tradimenti
La riconquista 1

11.06.2025 |
324 |
3
"Maniacalmente, il nome torna nella sua mente, un martello che batte senza tregua..."
Come tutte la mie storie pure questa è frutto esclusivo della mia fantasia per cui ogni riferimento a persone o cose realmente esistenti è puramente casuale. È un noioso mercoledì di una noiosa settimana sempre uguale a se stessa.
Come al solito sono alla mia scrivania, in ufficio.
La stanza, benché ampia, è grigia e la luce che filtra dalle ampie finestre non è sufficiente ad illuminarla compiutamente per cui la fredda luce dei neon diviene indispensabile.
In questo ambiente, freddo ed impersonale, il capo ufficio fa il suo ingresso seguito, a due passi di distanza, da una deliziosa biondina dai capelli dorati che ondeggiano leggermente ad ogni passo.
Indossa un elegante tailleur blu che mette in risalto la sua figura snella e porta con sé un’aria di sicurezza e freschezza..
— Vi presento Diana,
Dice il capo con tono compiaciuto -da oggi lavorerà al vostro fianco.
Le assegna una scrivania prima di andarsene.
Quella scrivania casualmente è proprio accanto alla mia.
“Ecco la mosca condotta alla tela del ragno.”
Penso vorace.
Come tutti gli uomini sono convinto di essere il cacciatore e quella davanti a me è una splendida preda.
— Ciao, sono Leon
Mi presento cercando di mantenere un tono casuale.
— Piacere mio, Diana
Mi risponde lei con un sorriso che illumina la stanza.
— Se avrai problemi, di qualsiasi tipo, rivolgiti pure a me.
— Io già alcuni anni seguo questo lavoro e ti aiuterò volentieri.
Diana mi guarda con un’espressione di gratitudine mista a risolutezza.
— Non credo che ne avrò,
Risponde con sicurezza.
— Questo lavoro tutto sommato, mi sembra semplice ma in ogni caso accetto volentieri la tua offerta di aiuto,
Dopo queste parole lavoriamo, ognuno alla sua scrivania fino a sera.
Mancavano venti minuti al termine.
Ora è anche possibile rilassarsi un po’.
— Diana è quasi il termine della giornata.
— Posso offrirti un aperitivo di benvenuto?
Domando, cercando di sembrare disinvolto.
Diana esita, guarda l’orologio:
— Non saprei, io non amo troppo l’alcol Leon.
— Non mi inganni bellezza!
— Dimmi la verità, tra colleghi queste cose si possono anche dire: tu hai un fidanzato che sta aspettandoti e non vuoi mostrarti con me.
Insisto, cercando di leggere il suo sguardo.
— Ma noo, che dici?
— Io non ho nessun flirt in prova.
Risponde lei, arrossendo leggermente
— Allora perché rifiuti un aperitivo?
— Esistono anche gli aperitivi analcolici sai?
— Al termine di una giornata di lavoro è piacevole solidarizzare al bar, scambiare quattro chiacchiere su qualsiasi argomento, insomma convergere su qualche cosa per poi immediatamente scivolare in una discussione l’istante successivo.
La ragazza arrossisce un istante ma io l’ho disarmata completamente.
Ora non ha più alcun motivo per rifiutarsi.
Sogghigno tra me: il ragno sta costruendo con grande successo la sua tela.
Presto la mosca sarebbe divenuta il suo pasto.
Devo riconoscere che quelle uscita serali, pur nella loro assoluta brevità, sono diventate una piacevole abitudine.
La ragazza, oltre che intelligente è simpatica e si intende un po’ di tutto a differenza delle finte bambole che avevo frequentato finora.
Pian piano l’istinto cacciatore si attenua sino a scomparire del tutto.
Sono stato io stesso che, ad un certo punto, mi sono trovato inginocchiato di fronte a Diana, il cuore che batteva all’impazzata, nell’atto di porgerle uno scintillante anello di diamanti.
— Diana, vuoi sposarmi?
Imploro con la voce tremante di emozione.
La mantide ha raggiunto il suo scopo ed ora può divorarsi con comodo la preda.
Con un sorriso trionfante, risponde:
— Certo che sì, Leon!
— Cominciavo a pensare che non me lo avresti mai domandato.
