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Il massaggio di Clara


di Membro VIP di Annunci69.it Efabilandia
11.06.2025    |    962    |    7 9.6
"Massimo la insultava, la voce roca..."
La luce soffusa del nostro appartamento milanese, un loft elegante in zona Brera, filtrava attraverso le tende di seta, accendendo riflessi dorati sul parquet. Era una sera d’autunno, l’aria fresca di ottobre entrava dalla finestra socchiusa, portando con sé il brusio lontano della città. Clara, mia moglie, era un’apparizione. I suoi lunghi capelli castani cadevano in onde morbide sulle spalle nude, e il suo corpo, snello ma con curve generose, era avvolto solo da un paio di collant velatissimi che lasciavano intravedere ogni dettaglio della sua pelle. Ai piedi, tacchi a spillo neri che slanciavano le sue gambe chilometriche. Nient’altro. Sotto, nulla. Sopra, nulla. Era nuda, sfacciatamente provocante, e i suoi occhi verdi brillavano di un misto di eccitazione e sfida mentre si muoveva per la stanza, sapendo che la stavo guardando.
Io, Fulvio, ero seduto sul divano, una birra in mano, il cuore che già batteva forte. Amavo guardarla, amavo vederla così, pronta a lasciarsi andare, a essere toccata, palpata, posseduta. Era un gioco che ci eccitava entrambi, un desiderio che ci univa più di qualsiasi altra cosa. Quella sera, però, sarebbe stato diverso. Avevamo invitato Massimo, un massaggiatore di sessant’anni che Clara aveva conosciuto in un centro benessere qualche mese prima. Un uomo piazzato, con una pancia prominente ma un’aria di sicurezza che trasudava esperienza. Clara mi aveva raccontato di lui, delle sue mani grandi, del suo modo di toccare che sembrava sempre sul confine tra il professionale e il proibito. “È un porco,” mi aveva detto una sera, ridendo, con quel tono che mi faceva capire che l’idea la stuzzicava. E io, invece di essere geloso, avevo sentito un’erezione crescermi nei pantaloni. “Invitalo,” le avevo risposto.
Massimo arrivò puntuale, alle otto in punto. Suonò il campanello, e Clara, con un sorriso malizioso, andò ad aprire. Lo accolse così, in collant e tacchi, senza pudore. Lui entrò, una borsa da massaggiatore in spalla, e la squadrò da capo a piedi. Aveva i capelli brizzolati, un viso segnato ma occhi penetranti, e un sorriso che diceva tutto. “Buonasera, Clara,” disse, con una voce rauca che tradiva già un certo appetito. Poi mi vide, seduto sul divano, e mi fece un cenno. “Fulvio, piacere.” Gli strinsi la mano, notando la sua stretta forte, le sue dita callose. Era un uomo che sapeva usare le mani, e l’idea mi fece fremere.
“Vado a preparare il letto,” disse Clara, dirigendosi verso la nostra camera. Massimo la seguì con lo sguardo, e io vidi nei suoi occhi un lampo di desiderio puro. “Tua moglie è uno spettacolo,” mormorò, e io sorrisi. “Lo so.”
In camera, Clara aveva steso un lenzuolo pulito sul nostro letto king-size. Si sdraiò a pancia in giù, i collant che scintillavano sotto la luce della lampada. Massimo posò la borsa, tirò fuori un olio da massaggio e si rimboccò le maniche. “Cominciamo,” disse, versandosi l’olio sulle mani. Si avvicinò a Clara e iniziò a massaggiarle la schiena, con movimenti lenti ma decisi. Le sue mani scivolavano sulla pelle di lei, lasciando una scia lucida. Clara sospirò, rilassandosi sotto quel tocco. Io mi sedetti su una poltrona in un angolo della stanza, il bicchiere di birra dimenticato, gli occhi incollati su di loro.
Massimo lavorava con esperienza, ma non ci mise molto a spostare l’attenzione più in basso. Le sue mani scesero sul culo di Clara, sodo e perfetto, coperto solo dal sottile strato di nylon. Lo palpò senza ritegno, stringendo le natiche, separandole leggermente. “Hai un culo da urlo,” disse, con un tono che non aveva più nulla di professionale. Clara ridacchiò, girando appena la testa. “Grazie,” rispose, con una voce che grondava malizia.
Le mani di Massimo si fecero più audaci. Con un gesto lento, tirò i collant verso il basso, scoprendo il culo di Clara. Poi, con un movimento deciso, strappò il nylon proprio in mezzo alle gambe, lasciando la sua fica esposta, già lucida di eccitazione. Clara trasalì, ma non protestò. Anzi, inarcò leggermente la schiena, come a invitarlo. Massimo non si fece pregare. Con le dita unte d’olio, cominciò a massaggiarle la fica, sfiorando le labbra, poi infilando due dita dentro di lei. Clara gemette, un suono basso e gutturale che mi fece indurire all’istante. Mi slacciai i pantaloni, tirando fuori il cazzo, e iniziai a segarmi lentamente, ipnotizzato dalla scena.
Massimo aggiunse un terzo dito, poi un quarto, muovendoli dentro e fuori con un ritmo che faceva sobbalzare Clara. “Cazzo, sei fradicia,” grugnì, e lei rispose con un altro gemito. La sua fica era un lago, i succhi che colavano sulle lenzuola. Massimo la girò, mettendola a pecorina, il culo in alto, i collant strappati che pendevano dalle cosce. Si abbassò i pantaloni, rivelando un cazzo tozzo ma duro, con vene pulsanti. Senza preavviso, lo spinse nella fica di Clara, affondando fino in fondo. Lei urlò, un misto di sorpresa e piacere, e iniziò a muoversi contro di lui, assecondando i suoi colpi.
Massimo la scopava con forza, le mani che stringevano i fianchi di Clara, il letto che cigolava sotto i loro movimenti. Io mi segavo più veloce, il cazzo duro come pietra. Clara venne la prima volta dopo pochi minuti, un orgasmo violento che la fece tremare. Uno schizzo caldo uscì dalla sua fica, bagnando le lenzuola e le cosce di Massimo. “Porca,” ringhiò lui, eccitato dalla sua reazione. Senza darle tregua, tirò fuori il cazzo dalla fica e lo appoggiò sul buco del culo di Clara.
“Massimo, aspetta…” iniziò lei, ma lui non le diede il tempo di finire. Con un colpo deciso, la inculò, il cazzo che scivolava dentro grazie all’olio e ai suoi succhi. Clara sobbalzò, il fiato mozzato, l’orgasmo che si interruppe per un istante. Ma poi, mentre Massimo cominciava a pompare, lei si lasciò andare. “Cazzo, sì!” gridò, e un secondo orgasmo la travolse, ancora più forte. Un altro schizzo bagnò il letto, il suo corpo che tremava sotto i colpi.
Massimo la girò di nuovo, mettendola supina. “Adesso ti massaggio le tette,” disse, con un ghigno. Le sue mani si chiusero sui seni di Clara, strizzandoli con forza. Le pizzicò i capezzoli, tirandoli, poi si chinò per leccarli e morderli. Clara gemeva senza sosta, le gambe aperte, la fica che pulsava. Massimo infilò di nuovo il cazzo dentro di lei, scopandola con un ritmo lento ma profondo. Ogni spinta faceva sobbalzare le tette di Clara, i capezzoli rossi e gonfi sotto le sue dita.
A un certo punto, Massimo mi guardò. “Fulvio, vieni qui,” disse, con un tono che non ammetteva repliche. “Mettiti alla testa di tua moglie, cazzo di fuori, e tienile le gambe su.” Obbedii, il cuore che mi scoppiava. Mi posizionai sopra la testa di Clara, il cazzo duro che sbatteva sul suo viso. Le afferrai le gambe, sollevandole, mentre Massimo ricominciava a scoparla, questa volta con una violenza che faceva tremare il letto. Il mio cazzo sfregava sulla bocca e sul naso di Clara, che ansimava, la lingua che ogni tanto lo sfiorava.
Massimo la insultava, la voce roca. “Guarda che porca, Fulvio, guarda come si fa scopare tua moglie.” Le parole mi mandavano fuori di testa. Non potevo toccarmi, ma il mio cazzo era così duro che iniziò a schizzare da solo, fiotti di sborra che colavano sul viso di Clara, sulle sue tette. Lei gemeva, la faccia coperta di sperma, mentre Massimo accelerava i colpi. “Te la sto mettendo incinta, cazzo!” ringhiò, e con un ultimo affondo le scaricò dentro una quantità incredibile di sborra. La fica di Clara si riempì, il liquido caldo che colava fuori mentre lei raggiungeva il terzo orgasmo, urlando, il corpo scosso da spasmi. “Sono proprio una porca,” mormorò, la voce spezzata dal piacere.
Massimo si tirò fuori, il cazzo ancora gocciolante. “Puliscilo,” le ordinò. Clara, ancora tremante, si chinò e lo prese in bocca, leccando ogni traccia di sborra e dei suoi succhi. Io guardavo, svuotato ma ancora eccitato, mentre mia moglie si abbandonava completamente.
Quando Massimo se ne andò, Clara si accasciò sul letto, i collant a brandelli, il corpo lucido di sudore e sperma. Mi guardò, un sorriso stanco ma soddisfatto. “Ti è piaciuto?” chiese. Io mi sdraiai accanto a lei, accarezzandole il viso. “Da morire,” risposi. E mentre la stringevo, sapevo che non sarebbe stata l’ultima volta. Clara mi guardò sorridendo "La prossima volte con due africani li scegli tu per me ?"

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