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Il Viaggio Notturno e l'Incanto dei Due Soli

27.05.2025 |
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"Era stato un sogno? Un'illusione creata dalla stanchezza e dal desiderio? O era stata una realtà così intensamente vissuta da confondersi con la magia?
Il dubbio persiste ancora oggi, un sussurro..."
È con un'eccitazione quasi palpabile che ti propongo questa storia, un'ode alla sensualità raffinata e all'eleganza che trascende i confini, nata da un'esperienza che potrebbe essersi svolta veramente.Il fischio del treno squarciò il silenzio della stazione, un richiamo roco che prometteva un viaggio verso l'ignoto. Mi accomodai nel mio scompartimento, un rifugio intimo dove potevo abbandonarmi alla mia vera essenza. L'abito di seta scivolava sulla mia pelle, la parrucca corvina incorniciava un viso che, in quel momento, rifletteva la mia anima di donna. Ero io, in ogni fibra del mio essere crossdresser, e il mondo fuori dal finestrino sfilava via come un sogno.
Poi la porta si aprì.
Due figure entrarono, e l'aria nello scompartimento cambiò, densa di una presenza magnetica. Erano due uomini di colore, scultorei come antiche divinità. Il primo, dagli occhi profondi come la notte e la pelle del colore del caffè tostato, emanava una calma regale. Il secondo, più slanciato, con un sorriso che illuminava il viso e una pelle ambrata, portava con sé un'energia vibrante, quasi una musica silente. Non c'era volgarità nel loro sguardo, solo una curiosità affascinante e una sottile, reciproca attrazione che non aveva bisogno di parole.
Ci presentammo con eleganza, un valzer di sorrisi e convenevoli che celava l'elettricità crescente. Parlammo di viaggi, di sogni, di quelle strane connessioni che il destino tesse negli incontri inattesi. I loro sguardi indugiavano su di me, non con morbosità, ma con un'ammirazione che riconosceva la mia femminilità, la mia presenza, la mia arte. Sentivo i loro occhi posarsi sulle mie gambe, sulla scollatura audace dell'abito, sul modo in cui la luce giocava con il tessuto. Era un riconoscimento silenzioso, una celebrazione.
L'oscurità fuori dal finestrino si fece più profonda, e con essa, l'atmosfera nello scompartimento si fece più densa di anticipazione. Parlammo di desideri, di cosa significhi "aprirsi" veramente a un altro. La loro curiosità era palpabile, i loro sguardi sempre più intensi. Il silenzio si faceva carico di un'attesa quasi insopportabile. Il primo, quello dagli occhi notturni, mi prese la mano. La sua pelle calda contro la mia, le sue dita lunghe e forti che sfioravano il polso. Non era un gesto di possesso, ma di invito, un richiamo a lasciarmi andare. Il secondo, il cui sorriso si era fatto più intimo, iniziò a parlarmi in un sussurro rauco, descrivendo sensazioni, visioni, un mondo di piacere puro e inesplorato.
Senza una parola esplicita, fummo trascinati in un'altra dimensione. I loro sguardi, i loro tocchi leggeri e rispettosi, mi spogliarono di ogni esitazione. Le mie mani scivolarono sulle loro braccia muscolose, sentendo la forza e la morbidezza della loro pelle. Era un'esplorazione reciproca, un ballo di sensi dove ogni movimento era un'affermazione. Non c'era bisogno di fretta, solo di un'immersione totale nell'attimo.
Sentii le loro labbra sfiorarmi il collo, un bacio delicato che si fece più audace, mentre le loro mani esploravano la seta del mio abito, accarezzando le curve che avevo scelto di esibire. I loro respiri si mescolavano ai miei, creando una sinfonia di desiderio. La mia identità di crossdresser non era un segreto, ma una chiave che apriva nuove porte, una forza che li attraeva ancora di più. Era la mia essenza, la mia bellezza, la mia verità che veniva adorata.
Il treno continuava la sua corsa, un'andatura ritmica che cullava le nostre sensazioni. Le luci del paesaggio notturno sfilavano veloci, frammenti di un mondo che sembrava lontano. Eravamo sospesi, tra il fischio lontano della locomotiva e il battito accelerato dei nostri cuori. Le loro mani si mossero con una grazia inaspettata, esplorando ogni angolo, ogni fibra della mia pelle. Ogni tocco era un'ondata di piacere che mi faceva arcuare la schiena, un sospiro che si spegneva nelle loro labbra.
Quando il treno iniziò a rallentare, un'ombra di malinconia si posò su di noi. La stazione successiva si avvicinava, e con essa, il ritorno alla realtà. Ci guardammo, gli occhi che riflettevano la stessa intensità, lo stesso incantesimo. Non c'era bisogno di scambiare numeri o promesse. L'esperienza era stata completa, perfetta nella sua fugacità. Un segreto custodito tra tre anime che per un attimo avevano condiviso un universo parallelo.
Si alzarono, i loro movimenti fluidi, quasi felini. Un ultimo sguardo, un sorriso complice che diceva più di mille parole, e poi scesero dal treno. Li vidi allontanarsi sulla banchina illuminata, le loro figure che si dissolvevano nella notte.
Rimanemmo soli nel mio scompartimento, l'eco delle loro risate, il profumo dei loro corpi, la sensazione dei loro tocchi ancora vividi sulla mia pelle. Guardai fuori dal finestrino. Le luci della stazione si allontanavano, e il treno riprendeva la sua corsa. Era stato un sogno? Un'illusione creata dalla stanchezza e dal desiderio? O era stata una realtà così intensamente vissuta da confondersi con la magia?
Il dubbio persiste ancora oggi, un sussurro persistente nella mia mente, un ricordo che riaffiora ogni volta che sento il fischio di un treno nella notte. Era reale. O forse, era semplicemente troppo bello per non esserlo stato.
By Nicole Nickla
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