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La ragazza del mio amico vince il concorso e andiamo verso casa mia


di brunoroma72
08.11.2023    |    1.329    |    2 8.6
"Era di sicuro bagnata, ma passai la mia lingua sulla mia bocca lasciando quanta più saliva potevo e lubrificai il glande scoperto..."
Tremavo. Incredulo. Praticamente impacciato mentre guidavo verso casa mia per scoparmi Simona, la futura moglie del mio amico. Lei anche era immobile sul suo sedile: mi sorrideva di tanto in tanto. “Sei troppo teso”. “Sono nervoso. E’ vero. Non pensavo che…”. “Accosta appena puoi” tagliò corto. Fermai la macchina in una piccola piazzola lungo la strada di campagna che portava verso la mia abitazione. “Ascoltami. Non è facile nemmeno per me e nemmeno io pensavo che andassero così le cose. Ma è da come mi guardi, da come mi sfiori, da quanto mi desideri. Lo sento”. Era di nuovo vicino a me e ora stavamo strofinando le nostre guance come due gatti. “Ti voglio Simona”. Avevo avvolto con la mia mano sinistra l’intero suo seno destro e lei stava risalendo lungo la mia gamba. Trovò il mio cazzo, stretto e non completamente in erezione. Si diede subito da fare per slacciarmi la cintura e sollevai il bacino per aprirmi i pantaloni e iniziare a sfilarmeli. Me li calò giù sotto il ginocchio insieme agli slip. “Ecco, così va meglio”. Iniziò subito a massaggiarmi i testicoli. Sentivo il suo respiro che si faceva più profondo. “Ora ti faccio rilassare un po’ prima di arrivare a casa”. I suoi capelli corti mi permettevano di apprezzare tutto lo spettacolo della sua bocca che si allargava e si stringeva per seguire alla perfezione la mia cappella. Ora si che mi si stava indurendo per bene. Ogni tanto si fermava, se lo guardava meglio e poi rituffava tra le mie gambe senza guardarmi in faccia. La sua attenzione era tutta per il mio cazzo che nel frattempo continuava a tenere per mano, ora in maniera ben salda, ora accarezzandolo fino a sotto lo scroto. “Sei davvero brava Simona”. “Mi piace il cazzo Alessandro”. Smise di leccarmelo. Aprì il suo sportello ed entrò da quello posteriore mentre ora slacciava i suoi di pantaloni. Sfilai completamente i miei come meglio potevo e mi feci spazio tra i sedili per passare anche io dietro. Lei si era rannicchiata con la faccia verso il finestrino posteriore e aveva già oltrepassato il suo culo con i suoi jeans. Ora avevo davanti solo un sottilissimo strato di intimo traforato che iniziai a spostare mentre le toccavo i glutei e le massaggiavo la fica. “Fammelo sentire un po’. Fammi sentire la tua cappella Ale”. Era di sicuro bagnata, ma passai la mia lingua sulla mia bocca lasciando quanta più saliva potevo e lubrificai il glande scoperto. Non avevo un preservativo. Non c’era tempo. Non ci stavo proprio pensando. “Com’è caldo… Ooooohhh, siii”. Ero dentro, in una posizione non comodissima, ma perfetta per entrarle quasi completamente in poche spinte. La tenevo ben salda per un fianco. Sentivo alla perfezione la sua cresta iliaca e stavo facendo attenzione a non stringere troppo. Simona era un mix di fragilità e di forza, di innocenza e di volontà. Stavo sbattendo il mio cazzo nella fica della ragazza del mio amico. La ragazza che lo aveva lasciato a Milano, tranquillo, nella sua comoda certezza di aver sottomesso una fragile donna che tanto dipendeva da lui. “Scopami Ale, aaaaah, si, siiii, così”. Mi fermai all’improvviso. Avevo ancora il controllo della situazione, ma mi ero appena reso conto di non aver messo un preservativo. “Che c’è? Perché ti fermi?”. Era arrabbiata ed incredula. “Stai per venire?”. “Non ho messo nulla”. “E chi se ne frega…”. Si sfilò una gamba dei pantaloni e mi si mise sopra indirizzandoselo con una mano. “Dai, un altro pochino, ne ho bisogno, adesso”. Era appoggiata alle mie spalle e ora dirigeva lei la danza. Mi guardava mordendosi le labbra della bocca mentre con quelle della sua fica stava continuando il pompino di prima. Le mie mani le stringevano i glutei e l’aiutavano negli affondi. Il suo sudore iniziava ad incanalarsi nell’incavo della sua colonna e i suoi piccoli ma definiti muscoli si contorcevano al ritmo delle sue spinte. “Che meraviglia che sei Simona”. Passavo le mani sotto le sue esili gambe e la sollevavo un po’ per sfruttare lo spazio per sollevare il mio bacino e poi farla ricadere verso il basso. Tre, quattro affondi. Brevissima pausa e poi altre quattro cinque ripassate“. “Si scopami forte, così. Ancora!”. “Ti piace il cazzo Simo eeeeh?”. “Tanto”. “E il mio?”. “Tantissimo! Mi fai godere”. Continuammo ancora così per un po’ senza che nessuno dei due raggiungesse un orgasmo. “Andiamo a casa, ti voglio scopare ancora meglio. Ti voglio leccare per bene e sbatterti ancora di più”. “Uffaaa”. “Che fai? I capricci?”. “Si. Sono molto capricciosa e mi aspetto da te una bella punizione”.
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