Pone la mano sinistra, le dita tremanti di gioia, perché io potessi infilarle l’anello all’anulare.
Solo allora mi sono reso conto che la mosca ero stato io e non un ragno mi aveva catturato ma una feroce mantide che mai avrebbe abbandonato la sua presa.
La convivenza inizia senza clamore.
Nessun trasloco frenetico, nessuna promessa scritta su carta.
Solo Diana che, un giorno, posa la sua valigia accanto alla porta ed afferma:
— Credo che resterò qui.
Leon le sorride, ma dentro di sé sente qualcosa smuoversi.
Non paura, non incertezza.
Solo la consapevolezza che da quel momento nulla sarebbe più stato come prima.
Non ci sono regole.
Ognuno si adatta all’altro senza dichiararlo, senza farne un problema.
Diana lascia la finestra aperta anche quando piove, Leon dimentica sempre il caffè sul tavolo.
Piccole cose, dettagli minuscoli che, giorno dopo giorno, diventano la struttura invisibile del loro vivere insieme.
Quando gli spazi sembrano troppo stretti, quando le differenze minacciano di creare distanze,si trovano sempre lì, nello stesso punto: corpi intrecciati tra lenzuola cancellando tutto.
La casa può essere grande o piccola.
Lo spazio non conta.
Era lui.
Era lei.
Era la loro storia, che prendeva forma senza bisogno di confini.
Leon, consapevole del suo amore, sceglie di non esercitare alcuna forma di pressione su Diana.
La osserva mentre si infila la giacca, pronta ad uscire di casa.
La luce del mattino filtra dalla finestra, tingendo i suoi capelli dorati di sfumature calde.
— A che ora torni?
Domanda con naturalezza, senza cercare di trattenere la voce.
Diana sorrise appena, sistemando la borsa sulla spalla:
— Non lo so.
— Tardi, forse.
— Dipende.
Dipende!
Quella parola gli è ormai familiare.
Lei esce, vive, parla con chi vuole, senza mai dovergli rendere conto.
Leon ha scelto così.
Vuole che lei sia libera.
Libera di amarlo non per obbligo, ma per scelta.
Tuttavia ogni volta che la vede allontanarsi, si domanda se, un giorno, quella libertà non la avrebbe portata via per sempre.
Leon si schiarisce la voce, il cuore che accelera mentre osserva la fidanzata:
— Diana, voglio sposarti.
Ella non alza subito lo sguardo.
Annuisce, ma la risposta non arriva.
— Vedremo...
Afferma infine, con un tono che non lascia spazio a certezze.
Egli finge di non darci peso, ma dentro sente qualcosa incrinarsi.
Cinque anni di vita insieme, eppure quella risposta è sfuggente.
Quella notte Diana si alza dal letto, si muove silenziosa verso la stanza che un giorno avrebbe dovuto ospitare bambini.
Per ora, però, è uno spazio indefinito: un piccolo studiolo, una sala giochi improvvisata, un angolo di rifugio per pensieri che non trovano posto altrove.
Accende il computer, lo schermo illumina il buio.
Un ricordo riaffiora: una mail inviata cinque anni fa, un errore di indirizzo, un messaggio che forse è arrivato nelle mani sbagliate la tormenta ancora.
Diana aveva scritto un’email all’amministratore, una semplice richiesta di informazioni.
Una lettera digitata male, un errore di battitura, ed il messaggio era finito nelle mani sbagliate.
Milo aveva risposto con una domanda che sembrava innocente, ma che avrebbe cambiato tutto:
— Chi sei?
Da quel momento, la loro connessione era nata senza preavviso, senza intenzione.
Parole scambiate, pensieri condivisi, piccoli segreti affidati a un monitor.
Non si erano mai visti, mai sentiti, mai toccati.
Solo lettere ed email, solo una voce scritta che diventava sempre più familiare.
Diana lo chiamava “l’amico del cuore”.
Milo, però, lo vedeva in modo diverso.
Le parole creano mondi, e in quel mondo parallelo lui aveva iniziato ad idealizzarla.
A immaginare il suono della sua risata, il modo in cui il sole poteva illuminare i suoi capelli.
Ma Diana era reale.
A lui si è rivolta fiduciosa e la sua risposta non può essere diversa:
— Sposa Leon: se lo ami farà la tua felicità e, per fortuna, oggi hanno legalizzato il divorzio.
