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LA MANO DI SERENELLA


di Sabrinazeta
06.01.2015    |    8.795    |    30 9.5
"Ovviamente quel galantuomo non me lo ha raccontato così..."
Un giorno al caffè un'amico mi ha raccontato questa storia, interessante per carità, ma sappiate che se invitate una donna per raccontarle cosa fate con le altre. Beh! Avete perso molti punti e se c'era una porta socchiusa, ora l'avete completamente sbarrata con le vostre stesse mani e quando parlo di porta, non serve che vi spieghi la metafora. You Know What I mean. Buona lettura.

Mia moglie mi aveva lasciato.
Dopo il primo mese ero disperato, oltre a tutto quello che segue una separazione, tra burocrazia e riordino degli affetti, era passato moltissimo tempo da quando avevo avuto l’ultima notte d’amore con mia moglie.
Da solo ormai non ce la facevo più, avevo bisogno di un contatto diverso.
Al lavoro avevo sempre preferito non incasinarmi e quindi non avevo nessuna collega che potesse aiutarmi, per così dire, ma meno ancora erano quelle cui potessi confidare la mia disperazione.
Tra quei pochi nomi, una collega mi era particolarmente cara, la Serenella.
Una donna di 47 anni sposata con una figlia, una brava donna, di una normalità rassicurante, motivo per cui non potevo azzardare nemmeno una relazione segreta perché era troppo fuori dai suoi canoni, ma certo poteva almeno raccogliere la mia confidenza e dirmi una parola di conforto.
Decisi di invitarla per un caffè appena usciti dall’ufficio. Si negò un paio di volte e alla terza chiese a cosa fosse dovuta tanta insistenza.
Ho bisogno di parlarti, il tempo di un caffè, solo due parole, sai con Carla…
Va bene, disse lei pensando che le volessi parlare solo della crisi con mia moglie.
Al bar occupammo il tavolo più appartato e cominciammo a parlare, le chiesi prima di sua figlia, suo marito ma lei tagliò corto, voleva ascoltare cosa avessi da dire.
Senti Sere, cominciai, è più di un mese che è finita con mia moglie, queste settimane sono state difficili come puoi immaginare e c’è una cosa che mi destabilizza, che mi turba un po’ e vorrei risolverla in modo dignitoso.
Va bene, disse lei, continua.
E’ passato abbastanza tempo da quando… beh, cerca di capire, da quando ho avuto l’ultimo rapporto con mia moglie, si litigava già da mesi e quindi…
Santo cielo e ne vieni a parlare con me, esci con i tuoi colleghi maschietti, andate da qualche parte, tanto lo so benissimo che Giulio, Luigi e compagnia cantante fanno delle uscite strane ogni tanto, lo sai anche tu.
Sì, sì lo so’, ma io… non voglio uscire con loro. Voglio qualcosa di più intimo, di più tranquillo e che non si sappia tanto in giro ecco. Non voglio andare a puttane, capisci?
Va bene, va bene, disse lei, ma io che posso fare,se vuoi ho un amica... anche lei separata da poco, ma non so, posso fartela conoscere, ma certo non ti garantisco nulla, poi sai, lei è... insomma voglio dire, è come me. Siamo donne così, lo sai. Non siamo come la Patrizia ecco.
Sì, lo so , lo so dissi io, la Patrizia… la Patrizia è diversa, è più socievole, più aperta, più…
E’ una troia, fini lei la frase.
No dai, adesso non trascendere. Troia no, dai… sarà uscita con qualche ometto senza suo marito, ma non esagerare.
Va bene, va bene, ma io di gente così non ne conosco e non ti sognare che vada in giro a chiedere.
No, macché, no, figurati, dissi io. A chiedere. No.
Rimanemmo in silenzio qualche istante.
Non sapevo come infilare il discorso, lei si era agitata e poi doveva tornare a casa, non potevamo restare molto in quel bar, senza dare nell’occhio.
Va bene Sere, ti ringrazio per avermi ascoltato, anzi scusa se ti ho trattenuto. Meglio andare.
Sì, andiamo, è tardi disse lei. Scusami ma non so come aiutarti, la cosa ammetterai è imbarazzante.
Prova a chiedere con la Patrizia, cosa vuoi che ti dica, disse ridendo per farmi arrabbiare.
No dai, lasciala stare e le risi di rimando.
