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Io e Marilena


di LeoneDiana
08.02.2019    |    7.916    |    7 9.5
"Successivamente, scendo sulla pancia e arrivo dove sento che lei più mi desidera..."
[Questo racconto fa parte della serie “Anna e…” ed è il seguito di “Anna e… il vecchio compagno di classe”]

La sera di venerdì è finalmente arrivata. E l’entusiasmo per l’inizio del weekend è ampiamente superato dall’attesa per quello che mi aspetta, di lì a poco. Tu vuoi parteciparvi, come possibile: mi stai aiutando a scegliere il vestito con cui devo sedurre, per la prima volta dopo anni, una donna che non sei tu. E su tuo invito. Vabbè che di arte della seduzione non ne servirà molta: è chiaro a tutti e tre cosa succederà stasera, e tutti e tre lo vogliamo. Le occhiate e le frecciatine della mia collega nel corso di questi due giorni non sono stati altro che la conferma di un programma già ampiamente pianificato.
La tua camicia bianca preferita, jeans e sono pronto:
– Uff, per voi uomini è sempre così facile...

Sei emozionata quanto me, continui ad abbracciarmi e baciarmi, poi mi dici, con chiaro riferimento al mio pene:
– Sicuro che questo rimarrà solo mio?
– Perché? Anche se te l’ho fatta prestare a qualcuno, questa non sarebbe più di mia proprietà?
Ti tasto, ci guardiamo eccitati e a fatica ci tratteniamo dallo spogliarci a vicenda. Quando sto per uscire, prendi una rosa dal vaso della cucina e me la porgi:
– Per quanto sia zoccola, va pur sempre trattata da donna, no?
– Sei pazza... e troia... e fantastica!
Ti metti a ridere e mi ringrazi. Sono esaltatissimo e manderei all’aria la serata per passarla a riempirti di baci e scopare come ricci. Sei tu a prendermi la nuca e a farmi sentire, con la tua lingua, quanto sei innamorata e quanto sei eccitata da quello che sto... stiamo per fare.
– Buona scopata, amore mio!
Non rispondo, e ti sorrido mentre chiudi la porta dietro di me.

Mentre mi avvicino a casa di Marilena, avverto una strana ansia… le mani sudano, e tremano, quando sto per suonare al suo campanello… cosa mi succede? Mi sembra di essere ritornato ai tempi delle superiori, alle prime uscite: l’emozione, la paura di non essere all’altezza della situazione… Ma che diamine! Devo solo scopare con una donna… che non devo nemmeno conquistare! Prendo un bel respiro e premo il pulsante.
– Secondo piano, troverai la porta di destra aperta, entra pure…
– Ok!
Mentre salgo le scale, percepisco un profumo floreale e sento le note lontane di una musica rilassante. La porta socchiusa nasconde una luce fioca che scopro provenire da una candela accesa al centro del tavolo della cucina... lei non è lì, ma a questo punto è chiaro dove si trovi. Appoggio la giacca sul divano, e varco la soglia del sogno che ogni single vorrebbe realizzare... Marilena, distesa su un letto dal copriletto rosa, vestita solo con un babydoll di colore viola e calze nere. Sono... estasiato: il suo corpo mi ha sempre attratto, ma così... così è la cosa più sexy che io abbia mai visto dal vivo. Non riesco a proferire parola, ma è lei a parlare:
– Benvenuto, porcellino... – usando una voce da maialina suadente... è entrata completamente nella parte!
– Sei... meravigliosa!
– Grazie! – risponde ridacchiando e uscendo dal suo ruolo. – Dai, cosa fai lì impalato? Vieni qui!

Mi avvicino al letto e lei si alza in ginocchio, apre le braccia e... mi bacia subito in bocca. Le nostre lingue si lasciano trasportare in una danza celebrativa dell’incontro, a soddisfare un desiderio covato da tanti mesi:
– Era ora, no?
– Già…
Lei mi porge uno dei due calici di prosecco che aveva preparato sul comodino, io le offro la tua rosa. Lei ne annusa il profumo e dice:
– Grazie! Ora brindiamo a noi e al nostro… esperimento! – e ride spontanea.
Bevo un sostanzioso sorso nella speranza che mi aiuti a prendere coraggio in una situazione che, forse proprio per la sua spudoratezza, mi fa sentire un po’ impacciato. Lei sembra invece avere tutto sotto controllo: sorseggia con calma il suo vino, e prende di nuovo l’iniziativa, accarezzandomi una mano.
– C’è qualcosa di particolare che vuoi… sperimentare?
– Non saprei…
– Cominciamo in modo classico allora, poi improvviseremo.
Sembrano le indicazioni di un regista porno. E in effetti, come ogni filmino che si rispetti, inizia con un succoso pompino. Mi fa togliere le scarpe, mi distendo sul letto e così, ancora vestito, solo i pantaloni abbassati quanto basta, comincia ad assaporare il mio membro che, inizialmente un po’ sopito per l’imbarazzo della situazione, a poco a poco si riprende grazie a quelle gradite attenzioni. Ci sa fare, mi godo la sua performance e mi rilasso un po’ alla volta dalla tensione. Da quella posizione, oltre alla bocca in cui fa sparire con regolarità la mia cappella, posso vedere il suo seno. Sebbene io sia un amante delle piccole misure, quella terza abbondante ha sempre attratto magneticamente i miei occhi. E ora, non posso resistere alla tentazione di toccarla. Gentilmente la allontano dal mio cazzo e comincio ad accarezzarla attraverso il babydoll. Lei capisce su cosa si è focalizzato il mio interesse, e se lo sfila, mentre anch’io rapidamente mi libero dei vestiti. La faccio distendere, e comincio a baciare la zona circostante quelle due bocce rotonde. Con un percorso a spirale, mi avvicino a un capezzolo, passando dalla stimolazione con le labbra alla lingua. L’effetto che sortisco mi sorprende: Marilena comincia a mugolare e a contorcersi, e con una mano mi stringe la spalla, quasi graffiandola con le sue unghie smaltate. Pratico lo stesso trattamento sul secondo seno, e l’eccitazione si somma, tanto che comincia a respirare sempre più profondamente e velocemente.
– Ho voglia... metti il preservativo, dai! – è il suo invito impaziente, che colgo immediatamente, con l’approvazione del mio cazzo ormai bello solido alla percezione di tanto sfrontato desiderio nella mia prima amante.
Penetro dentro di lei nella posizione più classica: quella del missionario. Entrambi sentiamo una scossa libidinosa a quel contatto, ma la mia emozione credo sia più forte: non sei tu, ma un’altra, quella con cui mi sto accoppiando, e questo pensiero mi fa arrapare, tanto che comincio anch’io ad emettere gemiti, soffocati solo dai ripetuti contatti delle nostre bocche, delle nostre lingue. Dopo tanti anni di sesso monogamo con te, ritrovo il piacere della scopata “una botta e via”, e che razza di scopata! Lei è pura passione, audace sensualità, licenziosità peccaminosa… Scommetto che a eccitarla non è solo l’atto che stiamo consumando, né solo il mio corpo, quantunque sia evidente che le piaccia, ma anche il suo ruolo di amante di un uomo ceduto in prestito dalla sua compagna. Chissà se sono questi, o altri i pensieri che fanno crescere in lei la foga, evidente nella presa delle sue mani che stringono le mie natiche e sospingono il mio corpo, con la frequenza a lei più gradita, dentro il suo. I suoi occhi si dilatano e penso che stia per venire quando, approfittando della mia impreparazione, ci sbilancia entrambi su un lato e ci fa rotolare, scambiando le reciproche posizioni.
Il ritmo quasi non si interrompe e ora la vedo stagliarsi sopra di me, mentre si impala sul mio membro, incredulo a quella stimolazione nuova, intensa, coinvolgente. Marilena muove il suo bacino in modo sempre più veloce mentre io le titillo i capezzoli, le stringo le tette, le bacio le labbra carnose, e lei emette suoni sempre più forti, profondi ed osceni. Ha ormai perso definitivamente il controllo e anche il mio godimento cresce a passi spediti. Mi ritrovo a pensare che quella situazione è quasi identica alla grandiosa chiavata con te di due giorni prima, quando mi chiedevi se volessi scoparmi la mia collega e se volessi venire insieme a lei e ora mi dico “Sì”, voglio godere dentro quella femmina infuocata… e il mio desiderio si fa velocemente realtà. Lei se ne accorge e il compiacimento di sapersi capace di appagarmi completamente innesca dentro il suo corpo una, due, tre scariche crescenti di voluttà, un magnifico orgasmo che ci unisce, ci avvolge e ci sconvolge.

