesta di amicizia su FB da parte di tale Elisa N. Guardo il volto anonimo, vedo un normalissimo profilo, e penso che non ci sarà niente di male accettare l'amicizia. Chiudo fb e continuo la mia vita. Due giorni dopo, vedo un suo post...guardo meglio il viso..oh cazzo....lei!!!! La mia Elisa, non è possibile dopo così tanti anni. Eppure quello sguardo, quel sorriso...quella labbra...
: Scusa, ma sei mica te che....
: Ciao Gianni, quanto tempo che è passato....come stai?
Mamma mia che botta!!!
Cominciai a non capire più niente. A distanza di anni, nonostante quello che mi aveva fatto, il cuore batteva ancora. Sposata/separata con un figlio. Quel fisico da bambina aveva ormai lasciato posto ad una donna matura, ma sempre con lo sguardo che mi aveva stregato. Pensavo di averla dimenticata; non era così e neanche per lei. Era palpabile la voglia di vederci era chiarissima. Ci ricordammo tutto per filo e per segno, non smetteva di stuzzicarmi ed anzi faceva di tutto per emozionarmi, per farmi sapere che le sue labbra erano ancora più morbide, e che ricordava le dimensione del mio cazzo. Non aveva perso il vizio di fare la bagascetta, in senso più che buono.
: Vorrei vederti Elisa, davvero, almeno per un caffè.
: Anche io lo voglio. Ora...subito.
Sono passati gli anni ma è rimasta la stessa stronza di allora. Sapeva benissimo che essendo sposato non mi sarei potuto muovere subito. Dopo qualche sera e qualche chiacchierata mi ha detto chiaramente che mi aveva cercato solo come “vecchio amico”. Si vabbè basta crederlo. Ai miei tentativi di riportarla verso di me, di esserle almeno amico ho solo ricevuto porte in faccia ed ormai da tempo il nostro rapporto si limita a qualche like e basta. Ma leinon sa che io la penso tutti i gioni, che vorrei poterla accarezzare e stringere a me e che non mi resta altro che guardare le sue foto, con il cuore dirle” Ti amo sempre Elisa”.
E più la guardo e più mi rendo conto che: Mamma mia che botta!!!
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