Passò un paio di settimane e i colleghi organizzarono una pizza in un locale fuori città e cercai di convincere anche Serenella a parteciparvi.
Fu una serata leggera e divertente e non parlai troppo dei miei problemi per non risultare pesante e fuori luogo. Serenella aveva capito però che avevo bisogno di farlo e senza farsi notare era finita a sedersi vicino a me, per poter parlare tranquillamente nel dopo cena.
Sarà stato il vino o la serata, forse ci aveva pensato a lungo nei giorni passati e fu lei a tornare sul discorso.
Sai quella cosa, quel tuo problema, che mi dicevi qualche tempo fa…
Scusa Sere, lascia perdere, fai finta che non ne abbiamo mai parlato, non avrei dovuto farlo.
Senti, fammi finire, ci ho pensato, ecco…
Ci hai pensato? Veramente? Hai pensato a cosa? Che sono un uomo ridicolo, sicuramente…
No dai,cerca di capire, non è facile per me, dirti quello che sto per dirti….
Va bene, ti ascolto…
Ecco vedi, ci conosciamo da tanto tempo e so come sei e so che non… so che non ne approfitteresti mai di una mia confidenza…
No, certo, ci conosciamo da tempo…anch’io so come sei tu…
Avevo pensato che… e bevve un sorso di vino….avevo pensato che se per te va bene,
ecco io…e bevve ancora e mentre aveva ancora il bicchiere vicino alla bocca disse a bassa voce
potrei farti una sega….
Cosa hai detto, scusa non ti ho sentito…stavi bevendo…cosa hai detto?
Dicevo….uffa ma sei sordo?….dicevo che…se vuoi….potrei farti una cosa con la mano….tutto qui.
Serenella!! dissi in tono di rimprovero ma poi mi misi a ridere…
Ecco dai, scherzavo, disse lei ridendo e prendendo altro vino….scherzavo dai….era per dire.
Non sapevo che fare, forse lei si era offerta veramente, chissà quanto ci aveva pensato, chissà se ci aveva anche fantasticato prima di pensare di dirmelo e poi cambiò discorso e la serata andò verso la conclusione.
Quando uscimmo dal ristorante eravamo quasi gli ultimi, salutammo i colleghi e senza saperlo avevamo parcheggiato vicino. Le auto erano al buio e ne io ne lei ci avevamo fatto caso.
Lei fece per aprire la sua macchina e io mi avvicinai.
Senti Sere…è stata una bella serata stasera, mi ha fatto bene, mi sono distratto…
Anche a me è piaciuta, anche i ragazzi si sono divertiti, sentirai domani i commenti…la pizza era buona, no faceva schifo…sai come sono…
Sere… dissi a bassa voce…e mi avvicinai ancora.
Lei sembrò capire…e mi lasciò avvicinare, tenendo però la testa bassa….non serviva che nessuno dei due dicesse più una parola…
Eravamo uno di fronte all’altro e sentivo il suo respiro farsi più intenso, avevo i suoi capelli davanti a me e vi posai il viso respirando profondamente, lei mise il viso sul mio petto e mi abbracciò.
Rimanemmo così alcuni istanti e poi lei allungò una gamba tra le mie , piano, molto piano, per capire la situazione. Ero eccitato e lei lo sentì sulla coscia, ancora non sapevo se voleva andare avanti veramente ma poi allungò una mano sui miei pantaloni, appena sotto la cintura e cominciò ad accarezzarmi piano, pianissimo.
Aveva deciso e aveva iniziato il nostro gioco.
Mi piaceva e il mio respiro cambiò ritmo e lei lo sentì.
Solo una sega…capito? disse a bassa voce e fece per aprire la zip prima ancora che le rispondessi, ma non c’era bisogno di aggiungere altro.
La sua mano era ghiacciata e mi colse un brivido.
Scusa… e rise sottovoce divertita.
Cominciò a muoverla lentamente, prima per capire la consistenza poi con due dita cominciò a torturarmi. Cominciò a piacermi fin da subito e il mio respiro si fece più emozionato.
Vuoi che continuo, disse con un filo di voce…
Mi fai impazzire Sere, le risposi e lei continuò…
Lentamente e con una sapienza che tradiva il fatto che sicuramente questo trattamento, lo riservava anche al marito, quando non poteva fare di più.
Infilò anche l’altra mano. Ghiacciata e scese più giù e così mi aveva tutto nelle sue mani continuando a scivolare con le due dita.