— Non dovesse renderti felice certo un altro uomo potrà farlo
L’ora è tarda ed i due amici chiudono il collegamento ma mentre Diana raggiunge Leon nel letto così non avviene per Milo.
Sceglie una sua fotografia, spera la migliore e la mette in una busta recante l’indirizzo di Diana.
Solo ora è soddisfatto e si corica a sua volta.
Leon la osserva mentre si muove per la casa, leggera come sempre, un sorriso che sfiora le labbra.
Lei gli passa accanto senza fermarsi, solo una mano che scivola veloce sulla sua spalla, un tocco appena accennato.
— Sei pensieroso oggi
Sussurra la donna, con quella voce che sa farsi morbida e insinuante.
Egli non risponde subito.
Diana gioca con lui, lo stuzzica come sempre, ma c’è qualcosa nell’aria che lo mette in allerta.
Si avvicina, tenta di afferrarle la mano, ma lei si sottrae, ridendo piano.
Un gioco di avvicinamenti e fughe, di parole dolci che si sciolgono senza peso.
Poi Diana si ferma davanti a lui, lo guarda dritto negli occhi e, con la stessa leggerezza con cui ha giocato fino a quel momento, sgancia la bomba:
— Mi hai chiesto di sposarti?
— Peggio per te, io accetto.
Leon sente il cuore fermarsi, poi esplodere.
Per un attimo è convinto di aver sentito male, ma il sorriso di Diana è lì, vero, luminoso.
Sta dicendo la verità.
La mattina è chiara, il sole filtra dalle tende.
Diana è sotto la doccia, lo scroscio dell’acqua riempie la casa
Leon, ancora in t-shirt e pantaloni larghi, esce a controllare la posta.
Poche buste.
Conti, pubblicità, una lettera senza mittente, indirizzata a Diana.
Rientra, la tiene tra le dita mentre si avvicina al bagno.
— Diana, c’è una lettera per te.
— Strano, non aspetto nulla.
— Aprila e dimmi cosa mi vogliono comunicare.
Leon scorre le dita sul bordo della busta e la lacera con un gesto rapido.
Non c’è lettera.
Non c’è spiegazione.
Solo una fotografia che scivola fuori dalla busta e cade al suolo.
Egli si abbassa e la raccoglie.
Un bel ragazzo, giovane. Forse suo coetaneo.
Un volto sconosciuto.
— Diana... È solo una foto.
L’acqua si ferma.
Silenzio.
Diana esce dal bagno, avvolta in un asciugamano, capelli umidi che scivolano sulle spalle.
— Una foto?
Leon gliela porge.
Lei la prende, la osserva mentre l’asciuga nani cade al suolo.
Le sue sopracciglia si corrugano.
— Mai visto prima.
— Per dirmi solo questo ti sei precipitata nuda davanti a me?
— Mi spiace ma ti devo punire!
Mentre Diana protesta:
— No dai si fa tardi.
La spinge verso la camera da letto.
La foto rimane sul tavolo ignorata e dimenticata-
Due settimane sono trascorse senza eventi degni di nota.
Milo ha atteso, come sempre, qualche messaggio di Diana: un’abitudine consolidata, un filo invisibile che li lega.
Quella sera, il messaggio arriva.
— Stasera solo un salutino veloce ...
— Oggi mi sono sposata e capirai che stanotte avrò molto da fare.
Milo fissa il monitor
Le parole sono semplici, leggere, quasi distratte.
Ma dentro di lui, qualcosa si spezza.
Fino a quel momento, Diana è stata ancora sua.
Non nel mondo reale, ma in quello che lui ha costruito, fatto di parole, di confidenze, di anni di consigli scambiati.
Ora, invece, Leon l’ha portata via.
La gelosia lo assale con violenza.
La mente si riempie di immagini che non vuole vedere.
“Diana, nelle braccia di Leon.”
“Diana, che lo bacia, che gli appartiene.”
“Diana, mentre avrebbe consumato il suo matrimonio: stanotte”
Milo chiude gli occhi, ma le immagini non svaniscono: si rafforzano, lo ossessionano, lo consumano.
È un pensiero che si infila sotto la pelle, che lo fa bruciare dall’interno.