In palestra, non riesci a concentrarti molto sugli esercizi: non fai che pensare a me e a quello che probabilmente sto facendo a qualche kilometro di distanza. Immagini di rapporti orali, vaginali in tutte le posizioni, anche anali scorrono davanti a te come in un giornalino porno. Visto il livello di distrazione, hai deciso di evitare gli attrezzi più complicati e hai pensato che fosse meglio bruciare un po’ di kilometri sulla cyclette. Ma si è generato uno strano circolo vizioso: le fantasie prodotte dal tuo cervello eccitano la tua passera e il tuo clitoride, che sono in una posizione, sulla sella, già di suo stimolante; la sollecitazione dei tuoi genitali alimenta a sua volta i tuoi pensieri porci e la tua eccitazione aumenta. Ora, per esempio, stai pensando a me che prendo Marilena a pecorina, e le schiaffeggio le natiche con sua immensa libidine. Senti un’onda di piacere scendere nella tua vagina e ti accorgi che sulla tua tuta, tra le gambe, si è formata una macchia. È meglio interrompere anche quello sport e, quando ti alzi, speri che l’alone possa credibilmente passare per sudore. Il tuo film mentale, però, non si ferma e mentre sei nello spogliatoio la scena si arricchisce di dettagli: lei ha le mani legate alla testata del letto e io impugno un frustino. Non ce la fai più e ti chiudi in bagno dove abbassi le tue mutandine fradicie e usi una mano per dare alla tua fregna pulsante la soddisfazione che richiede. Il clitoride si gonfia sotto i movimenti delle tue dita e la tua immaginazione ti fa visualizzare il piacere sul mio volto, su quello di lei, bendata, il suo sedere arrossato, il mio cazzo da cui sgorgano, finalmente, spruzzi di sperma che non sono altro che il riflesso degli spasmi del tuo orgasmo liberatorio.
Ti risvegli come da una trance. Speri di non aver urlato, hai cercato di trattenerti ma poi hai perso completamente il contatto con la realtà. Ti senti tutta rossa in viso. Decidi di fare una doccia sul posto, per calmarti definitivamente. Nel prendere le tue cose, noti che nello spogliatoio c’è un’altra ragazza, che pochi minuti dopo ti raggiunge in bagno, nella doccia accanto alla tua. Mentre ti asciughi, noti che lei ti fissa, e ti assale il dubbio: che abbia sentito qualche rumore durante il tuo ditalino?

A casa di Marilena, intanto, la situazione si è riaccesa. Le coccole post-coito sono diventate, un po’ alla volta, di nuovo carezze seducenti. Abbiamo ricominciato a baciarci con trasporto e… anche il mio “compagno di giochi” si sta velocemente risvegliando. Sposto l’obiettivo dei miei baci dalla sua bocca al collo, dal collo alle spalle, dalle spalle ai seni… su cui mi soffermo per un po’, visto il suo gradimento. Successivamente, scendo sulla pancia e arrivo dove sento che lei più mi desidera. Il sapore di preservativo a me non dà fastidio, se non per il fatto che nasconde quello puro della passera, e quindi comincio a leccarla, partendo dai contorni delle grandi labbra. Il suo respiro si fa più affannato e… sì, sta godendo, parecchio. Inaspettatamente, però, si scosta e fa per prendere qualcosa dal cassetto del comodino: un paio di manette. Con un’espressione a metà tra una gattina che fa gli occhioni e il diavolo che induce in tentazione, me le porge. Io cerco di superare il mio sconcerto e provvedo a legarla alla testiera del letto, per poi ficcare tutta la lunghezza della mia lingua nella sua bocca. Trasformo il bacio profondo in carezze più leggere, fino a che resta solo un contatto di labbra, che rendo sempre più lieve, e discontinuo, di modo che sia lei a cercarmi, e non sempre trovarmi. Mi distanzio ancora di più e sposto le mie attenzioni su altri luoghi, ripercorrendo il tragitto di prima, ma questa volta con stimolazioni più fatue, lambendo soltanto, con le labbra e la lingua, i vari settori di pelle. Lei scatta, e si dimena a cercare un contatto più completo e deciso, ma io, esperto in questo tipo di “tortura” a cui mi hai insegnato a sottoporti, non le dò soddisfazione. Riservo un trattamento ancora più straziante alla vagina che, già al punto limite del desiderio provocato dalle sollecitazioni ricevute su tutto il corpo, avvicino lentamente, partendo dalle cosce, per poi passare all’inguine e al pube, rasentando le grandi labbra… Tutta questa attesa provoca una crescente tensione lussuriosa in lei… il respiro si accompagna a gemiti e mugolii sempre più forti, che quando comincio a sfiorare il clitoride con la punta della lingua si trasformano in urla, di sapore primordiale. Lei si inarca a cercare di farmi prendere il suo sesso in bocca e quando, finalmente, allargo la lingua a schiudere la sua fregna famelica, bastano due o tre leccate per scatenare un orgasmo dirompente che la scuote fino ai piedi, per una decina abbondante di secondi.
Inutile dire che l’esperienza appena vissuta ha completamente rinvigorito il mio membro, che ora si staglia in una robusta erezione. Mentre la abbraccio e la bacio per riscaldare gli attimi successivi a quel godimento estremo, lei lo sente e, avida di approfittarne, si gira e si propone con il sedere all’insù, proprio come tu hai fatto con Matteo l’altro ieri, e come nella tua visione di pochi minuti fa. Non attendo molto, giusto il tempo di infilare un nuovo preservativo, prima di darle la soddisfazione che sta cercando: la mia verga scivola senza difficoltà dentro di lei, in profondità, tanto che ho il dubbio che il suo primo grido sia di dolore anziché di piacere. Ma i suoi movimenti di bacino all’indietro, ad aumentare la forza dei miei colpi, mi fanno propendere per la seconda ipotesi. La natura animale prende il sopravvento in me e, senza interrompere le spinte, percuoto la sua natica con uno schiaffo sonoro. Lei vibra, e di piacere. Guidato sempre più dall’istinto accarezzo e strizzo i suoi glutei, e nei loro percorsi l’attenzione delle mie mani arriva anche all’orifizio anale. I suoi movimenti mi fanno capire che gradisce e allora oso: bagno un dito nei suoi umori vaginali e lo affondo, con depravata delicatezza, nel suo culo.
– Sìiii! – è la sua risposta voluttuosa, che mi sorprende e aumenta a dismisura la mia eccitazione per quell’amplesso sempre più perverso: lei è ormai completamente sottomessa e io mi sento il padrone completo del suo corpo e del suo piacere. Del tutto fuori controllo, affondo gli ultimi, violenti, colpi dentro la mia schiava ed esplodo mentre riecheggia in sottofondo il vortice delle urla di godimento di entrambi.
È proprio per questo che, accasciandomi accanto a lei, commento così:
– Spero che l’insonorizzazione tra gli appartamenti sia buona...
Marilena scoppia a ridere:
– Ahahah, ora slegami, dai! Ti è piaciuto?
– È stato incredibile!
– Meglio delle scopate innocenti con la tua mogliettina?
– Non siamo sposati e... anche a noi piacciono certi giochini.
Mi fermo un attimo a pensare al confronto che mi si chiede di fare:
– Ok, ma... non mi hai risposto!
– Ci stavo pensando: è diverso... Tu sei fantastica: con te ho goduto davvero come un pazzo. Ma con Anna c’è qualcos’altro. È la mia vita, e fare l’amore con lei è come suggellare ogni volta il nostro legame profondo.
– Lo so, questo volevo sentirti dire. Ti invidio, sai?
– Immagino: a volte mi rendo conto di quanto sia completa la mia vita.
– Ora che puoi anche scopare con le altre?
– Ahahah!
Segue una breve chiacchierata accompagnata da un altro po’ di prosecco, poi cominciamo a rivestirci. Ci salutiamo con affetto, e senza promesse: entrambi sappiamo che era una chiavata una tantum e io sento che... ci voleva. Ora in ufficio potrò forse lavorare più tranquillo, senza strane fantasie per la testa.

Apro la porta di casa e ti vedo, addormentata, sul divano. Mi avvicino e ti bacio, con dolcezza. Apri gli occhi e, nonostante il rimbambimento, sai subito cosa chiedermi:
– Ti è piaciuto?
– Sì, ti amo tanto...
– Anch’io ti amo... – ti stiracchi e sbadigli, riprendendo contatto con la realtà.
– Tu come stai?
– Bene! Immaginando quello che stavi facendo mi sono toccata e ho goduto tanto...
– Ma che porcellina! Brava! – ti apostrofo mentre ti tocco la vulva attraverso il pigiama. – Hai fatto bene a insistere: ora io so cos’hai provato tu e tu cos’ho provato io, vero?
– Sì, grazie...
Le emozioni e il contatto con la tua passera hanno fatto rizzare, ancora una volta, il mio uccello. Tu te ne accorgi e tasti attraverso i pantaloni:
– Bene, mi sembra che ne sia rimasto un po’ anche per me...
Ridacchio e annuisco. Arriva pronto il tuo invito:
– Andiamo di là, allora, voglio subito riprendere possesso di ciò che è mio!
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