Sentii cambiare anche il suo respiro, ma non alzò mai il viso verso di me.
Sentivo che voleva darmi piacere, voleva scacciare per un po’ le mie ansie e le sue mani si muovevano su di me cercando di capire cosa mi piaceva e come stuzzicarmi meglio.
Forse un pochino la situazione le cominciava a piacere ,provai a sfiorarle il seno da sopra il maglione e lei mi lasciò fare.
Non sapevo se potevo azzardare di toccarla, ma toccarla avrebbe solo aumentato la voglia di andare oltre il piacere che sapevano darmi le sue mani. Forse dovevo fermarmi, lasciarla fare e basta.
Questi istanti sembravano deformare la percezione del tempo e non ci rendemmo conto del tempo che passava perché ci ritrovammo completamente soli nel parcheggio e l’oste che chiuse la saracinesca guardò per un attimo verso di noi. Era veramente tardi.
Potevo, solo per questo, fermarla ora che aveva preso coraggio?
La mano più bassa mi faceva sentire la punta delle sue unghie ed era un piacere sentirla stringere sembrava la gattina che gioca col padrone facendogli sentire appena, la pericolosità dei suoi artigli.
Ti piace? chiese a mezza voce… Quasi non resisto, risposi senza alzare il volto dai suoi capelli.
Vieni…continuò lei…. Vieni dai… disse con dolcezza.
Ma le tue mani….dissi. Vieni sulle mie mani, lasciati andare… e alzò il suo volto guardandomi negli occhi con una espressione che non le avevo mai conosciuto,quella di una donna eccitata e compiaciuta di saper dare tanto piacere con le sue carezze.
Quello sguardo mi fece perdere ogni contegno. Le venni nelle mani con alcuni slanci caldi e cremosi ed un leggero odore speziato salì tra di noi. Lei sospirò profondamente quasi che volesse sentirmi anche col naso e sembrava che avesse goduto con me, allo stesso modo, forse avrebbe voluto lasciarsi andare, abbandonarsi a me completamente.
Allungai una mano, timidamente tra le sue cosce e lei si lasciò sfiorare, sentivo il tepore della sua eccitazione e feci per osare ma lei mi fermò.
No,lascia…Non posso. Senza spiegare perché. Ne io indagai, ma sembrava che già tutta la situazione doveva essere troppo eccitante per lei e aveva paura di andare oltre o forse sapeva che stava camminando su un ciglio molto sdrucciolevole e per cadere sarebbe bastato pochissimo.
C’era una lotta dentro di lei, due donne che si davano battaglia e lei cercava di non perdere la ragione.
Non era quella la sera per oltrepassare tutti i limiti, aveva già varcato una frontiera ,solo poche ore prima, creduta invalicabile.
Una trasgressione alla volta poteva bastare.
Continuò a torturarmi pochi istanti e poi rise. Sembrava aver superato una paura, cui non aveva nemmeno mai dato un nome.
Ricambiai quel sorriso con un bacio sulla fronte, perché avevo capito che tutto doveva fermarsi lì, quella sera.
Ritirò la mano con impaccio, voleva asciugarsi, l’imbarazzo di cercare un fazzoletto, i miei pantaloni aperti, le auto che passavano lungo la strada e la ricerca delle parole giuste per non rovinare tutto.
Dobbiamo andare, è tardi disse lei con lo stesso tono di voce di poco prima, come se fosse ancora presa da l’emozione, d’aver sfidato il proibito per pochi momenti.
Sì è tardi dissi senza originalità…Senti Sere… Non dire nulla, mi zittì subito… Non dire nulla e andiamo. A domani. Ciao.
Se ne andò salutandomi con un ultimo colpo di fari e prese la via verso casa, mentre io rimasi sul sedile alcuni momenti a pensare, anzi a non pensare a nulla e a godermi ancora un po’ l’estasi di questo piccolo momento rubato alle nostre miserie quotidiane. Ma non feci a tempo a godermi quell’attimo che già la mia mano girò la chiave nel cruscotto e mi ritrovai a casa.

Ovviamente quel galantuomo non me lo ha raccontato così. Anzi ha usato tutte le parole che non ho usato io, proprio perché non ha nessuna fantasia e crede che se ad una donna dice cazzo, una donna pensi al cazzo, mentre una donna pensa che poteva usare qualche parola in più, che glielo facesse suggerire e sarebbe stato molto più eccitante.
Graditissimi saranno i vostri commenti.
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