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Prime Esperienze

Vizi di quartiere (1)


di LeoneDiana
21.05.2018    |    18.154    |    8 9.0
"Grazie alla visione attraverso il binocolo, riconosci un frustino: è di quelli formati da un bastoncino che termina con una specie di paletta..."
Sono le 2 e ancora non riesci a dormire. La scena a cui hai assistito continua a scorrerti davanti agli occhi; ti prende la testa, e non solo. Hai provato a masturbarti nuovamente, lo fai spesso per aiutarti a prendere sonno, ma è stato inutile. L’eccitazione si è affievolita solo un po’, e per poco tempo. E ora senti di nuovo il cuore che batte forte e veloce, e la mente che non si ferma, e che ritorna indietro, a poche ore prima.

È quasi mezzanotte, hai appena finito di rimettere in ordine la cucina e stai per andare a letto, ma non lo faresti prima della tua piccola perversione quotidiana. Ti avvicini alla finestra e guardi di fronte. Un’altra persona non capirebbe il motivo per cui ti soffermi a lungo nell’osservazione di quell’anonimo condominio. Non uno dei più brutti, ma nemmeno un’opera d’arte, e poi comunque è sempre lo stesso, che motivo c’è di guardare ogni sera in quella direzione? È solo una serie di terrazze e finestre, intercalate da muri dipinti di colore rosa tenue. Da un appartamento arriva la luce di un televisore che nessuno guarda più, gli spettatori si sono addormentati durante chissà quale monotono programma. Ma tu fissi un’altra finestra: vuota, buia, anonima. Di solito ti dai un paio di minuti di tempo e a volte, purtroppo, non accade nulla. O almeno nulla di interessante.
Sembrerebbe essere esattamente il caso di stasera: la luce si accende, sì, ma vedi soltanto un uomo che riordina, passando in rassegna una serie di oggetti – probabilmente abiti, accessori – che deposita ordinatamente sul letto. Forse si sta preparando per un viaggio, anche se in realtà i vestiti paiono uscire da una valigia, anziché entrarvi. Nessuno spettacolo per soddisfare le tue aspettative da voyeurista ormai cronica: se la camera si infuocherà sarà molto più tardi, o forse è già successo prima, o stasera non succederà proprio. Tuttavia, qualcosa ti trattiene. Una sorta di curiosità istintiva ti porta ad impugnare il binocolo che tieni a portata di mano, per quando lo show si fa interessante e vuoi goderti i minimi particolari.
Senti il tuo cuore fermarsi, quando l’inconscio sospetto si fa realtà: quelli che l’uomo dispone con cura sono strumenti viziosi. Corde, manette, frustini… oggetti tipici di quelle pratiche di confine tra piacere e dolore, che tu conosci solo di sfuggita per grazia di uno dei tuoi partner temporanei del passato. Era senz’altro il lato più intrigante e positivo di quel tuo amante, peccato che non ce ne fossero altri e così hai preferito lasciarlo, rinunciando a conoscere più a fondo le arti oscure del sesso.
Mentre sei persa nei ricordi, quasi non ti accorgi che la luce si è spenta. Non fai in tempo a interiorizzare il timore che sia già tutto finito, che vedi la stanza riprendere luminosità, gradualmente. Rivedi l’ombra dell’uomo passare, il chiarore aumenta e capisci che sta accendendo due, tre, quattro candele. Poi sparisce oltre la porta.
Resti in attesa. Il prossimo passo è prevedibile: l’uomo rientrerà e non sarà solo. Conosci bene la sua compagna, o meglio non la conosci affatto di persona, ma hai visto il suo corpo nudo già qualche decina di volte. È minuta e magra, con gambe esili e un sedere sostenuto. Il seno è piccolo, poco più di una seconda misura, ma bello e sodo. Non conosci ancora bene il suo viso, che negli amplessi è spesso girato o parzialmente coperto da lui, e quando il palco si ripopola capisci che oggi non potrai carpire nuovi dettagli: non solo per la penombra, ma perché lei è bendata.
È più sexy che mai: già in gran parte spogliata, indossa un completo intimo di pizzo nero e calze autoreggenti. Lui, invece, è vestito, sembrerebbe con camicia e pantaloni. La accompagna al bordo del letto e l’aiuta a salire. Si stende accanto a lei, la accarezza, la bacia, la tiene abbracciata a sé. Tutta questa attenzione ti fa pensare che sia la prima volta, per lei. D’altra parte, almeno nei tre mesi precedenti, scene di questo genere non se n’erano viste.
Un po’ alla volta l’uomo allenta il contatto, senza tuttavia staccarsi del tutto. Con una mano sceglie il primo strumento: le manette. La testata del letto a inferriata, d’altra parte, pare messa lì apposta. Ti sembra quasi di poter sentire il “clic” quando, dopo aver condotto le braccia di lei verso l’alto, provvede a bloccarle i polsi. Fatto sta che questo suono immaginario arriva al tuo clitoride, che si irrigidisce spontaneamente. Sei già eccitata, e in pratica non è ancora successo nulla. Forse è una forma di sintonia con la donna, che comincia a dimenarsi sul letto, mentre lui ha ricominciato ad accarezzarla. Quando la gira su un fianco per slacciarle il reggiseno, è costretta ad inarcare indietro la schiena e le braccia, mettendo un po’ alla prova le catene. Si eccita, capendo di essere davvero prigioniera e, al primo bacio che il suo capezzolo riceve, sobbalza sul letto, mentre vedi la sua bocca aprirsi in un gemito. Non puoi sentirla, ma anche questa volta percepisci il riflesso nel tuo corpo. E con le mani apri due bottoni della camicetta, cominciando a massaggiare uno dei tuoi seni.
Le carezze di lui si spingono più giù, sulle cosce per gran parte coperte dalle calze: le sue mani salgono dalle ginocchia verso il pube, ma non raggiungono mai la vulva, quasi a sfidare il corpo di lei, che si muove e si inarca cercando di agevolare un qualsiasi contatto con il clitoride. L’uomo non le fornisce il sollievo cercato, e invece invita la sua sottomessa a girarsi a pancia in giù.
Percorre la sua schiena con le mani provocandole brividi incontrollabili, aumentando gradualmente il vigore per poi, abbastanza improvvisamente, diminuirlo. Si è girato a cercare qualcosa appoggiata sull’altra metà del letto. Grazie alla visione attraverso il binocolo, riconosci un frustino: è di quelli formati da un bastoncino che termina con una specie di paletta. Hai avuto anche tu la fortuna di provarne le doti: se si mantiene il controllo sulla forza impartita è difficile fare male, ciononostante l’effetto è piuttosto forte. Hai letto una volta che quello che fa godere non è il dolore assoluto, ma la sensazione di impotenza e di sottomissione. Certamente lei deve sentirsi così, in quella posizione: le mani ancora più bloccate dalle catene incrociate dopo la rotazione, il resto del corpo appoggiato sulle ginocchia, con il sedere in alto, a “mezza pecorina”. La visione delle natiche sode inframezzate da una sottile striscia di pizzo trasmette un sussulto alla tua vagina, che vai a rassicurare con una mano. Ti accorgi che le tue mutandine sono bagnate e pensi che anche le sue debbano esserlo, almeno altrettanto. Lui le sfila e comincia a massaggiarle la vulva, un movimento che imiti su di te, con una consapevolezza solo parziale, inebetita come sei dalla scena a cui stai assistendo.
È in quell’istante che lui sferra il primo colpo, centrando perfettamente la natica destra. Salti sulla sedia come lei ha fatto sul letto, sollevando la testa verso l’alto in quello che pensi sia stato un urlo. La tua mano si infradicia e decidi di liberarti di pantaloni e mutandine. L’eccitazione ti fa fare d’impulso quel gesto imprudente, o almeno impudente: è vero che la luce del tuo appartamento è spenta, ma sei sempre davanti alla porta finestra che dà sul terrazzo. Ma non hai più il controllo di quello che fai, sei persa nella passione quanto la coppia che hai di fronte, e riprendi a sditalinarti con lussuria. Dopo un secondo colpo, quasi a pareggiare la tortura sul lato sinistro del culo, ora anche lui si toglie i vestiti e puoi vedere il suo membro eretto mentre si avvicina alla vagina di lei. Intanto che indugia, ti sembra di sentire la stessa bramosia che in lei è evidente: non può più aspettare, ha bisogno di cazzo, ha bisogno di essere posseduta, ha bisogno di godere. E l’appagamento arriva, finalmente: con una spinta sola e decisa arriva fino in fondo, tanto lubrificata è ormai la sua fica, e lei grida più forte, puoi udire la sua voce riecheggiare dentro di te mentre lui affonda la sua asta ancora, a ripetizione, con una forza che potresti definire squarciante se non sapessi che essere penetrate a fondo, con violenza, in quella situazione, provoca solo un piacere travolgente. E poi lo vedi sollevare nuovamente il frustino, e fai un’altra cosa che mai ti saresti aspettata da te, ma è il tuo corpo che guida i giochi: abbandoni il binocolo e ti giri, mettendo un ginocchio sulla sedia. La mano bagnata non può smettere di sfregare la tua vulva, ma l’altra ora è libera e, come fosse guidata dal tuo dominatore, scaglia un colpo vigoroso sul tuo culo scoperto, ed è così che vieni, vieni, vieni con un impeto inaudito, vibrando e accartocciandoti su te stessa.
Quando ti riprendi, riporti lo sguardo sull’altro lato della strada e capisci che anche le “fonti” del tuo piacere hanno raggiunto la pace. Sarà un’impressione, ma ti sembra di vedere l’umidità nell’aria della loro camera da letto, mentre ti illudi di sentire l’odore acre del sudore misto agli umori che i due amanti hanno sfogato nel culmine del godimento. Continui ad accarezzare la tua pelle con dolcezza, mentre li vedi guardarsi negli occhi (lui le ha rimosso la benda), un po’ sconcertati per quello che hanno appena vissuto. Nel senso di incredulità, però, probabilmente li superi: sei appena venuta sculacciandoti nuda davanti al terrazzo, spiando una coppia in una sessione di bondage. Tuttavia, anche se ora ti copri per evitare il rischio di essere vista, non ti vergogni nemmeno un po’ di quello che hai fatto. E, anzi, ti ritrovi a pensare di volere ancora di più.
(continua)
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