Lui la ha guidata per anni.
Lui la ha amata di nascosto, anche se lei non lo sospetta.
E ora?
Ora Diana è di un altro.
Il cuore gli martella nel petto.
Un senso di vuoto lo avvolge, ma dentro quel vuoto cresce qualcosa di più oscuro.
Rabbia.
Frustrazione.
Un desiderio incontrollabile di riprendersi ciò che gli è stato strappato.
Non può accettare.
Non così.
Se non agisce immediatamente sa che la perderebbe definitivamente.
È il momento di intervenire di persona.
Lui l’aveva ascoltata, consigliata, protetta.
Lei lo aveva dimenticato.
Forse aveva sbagliato a consigliarle di sposare Leon.
Sì, proprio a lui doveva essere attribuita la colpa di questo consiglio.
Ora, non poteva non immaginare Diana al fianco di Leon.
Leon che la tocca.
Leon che la bacia.
Leon che la possiede.
Il pensiero lo perseguita, lo distrugge.
Leon.
Leon.
Leon.
Maniacalmente, il nome torna nella sua mente, un martello che batte senza tregua.
Leon che sta trafiggendo una angelica Diana.
Milo serra i pugni.
Non può permetterlo.
Se non fa qualcosa, la perderà per sempre.
È il momento di intervenire.
Ma come?
Milo fissa il suo computer, scorre le vecchie email di Diana.
Legge i suoi messaggi, le sue parole, e sente che qualcosa gli sfugge dalle mani.
Muove continuamente la gamba sotto la sedia, un tic invisibile ma frenetico.
Si alza di scatto, prende una copia della fotografia che le ha inviato e la guarda.
Sente che essa non basta più.
Ora deve vederla.
Deve sapere chi è davvero Diana oltre il monitor.
Il suo bisogno di incontrarla è diventato inevitabile.
Diana chiude la chat col messaggio indelebilmente impresso nella sua mente.
"Sarò nella tua città per una conferenza. Ti va di vederci?"
Una richiesta semplice, naturale.
Qualcosa dentro di lei vibra appena, come un filo teso che si muove suona al minimo tocco.
Milo!
Per anni era stato una presenza costante, un riferimento discreto, quasi un’ombra silenziosa ma essenziale.
Non lo ha mai visto, mai ha udito la sua voce, ma le sue parole l’hanno accompagnata nei momenti cruciali della sua vita.
Si appoggia alla sedia, le dita scivolano distrattamente sul piano del tavolo. Lentamente, un sorriso le illumina il volto.
Dopo anni di scambi puramente informatici, finalmente avrebbe potuto dare dato un volto alla sua immagine, una voce alle sue parole scritte.
Lo ha sempre immaginato come una figura rassicurante.
Non può immaginarlo diverso da un superuomo capace di dominare tutte le vicissitudini della vita.
Non importa come realmente sia fisicamente:
Esile o palestrato certamente regge il mondo attorno a se.
Da sempre di rifugia metaforicamente tra le sue braccia e da sempre queste sono il suo rifugio sicuro.
Gli deve moltissimo.
Senza i suoi consigli, forse non avrebbe mai preso certe decisioni.
È stato lui a raccomandarle di sposare Leon.
Lei ora è felice: quel suggerimento ha cambiato tutta la sua vita.
Si alza in piedi.
Cammina lentamente fino alla finestra.
La città fuori brilla sotto le luci della sera, mentre lei si concede qualche istante di riflessione.
Dopo anni di scambi informatici, finalmente potrà stringergli la mano e guardarlo negli occhi.
È un amico,: un consiglio in forma umana.
Inspiegabilmente, quel pensiero la accompagna per tutta la notte.
CONTINUA? ? ? ? 👍
Disclaimer! Tutti i diritti riservati all'autore del racconto - Fatti e persone sono puramente frutto della fantasia dell'autore.
Annunci69.it non è responsabile dei contenuti in esso scritti ed è contro ogni tipo di violenza!
Vi invitiamo comunque a segnalarci i racconti che pensate non debbano essere pubblicati, sarà nostra premura riesaminare questo racconto.
Vi invitiamo comunque a segnalarci i racconti che pensate non debbano essere pubblicati, sarà nostra premura riesaminare questo racconto.
Commenti per La riconquista 1:
